La vita è un viaggio fatto di luci e ombre, di giorni in cui il sole splende alto e altri in cui il cielo sembra coperto da nuvole scure. La felicità non è uno stato costante, né un traguardo permanente. Ci sono momenti in cui ci sentiamo pieni di energia, motivati e sereni, e altri in cui tutto sembra pesante, confuso e fuori controllo. E va bene così.
Ci viene insegnato che la felicità è la meta, ma raramente ci viene detto che il vero dono che possiamo farci non è quello di essere sempre felici, ma di imparare ad essere gentili con noi stessi nei momenti difficili. L’autocompassione è una delle forme più profonde di amore che possiamo offrirci. Ti invito a esplorare il significato di questa gentilezza interiore, a scoprire come puoi praticarla e a comprendere come può trasformare il tuo rapporto con il dolore e con te stesso.
La natura della felicità: un flusso, non una destinazione
La felicità è spesso vista come una meta finale da raggiungere, ma in realtà è un processo fluido e mutevole. Comprendere che la felicità non è costante ci aiuta a vivere con maggiore serenità e consapevolezza.
aSpesso pensiamo alla felicità come a una meta fissa, un punto che dobbiamo raggiungere per sentirci completi. Ma la realtà è diversa. La felicità non è una destinazione, ma un flusso. Si muove come le onde del mare: a volte è alta, a volte si ritira, lasciando spazio ad altre emozioni.
Non possiamo controllare completamente questo flusso, ma possiamo imparare ad accoglierlo. Accettare che la vita sia fatta di momenti difficili non significa arrendersi alla tristezza, ma imparare a navigare le sue acque senza affondare. In questo, la gentilezza verso noi stessi diventa una bussola che ci aiuta a restare a galla.
La felicità edonica
La felicità può manifestarsi in diverse forme, tra cui la felicità edonica, che si basa sul piacere immediato e sulle esperienze sensoriali gratificanti. Tuttavia, questa forma di felicità è spesso fugace e dipendente da fattori esterni.
Un aspetto importante della felicità è il concetto di felicità edonica, che si riferisce al piacere immediato e alla soddisfazione personale. La felicità edonica è spesso legata al soddisfacimento dei desideri materiali, al benessere fisico e alle esperienze piacevoli. Sebbene questi aspetti possano offrire momenti di gioia e gratificazione, la loro durata è spesso breve. Dipendere esclusivamente dalla felicità edonica può portare a una ricerca incessante di stimoli esterni per sentirsi bene, trascurando il valore della crescita interiore e del benessere duraturo. Un equilibrio tra felicità edonica e felicità eudaimonica (basata sul significato e sulla realizzazione personale) può aiutare a costruire una vita più armoniosa e soddisfacente.
Cos’è la gentilezza verso se stessi?
Essere gentili con noi stessi è una pratica essenziale per il nostro benessere emotivo e mentale. Significa imparare ad accettare le nostre debolezze e trattarci con compassione, proprio come faremmo con un caro amico. Essere gentili con noi stessi significa trattarci con la stessa cura e comprensione che riserviamo a una persona cara. Significa smettere di giudicarci duramente per le nostre fragilità, accogliere le nostre imperfezioni e riconoscere che, anche nei momenti di difficoltà, meritiamo amore e rispetto.
Kristin Neff, una delle principali studiose dell’autocompassione, definisce la gentilezza verso se stessi come la capacità di essere premurosi e comprensivi con noi stessi quando falliamo o soffriamo, invece di criticarci duramente o ignorare il nostro dolore.
I tre pilastri della gentilezza interiore sono:
- Autocompassione: trattarci con tenerezza nei momenti di difficoltà.
- Consapevolezza: riconoscere e accettare ciò che proviamo senza reprimerlo o giudicarlo.
- Umanità condivisa: ricordarci che tutti attraversiamo momenti difficili e che non siamo soli.
Perché facciamo così fatica ad essere gentili con noi stessi?
Nonostante i benefici dell’autocompassione, molte persone trovano difficile trattarsi con gentilezza. Questo è dovuto a fattori culturali, esperienze passate e credenze personali che ci portano a giudicarci con durezza. Spesso, siamo i nostri critici più severi. Questo accade per diverse ragioni:
- Condizionamenti culturali e sociali: viviamo in una società che premia la performance, il successo e la perfezione. Ci viene insegnato che dobbiamo essere sempre forti, sempre produttivi, sempre positivi.
- Paura del cambiamento: la nostra mente tende a resistere a nuovi modi di pensare. Siamo abituati a criticarci e giudicarci, e cambiare questo schema richiede impegno e consapevolezza.
- Esperienze passate: molti di noi hanno interiorizzato giudizi negativi ricevuti in passato, trasformandoli in un dialogo interiore critico e severo.
Ma la buona notizia è che la gentilezza verso noi stessi è una pratica, e come ogni pratica, può essere coltivata e rafforzata nel tempo.
Come praticare la gentilezza verso se stessi nei momenti difficili
La gentilezza verso se stessi può essere coltivata attraverso pratiche consapevoli che ci aiutano ad accettare il dolore e a sviluppare un rapporto più compassionevole con noi stessi. Qui esploriamo alcune strategie efficaci.
Accogli le tue emozioni senza giudizio
Quando attraversiamo momenti difficili, la prima reazione spesso è quella di respingere il dolore o di criticarci per ciò che proviamo. Ma ogni emozione ha il diritto di esistere. La paura, la tristezza, la rabbia non sono nemiche, ma messaggeri che ci raccontano qualcosa di importante.
Pratica: Quando ti senti sopraffatto, prova a dire a te stesso: “Va bene sentirmi così. Questo dolore fa parte della mia esperienza umana.”
Parla a te stesso con gentilezza
Se un amico venisse da te in lacrime, lo criticheresti o gli offriresti conforto? Perché non fare lo stesso con te stesso?
Pratica: Scrivi una lettera a te stesso come se fossi il tuo migliore amico. Usa parole di incoraggiamento, comprensione e affetto.
Prenditi cura di te
Il corpo e la mente sono profondamente connessi. Avere cura di te stesso fisicamente può aiutarti anche emotivamente. Il benessere fisico e mentale si influenzano a vicenda: un corpo sano aiuta a sostenere una mente equilibrata e viceversa.
Pratica: Mangia cibi nutrienti, concediti riposo, fai attività che ti fanno sentire bene (una passeggiata, un bagno caldo, una lettura rilassante). Considera pratiche come la meditazione o lo yoga per ridurre lo stress e aumentare la consapevolezza.
Accetta che il dolore fa parte della vita
Il dolore è un’esperienza universale, parte integrante della condizione umana. Tentare di evitarlo o negarlo può portarci a maggiore sofferenza, mentre accettarlo ci permette di affrontarlo con più serenità e resilienza. Non significa rassegnarsi, ma riconoscere che le difficoltà fanno parte della crescita e della trasformazione personale.
Quando accettiamo il dolore, impariamo a vederlo non come un nemico, ma come un’opportunità di apprendimento e di evoluzione interiore. Ogni difficoltà ci insegna qualcosa su noi stessi, sulla nostra forza interiore e sulla nostra capacità di adattamento.
Pratica: Quando ti trovi in un momento difficile, prova a osservarlo senza giudizio. Chiediti: “Cosa posso imparare da questa esperienza? Come posso affrontarla con più gentilezza verso me stesso?” Considera il dolore come una fase temporanea e permettiti di viverlo con consapevolezza, sapendo che, come ogni cosa, anche esso passerà. La sofferenza non è un fallimento, ma un aspetto naturale dell’esistenza. Accettare ciò che non possiamo cambiare ci aiuta a smettere di lottare contro la realtà e a trovare nuove strade per il benessere.
Questi temi sono anche affrontati nel mio libro Il mondo con i tuoi occhi, un viaggio attraverso le sfide dell’animo umano e il potere trasformativo della gentilezza interiore. Attraverso casi clinici, riflessioni e strumenti pratici, ti accompagno in un percorso di riscoperta di te stesso, aiutandoti a coltivare l’autocompassione e la consapevolezza nei momenti difficili della vita. Se desideri approfondire, troverai spunti e riflessioni che potranno guidarti in questo percorso di crescita interiore. Per immergerti nella lettura e farne tesoro puoi ordinarlo qui su Amazon) oppure in libreria. Come ti suggerisce la copertina, è venuto il momento di rifiorire, comunque, nonostante. Perché sembra banale ma è vero: la vita è unica e nessuno merita di “subirla”.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Se ti piace quello che scrivo, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Se ti piacciono i nostri contenuti, seguici sull’account ufficiale IG: @Psicoadvisor
Puoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*