La letteratura psicologica ha ampiamente dimostrato che la scelta del partner non è affatto casuale, (anche se per noi rimane spesso un mistero), dato che avviene per buona parte in maniera inconscia. L’infanzia lascia sempre delle ferite irrisolte con le figure di accudimento e in ognuno di noi rimangono desideri del tutto insoddisfatti che riappariranno non appena inizierà il nostro cammino relazionale giovanile.
La fine della fase edipica infatti, si era conclusa da bambini con una sorta di promessa-speranza: quella di poter un giorno prendere il posto del padre o della madre per conquistare ed avere relazioni adulte.
Terminata l’adolescenza cominciano ad attivarsi le vecchie riminescenze e, insieme ad esse, si innescheranno quei meccanismi che dovranno essere estrinsecati dentro di noi attraverso l’altra persona; gli incontri che faremo nella nostra vita, che consideriamo casuali, non lo sono affatto! Le nostre scelte sono modellate dalla nostra storia passata; ci guideranno in modo preciso ma, soprattutto, efficace nel creare l’opportunità di chiudere ciò che non è risolto.
Genesi di una relazione sentimentale
Siamo soliti pensare che i partner si incontrino per una questione di affinità, di cultura e di grande attrazione sessuale; tuttavia vi è qualcosa che non è semplice da vedere e da comprendere ma che, alla fine dei conti, risulta decisivo, anche se non visibile.
Ci sono persone che ripetono lo stesso schema più e più volte convinti invece di avere scelto, in ogni occasione, una persona diversa da quelle incontrate precedentemente; come a dire che non possiamo essere liberi di scegliere fino a che non avremo rivisitato e ricomposto le prime relazioni della nostra vita.
Questo significa che il nostro inconscio creerà quelle particolari condizioni affinchè possiamo incontrare la persona giusta ed adatta a rimettere sulla scena l’antica rappresentazione per lo più dimenticata di quello che era accaduto intorno ai sei anni, quando avevamo stoppato i giochi edipici, legati ai primi impulsi sessuali, rimandandoli ad un tempo a venire.
Il partner genitore, le dinamiche
Tra i vari scenari possibili vi è quello della scelta del partner di appoggio, un partner che non solo somiglierà come contenuti psicologici al genitore dell’altro sesso, ma che dovrà sostituirlo in tutto e per tutto; in una parola, un partner che permetterà di ritornare dentro alla condizione di “figlio o figlia”.
Questa ripetizione è assai più comune di quanto non si pensi, soprattutto nelle relazioni giovanili, fase in cui si lotta per costruirsi un’identità solida e separata sanando i vecchi contenziosi psicologici.
Il partner come padre o la partner come madre sono aspetti che descrivono un percorso di difficoltà interiore, un senso di non appagamento che non ha creato i presupposti fondamentali per la nascita dell’identità separata e solida e che necessiterà di un nuovo vissuto per poter costruire quello che allora non è stato possibile.
Il marito come padre
Nel primo caso, per la donna, si tratta di un padre rassegnato, chiuso e non premiante che non ha appoggiato i desideri di autonomia perché non ha saputo infondere quel senso di valore personale fondamentale per raggiungere la condizione di maturità psicologica e di responsabilità personali. In genere è un genitore insoddisfatto e distaccato nella relazione, un soggetto che non è mai uscito dal suo ruolo e che non permetteva che le cose venissero discusse e negoziate; un padre che tendeva a biasimare e che, ad ogni errore profilava il senso di fallimento o di rifiuto.
Sarà proprio questo vuoto a creare il bisogno, del tutto inconscio, di appoggiarsi ad un uomo che, a tutti gli effetti, somiglierà al genitore e che, almeno all’inizio sembrerà risanare il senso di disvalore e di vuoto; il soggetto in questione potrà essere più vecchio, in genere la tradizione dava questa definizione, ma il simbolo ci porta più in là perché si tratterà di persona che permetterà ed aggancerà proiezioni tipo “sicurezza, maturità, capacità, struttura, autonomia e competenza”, tutte cose che la donna non possiede e che dovrà, man mano, sviluppare dentro di sé.
La moglie come madre
Anche per l’uomo si profila uno scenario similare; la madre era sicuramente rifiutante e distaccata emotivamente; lei poteva essere efficientissima e praticissima, ma del tutto incapace di accogliere i bisogni profondi che sono rimasti intatti ma, del tutto insoddisfatti: entrano in gioco anche temi quali il sacrificio, il dovere, il rigore morale e l’impossibilità per la madre di accettare lo stato di fragilità emotiva del bambino.
Da adulto, non appena incontrerà una donna, il suo radar interno valuterà proprio alcune caratteristiche che dovranno risuonare “familiari”; infatti, sarà attratto dal senso di responsabilità, dalla maturità, dall’indipendenza e dalla capacità di farsi carico di ogni situazione e di mettere il senso del dovere sopra ad ogni altra cosa; tutte le altre potenzialità passeranno in secondo piano perché queste lo faranno sentire “a casa”e quindi, “al sicuro”.
Gli uomini con questa configurazione hanno una struttura emotiva del tutto inadeguata e, pertanto, sono incapaci di lasciarsi andare al sentimento e alla passione; hanno paura di mettersi in gioco e sono bloccati dal punto di vista relazionale; sono difesi e controllano i sentimenti, chiudendosi e non esprimendoli. Danno valore all’efficienza, alla riservatezza, alla moralità e alla forza di carattere della compagna; per questa ragione sceglieranno donne poco attrezzate sotto il profilo prettamente femminile dell’accoglienza, del contenimento e dell’intimità.
In entrambi i casi…..
Per entrambi i personaggi, quando la proiezione cadrà, il senso di sconforto e di disagio si sentiranno fortissimi perché, la tanto sospirata figura genitoriale che doveva dare senza chiedere, supportare e sacrificarsi sull’altare della stabilità e dell’efficienza, si rivelerà invece fredda, difficile, scostante, distaccata e, il più delle volte esigente, giudicante e ipercritica; sembrerà che nulla di ciò che si fa sia all’altezza delle aspettative per cui, si incassano sempre svalutazioni, rimproveri e biasimo e, proprio in questo modo, la scena diventerà perfetta per far rivivere le stesse emozioni e sensazioni di un tempo quando era il genitore reale a infliggere lo stesso tipo di frustrazione.
E poi ci sono i coniugi come fratelli
Alcune coppie non volendosi impegnare in relazioni così impegnative come quelle descritte decidono di impegnarsi in una relazione più semplice quale quella dell’amicizia e della fratellanza. In questo tipo di coppia non c’è neanche bisogno di convivere, spesso si dorme in stanze separate e non si condividono spazi comuni. La sessualità è di tipo infantile e non è l’elemento centrale: al contrario di solito si condivide più una passione esterna, che è l’elemento che mantiene unita la coppia. I motivi che spingono queste coppie ad unirsi sono svariati: si può pensare ad un conflitto edipico irrisolto o ad un forte investimento narcisistico su di sé.
Inutile dire che ogni tipo di relazione citato nei paragrafi precedenti ha limiti enormi sul piano pratico anche se, sotto il profilo psicologico, ha la precisa funzione di aiutare entrambi e diventare padroni di sé stessi e in grado di farsi carico della propria vita senza appoggiarsi o sostenere evitando così di affrontare le proprie fragilità interiori.
Se questo accadrà la relazione potrà decollare con buone possibilità di diventare una relazione di scambio in cui autonomia e condivisione avranno un grande valore.
“L’amore è un concetto estensibile che va dal cielo all’inferno, riunisce in sé il bene e il male, il sublime e l’infinito” Jung, Carl Gustav
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