Ti sembra di attrarre sempre lo stesso tipo di persone? Forse non è un caso. Hai mai avuto la sensazione che le tue relazioni seguano sempre lo stesso copione? Cambi i volti, cambiano le storie… ma in fondo ti ritrovi a vivere le stesse emozioni. Ti senti non visto, non scelto, non abbastanza. Oppure troppo. Sempre fuori misura rispetto all’amore che cerchi.
E se non fosse colpa tua?
E se dentro di te ci fosse una ferita antica — invisibile, ma ancora viva — che continua a scegliere per te? Questo articolo è un viaggio dentro quella parte di te che ama ancora con fame, con speranza, con memoria. Un invito a guardare con occhi nuovi i legami che creiamo, non per giudicarci, ma per prenderci per mano. Per riconoscere che quella fame d’amore non nasce oggi. Ma oggi… può finalmente iniziare a guarire
Ci sono incontri che sembrano magie
Persone che entrano nella nostra vita con la forza di una promessa: quella di colmare un vuoto, lenire una ferita, riscrivere ciò che non è mai stato scritto nell’infanzia. Ma poi, spesso, quella magia si trasforma in confusione, frustrazione, dipendenza, silenzi che pungono. E ci si ritrova, ancora una volta, davanti allo stesso copione: attiriamo chi ci ignora, chi non ci sceglie pienamente, chi ci illude e poi si ritrae. Eppure quella parte di noi che ha fame d’amore continua a cercare. Perché?
La verità è che ogni persona che attiriamo, specialmente in ambito affettivo, non arriva per caso
La psicologia lo dice da sempre, la neurobiologia lo conferma: scegliamo inconsapevolmente chi somiglia alle nostre esperienze emotive primarie. Non cerchiamo semplicemente qualcuno da amare, cerchiamo qualcuno che ci faccia sentire a casa — anche quando quella “casa” è stata fredda, instabile o dolorosa.
Le relazioni diventano specchi: non tanto di chi siamo ora, ma di ciò che dentro di noi è rimasto inascoltato, non elaborato, ancora vivo nel buio.
Le tue ferite parlano per te (anche quando scegli chi amare)
Questo articolo è un viaggio dentro quella parte di te che ama ancora con fame, con speranza, con memoria. Un invito a guardare con occhi nuovi i legami che creiamo, non per giudicarci, ma per prenderci per mano. Per riconoscere che quella fame d’amore che oggi ci spinge verso certe persone… non è nata oggi. Ma oggi, forse per la prima volta, può iniziare a guarire. Con dolcezza, con verità, con il coraggio di restare vicino a sé stessi
Perché attiriamo sempre lo stesso tipo di persona?
Molti si accorgono di vivere relazioni-fotocopia. Cambiano i volti, i nomi, le storie… ma le dinamiche si ripetono. Ti senti sempre trascurato, in secondo piano, non capito? Oppure vivi il legame con ansia, gelosia, bisogno di controllare? Non è sfortuna. È il passato che si riaffaccia.
Nella psicoanalisi si parla di compulsione a ripetere: una spinta inconscia a ricreare situazioni simili a quelle vissute nell’infanzia, nella speranza che questa volta l’esito sia diverso. Se un bambino è cresciuto con un genitore anaffettivo, freddo o imprevedibile, tenderà da adulto ad attrarre (o sentirsi attratto da) partner simili, perché quel modello — pur essendo disfunzionale — è il solo che conosce come “amore”. E così, inconsciamente, ripete per tentare di riparare.
Il paradosso è che più forte è la nostra ferita, più potente è l’attrazione verso chi la riattiva. Non cerchiamo chi ci fa stare bene, cerchiamo chi ci fa sentire familiari le stesse emozioni. Anche se quelle emozioni fanno male.
Ferite invisibili, scelte invisibili: l’amore come teatro della psiche
Ogni ferita infantile genera una credenza implicita: “non sono degno di essere amato”, “devo lottare per meritare attenzione”, “sarò abbandonato”, “l’amore fa male”. Queste credenze non sono pensieri coscienti. Sono memorie emotive, scritte nel corpo, nel sistema nervoso, nella memoria implicita.
Quando incontriamo qualcuno, non scegliamo solo con la mente. Il nostro cervello limbico — sede delle emozioni — scandaglia l’altro in millisecondi, alla ricerca di segnali noti. E se l’altro ci fa sentire in bilico, ci ignora un po’, ci destabilizza… qualcosa dentro di noi si accende. È come se dicesse: “Eccolo. Il campo di battaglia che conosci. Prova a farti amare qui. Questa volta ce la puoi fare.” Così l’amore diventa un luogo in cui non si ama, ma si ripara. Non ci si sceglie per quello che si è oggi, ma per tutto ciò che è rimasto irrisolto ieri.
Il cervello emotivo e la ricerca di “rassicurazione traumatica”
La neurobiologia conferma questo paradosso affettivo. L’amigdala, centro del nostro cervello emotivo, si attiva quando riconosce segnali che assomigliano a situazioni pericolose o emotivamente intense del passato. Ma non distingue tra ciò che è familiare e ciò che è sano.
Così nasce il fenomeno della rassicurazione traumatica: ci sentiamo rassicurati da ciò che ripete il passato, anche se è doloroso. È come se il nostro sistema nervoso dicesse: “so come stare in questo dolore, ci sono cresciuto dentro”.
Per questo motivo, non basta volere una relazione sana per crearla. Serve un processo di consapevolezza, un lavoro profondo su di sé. Altrimenti continueremo ad attrarre (o scegliere) chi ci conferma inconsciamente ciò che pensiamo di meritare: poco, male, a metà.
Specchi affettivi: come leggere le relazioni come una mappa delle tue ferite
Le persone che attiri non ti dicono solo chi sei, ma cosa dentro di te è ancora aperto. Ecco alcuni esempi concreti di relazioni-specchio:
- Se attiri chi ti svaluta, forse c’è dentro di te una parte che si sente poco importante e cerca disperatamente validazione.
- Se attiri chi ti ignora o ti tiene a distanza, forse sei cresciuto con figure imprevedibili, e hai imparato che l’amore va rincorso.
- Se attiri chi vuole salvarti o farti da guida, potresti aver interiorizzato di essere “da aggiustare”, non abbastanza.
- Se attiri chi ha bisogno di essere salvato, forse cerchi senso nel prenderti cura, per non sentire il tuo vuoto.
La domanda che cura è sempre la stessa: “Cosa sto cercando in questa persona che non riesco ancora a darmi da solo?”
Non sei colpevole, sei programmato: come le memorie affettive guidano le scelte
È fondamentale comprendere che non c’è colpa in questo meccanismo. Solo una profonda programmazione affettiva che guida le tue risposte senza che tu te ne accorga. Se da piccolo non sei stato visto, ascoltato, contenuto… il tuo sistema nervoso ha imparato a funzionare in un certo modo: in allerta, in attesa, in carenza. Quella diventa la tua “zona di comfort emotivo”, anche se è una zona di disagio.
Ogni legame significativo attiva questa programmazione, come se premesse su un tasto che suona una melodia antica. Ma se impari ad ascoltare quella melodia, a riconoscerla, puoi anche riscriverla. Puoi smettere di vivere come se fossi ancora quel bambino bisognoso d’amore. E iniziare a scegliere, oggi, chi ti ama in modo nuovo.
Guarire le ferite per attrarre relazioni sane: da dove si comincia?
Non puoi cambiare le persone che attiri se prima non cambi il modo in cui ti relazioni a te stesso. Ecco alcune chiavi fondamentali:
1. Riconosci il copione
Fermati e osserva. Quali dinamiche si ripetono nelle tue relazioni? Cosa ti ferisce sempre nello stesso modo? Nominarlo è il primo passo per smettere di recitarlo.
2. Incontra la tua ferita
Dietro ogni scelta affettiva c’è una paura, una mancanza, un bisogno antico. Invece di ignorarlo o giudicarlo, prova a incontrarlo. Cosa ti manca davvero? Quando è nato questo bisogno?
3. Riattiva il tuo senso di valore
Se continui ad attrarre chi non ti ama bene, forse è perché dentro di te non ti stai ancora trattando con amore. Lavora sul tuo valore, non come concetto, ma come esperienza: ascoltati, proteggiti, smetti di mendicare.
4. Regola il sistema nervoso
Impara a distinguere l’attrazione che nasce dal trauma da quella che nasce dalla compatibilità reale. La prima accende il sistema simpatico (ansia, attivazione, fame d’amore), la seconda calma. Fidati di chi ti fa sentire al sicuro.
5. Scegli con lentezza
Le ferite affrettano, l’amore vero aspetta. Se una relazione ti travolge, ti prende tutta subito, ti confonde… forse sta riattivando la parte più bisognosa di te. Fai un passo indietro. Torna a te.
Il giorno in cui smetti di rincorrere è il giorno in cui inizi ad attrarre
C’è un momento, dopo tanto lavoro su di sé, in cui qualcosa cambia. Non nel mondo esterno, ma dentro. Non hai più bisogno di qualcuno che ti scelga per sentirti degno. Non hai più bisogno di rincorrere. Non hai più bisogno di accettare briciole.
In quel momento, chi attiri cambia. Cambiano i volti, ma soprattutto cambia l’energia. Attiri chi ha fatto lo stesso lavoro su di sé, chi ha smesso di proiettare, chi non ti chiede di essere diverso per sentirsi amato. Attiri chi non ti salva, ma ti affianca. Chi non ti rispecchia la ferita, ma ti aiuta a tenerla tra le mani senza vergogna.
È un cambiamento silenzioso ma radicale: quando ti scegli, anche gli altri iniziano a sceglierti davvero.
L’altro ti mostra il punto esatto in cui puoi guarire
Ogni persona che attiri, ogni relazione che vivi, ogni dinamica che ti ferisce… non è lì per punirti. È lì per rivelarti. Per mostrarti cosa dentro di te ancora sanguina, cosa desidera ancora essere visto, amato, riconosciuto.
Se impari a guardare l’altro non solo come compagno, ma come specchio della tua psiche, allora ogni incontro — anche il più doloroso — diventa uno spazio di consapevolezza. E forse è proprio questo il senso più profondo delle relazioni: non trovare qualcuno che ti completi, ma qualcuno che ti mostri dove puoi ancora completarti da solo.
Nel mio libro “Il mondo con i tuoi occhi” ho dedicato un intero percorso a questo tema, perché è anche il mio. Perché anch’io, per molto tempo, ho inseguito legami che promettevano amore ma portavano smarrimento. Anch’io ho creduto che bastasse dare tutto di me per essere scelta, vista, tenuta. Ma a un certo punto — tra silenzi che facevano troppo rumore e mani che non stringevano mai davvero — ho capito che non era colpa degli altri. Era la mia fame a scegliere. La mia ferita a guidare.
In quel momento è iniziato un cammino diverso: imparare a riconoscere i condizionamenti affettivi che mi portavano a chiamare “amore” anche ciò che amore non era, a spezzare i copioni relazionali che si ripetevano da sempre, e — soprattutto — a tornare a scegliere, ma da un luogo nuovo: non più dal bisogno, ma dalla consapevolezza. Dalla libertà.
Perché la verità più profonda è che la felicità non è trovare l’altro giusto. È diventare tu stessa il tuo luogo sicuro. È sapere che puoi amarti, anche quando l’altro non lo fa. È costruire dentro di te quello spazio che non hai mai avuto, e poi difenderlo, giorno dopo giorno.
Questo è ciò che racconto, senza filtri, tra le pagine del mio libro. Non come esperta che insegna, ma come donna che si è seduta accanto alle sue fragilità… e ha imparato ad ascoltarle davvero. Il mio libro è disponibile in libreria e qui su Amazon
E se ti va, seguimi sul mio profilo Instagram: @anamaria.sepe.
Ti aspetto lì per continuare il viaggio.