Mentre da un lato è importante capire ed accettare il temperamento nostro e dei nostri figli, dall’altro è fondamentale riuscire a guidarli nel tortuoso percorso per diventare esseri sociali. Infatti un bambino introverso può andare incontro ad isolamento da parte del gruppo, un bambino molto attivo può essere talmente irrequieto a scuola da renderlo insopportabile all’insegnante, un bambino molto razionale può trasformarsi nel saputello antipatico che vuole sempre avere l’ultima parola.
In altre parole è necessario riuscire ad educare i nostri figli ad essere disciplinati, per poter utilizzare le caratteristiche del loro temperamento in modo positivo, invece che distruttivo, e riuscire ad affermarsi socialmente.
L’educazione passa necessariamente attraverso la consapevolezza e il controllo delle proprie emozioni
Un bambino che perde le staffe rapidamente ha bisogno di capire il sentimento di rabbia che prova, dargli un nome, trovarne i confini, per imparare infine a controllarlo. La capacità di relazionarsi con gli altri, di empatizzare, di provare sentimenti e controllare emozioni negative, è chiamata intelligenza emotiva.
Come può concretamente un genitore, un educatore, accompagnare un bimbo in questo non semplice compito?
Quante volte ci è capitato di giustificare un comportamento “sopra le righe” di nostro figlio con la frase: “lui è fatto così che ci posso fare”? E quante volte ci è capitato di usare la stessa formula per giustificare le nostre stesse azioni?
Accettare che il carattere di una persona sia una buona giustificazione spesso produce un atteggiamento di de-responsabilizzazione molto pericoloso. L’educazione passa necessariamente attraverso l’acquisizione di una capacità di autogestione. E’ necessario riuscire a educare ed educarci ad acquisire nuove abilità sociali, facendo in modo che le spinte negative del temperamento siano trasformate: convertire ciò che è distruttivo in costruttivo, per noi e per gli altri.
Come si può compiere questo passo? Attraverso la gestione delle emozioni
Uno dei più conosciuti esperti di intelligenza emotiva oggi è lo psicologo statunitense Daniel Goleman, il quale sostiene che riconoscere le proprie emozioni, saperle gestire e provare empatia siano le capacità che influenzano maggiormente la vita dell’uomo. Ci sono evidenze scientifiche secondo le quali l’intelligenza emotiva influisce in maniera determinante sulle probabilità di successo di una persona e, in particolar modo, sulla sua felicità ed è davvero entusiasmante sapere che l’intelligenza emotiva si può insegnare ai bambini!
Innanzitutto è fondamentale insegnare loro a riconoscere le emozioni, prima mossa strategica perchè il bambino impari a gestirle: riconoscerle assegnando loro un’etichetta e catalogandole. Lo psicologo dello sviluppo John Gottman, con il suo testo “Intelligenza emotiva per un figlio. ”, ci fornisce preziose indicazioni pratiche a riguardo.
Le 4 macrocategorie-tipo di genitori
Egli identifica quattro macrocategorie-tipo di genitori, distinte in base alle diverse modalità di relazione che essi instaurano con le emozioni dei figli. Secondo Gottman esistono:
- Genitori noncuranti, che sminuiscono, ridicolizzano o addirittura ignorano le emozioni negative dei figli. (E’ ridicolo che non vuoi andare all’asilo. Non c’è nulla di cui aver paura. Li ci sono i tuoi amichetti e ti divertirai. Dai su, ora passiamo in pasticceria a comprare un dolcetto, così ti passa.)
- Genitori censori, che criticano le espressioni di sentimenti negativi e che possono arrivare a rimproverare o punire i figli per queste manifestazioni emotive
(E’ ridicolo che non vuoi andare all’asilo. Sono stanca di questo comportamento, non sei più un neonato. Agisci da grande! Se continui così questa è la volta buona che le prendi.) - Genitori lassisti, che accettano le emozioni dei figli e si dimostrano empatici, ma non riescono a offrire loro una guida o a porre limiti al loro comportamento, spesso rimandano il problema, distraendolo ad esempio con un gioco, fino a che si ripresenterà la volta successiva.
(Oh come ti capisco! E’ naturale che vuoi rimanere a casa con la tua mamma. Anche io sono triste. Magari giochiamo insieme dieci minuti e poi usciamo senza piangere però.) - I Genitori allenatori emotivi partono come i genitori lassisti, empatizzando con i sentimenti del bambino, ma poi colgono l’occasione per parlare del sentimento, dargli un nome, e trovare una soluzione, senza distrarlo dai sentimenti negativi che sta provando.
Quali comportamenti dei genitori fanno veramente la differenza?
Ci sono 5 cose che fanno i genitori allenatori e che costituiscono le basi dell’allenamento emotivo:
1. Sono consapevoli delle emozioni del bambino
2. Riconoscono nell’emozione un’opportunità di intimità e di insegnamento
3. Ascoltano con empatia, e convalidano i sentimenti del bambino
4. Insegnano al bambino le parole necessarie a definire le emozioni che prova
5. Pongono dei limiti, mentre aiutano il bambino a risolvere il problema
Sono queste le 5 mosse strategiche alla base dell’allenamento emotivo. I punti più interessanti e delicati di questo passaggio sono, senza dubbio, il primo e il quinto. Saper riconoscere le emozioni del bambino significa essere consapevoli, innanzitutto, delle proprie, e ciò non è affatto scontato! I primi ad allenanarsi emotivamente, allora, devono essere proprio gli educatori.
In secondo luogo è importante comprendere che nel porre limiti al comportamento del bambino è necessario fargli comprendere la distinzione tra il sentimento provato, che è perfettamente normale, e i comportamenti accettabili o meno che ne possono derivare. E’ perfettamente normale essere arrabbiato con un amico, ma non è accettabile tirargli i capelli!
Cosa fanno i bambini emotivamente intelligenti
Gli studi condotti da Gottman dimostrano che i bambini cui i genitori-allenatori hanno insegnato ad essere emotivamente intelligenti riescono a concentrarsi meglio e sanno calmarsi più rapidamente quando si agitano. Anche in caso di situazioni molto difficili, quali la separazione dei genitori o la morte di una persona cara, i bambini emotivamente intelligenti riescono a superare più agevolmente la crisi. Da queste ricerche è risultato addirittura che nel periodo adolescenziale i ragazzi allenati emotivamente riescono più facilmente ad evitare comportamenti autodistruttivi, quale ad esempio l’uso di sostanze stupefacenti.
Soltanto con quest’azione pedagogica, l’allenamento emotivo, potremo rispondere plasticamente ai comportamenti errati dei nostri figli e intervenire per guidarli idoneamente, potremo finalmente affermare: “lui è fatto così, ma io posso fare molto!”
Se ti è piaciuto questo articolo e vuoi essere aggiornato sugli argomenti che salvaguardano la tua crescita emotiva, puoi seguirmi sulla mia pagina di facebook “Psicoadvisor“, aggiungermi su Facebook
Vuoi commentare e condividere con noi le tue esperienze? Iscriviti al gruppo di Psicoadvisor “Dentro la psiche“
Per ricevere ogni giorno i nuovi contenuti sulla tua posta elettronica, iscriviti alla news letter di Psicoadvisor: clicca qui per l’iscrizione