Perché sei così sensibile? Alla radice della sensibilità

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Non tutti lo sanno: le emozioni sono corporee. Noi riusciamo a provare emozioni perché queste emergono nel nostro corpo sotto forma di reazioni fisiologiche. Le emozioni, dunque, non sono qualcosa di astratto o di poco conto, sono importanti e vanno ascoltate tanto quanto la fame o la sete! Ho bisogno di chiarire anche un altro punto. A differenza di ciò che molti pensano, la sensibilità non è qualcosa di innato ma è legata a fattori contestuali e alle esperienze dell’individuo. Insomma, se sei molto sensibile, non è che sei nato così ma sei diventato sensibile nel tempo, con quello che hai vissuto nei tuoi due primi anni di vita.

I primi due anni di vita, infatti, sono cruciali nel determinare la traiettoria di sviluppo della persona. Durante la nostra infanzia si gettano le basi di quello che sarà il nostro neurosviluppo, di come diventerà e come funzionerà il nostro cervello, di come ci guiderà nelle nostre valutazioni. Oggi sappiamo che il sistema nervoso centrale è estremamente plastico, quindi, facendo nuove esperienze, hai la possibilità di modificare quella soglia di sensibilità che ti accompagna.

La soglia di sensibilità

«Mi sono fatto la scorza dura», «Sei troppo sensibile!», «Ti devi fare la pellaccia», queste espressioni sono piuttosto comuni e fanno riferimento al modo in cui viviamo la nostra emotività in risposta a diversi stimoli. Ognuno di noi, infatti, ha una peculiare soglia di sensibilità. Le persone molto sensibili hanno una soglia di attivazione molto bassa, ciò significa che il cervello di queste persone, nell’elaborare gli stimoli, trasmette continuamente il messaggio «questo è importante, fai attenzione!». Lo fa anche quando la persona si trova di fronte a stimoli neutrali.

La soglia di sensibilità può variare moltissimo: tutti noi possiamo sentirci più emotivi in particolari momenti della vita, quando sentiamo «i nervi a fior di pelle», quando ci infiammiamo o scattiamo per un nulla. Al contrario, la nostra soglia può aumentare tantissimo quando siamo concentrati su una particolare questione che ci distoglie da altri stimoli emotigeni oppure quando utilizziamo meccanismi di difesa psicologici.

Come si può modificare la soglia di sensibilità?

Chiariamo subito che non c’è nulla che non va in te. Se sei molto sensibile, semplicemente, la tua storia personale ti ha portato a esserlo. Se la tua sensibilità ti crea disagio perché il dolore, la tristezza, la rabbia e le tensioni ti pesano troppo “sul cuore”, sappi che puoi lavorare sulla tua soglia di attivazione imparando a regolare il volume delle emozioni. Regolare il volume delle emozioni non significa reprimerle o non viverle, significa piuttosto viverle in modo funzionale, senza farsi sopraffare.

Regolare le emozioni significa comprenderle profondamente, carpire cosa ti stanno comunicando e da quale epoca storica della tua vita arriva quel messaggio. Già, perché molto spesso la sensibilità ci parla dei nostri vissuti del passato. Per dirla in termini molto semplicistici, quando non riusciamo ad assegnare un significato alle nostre emozioni e queste, con il tempo, si accumulano e si ripropongono sempre e sempre. Il dolore che provi oggi, porta con sé un carico enorme perché ti racconta del tuo dolore di ieri. Ancora peggio con la rabbia, perché trattandosi di un’emozione attivante diviene dirompente e, per un nulla, puoi scattare come se in quel momento tu stessi rispondendo a tutti i torti subiti nella tua vita!

Come puoi lavorarci? Ti ho detto che le emozioni sono corporee, per insorgere nel corpo, però, deve precedere una valutazione. Le emozioni, infatti, sono indissolubilmente legate ai processi cerebrali di valutazione degli stimoli. Tu ti emozioni sempre in risposta a qualcosa, anche se lo stimolo non lo vedi (perché spesso è interno a te), c’è. Usando il tuo intelletto, puoi imparare a valutare meglio gli stimoli che attivano determinate emozioni in te, puoi imparare a comprenderle ed elaborare ogni emozione carpendo anche i suoi significati più profondi. Cosa ti racconta di te? Per esempio, se ti fanno una critica, quella può risuonare fortemente in te facendoti riattivare passate esperienze di rifiuto, esperienze di eslcusione scolastica, la sensazione di essere messo da parte (…) e questo spiega perché è così facile ferirti. La valutazione che fai dello stimolo (quindi di quella critica) è come una minaccia alla tua persona.

Le esperienze contano

Per capire come il tuo passato sta influenzando la tua soglia di attivazione (e anche i tuoi processi di valutazione degli stimoli) ti faccio un esempio banale. Vai al cinema e vedi un film horror, ricco di sangue, omicidi, killer nascosti dietro l’angolo. Finito il film devi rientrare a casa da solo, il buio del parcheggio già può diventare uno stimolo da valutare con cautela. Il parcheggio può essere un luogo sconosciuto ma se ci rifletti, anche se quel film lo avessi visto in casa e poi tu fossi sceso a gettare via la spazzatura nel vialetto di casa, anche girando l’angolo avresti potuto vivere il buio o un rumore come stimoli attivanti, soprasoglia! Ecco come un’esperienza suggestiva modifica non solo i nostri processi di valutazione ma anche l’intensità (il volume emotivo) delle emozioni che viviamo.

Questa modifica è solo temporanea ma sappi che il ripetersi di esperienze emotivamente intense, soprattutto quando verificate durante l’infanzia, può causare alterazioni croniche del grado di sensibilità. Ricorda, non sei nato così, ci sei diventato tanto sensibile per il tuo vissuto difficile.

Cosa ti raccontano le tue emozioni?

Le esperienze che abbiamo vissuto da bambini contano tanto, anche se ormai non gli prestiamo più attenzione, anche se facciamo finta di non essere mai stati bambini… lo siamo stati eccome! E dentro di noi, si sente. Si sente sempre. Ogni volta che annusiamo un fiore, quando sentiamo un odore che ci “ricorda” una persona, un’esperienza, si sente ogni volta che per caso ascoltiamo al sigla di un cartone animato “della nostra epoca”… e si sente ogni volta che proviamo emozioni evocative. Proprio come quell’odore o quella sigla, alcune emozioni fanno evocare esperienze del nostro passato riproponendocele nel presente. Fai fatica a crederlo? Allora ti convinco con un esempio.

In un bambino, un’esperienza terrorizzante come l’essere aggrediti ferocemente da un cane, può modificare in modo persistente la sensibilità che egli avrà rispetto agli stimoli che richiamo quell’episodio traumatico. È chiaro che se un bambino viene aggredito ferocemente da un cane, da adulto, i cani rappresenteranno uno stimolo valutato come spaventoso. Perché la stessa cosa non potrebbe accadere per esperienze ripetute di rifiuto, disistima, ingiustizia, minaccia di abbandono (…)? Certo, si tratta di esperienze che passano inosservate rispetto a un’aggressione canina, ma sono ugualmente pregnanti. Ecco allora che tutti gli stimoli divengono salienti, fanno risuonare qualcosa, fanno abbassare la soglia.

Da adulti ci comportiamo come se avessimo resettato tutto il nostro passato emotivo. Invece è tutto lì, in un bagaglio emotivo che pesa sul cuore. Per alleggerirci, abbiamo bisogno di guardarci dentro, di frugare nel nostro passato a caccia di risposte. Già, per vivere bene, abbiamo solo bisogno di imparare a conoscerci e alleggerirci il cuore.

La plasticità cerebrale

Prima ho detto che il nostro cervello è «plastico». Ma cosa significa? Significa che il nostro cervello ha la capacità di cambiare la sua struttura e il funzionamento per tutta la vita, in risposta a numerosi fattori, come anche le esperienze di vita che facciamo. Fino a oggi, semplicemente, non hai mai sperimentato un senso di profonda calma in grado di fornirti le rassicurazioni necessarie a valutare gli stimoli in modo più tenue. Essere sensibili può essere molto faticoso. Puoi nutrire la tua mente mantenendo l’entusiasmo e il brio per le piccole gioie della vita e, al contempo, sviluppare la sicurezza necessaria per vivere gli eventi scomodi della vita in modo meno sopraffacente. È nelle tue facoltà.

Sai, ho scritto un libro che può interessarti, i primi capitoli sono dedicati proprio all’elaborazione delle emozioni. Ha già aiutato decine di migliaia di persone, tanto che è annoverato tra i bestseller di quest’anno. Il libro è s’intitola «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» e puoi trovarlo nelle librerie e su Amazon, a questa pagina. Una volta letto, puoi farmi sapere cosa ne pensi scrivendomi un messaggio su Instagram. Ti auguro buona lettura e tanta serenità.

Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» edito Rizzoli
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