Non è il tempo che ci fa crescere ma le esperienze che abbiamo vissuto

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor
non è il tempo che ci fa crescere
Si impara dal fallimento, non dal successo. (Brian Stoker)

Il tempo scorre inesorabile, si cresce….ma crescere non vuol dire necessariamente essere maturi. Non è il tempo che ci fa cambiare prospettiva e ci fa crescere, ma le esperienze che abbiamo vissuto. Perché quando si tratta del cammino della vita, spesso ciò che conta non sono i risultati raggiunti, ma la persona che siamo diventati mentre prendevamo le nostre decisioni.

Infatti, per decenni si è creduto che la vecchiaia fosse un periodo di perdita. Oggi sappiamo che, come il resto delle fasi della nostra vita, in età avanzata perdiamo alcune competenze ma ne guadagniamo altre.

Per esempio, la nostra intelligenza si cristallizza, il che significa che si basa maggiormente sull’esperienza e le competenze acquisite nel corso della vita. Siamo anche più prudenti, empatici, comprensivi e molto più intelligenti a livello emotivo.

Non è il tempo che ci dona tutto ciò

Sono le nostre esperienze, le situazioni difficili che abbiamo affrontato e i conflitti che abbiamo risolto. Pertanto, ci sono anche delle persone molto giovani che mostrano una grande maturità e una buona resilienza, mentre alcuni adulti continuano ad avere un pensiero infantile pieno di stereotipi.

Non è il tempo che ci fa capire che dobbiamo imparare dai nostri errori e fallimenti, sono i danni che abbiamo subito, che ci spingono a rinnovare il nostro spirito. Uscire feriti dalle battaglie della vita ci insegna che ci sono mille cause che possono farci soffrire, ma ci sono mille e una ragione per recuperarsi e proseguire.

Il sale della vita

Un giorno, un saggio maestro indù stanco di sentire le lamentele del suo allievo decise di dargli una lezione. Lo inviò a cercare una manciata di sale. Al suo ritorno, gli chiese di prendere un poco del sale, metterlo in un bicchiere d’acqua e bere.

– Che sapore ha? – Chiese quindi il maestro.

– È salata e amara! – Rispose l’allievo.

Allora il maestro, sorridendo, gli chiese di accompagnarlo sulla riva di un lago. Gli chiese di lanciare la stessa quantità di sale nell’acqua del lago e poi di berne un poco. Così fece il giovane.

– Che sapore ha l’acqua? – Chiese di nuovo.

– È molto fresca.

– È salata?

– Niente affatto.

Allora il maestro gli disse: “Il dolore nella vita è come il sale. La quantità di dolore è sempre la stessa, ma il grado di amarezza che percepiamo dipende dal recipiente nel quale versiamo la pena. Pertanto, quando provi dolore, tutto quello che devi fare è espandere la tua prospettiva delle cose. Smetti di essere un bicchiere d’acqua e trasformati in un lago”.

Il valore degli anni

Anche gli anni sono preziosi. Il passare del tempo ci permette di assumere una determinata prospettiva, allontanarci dalle passioni e i sentimenti che sperimentiamo al momento per valutare la situazione con maggiore obiettività.

Nel corso degli anni siamo in grado di guardare indietro e trovare un posto per ogni cosa, attribuendo a ciascun evento la giusta dimensione.

Dopo molti anni possiamo ridere della paura che ci faceva l’insegnante a scuola o dell’ansia che ci dava la prospettiva del primo bacio. Il tempo non cancella le esperienze, ma attenua il loro impatto emotivo, ci rende più sereni in modo che possiamo guardare indietro e, in qualche modo, possiamo riscrivere meglio la nostra storia.

Ma per ottenere il cambiamento di prospettiva che ci faccia crescere, per smettere di essere un bicchiere e diventare un lago, dobbiamo essere disposti a cambiare, accettare e lasciare andare. Il semplice passare del tempo non è di solito sufficiente per dimenticare un amore o perdonarci un errore, dobbiamo fare la nostra parte.

Il valore del dolore

Il dolore, il dubbio, l’incertezza, il conflitto, la perdita e gli errori, sono anch’essi ottimi maestri di vita. Sono tutti necessari per capire le cose nella loro reale dimensione.

Le lacrime possono essere salate e bruciare nella ferita, ma hanno anche il potere di purificare i nostri occhi e permetterci di vedere il mondo con maggiore chiarezza.

Solo quando abbiamo sofferto possiamo capire che il mondo è bello e che ci sono cose per cui vale la pena lottare. In quel momento abbiamo capito che la strada non è troppo lunga né dolorosa se la destinazione vale la pena. Dopo aver sofferto, comprendiamo che tutto è relativo e possiamo vedere il mondo sotto una nuova luce, smettendo di essere un piccolo bicchiere per diventare un lago.

Infatti, le persone che non hanno avuto una vita facile sono state costrette a camminare per le strade più difficili dell’esistenza, le loro stesse. Queste persone hanno dovuto guardarsi dentro per capire le loro emozioni, prendere decisioni difficili e andare avanti. È in questo processo che hanno trovato il loro vero “io” e sono cresciuti.

Nella paura, hanno imparato a non temere e nel dolore, hanno imparato a gestire la sofferenza. Questi insegnamenti sono cicatrici di guerra ma saranno le briciole di pane che gli indicheranno il cammino la prossima volta che dovranno affrontare ostacoli simili. Perché guardando indietro, hanno imparato la lezione più importante di tutte: nulla è permanente, tutto passa.

Dovremmo fare attenzione nel trarre da un’esperienza solo la saggezza che vi è contenuta – e fermarci lì, altrimenti faremmo come il gatto che si siede su una stufa rovente. Non si sederà mai più su una stufa rovente – e questo è un bene, ma non si sederà mai più nemmeno su una piastra fredda.
(Mark Twain)

Ciò significa che, anche se non dobbiamo cercare il dolore con un atteggiamento masochista, neppure dovremmo sfuggirgli o cercare di nasconderlo, perché ha sempre una lezione da insegnarci. Il dolore ci rende più umani, più saggi, e ci consente di crescere.

Ricorda che la scelta è sempre tua: versare il dolore in un bicchiere o in un lago.

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