Quante volte ci hanno detto: “Se devi piangere fallo, dopo andrà meglio”. In effetti le lacrime funzionano da anestetico naturale: aiutano a espellere le sostanze prodotte quando si accumula tensione emotiva.
il ruolo delle lacrime
Un lutto, una perdita a livello sentimentale, un brutto periodo colmo di problemi che non vuole proprio passare: proviamo a immaginare tutto questo senza lo sfogo di un bel pianto liberatorio. La rabbia, esattamente come la tristezza, il pianto e tutte le emozioni e le manifestazioni del nostro umore, sono elementi base della nostra vita e della nostra personalità e hanno un ruolo ben preciso da portare avanti, sempre.
Attraverso il pianto, si liberano alcune sostanze come la corticotropina e prolattina (ormoni i cui livelli aumentano in stato di stress) e il manganese (minerale presente in alte concentrazioni nel cervello dei depressi), portando così tranquillità e, in un certo senso, rilassamento.
Il pianto, dunque, è uno strumento efficace per liberarci da tutto ciò che ci opprime, e, come direbbe Freud, è uno strumento catartico. Infatti, dopo aver pianto ci si sente subito meglio!
Le lacrime, dunque, rappresentano una catarsi, in quanto consentono di allentare la tensione che sentiamo a livello emotivo: certe emozioni troppo forti da contenere, vengono espresse attraverso le lacrime, permettendo un nuovo equilibrio psicofisico.
Piangere non è sinonimo di debolezza o di vergogna
Siamo portati a pensare che le lacrime siano indice di debolezza e di conseguenza associate alle donne. E il semplice fatto di piangere dimostra una personalità immatura. Altro stupido luogo comune è associare le persone che piangono sempre a quelle che non sanno assumersi le responsabilità dei propri errori o a quelle che vogliono suscitare compassione. Assolutamente tutto falso!
Le lacrime, quelle vere, sono una prerogativa delle persone socialmente connesse: sono in grado di aprirsi alle proprie emozioni e quindi a vivere con maggior pienezza.
Non piangere mai non è segno di forza ma di rigidità mentale
Lo vediamo tutto d’un pezzo.. mentre stiamo piangendo per un lutto o una preoccupazione. Lo vediamo impassibile di fronte a una partenza, a un distacco o a una separazione o magari in una situazione spiacevole che sta contagiando l’intero ambiente. E a quel punto pensiamo: “ma costui o costei è una persona fortissima, indistruttibile, senza punti deboli. Errore!
Chi non piange mai, in qualsiasi contesto (lutto, separazione, litigio, film commovente) non esprime forza ma rivela che quell’imperturbabilità emotiva è figlia di una rigidità mentale: una grande difficoltà a percepire e a vivere le proprie emozioni. Una rigidità che lo confina in una sorta di esilio emotivo, un esilio dalla propria interiorità più profonda.
Questo esilio gli preclude la possibilità di elaborare i suoi stati d’animo e i suoi momenti di crisi, ponendo così le basi per un accumulo di sofferenza, per una depressione mascherata o per disturbi di natura psicosomatica (mal di testa ricorrenti, psoriasi, dermatite atopica, orticaria…).
Sforzarsi di non piangere, favorisce posizioni poco corrette anche per la colonna vertebrale, si pensi ad esempio alle classiche spalle ricurve causate da un irrigidimento della muscolatura.
La tensione quindi viaggia dalla mente direttamente allo stomaco danneggiandolo e provocando in ultimo stadio gastriti e dolori intestinali. Così facendo poi contribuiamo ad indebolire il nostro sistema immunitario già provato a causa dei forti stimoli negativi al quale è stato sottoposto.
Perché è utile piangere?
Non ci sono ancora risposte univoche, da parte della scienza, sulla funzione emozione-pianto. Eppure, sono molte le ricerche e diversi studi che dimostrano il valore curativo del pianto sia a livello emotivo che fisico. Anche Ippocrate si espresse a tal proposito affermando che le lacrime erano da attribuirsi allo “stato umorale del corpo”.
Piangere è un gesto che equivale a buttare fuori tutto il dolore che tenuto dentro potrebbe trasformarsi anche in stati depressivi profondi. Moltissime persone avvertono un profondo senso di beneficio dopo essersi lasciati andare a fiumi di lacrime, ma quali sono i reali benefici del pianto?
Il pianto migliora i rapporti
Piangere può anche mostrare alle persone ciò che le parole non riescono ad esprimere, in particolare in un rapporto di coppia, in famiglia o con gli amici. Questo è utile ad esempio quando una persona sta cercando di mostrare una reazione diversa rispetto a quella che sta provando realmente.
Il pianto aiuta ad affrontare i problemi
Il pianto non ha nulla a che fare con il processo decisionale. Anzi, dopo aver pianto, riusciamo a intraprendere azioni coraggiose. A dire il vero, il pianto aiuta a elaborare le emozioni e a pensare in maniera più chiara in merito al problema che abbiamo di fronte.
Il pianto aiuta a interfacciarsi
Ci sembrerà strano, eppure vedere qualcuno che piange, suscita in noi una certa reazione. Per la maggior parte delle volte, almeno il segnale che qualcosa non va ci arriva. Anche senza parole.
A volte, il pianto è proprio un segno di comunicazione forte e preciso: quando litighiamo con la nostra metà, il pianto di un bambino, il pianto di un anziano… Scoppiare a piangere è come urlare il malessere che portiamo dentro. Ma senza parole.
Il pianto allontana lo stress
Le sostanze che il nostro corpo produce in situazioni di stress sono rimosse attraverso il pianto e quindi le lacrime legate a sentimenti forti di stress, rabbia o felicità, restituiscono al corpo equilibrio e benessere.
Il pianto produce encefalina, un oppioide endogeno che ha la funzione di scaricare la tensione accumulata rilassando i muscoli, infatti, molti studiosi pensano che senza le lacrime lo stress che abbiamo dentro di noi non sarebbe espulso e ciò farebbe aumentare il rischio d’infarto o danni al cervello, quindi un buon pianto è davvero un toccasana!
In ogni caso, quindi, il pianto ha una funzione distensiva e di riequilibrio. D’altro canto, è stato dimostrato che accumulare troppo stress senza riuscire a dominarlo è una delle concause di disturbi fisici anche gravi, che possono sfociare persino in malattie cardiovascolari.
Il pianto è una vera e propria terapia emozionale
Recenti studi psicologici hanno stabilito che il pianto stimola il rilascio di endorfine dal nostro cervello, gli ormoni “buoni”, che fungono anche da un antidolorifico naturale. Piangere abbassa anche i livelli di manganese, una sostanza chimica che, a livelli alti, può esasperare il cervello e il corpo.
Anche se il problema non si risolverà piangendo, sfogarsi permette di avere una visione più chiara sulla situazione e riduce il rischio di esserne sopraffatti.
Il pianto previene l’infarto
I ricercatori dell’Università della California hanno scoperto che piangere abbassa la pressione del sangue, migliora l’assorbimento dell’ossigeno nei globuli rossi e riduce il rischio di infarto. Un centinaio di pianti a dirotto avrebbero lo stesso effetto benefico di un quarto d’ora di corsa in bicicletta.
Spesso ci priviamo di lasciarci andare a momenti di tristezza, commozione per non sentirci deboli…ma come abbiamo avuto modo di capire, piangere è sinonimo di maturità emotiva. Il pianto è un’azione che esprime la correttezza con la quale abbiamo imparato ad elaborare i nostri sentimenti ed i nostri vissuti interiori.
Riconosciamo le nostre emozioni, fanno parte di noi.
Siamo veri quando ci accettiamo nella nostra totalità, quando riconosciamo le debolezze e le paure, lasciamo che passino e ci attraversino; quando guardiamo con fierezza alle nostre emozioni, le viviamo a pieno e siamo liberi di esprimerle.
Sono anche convinta che chi sia capace di piangere riveli un animo sensibile, delicato. Chi non ha paura e non ha vergogna del proprio pianto saprà asciugare le lacrime di altri, confortare e comprendere ciò che accomuna ognuno di noi e ci unisce al di là di tutto.
E allora…concediamoci il lusso di piangere
Solo in questo modo potremo sciogliere i nostri conflitti interiori e alleviare i nostri stati d’animo negativi. Il pianto ci dà la possibilità di avere più cura di noi stessi e di rispettare quello che proviamo, invece di negarlo e trattenerlo dentro. Quando piangiamo, concediamo a noi stessi l’opportunità di esprimere chi siamo.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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