“La vita non è costituita principalmente, e nemmeno ampiamente, da fatti ed eventi, ma dalla tempesta di pensieri che ci attraversano di continuo la mente.” Mark TwainMolti di noi, leggendo questa citazione, penseranno: “Sciocchezze! Le bollette da pagare, il mal di schiena, la perdita del lavoro o la morte di una persona cara sono fatti incontrovertibili, mica pensieri! E sono fatti spiacevoli di fronte ai quali non posso che sentirmi preoccupato, arrabbiato, o disperato”.
È vero: sono fatti, e sono spiacevoli. Fanno parte dell’esperienza umana. Ma qualcosa può fare la differenza, e si tratta di una differenza importante: il modo in cui li affrontiamo, dunque il modo in cui attribuiamo significato a tali fatti, e il modo in cui consideriamo noi stessi in relazione a tali fatti.
Mi spiego meglio
Di fronte a ciò che ci accade, agli eventi che occorrono nelle nostre vite (piacevoli e spiacevoli), al comportamento degli altri verso di noi, ognuno di noi ha delle reazioni che a loro volta sono guidate (più o meno automaticamente e consapevolmente) dai pensieri che abbiamo e dal modo in cui attribuiamo senso e significato a tali eventi. Ad esempio, di fronte alla risposta sgarbata della cassiera del supermercato alcuni penseranno: “risponde così perché ce l’ha con me, ho sempre saputo di esserle antipatico”, altri: “probabilmente ha avuto una giornata pesante, ed è molto stanca”, altri ancora si diranno: “forse le è successo qualcosa di spiacevole, o si sente poco bene” e così via, con diverse interpretazioni dello stesso comportamento.
È facile capire come, ognuna di queste spiegazioni, possa dare vita ad un comportamento di risposta diverso: infatti, se sono convinto che la cassiera mi risponda male perché le sto antipatico, probabilmente mi rivolgerò a lei con altrettanta durezza. Se invece penso che stia poco bene o abbia avuto una giornata difficile, sarò portato ad essere più gentile o garbato o, al limite, indifferente poiché non chiamato direttamente in causa nella spiegazione!
Insomma, il punto è che le nostre interpretazioni su ciò che accade e su come gli altri si comportano con noi, fanno la differenza nel modo in cui reagiremo e ci comporteremo, e questi comportamenti, a loro volta, produrranno conseguenze che spesso andranno proprio a confermare le nostre convinzioni di partenza (la profezia che si autoavvera), creando circoli viziosi…o virtuosi.
Tornando all’esempio della cassiera del supermercato: se risponderò in modo sgarbato a mia volta, probabilmente produrrò in lei una ulteriore reazione aggressiva o antipatica e questa non farà che confermare la mia convinzione di fondo, o peggiorare le cose fino alla lite. Se invece resterò calmo o persino gentile, probabilmente otterrò una risposta diversa…
Il fatto è che, nella nostra mente, spesso albergano pensieri automatici negativi dei quali non siamo consapevoli, perché sono talmente radicati da rappresentare per noi il solo modo di attribuire significato alle cose, ai fatti e ai comportamenti altrui e propri. Questi pensieri hanno un effetto cumulativo ed autorafforzativo perché contribuiscono a cronicizzare comportamenti e pensieri negativi.
Aaron Beck identificò quella che viene chiamata “triade cognitiva”
Cioè una struttura cognitiva (legame circolare tra: visione di sé, visione del mondo e visione del futuro) che mostra il modo in cui i nostri “errori di pensiero” contribuiscono a mantenere in vita schemi di pensiero e comportamento disfunzionali. Il termine “errori” qui non indica pensieri sbagliati, quanto piuttosto pensieri rigidi e automatici, che necessitano di essere messi in discussione a confronto con la realtà dei fatti, re-interpretando il significato automaticamente attribuito ad essi.
Faccio l’esempio di un ragazzo molto timido:
- VISIONE DI SÉ: “sono stupido e noioso”. Dunque quando il nostro ragazzo timido si trova ad una festa, resterà in un angolo in silenzio evitando gli sguardi altrui ed evitando di parlare con gli altri (tanto sono stupido e noioso…). Le altre persone, vedendo che desidera restare in disparte senza dare confidenza a nessuno, probabilmente non si avvicineranno a lui e lui penserà che sia a causa del fatto che è stupido e noioso.
- VISIONE DEL MONDO: “gli altri mi considerano stupido e noioso”.
- VISIONE DEL FUTURO: “rimarrò da solo e nessuno mi starà accanto perché sono stupido e noioso”. A questo punto il cerchio si chiude con il rafforzamento della convinzione, nel nostro timido amico, che resterà per sempre da solo poiché è stupido e noioso.
Alla base delle interpretazioni negative, parziali, imprecise o disfunzionali di ciò che ci accade, sono stati identificati da Beck ed Ellis alcuni errori nel processo di pensiero denominati “distorsioni cognitive” Correggerli significa prima di tutto INDIVIDUARLI, poi confrontarli con i fatti per comprendere se esistono INTERPRETAZIONI ALTERNATIVE, che siano altrettanto o più realistiche di quella automatica, e infine agire in modo nuovo, più adattivo, meno automatico.
Darci l’opportunità di agire invece di reagire ci permetterà di interrompere tanti circoli viziosi, pregiudizi e convinzioni errate che teniamo in piedi da sempre e che ci danneggiano, portando sofferenza e limitando la nostra crescita.
Ti invito a leggere l’articolo “Limiti inconsci (che devi assolutamente superare) che ti stanno allontanando dal tuo vero potenziale“
La mente è come una fucina operativa 24 ore su 24: produce continuamente pensieri, interpretazioni, spiegazioni, tentativi di trovare nessi di causa-effetto: è la sua natura e la sua funzione. Si tratta di un’attività importante, ma non priva di effetti collaterali quando lasciata “a briglia sciolta”, ossia senza la vigilanza della saggezza e del buon senso. Imparare ad osservare l’attività della nostra mente, ad osservare i nostri pensieri senza identificarci con essi è molto utile ed importante per sciogliere certi automatismi, che sono spesso alla base di tanta sofferenza psicologica e infelicità anche nelle relazioni interpersonali.
SUGGERIMENTI PER LAVORARE CON LE DISTORSIONI COGNITIVE:
1) tenere un diario i cui annotare i vostri pensieri negativi più frequenti;
2) impegnatevi a rendervi consapevoli del modo in cui automaticamente tendete a interpretare comportamenti e situazioni e delle conseguenze di queste interpretazioni;
3) individuate gli errori di pensiero e correggeteli
A cura di Annalisa Barbier, psicoterapeuta
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