E’ difficile ammettere di non sapere fare il genitore. Eppure è una cosa che succede molto più spesso di quanto dovrebbe. Il percorso verso la capacità d’amare non è semplice e nemmeno indolore e, soprattutto, non è uguale per tutti. C’è chi ha ricevuto (o non ricevuto) in dote attenzioni e cure, parole dolci e affettuose, carezze e baci, silenzi e musi lunghi. E chi, invece, ha ricevuto in dote un copione del cuore altamente disfunzionale, ambivalente o collerico. Questo patrimonio di pelle e di sensi, di umori e malumori, insieme al modus operandi amoroso viene poi inconsciamente trasferito dentro la coppia che verrà.
“Il premio Nobel Konrad Lorenz definì l’imprinting come la fissazione di un istinto innato su un determinato oggetto. L’oggetto doveva essere apparso in un periodo sensibile (dopo la nascita) ed essere disponibile a fornire cure primarie (cibo e riparo). Lorenz, alimentando un gruppo di piccoli anatroccoli appena schiusi, ne diventò l’oggetto. Gli anatroccoli lo seguivano ovunque e svilupparono per lui una sorta di attaccamento. Come gli anatroccoli di Lorenz anche noi, da bambini, sviluppiamo unintenso attaccamento e costruiamo la nostra vita emotiva intorno al tipo di interazioni che abbiamo avuto con chi ci ha accuditi. Quelle interazioni sono il nostro imprinting” (dal libro “riscrivi le pagine della tua vita). Un bambino che diventa adulto è esattamente come quell’anatroccolo dell’esperimento di Lorenz. Guarda, osserva, vede anche quando sembra non vedere, respira amore o non amore, astio o dolcezza, baci o evitamenti, silenzi o parole.
E’ proprio così, un figlio non amato o una figlia non amata non può sapere che aspetto ha l’amore
Ecco perché da adulta/o finirà tra le braccia di un manipolatore emotivo o di un narcisista e sarà più incline a cadere nella trappola del love bombing. Triste ma vero. Chi non è stato amato da piccolo è destinato a collezionare un fallimento sentimentale dopo l’altro, attrarre amori sbagliati e malsani… finché non apre gli occhi e non accetta l’elefante che vive con lei/lui nella sua stessa stanza.
Bambini non amati e l’elefante nella stanza
Elefante nella stanza, questa è la perfetta metafora per spiegare cosa avviene ai figli non amati e nelle loro famiglie disfunzionali. “Elefante nella stanza” per chi non lo sapesse, si tratta di un’espressione tipica della lingua inglese usata per indicare una verità che, per quanto ovvia e appariscente, viene ignorata o minimizzata. La verità, per quanto ovvia, è troppo dolorosa da accettare ed elaborare, così si finisce per incolpare se stessi, per demolire la propria autostima e non conoscere mai l’amore. La verità è che hai avuto dei genitori, in qualche modo, inadeguati e che non sono stati capaci di darti amore. E’ questo il tuo elefante nella stanza, che forse stai ignorando.
Tutte queste figlie (e figli!) non amati, finiscono per provare sentimenti contrastanti nelle figure di accudimento e inciampare così in relazioni sbagliate dato che non hanno mai acquisito il vero concetto di amore e non hanno mai imparato a prendersi davvero cura di se stessi. Chi avrebbe dovuto amarli non si è mai preso cura del figlio… lo stesso figlio come avrebbe potuto imparare a farlo? Tutto questo ci riporta all’elefante nella stanza: è grande ma anche invisibile. L’elefante che nessuno riesce a vedere ma che tutti riescono a sentire. E’ un elefante, pesa su tutti nella famiglia, logora legami tra fratelli, inquina e innesca equilibri tossici… ma è invisibile. Ti sto parlando della negligenza emotiva, meglio definita come Childhood Emotional Neglect (CEN).
Il Neglet si verifica quando i tuoi genitori non ti notano e non ti danno le dovute cure durante la tua crescita, magari hai fatto di tutto per farti notare ma ogni tuo sforzo non ha cambiato la situazione. I genitori emotivamente negligenti appartengono a mondi e dimensioni molto diversi tra loro e possono innescare i disturbi più disparati, il minimo comune denominatore è la mancanza di un’educazione emotiva sana che possa incorporare il concetto di cure e amore.
Non avendole mai ricevute, tu, da adulta/o, ti ritroverai a brancolare nel buio alla ricerca di un partener che possa risolvere i tuoi conflitti interiori piuttosto che alla ricerca dell’amore. In pratica assocerai la figura dell’amore che ti è mancato alla ricerca dell’amore, discostandoti ancora una volta dai reali concetti di benessere, cure, reciprocità e Amore. Se ti ritrovi con un mucchio di problemi relazionali ma credi di essere stato amato sufficientemente, sappi che anche un amore malato può sembrare amore… e che ignorare l’elefante che c’è nella tua stanza ti impedirà di crescere.
Prova a porti queste domande: durante la tua crescita, i tuoi genitori si preoccupavano di come ti sentivi, di ciò di cui avevi bisogno per essere serena/o? Per esempio, anche se tua madre tutti i giorni ti accompagnava al corso di pattinaggio o di danza, ciò non significa che inavvertitamente ha potuto ignorare la tua vita emotiva.
I genitori responsabili del Neglet non sono necessariamente cattivi genitori
Semplicemente non sono abbastanza sintonizzati con i bisogni emotivi dei figli, così finiscono per non trasmettere il vero significato dell’amore… perché manca qualcosa. Anche i tuoi genitori, a loro volta, sono stati cresciuti così, con quell’elefante nella stanza, e hanno continuato a ignorarlo… la cosa brutta è che continueranno a farlo, non è compito tuo fargli aprire gli occhi. In questi casi la cosa ideale sarebbe intraprendere una terapia familiare ma spesso i genitori non hanno la volontà né gli strumenti per mettersi in discussione… questo però tu puoi farlo.
Perché una bambina o un bambino non amato non conosce il vero amore
Dopo quanto scritto il motivo dovrebbe esserti chiaro. La sfera più colpita, se non hai ricevuto le giuste cure e un amore genuino quando eri piccola/o, è proprio quella sentimentale. Questo ha perfettamente senso, se ti sembrano sciocchezze, ti basterà pensare alla teoria dell’attaccamento: le nostre prime interazioni e i nostri primi rapporti (di solito con mamma e papà) modellano la nostra capacità di regolare le emozioni, la percezione che avremo di noi stessi e soprattutto la concezione del legame a due (le modalità di entrare e vivere in una relazione di coppia). In pratica, nei primi anni di vita, siamo tutti cablati per aver bisogno di amore… ma impariamo che cos’è l’amore in base a ciò che riceviamo.
Un figlio non amato impara delle lezioni di vita molto difficili, lezioni che non gli consentiranno di stabilire legami solidi, genuini e basati sulla reciprocità
Da un punto di vista psicoanalitico ciò avviene perché, un figlio, sentendosi “negare qualcosa” e “percependo delle mancanze” (perché il caregiver non soddisfa i suoi bisogni) non riuscirà a incolpare il suo caregiver (in genere la madre) e incolperà se stesso iniziandosi a sentire immeritevole d’amore, non all’altezza, non abbastanza da meritare le giuste cure… così crescerà pensando di avere una madre buona ma di essere lui o lei quello sbagliato.
Da adulto la sua opinione potrà cambiare ma in ogni caso, s’innescheranno sentimenti ambivalenti nei confronti del caregiver. Non è raro vedere figli che instaurano un rapporto odio/amore con i propri genitori. Quando il caregiver è emotivamente indisponibile o inaffidabile nelle sue risposte ai bisogni del figlio, possono aprirsi diversi scenari. Per fare qualche esempio, il figlio inizierà a invalidare le sue emozioni, inizierà a costruirsi una corazza e assumere uno stile di attaccamento evitante, il sunto è questo: è molto più facile non legarsi piuttosto che correre il rischio di soffrire per amore. In genere il figlio diviene autosufficiente in modo prematuro e manterrà questa autosufficienza anche nella sua vita da adulto e si precluderà ogni legame rifuggendo l’intimità.
Il figlio inizierà a invalidare le sue emozioni e, seppur rimanendo bisognoso di affetto e desideroso di una vita intima, sarà terribilmente spaventato all’idea di essere ferito o rifiutato così da abbracciare una sensibilità reattiva, iniziare relazioni e legami molto intensi per poi ricercare la conferma iniziale: “non sono meritevole d’amore” (quindi ricerca relazioni destinate a finire). Ancora, il figlio non apprenderà mai il concetto di autonomia e metterà sempre la propria felicità nelle mani di un altro, questo è ciò che accade nel disturbo dipendente.
Questi sono solo alcuni dei “modelli amorosi” appresi da un caregiver poco attento o disturbato…. Come risolvere? La psicoanalisi suggerisce di risolvere i conflitti con il proprio caregiver così da elaborare le proprie ferite interiori e cacciare via quell’elefante che ancora vive nella tua stanza.
Imparare ad amare ed essere amati
Chi è stato accudito da genitori poco attenti è cresciuto orfano di amore, ciò significa che non sa come si presenta l’amore reale perché non l’ha potuto mai sperimentare quando ne aveva più bisogno, quando era inerme e privo di autonomia. In pratica, se anche tu sei cresciuto con un caregiver poco attento, dovrai prima disimparare tutto ciò che hai involontariamente appreso sull’amore per poi acquisire nuovi concetti di base. Siamo tutti attratti da ciò che già conosciamo, anche se è tossico e ci fa star male… quindi non ci sarà una spinta che ti farà volgere spontaneamente verso il vero amore. Dovrai lavorare molto su te stesso ma… fidati, ne verrà la pena.
Ci sono diversi step che si possono seguire per ricevere il supporto emotivo necessario a guarire dagli effetti negativi di una famiglia disfunzionale
Il primo tra tutti è sicuramente quello di lavorare su se stessi: sapere che non è la tua famiglia a definirti come individuo e che è possibile lavorare sulle conseguenze emotive che ti ha lasciato. Questo è il miglior modo per iniziare ad affrontare la difficoltà di essere cresciuto in nucleo famigliare tossico….Al cuore bisogna dare del tempo per accettare ciò che la ragione ha già saggiamente colto. Perché se è vero che non scegliamo la nostra famiglia d’origine, possiamo però scegliere come costruire la nostra famiglia per non riproporre un modello tossico.
Come imparare ad accettarci in modo incondizionato?
Una domanda semplice ma dal significato complesso. Per rispondere sullo stesso piano: semplicemente, imparando a conoscersi, a comprendere le proprie scelte, le proprie azioni… perché tutto ciò che siamo e che facciamo ha una ragione che può essere individuata nella nostra storia personale. Se impariamo a conoscerci davvero, allora diventerà facile accettarci, perché capiremo che tutto ciò che siamo è una “sintesi inevitabile”, una “forma di adattamento” all’ambiente in cui siamo cresciuti. Questa comprensione ci renderà liberi, liberi da ogni giudizio e forma di autocritica, liberi anche di cambiare. Non più prigionieri di ciò che è stato ma liberi di essere ciò che desideriamo.
Il Mondo con i Tuoi Occhi
Comprendersi sembra facile, eppure, alcuni di noi sono estremamente complessi, si portano dentro una moltitudine di sfaccettature non sempre facili da «gestire». Alcuni di noi, poi, si portano dentro dei carichi emotivi enormi, che stanno lì da chissà quanto tempo, troppo ingombranti e troppo pesanti da poter districare. In questi casi potrebbe essere saggio fare un profondo lavoro su se stessi. Con il libro “Il Mondo con i Tuoi Occhi” puoi finalmente fare luce sui tuoi vissuti emotivi e comprendere come si è formata la tua identità, esperienza dopo esperienza, dall’infanzia fino all’età adulta. Sarà come fare un tuffo nel tuo passato usando come lente di analisi gli effetti emersi nel tuo presente. Un bellissimo esercizio introspettivo. Puoi trovarlo in tutte le librerie o a questa pagina Amazon.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
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