Perché non mi ama più? I motivi per cui si smette di amare

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Può l’amore finire da un giorno all’altro? Parliamo sempre dell’innamoramento e dell’inizio dell’amore come di un momento incredibile, pieno di energia e di possibilità in cui ognuno di noi trova e contatta le parti migliori di sé. Tuttavia, non è facile parlare con la stessa intensità della fine dell’amore! Cosa ha portato a questa fase di cui ci si rende pienamente conto solamente quando, cercando nel proprio mondo interiore, non si trovano più quei sentimenti che un tempo avevano accarezzato e riscaldato la nostra anima?

Gli amori terminano e questo sembra un fatto della vita, tuttavia sarebbe importante individuare le cause prima, forse così potremmo essere in tempo a trasformare e risanare. Certo, se da un lato è difficile credere che un amore possa essere eterno, dall’altro,  non possiamo fare a meno di coltivare questa illusione ogni volta che iniziamo una relazione.

Perché gli amori finiscono? Cosa è accaduto di così tragico da portare all’atto finale? C’erano delle possibilità che non abbiamo visto e che, di conseguenza, abbiamo trascurato? Avremmo potuto fare qualcosa in più? Queste sono le domande che attanagliano una persona quando sperimenta la fine di un amore e di una relazione; se è vero che si tratta di un’esperienza inevitabile della vita di ogni persona, è vero anche che, con un po’ di consapevolezza in più, in alcuni casi si potrebbe evitare di scrivere la parola “FINE”.

Quando ho smesso di amarlo/a?

Spesso, la fine di un amore è anticipato da sensazioni di distanza emotiva, da gravi disagi sul piano personale ed interpersonale, da caduta di attrazione e dall’apparire di  determinati segnali che hanno lo scopo di anticipare gli eventi futuri. Il risveglio senza amore non è altro che l’esito di un processo iniziato molto tempo prima ma che, più o meno consapevolmente, si è fatto di tutto per non tenerlo nella dovuta considerazione. Ecco i campanelli d’allarme:

  • Quando lui/lei  non ha condiviso con me un momento importante della mia vita
  • Quando non mi ha ascoltato quella volta che gli/le chiedevo più attenzioni
  • Le innumerevoli volte in cui si è dimenticato del nostro anniversario
  • Quella volta in cui gli/le ho spiegato come io non mi sentissi messa/o al primo posto da lui/lei
  • Quella volta in cui invece di discutere con me si è girato dall’altra parte dicendomi che voleva dormire
  • Quella volta in cui volevo fare una cosa divertente con lui/lei ma non aveva tempo
  • Quella volta in cui invece che ascoltare i miei bisogni ha messo in primo piano le esigenze degli altri
  • Tutte le volte in cui avrei voluto la sua presenza ed invece con me c’era un’amico
  • Tutte le volte in cui il “problema” era solo mio e non di coppia…

Ecco quando ho smesso di amarlo!

Ovviamente, questi atteggiamenti possono solo fare da spia a un qualcosa che si sta innescando all’interno di una coppia. Le cause più importanti sono da ricondurre nelle dinamiche più intrinseche del rapporto. Non è facile affrontare queste fasi di crisi in quanto le reazioni dipendono dal nostro temperamento e dalle esperienze registrate in passato, tuttavia, qui analizzeremo le principali cause che possono portare un amore alla sua fine.

Cause che portano alla fine di una relazione

La fine non è improvvisa, nella maggior parte dei casi si attiva un lento processo di deterioramento del rapporto a causa di aspetti che non ci piacciono più sia della relazione sia del nostro partner. In genere questi aspetti sono sempre gli stessi e si riferiscono ad aree ben determinate di ogni rapporto.

1. Incapacità di affrontare le discussioni

Un’altra causa della fine di un amore è l’incapacità di affrontare le discussioni. Sappiamo tutti quanto siano delicati di processi di comunicazione quando si è molto coinvolti.  Se non si lavora su questo delicato punto ci si ritrova a non comprendersi più anzi, ad affrontare ogni minima discussione con l’elmetto e la spada, come se si andasse in guerra. Nella comunicazione si nascondono livelli diversi: il primo è quello del trasferimento dell’informazione, il secondo riguarda l’affermazione delle emozioni che giungono dal profondo e il terzo, il più complicato nell’interazione a due riguarda il delicato bisogno di  affermazione della propria identità.

Nel momento in cui non ci si sente capiti dall’altro, il dialogo finisce e, al suo posto arriva lo scontro e, come ben sappiamo, nello scontro non ci si può aprire, anzi, bisogna difendersi a spada tratta spesso accusando e, soprattutto,  non confessando all’altro le vere emozioni che sono in gioco che sono le uniche vere responsabili dello scontro.

Un interessante studio sulla comunicazione sostiene che a renderla difficile non è tanto ciò che si dice, quanto ciò che non si dice e come si agisce nell’interazione. Infatti, spesso sono il tono della voce e il linguaggio del corpo ad agire come veri e propri detonatori per la rabbia dell’altro. Il biasimo ad esempio è  percettibilissimo dal partner che, al di là delle parole che vengono dette, sente qualcosa di più profondo che lascia passare svalutazione, biasimo, disistima e disconferma. Quando non c’è più modo di comunicare senza arrivare al litigio e all’insulto, la strada si fa molto difficile e, se non si corre ai ripari, la fine sarà inevitabile.

In ogni caso, occorre sempre avere in mano il barometro della conflittualità: più si fa elevata e più indica una reale incapacità di conoscere desideri, bisogni e aspettative  dell’altro. Quando ci si lascia andare alla rabbia vuol dire che la frustrazione è arrivata a livelli di guardia e che andrà tempestivamente affrontata. Non occuparsi di questo problema significa permettere un lento ma inevitabile declino della coppia.

2. Simbiosi

Anche se sembra una contraddizione, in realtà le coppie che si candidano più facilmente alla rottura sono quelle simbiotiche in cui ovviamente vi sono profondi problemi di identità che tentano di essere colmati in un rapporto totalizzante che, nel tempo, rende infelici e impossibilitati a coltivare i propri interessi e la propria individualità. In queste coppie qualsiasi cosa fatta individualmente e separatamente, viene vissuta come un tradimento e come un affronto all’altro.

Queste coppie sono chiuse per cui, qualsiasi intervento esterno, viene visto come minaccioso della propria integrità e salute. Inutile dire che dopo un po’ questa situazione porta ad una agonia;  non c’è alcun ricambio, non c’è possibilità di confronto e  la coppia si svilisce in quanto non riceve alcun alimento. Queste coppie sono destinate al fallimento in quanto illusoriamente credono che la sicurezza sia rappresentata dalla chiusura, in realtà questa produce asfissia e soffocamento di entrambi il che porta a perdita di motivazioni e di energia. Questa situazione inizialmente può fungere da baluardo contro l’insicurezza e la paura di abbandono, in seguito diventa una prigione.

3. Mancanza di progettualità

Abbiamo detto spesso che una coppia, per considerarsi tale deve avere un obiettivo preciso, e delle mete comuni che ovviamente siano importanti e condivisibili per entrambi. All’interno di questo “pacchetto comune” ognuno dei due deve essere libero anche di coltivare i propri obiettivi personali sentendosi sostenuto e non bloccato dall’altro. Molte coppie credono di poter sopravvivere senza aver mai pensato a “cosa realizzare insieme” ma, in questo modo, non vi sarà neppure energia da apportare: senza motivazioni profonde ed autentiche non si può realizzare nulla, meno che mai un progetto a due.

Il raggiungimento di un obiettivo è continua fonte di stimolo per tutti e, nella coppia significa che c’è un orientamento preciso che canalizza l’energia e che, in ultima analisi, aiuta  a superare anche i momenti di maggior difficoltà.

Questo può anche essere entusiasmante all’inizio quando entusiasmo e passione possono farla da padroni; in seguito però questa coppia perderà di intensità e, se non ci sono progetti, non ci sarà collante.

4. La situazione economica

Anche se molti pensano erroneamente che questa sia una questione secondaria memori del vecchio detto “quando c’è l’amore non contano i soldi”, le cose non stanno assolutamente così e la mancanza cronica di una situazione economica stabile o la difficoltà nella gestione dello stesso non depongono, soprattutto oggi, a favore di una relazione solida.

I soldi generano grandi conflitti interpersonali e familiari e non è detto che vi siano visioni simili circa le spese da affrontare; se poi uno dei due lavora poco o non lavora, allora le problematiche possono aumentare,  o meglio, sconfinare in altre dinamiche che riguardano il potere all’interno della relazione. Spendere troppo denaro, oppure non volerlo spendere per le esigenze familiari sono spesso fonte di grandi dissidi e di separazioni.

In genere, anche dopo la separazione continua la conflittualità su questo tema: dare denaro è “concedere qualcosa di sè ”; in mancanza di valori autentici che contemplano il rispetto e il riconoscimento dell’altro, il denaro diventa la compensazione e viene usato come una vera e propria merce di scambio al proprio dell’affetto. In sede di separazione o di divorzio spesso si sentono frasi del tipo “non mi hai rispettato, non mi hai amato e allora adesso paghi”.

Anche in questo caso bisogna sottolineare che le coppie in genere non affrontano preventivamente questo problema e non ne discutono pensando che poi tutto funzionerà. Avere idee molto divergenti sull’utilizzo del denaro è un grosso problema che può portare alla risoluzione della relazione.

La coppia è un organo vivente e che, pertanto, ha bisogno di essere costantemente nutrita, osservata e alimentata

Non è possibile che una coppia possa reggere negli anni se non  investe su se stessa.  Non vi è società che possa sopravvivere se i soci non mettono dentro la loro energia, i loro progetti, le loro capacità e il desiderio di vederla crescere e non vi è società che possa reggere in assenza di obiettivi; esattamente la stessa cosa possiamo dire per una relazione amorosa!

Credo sia indispensabile considerare il fatto che l’amore tra due persone può non essere eterno, per cui consiglio a tutti di essere sinceri con se stessi e con il proprio partner, è meglio che ogni coppia trovi le sue personali regole per affrontare le eventuali crisi piuttosto che continuare a coltivare un sogno che potrebbe infrangersi e non avere alcuno strumento per porre rimedio quando le difficoltà prendono il sopravvento. Per salvare un rapporto bisogna saperlo riparare in due.

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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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