Quando qualcuno che stiamo frequentando ci manda messaggi contrastanti, può disorientarci ma anche attrarci di più! Sembra paradossale ma è così. Chi ha un vissuto difficile alle spalle, infatti, cerca sicurezza proprio in chi dona instabilità. Il motivo? Cerchiamo di riscattarci da qualcosa che ci ha fatto soffrire. Riproponiamo nel presente uno scenario doloroso del nostro passato con la speranza che, questa volta, le cosa vadano diversamente. Vorremmo sentirci amati da chi, proprio, non riesce a farlo. Vorremmo sentirci importanti per qualcuno… ma in realtà dovremmo impegnarci di più a esserlo per noi stessi. Rincorrere che fa zig-zag con i nostri sentimenti, non ne vale la pena. Ti faccio un piccolo spoiler: se qualcuno ci rifiuta, questo non dipende da noi. Non possiamo costringere nessuno ad amarci… possiamo scegliere, però, di circondarci di chi ha la capacità di farlo e di chi può davvero gratificarci.
Nelle relazioni affettive, non esistono i tasti ON e OFF
I comportamenti ambivalenti possono intrappolarci in una relazione indefinita e in un amore che è all’apparenza senza fine ma che in realtà non è mai cominciato. I copioni, ormai, sono così diffusi che li conosciamo tutti. Un momento ti sembra completamente catturato da te e, subito dopo, si pone in modo distaccato, quasi insensibile… come se tu non contassi nulla. In genere, per giustificarsi nei momenti in cui sono in modalità “OFF”, usano scuse. All’inizio tali scuse -come il lavoro, un impegno familiare, una questione medica- sembrano reggere ma, alla lunga, i nodi vengono al pettine e si capisce che si tratta di uno schema, di un modello che l’altro sta seguendo.
Comprendere perché il partner -o potenziale tale- si comporta in questo modo potrebbe aiutarti ma… non credere di poter guarire nessuno. Per aiutarti a fare un po’ di chiarezza, ti elenco alcuni dei motivi più comuni che innescano l’ambivalenza relazionale.
Non vuole impegnarsi
Iniziamo dal motivo più ovvio e banale. Il coinvolgimento esclusivo con un’altra persona richiede un impegno che lui o lei non è disposto a garantirti. Gli piaci ma non abbastanza da modificare il suo assetto di vita. Alcune persone, poi, vivono la vicinanza come una minaccia, altre, semplicemente, sono prese dal lavoro e vogliono dare priorità alla carriera e temono che la relazione possa ostacolarli. Parla chiaro, fai domande e presta attenzione anche agli indizi: vuole davvero legarsi? Ti ha presentato ai suoi amici? Fa progetti per il futuro? Tali progetti, trovano riscontro o restano solo parole?
C’è qualcun altro nei suoi pensieri
Forse la persona che stai frequentando è proiettata altrove e sono certa che tu non vorresti essere la seconda scelta di nessuno. Oppure, probabilmente, non ha ancora elaborato la fine della sua ultima storia. Quando è stata l’ultima relazione che ha avuto e come parla del suo ex partner? In genere chi prova ancora qualcosa per un ex tende a negarlo, quindi non aspettarti onestà. Cerca di valutare se il rapporto che ha con l’ex è sano, se parla troppo male di lui/lei, se nutre rancore oppure sceglie di non volerne parlare affatto. Quando parlate del ex, tende ad agitarsi o a cambiare rapidamente argomento?
Ha un attaccamento traumatico
Chi ha subito abusi (emotivi e/o fisici) durante l’infanzia, si pone all’altra con uno stile di attaccamento disorganizzato. Si tratta di un modello relazionale di tipo conflittuale. Chi ha questo stile di attaccamento da un lato vorrebbe fondersi con te, pertanto ti ricerca, quando state insieme state benissimo… Tuttavia, appena vi separate, tende a ritirarsi, a distaccarsi. Il legame, infatti, per queste persone è al contempo fonte di terrore e di sollievo. La relazione va avanti in modo altalenante: ti voglio, non ti voglio. Ti amo, ti odio. Ti amo perché ho bisogno di te. Ti odio perché… ho bisogno di te. Purtroppo queste persone ancora non hanno imparato ad amare. Confondono il bisogno fusionale con l’amore. L’amore non è “aver bisogno di…” ma è puro desiderio di condivisione. Si tratta di due concetti diversi. Il bisogno crea un vincolo rigido. L’amore è libertà di scegliersi e rinnovare quella scelta ogni giorno, con la piena consapevolezza.
Le persone che hanno un attaccamento traumatico creano dinamiche instabili. Per proteggersi dalla minaccia del rifiuto -che temono in ogni momento- arrivano anche a essere aggressivi o provocare del dolore nell’altro. Possono avviare relazioni che interrompono puntualmente, con fasi cicliche. Oppure possono litigare con il partner e voler fare la pace solo dopo averlo visto piangere o aver causato abbastanza dolore: questo che sembra sadismo è un meccanismo disfunzionale e devastante che usano per sentirsi importanti. Si tratta certamente di persone che hanno bisogno di aiuto ma non del tuo, tu non puoi salvarle. Fidati, se vai avanti, non sarai tu a guarirlo ma sarà lei o lui a devastare te. È tristissimo… ma pensa questo: vuoi un legame basato su un bisogno, un buco, una lacuna da colmare oppure una bellissima relazione basata sul vero amore? Meriti di essere amato.
Non sanno creare legami
Alcune persone -tipicamente con stile di attaccamento evitante- non sono in grado di stringere legami profondi, pertanto, ciò che vedi, è la loro normalità. Inoltre, sappi che non esistono solo persone genuinamente interessate a un legame. Alcuni, con tratti narcisistici e machiavellici, potrebbero essere più interessati al potere e al controllo. Mantenerti in uno stato di “sospensione” potrebbe essere il modo che hanno per sentirsi gratificati. È molto brutto ma ci sono persone che non sanno gioire della vita e dei legami come potremmo fare io e te, e sentono il bisogno di dominare. Il tenerti sulla corda potrebbe essere parte di una modalità relazionale perversa.
Sono confusi su cosa vogliono
Un contributo significativo all’ambivalenza relazionale è legato al dominio dell’identità. Se una persona non è affermata con se stessa, potrebbe essere incerta sulla direzione da intraprendere. Presta attenzione su come tratta se stesso, se esprime insicurezze su di se, sui progetti futuri (se vuole fare mille cose, se disperde le sue energie…) o sui valori e obiettivi.
In tutti questi casi, puoi dare una scadenza ma non al partner, a te stesso. Fissa un time limit entro il quale, se non vedi un cambiamento, sari tu a fare un irrevocabile passo indietro. Certo, il partner potrebbe aver bisogno di più tempo: per conoscerti, per fidarsi di te, per aprirsi, per costruire vicinanza…. tuttavia, l’intimità non è qualcosa che arriva in blocco. Se non vedi un graduale progredire ma piuttosto assisti a esplosioni e comportamenti ON – OFF, sappi che la relazione non va nella direzione giusta.
Concentrati su di te
Indipendentemente dai motivi per cui qualcuno potrebbe inviarti segnali contrastanti, spetta a te decidere cosa tollerare e cosa no. Non sei alla mercè di nessuno se non di te stesso. Se un rapporto non ti gratifica ma non sei in grado di uscirne e non riesci a mettere un punto definitivo, allora una parte di te è proiettata alla sofferenza. Cosa vuole comunicarti questa parte di te? Sei capace di ascoltarla e dargli le certezze che stai cercando nell’altro? Noi non siamo unitari come immaginiamo. In ognuno di noi ci sono mille voci, alcune si fanno sentire di più e ci guidano nei comportamenti, altre, invece, devono essere attenzionate, ascoltate e accolte. Non possiamo cercare la felicità in chi non ha stabilità da darci ma possiamo trovarla in noi stessi, imparando a guarire le nostre ferite e affermare la nostra identità di persone complete e degne di stima. Se hai voglia di ascoltarti, accoglierti, prenderti per mano e starti vicino -come nessuno ha mai fatto- ti consiglio di leggere il mio libro bestseller «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce». Non è un libro per coppie in crisi ma un manuale di psicologia per riscoprirsi e affermarsi! Lo trovi in tutte le librerie o su Amazon, a questo indirizzo.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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