Sia che abbiamo appena cominciato ad uscire o stiamo insieme per decenni, vi sono delle componenti caratteriali e comportamentali che rendono una relazione ben bilanciata. Capire il vero senso della relazione non solo ci aiuta a definire il nostro ruolo in una relazione, ma può anche influenzare quanto ci sentiamo soddisfatti della relazione stessa.
“Due cose ci salvano nella vita: amare e ridere. Se ne avete una va bene. Se le avete tutte e due siete invincibili” afferma lo scrittore indiano Tarun Tejpal a proposito dell’amore. Cosa ci spinge ad avvicinarci a quella persona e viceversa? Amore o necessità? Qual è la differenza tra l’amore e la dipendenza? È un confine sottilissimo che a volte si potrebbe persino confondere.
Abraham Maslow, altro grande psicologo statunitense, partendo dagli studi di Erich Fromm divide l’amore in due tipologie: D-Love (Being-Love) e il B-Love (Being-Love): il primo è più un rapporto di dipendenza per l’appagamento dei propri bisogni mentre il secondo è un amore libero e non egoistico. E l’amore vero, quello sano è proprio quest’ultimo.
Chi vive in coppia spesso si chiede se la persona scelta sia davvero quella giusta. Freud sosteneva che l’amore non esiste e che amare significhi amare se stesso nell’altro: quando diciamo ti amo in realtà stiamo affermando “Amo me stesso attraverso di te”. Una doccia fredda per gli inguaribili romantici! Questa analisi toglie tutta la magia all’incontro d’amore e spinge a riflettere su che cosa significhi davvero amare e a domandarci che cosa ci leghi all’altro.
Forse però sarebbe più corretto chiedersi se la relazione di coppia in cui viviamo sia “utile” nel favorire il nostro sviluppo psichico. Una relazione di coppia, infatti, può rappresentare la forma più efficace di psicoterapia esistente se ci fornisce un’esperienza correttiva, alternativa, compensativa, rispetto alle mancanze che abbiamo vissuto nel rapporto con le figure genitoriali. Tuttavia se conferma e amplifica le nostre debolezze, potrebbe diventare un circolo vizioso che si perpetua, una prigione da cui non ci si riesce a liberare. Pertanto, più che chiedersi se il partner è giusto o sbagliato, bisognerebbe chiedersi se sia utile, utile a farci stare bene, a migliorarci.
Nelle relazioni sane i partner si completano vicendevolmente
Ogni membro della coppia gioca un ruolo indispensabile nella vita dell’altro pur mantenendo attivi gli interessi individuali. L’equilibrio tra sentirsi necessari ed essere indipendenti può essere difficile da ottenere, ma può anche mascherare alcune modalità in cui i membri di una coppia dipendono l’uno dall’altro. In altre parole non sempre è semplice capire le dinamiche in cui esigenze e bisogni sono in armonia.
Nonostante certi atteggiamenti sembrino palesare espressioni di amore, in realtà può nascondere una realtà molto triste
Si facilita la vita all’altra persona, ci si fa carico dei problemi, gli si dà supporto nelle situazioni difficili ci si sforza affinché l’altro non debba affrontare esperienze spiacevoli. Tuttavia, questa disposizione non è gratuita, si paga con la limitazione dell’autonomia e della libertà. Come ho già accennato, parliamo di un sottile confine che spesso può portare alla paura di perdere l’altro. E se ciò dovesse accadere, inconsciamente si avrebbe la convinzione di perdere anche se stessi. Tale è ormai l’impersonificazione! La relazione non va avanti per voglia di condivisione con l’altro ma solo per la paura devastante della solitudine. Non è affatto contemplata la possibilità di ricostruire la propria vita senza l’altra persona e tanto meno compiere scelte proprie.
Come si riconosce una relazione di dipendenza
Seppur considerando l’amore come fusione totale in tutto e per tutto, è bene capire quando fusione è sintomo di dipendenza affettiva invece che consolidamento del rapporto di coppia in maniera sana. E’ vero che ci si deve sentire un tutt’uno con il partner ma come alleati e complici l’uno dell’altro. Il nostro partner dovrà comprenderci, sostenerci, difenderci ma ognuno dovrà mantenere la propria individualità…..quella che è la propria sfera di pensiero e di azione.
Perché è facile scambiare la dipendenza affettiva con l’amore
Secondo la teoria dell’attaccamento formulata da John Bowlby nel 1969, lo stile d’attaccamento costruito durante l’infanzia esercita una massiccia influenza sulla qualità della relazione di coppia. Se quindi ci siamo sentiti sicuri, accolti e amati svilupperemo una rappresentazione di noi come degni d’amore e dell’altro come degno di fiducia. Contrariamente se la relazione è stata ambigua, ambivalente potremmo sperimentare paura dell’intimità, sfiducia o sentimenti di insicurezza.
Dunque la scelta del partner è connessa al soddisfacimento di bisogni personali che, a loro volta, sono interconnessi alla nostra storia. In particolare è legata al mandato familiare cioè il compito (più o meno esplicito) che ogni famiglia assegna a ciascuno dei suoi componenti e che comprende i miti, le credenze, le regole, le aspettative, i valori condivisi cui ogni membro è tenuto a seguire per mantenere l’equilibrio di quel del sistema ed evitare la rottura del legame.
Chi è orfano di affetto, attenzioni e amore fin dalla più tenera età può facilmente incappare in meccanismi malsani!
Parliamo di quei bambini che provengono da contesti familiari problematici, nei quali i genitori, focalizzati sulle proprie sofferenze, non hanno trovato risorse ed energie per occuparsi dei propri figli, finendo così per trascurarli da un punto di vista emotivo.
Un bambino o una bambina che cresce in un simile contesto diventa emotivamente dipendente. Tende a pensare di non essere degno/a d’amore o magari di potersi guadagnare l’affetto solo facendo il bravo o la brava e prendendosi cura degli altri. Diventa, con il tempo, un individuo disabituato a prendersi cura di sé. Si convince che l’amore significa annullarsi per il partner, mette così da parte i bisogni personali di fronte alle richieste altrui, trascura il proprio benessere fisico e psicologico pur di non deludere l’altro.
Ci sono delle frasi che dovrebbero suonare come un campanello d’allarme
Chi ha messo da parte se stesso per troppo tempo, ha finito per assopire completamente i propri bisogni. In realtà, nessun bisogno può essere del tutto eliminato, piuttosto può essere soffocato, calpestato, nascosto… tuttavia quel bisogno non cesserà di esistere e troverà il modo per farsi sentire. Ecco perché chi si dà troppo agli altri non solo sperimenta disagi emotivi, spesso va incontro a una serie di malesseri fisici anche piuttosto invalidanti (sindrome del colon irritabile, emicrania, psoriasi, dermatiti, malesseri cervicali…). Di seguito le frasi più comuni dei Dipendenti Affettivi. Leggerli può essere di aiuto per comprendere se si soffre di questo problema.
- “Ho bisogno di un uomo/una donna nella mia vita per stare bene”, o “Senza di te non sono nulla” in questi casi la coppia sovrasta la vita del singolo partner. Sono chiari segnali di poca autostima
- “Dove sei, con chi, cosa fai, cosa pensi?” il desiderio di ricevere costantemente affetto, contatto fisico o a distanza, come ad esempio con le chiamata o i messaggi sul cellulare, anche a costo d’interrompere le attività quotidiane.
- “Stiamo così bene noi due da soli che non abbiamo bisogno di nient’altro” in questo caso di manifesta una tendenza a vivere una relazione esclusiva, tagliando fuori gli amici e le relazioni sociali. In questo modo si crea una sorta di barriera entro la quale vive solo la coppia
- “Quello che vuoi amore”, “Facciamo come dico io tesoro”: la relazione si basa sul binomio potere-paura, dove uno comanda e l’altro esegue, può generarsi questa situazione anche in modo inconsapevole
- “Per favore, non andartene, se mi lasci muoio”: la paura di restare soli, di vivere l’abbandono, il distacco dal partner si vive come una catastrofe, come la fine della propria esistenza. In questo caso la coppia non fa altro che lasciarsi e riprendersi
- “Sono molto sfortunato/a, incontro sempre lo stesso tipo di persona”. Molte volte le diverse relazioni che si vivono hanno un profilo simile. Dopo la rottura si vive risentimento, disprezzo proprio come accadeva con un ex precedente.
Scegliere la persona giusta….Ecco L’INGREDIENTE
La verità è che non possiamo amare altre persone se prima non amiamo noi stessi. L’amore non risiede dove vi è assenza di amor proprio. Non possiamo amare finché non ci amiamo nel profondo. E amare se stessi incondizionatamente significa avere il coraggio di dire No quando serve. Significa anche avere il coraggio di dire Sì, e osare vincendo la paura di essere feriti. Significa accettare le nostre debolezze e i nostri punti di forza. Perché quando ci accettiamo per come siamo veramente non abbiamo più bisogno di mentire o sforzarci di essere diversi….E questo apre la strada al vero amore.
Prima di gettarti a capofitto in una relazione in cui trasmigrare tutte le tue insicurezze verso il partner e “respirare” solo della sua presenza impara ad amarti e ad avere in primis stima in te stessa/o. Sei pronta/o ad accogliere l’amore più bello della tua vita? Amati senza riserve e tieni sempre a portata di mano questo pensiero: non c’è persona al mondo che ti amerà più di quanto tu non ami te stessa/o….tu sei l’unica compagnia che non perderai mai.
Una lettura per accrescere la propria consapevolezza
Siamo tutti il frutto del nostro passato, siamo diventati quello che siamo a causa, (o grazie) alle esperienze che abbiamo avuto in famiglia, con gli amici, a scuola, al lavoro, nelle relazioni. Possiamo però non limitarci a “essere la conseguenza di quello che è stato”, ma regalarci la possibilità di essere semplicemente come meritiamo di essere.
Se vuoi migliorare la tua presenza e diventare più consapevole di cosa avviene dentro di te, ti consiglio la lettura del mio manuale di psicologia. S’intitola «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» ed è già annoverato tra i libri più venduti del 2022. In ogni pagina ti spiego come acquisire maggiore libertà di scelta, svincolandoti dai bisogni insoddisfatti e costruendo la tua piena autonomia. Il libro lo trovi nella tua libreria di fiducia o su Amazon.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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