Non riesci ad apprezzare il tuo valore? Ti spiego perché

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

La funzione genitoriale, non equivale semplicemente a un insieme di pratiche educative riguardo il modo di allevare i figli, è una realtà più complessa che comporta delle specifiche abilità che si apprendono nel tempo; le azioni dei genitori sono strettamente legate a un insieme di cognizioni, verso le quali spesso c’è inconsapevolezza, che riguardano lo sviluppo e l’educazione (Errante, 2006).

Nei contesti psicologici ed educativi si ricorre, con prestito linguistico, al termine “parenting” per riferirsi all’insieme delle azioni e dei comportamenti con cui i genitori, definiti in lingua inglese parents, si prendono cura dei figli promuovendo lo sviluppo fisico, emotivo, sociale ed intellettivo di questi ultimi. All’interno di tali contesti di studio della genitorialità è stato precisato che la “funzione genitoriale”, e la connessa disponibilità a fornire cure, includono capacità cognitive, affettive e relazionali che non sono riducibili alle attitudini o alle caratteristiche individuali del singolo genitore bensì a come queste riescono a incontrare le necessità specifiche di ogni figlio.

Che valore ti dai?

Mettiamo cura, cerchiamo di fare del nostro meglio, ci impegniamo per essere accettati, accolti, ben voluti. Eppure al posto di successo, affetto, consensi, sembra che il mondo ci comunichi ostilità, durezza, disapprovazione. Ecco puntuale, ad ogni nostra azione o pensiero il temuto messaggio: “Non vai bene!” A questo punto è legittimo chiedersi: perché mi sento sempre sbagliato?

Tutto questo prende origine dalla modalità relazionale dalle figure accudenti

L’immagine che si acquisisce di se stessi si forma attraverso il rispecchiamento con le figure genitoriali. Ci si specchia negli altri importanti che ci restituisce un’immagine di noi stessi che tratteniamo, nel processo della formazione del Sé.

Se le figure di accudimento  ci rimandano un’immagine di noi stessi positiva, adeguata, amabile e accettabile, avremo interiorizzato un senso del Sé auto-efficace, capace di incidere nel mondo, vincente, degno di amore. Se invece quanto restituito è che siamo sgradevoli, indegni di amore, sbagliati, inadeguati, questo è quanto crederemo a lungo su noi stessi. Questo processo non è conscio. I messaggi sono spesso impliciti, subliminali.

Se il messaggio più o meno implicito che abbiamo ricevuto durante l’infanzia è stato screditante, disconfermante del nostro valore, resteremo convinti di non valere e leggeremo il nostro vissuto con questa lente interpretativa. In altre parole, se siamo convinti di non valere, di non piacere, di essere sbagliati, leggeremo ogni dato che ci arriva con questo codice.

Cercare le conferme del nostro NON valore attraverso un copione da noi prestabilito!

Magari Tizio non ci saluta perché è nervoso, ed ecco che chi ha il copione di se stesso come indegno e sbagliato tenderà a interpretare il dato come un segno di ostilità, un giudizio nei propri confronti. In pratica è come si procedesse per verifiche. Abbiamo una teoria implicita su noi stessi, ad esempio “Sono sgradevole, non piaccio a nessuno”, il nostro iter cognitivo ci porterà a trovare una conferma di quanto crediamo, e le informazioni provenienti dall’esterno verranno organizzate in modo da costruire una prova di quanto pensato.

Se pensiamo di non piacere, i dati salienti per noi saranno quelli atti a dare conferma di ciò. Se riteniamo che non siamo degni di amore, di accettazione, andremo a cogliere fra le righe quei segnali, di per sé neutri, che però possono essere usati come prove per la nostra idea precostituita. Il timore del rifiuto, del giudizio, la paura di essere inadeguati, sbagliati, è comune a tutti in misura diversa.

Quel bisogno di farsi accettare

Più si teme il confronto, più si cerca di nascondere chi si è davvero. E pur di farsi accettare ricorriamo a comportamenti poco autentici; ciò che ne deriverà sarà un Falso Sé, fragile, costruito, tremolante, non autentico, ovvero, una personalità costruita e poco convincente, diffidente, in fuga dall’essere vero. Sprechiamo una quantità gigantesca di energie per sembrare perfetti agli occhi di chi ci conosce… e persino agli occhi di chi incontriamo per strada o in coda alla cassa di un supermercato.

Questo accade perché tutti noi da piccoli non siamo stati amati senza condizioni, per cui da adulti non ci accettiamo per come siamo. Se ci hanno sempre detto che per “essere a posto” dovevamo essere in un certo modo, meccanicamente ci abituiamo a credere che ciò che già siamo non è mai sufficiente per “essere a posto”. Allora per tutta la vita lavoriamo, amiamo, facciamo l’amore, compriamo oggetti, interagiamo con le persone… nell’inconscia speranza di poter sembrare “a posto”.

A questo, si aggiunge il Bisogno di Amore…che di per se non è sbagliato. Infatti, tutti vogliamo essere amati.  Il problema nasce quando questo bisogno, diventa “ossessivo” o quando più semplicemente, viene soddisfatto nel modo sbagliato.

Un esempio?

Voglio essere amata, accettata, ben voluta. Dunque, pur di non creare uno scontro, evito di affrontare un problema, di dire la mia, di far valere i miei diritti, perché TEMO che questo possa generare distacco, allontanamento”. Temo di non essere amata. Così passo dall’essere disponibile, all’essere a disposizione. Dal prendermi cura degli altri, al pensare più agli altri che a me stessa. Ma non per bontà. Quello è quanto ci raccontiamo. La verità, è che abbiamo PAURA di non piacere e quindi di non essere amati, accettati. Una verità che spesso nascondiamo a noi stessi.  In effetti, è molto più semplice e bello raccontarmi che il problema è la mia troppa bontà, anziché ammettere a me stessa che ho paura.

Certo, fingere di essere una persona diversa può aiutarci a entrare in un certo gruppo di persone, a farci apprezzare di più, a farci considerare sotto un’altra luce… ma è una semplice illusione. Non saremmo noi a essere accettati, amati o apprezzati, sarebbe il nostro alter ego fittizio. Vivremmo una bugia. Senza contare che, non potendo dar spazio alla nostra dimensione interiore in maniera sincera e onesta, continueremmo a soffrire…a sentirci di non valere. Perché fingersi una persona diversa non vuol dire essere accettati: vuol dire elemosinare attenzione, con l’aggravante di far crescere il proprio senso di inadeguatezza e alimentare, ancora una volta, le proprie insicurezze.

Il coraggio più grande è accettare le paure, per poi affrontarle. Quindi non sappiamo dire di no perché temiamo in cuor nostro che questo possa non farci apparire “buoni” agli occhi degli altri. Non affrontiamo delle discordie non perché siamo pacifici, ma perché temiamo di non saperle gestire e quindi di perdere quella connessione. E così tutto il resto.

Il tuo valore lo trovi nell’accettarti così come sei

Abbi il coraggio di guardarti dentro con onestà, di sostare nello spazio scomodo delle tue antiche ferite e di accettarle. Inizia accettando ogni parte di te. Anche quella che non è esattamente come vorresti. Inizia smettendo di giudicarti per ogni cosa che non è fatta alla perfezione e liberati da quei comportamenti che, solo perché vuoi sentirti accettato, finiscono per diventare improduttivi per te! Tu meriti di più. Ti meriti che la tua straordinaria autenticità esca, si sprigioni in tutta la sua bellezza e ti porti a splendere.

Riscrivi le Pagine della Tua Vita

Ormai molti già lo conoscono, si tratta del mio libro bestseller: «Riscrivi le Pagine della Tua Vita». E’ il libro che io stessa avrei voluto leggere tantissimi anni fa, prima ancora di diventare una psicologa. In ogni pagina, ti spiego come ridefinire la tua identità a partire dai tuoi vissuti del passato e dalle emozioni che provi oggi. Potrai finalmente concederti il lusso della politica dei piccoli passi, cioè riuscirai a migliorare la tua vita giorno per giorno, senza pretendere tutto e subito, in ogni capitolo, infatti, ci sono esercizi pratici e nozioni che possono aiutarti fin da subito a migliorare la qualità della tua vita a partire dalla relazione che hai con te stesso e con gli altri.

Puoi ripartire ricostruendo quella fiducia perduta. C’è una persona che non dovrebbe deluderti mai: quella persona sei tu! Ricorda: anche tu meriti la tua fetta di felicità in questa vita, abbi il coraggio di allungare la mano per prenderla! È tua, ti spetta di diritto. Il mio libro puoi trovarlo in libreria e a questa pagina Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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