Di noi, troppo spesso, abbiamo un’idea rigida, come se fossimo un’entità granitica sempre uguale nel corso della nostra storia evolutiva. Alcuni di noi, addirittura, non aggiornano la loro playlist da anni oppure, anche se lo fanno, finiscono per ascoltare sempre i medesimi brani. Perché questo avviene? Semplicemente perché vogliono rifugiarsi nell’idea che hanno di se stessi senza aprirsi al mondo. Certo, quella della playlist è una metafora, nella vita di tutti magari ci fossero solo canzoni come invariati. A costellare e spesso limitare la nostra vita ci sono idee immutabili, credenze, emozioni ricorrenti che si ripropongono sempre uguali, proprio come una vecchia canzone che conosciamo da anni, ma con effetti meno piacevoli anche se altrettanto familiari.
La verità è che non ti conosci abbastanza
Parto da questo presupposto: tu non ti conosci abbastanza. Nel fare questa affermazione, posso sembrarti forse un po’ antipatica, ma ti assicuro che non c’è presunzione dietro questa mia frase ma solo l’assunzione del fatto che viviamo la nostra vita dando troppe cose per scontate, anche l’idea che abbiamo di noi stessi.
Ti sei mai chiesto da dove arriva l’idea che hai di te? Non è qualcosa di endogeno ma è piuttosto una visione che si costruisce nel tempo, a partire dalle interazioni che hai avuto con “gli altri importanti” prima (i tuoi genitori) e il gruppo dei pari poi (gli amici di scuola). Quindi, in realtà, l’immagine che hai di te stesso è ciò che ti hanno restituito gli altri nel tempo. Hai imparato a “essere” come ti hanno fatta “sentire” per anni le persone che hanno fatto parte della tua vita. Adesso, se ti senti un caos, è semplicemente perché non hai potuto fare esperienza di tranquillità. Se oggi ti senti sconfitta e arrendevole, è perché così ti hanno fatto sentire per troppo tempo. Ancora, se sei super-disponibile e generoso oltremisura, è perché hai adottato questa come strategia per “farti accettare”, poiché gli altri, quando eri piccino, non hanno mai spostato il focus sui tuoi reali bisogni. Allora cresciamo con un’immagine di noi stessi del tutto sbagliata e non abbiamo idea di chi siamo e di cosa siamo davvero capaci!
Ogni giorno, però, abbiamo la possibilità di scoprirlo, di conoscerci davvero e di concederci nuove occasioni per vivere qualcosa che non abbiamo più sperimentato. Metaforicamente, ogni giorno abbiamo la possibilità di aggiornare la nostra “playlist emotiva”. Da dove iniziare?
Da dove iniziare? Scrivi un diario introspettivo
Per una come me che conosce la psicologia e da sempre ama scrivere, sarebbe stato inevitabile arrivare a consigliare ai miei lettori di iniziare un diario terapeutico per conoscersi. In realtà, questo consiglio è arrivato già da tempo attraverso i miei due libri (lì con esercizi e modalità più strutturate). Perché ho sentito l’esigenza di rinnovare questo invito? Perché conosco benissimo quali possono essere i vantaggi terapeutici della scrittura ma so anche che, se non si seguono alcune regole, il diario potrebbe trasformarsi nell’ennesimo contenitore delle proprie angosce e noi non vogliamo questo. Noi vorremmo imparare a conoscerci meglio, giusto? Magari imparare ad amarci, stimarci, comprendere a pieno le nostre dinamiche interiori e finalmente riscattarci, affermarci! Il diario terapeutico può essere un buon ausilio.
In una società in cui tutti sono focalizzati sullo scrolling, diciamocelo: scrivere un diario può diventare un momento di profonda introspezione. Un frangente in cui tu sei davvero solo con te stesso e questo, un po’ può spaventare ma se ci rifletti bene, può anche tranquillizzarti perché ti restituisce una certezza: tu sei la tua persona. Cosa significa che tu sei la tua persona? Che tu sei la persona che sarà lì per te incondizionatamente, che puoi sostenerti, amarti, accoglierti, non farti sentire solo… Sì, tu puoi tutto questo, ma solo fino a oggi nessuno ti ha insegnato a farlo. Anzi, nessuno ti ha mostrato come essere -per te- quella persona. La mancanza di una buona e profonda educazione emotiva sta facendo pesanti danni alla nostra società: unioni, rapporti, incontri, flirt, relazioni (…), tutto è diventato più veloce mentre le nostre competenze emotive non sono progredite, innescando così un forte senso di solitudine anche laddove, in apparenza, ci sono legami. Scrivere un diario può restituirti a te stesso e accrescere le tue “competenze emotive”, a patto di farlo bene.
Le domande giuste da porsi
Un diario terapeutico è un potente strumento per la scoperta di sé e in questo articolo voglio condividere con te alcuni semplici «punti d’inizio». Sappi che io stessa utilizzo un diario psicologo, usando strumenti ad hoc per scriverlo e poi analizzarlo. Personalmente lo uso per far emergere a galla il mio sentire ed elaborarlo quando attraverso periodi di forti cambiamenti e tensioni emotive. Quella che proporrò qui a te è una versione “entry level”, una serie di domande introspettive per muovere i primi passi e iniziare davvero a conoscerti su base quotidiana. La scoperta di sé, infatti, non avviene dall’oggi al domani ma si ottiene con l’esperienza, l’esplorazione, il “provare se stessi” cimentandosi in vissuti emotivi inediti.
Domande di base
Un diario personale può spronarti a mettere in risalto ciò che ancora non sai di te e che vuoi scoprire. Qui di seguito ti segnalerò alcune domande. Alcune vanno poste in specifici momenti della giornata, ad altre, invece, puoi rispondere in qualsiasi momento. Ecco alcune domande per il tuo diario giornaliero:
- Come vuoi sentirti alla fine di questa giornata?
– Cosa puoi fare, per te stesso, affinché tu possa sentirti così?
– Cosa ti impedisce di farlo? - Quale è la cosa che ti ha fatto stare bene di recente?
– Rifletti: il tuo benessere dipende dagli altri? - Qual è un importante obiettivo al quale ti sai dedicando?
– Rifletti: è importante per te o per qualcun altro? - Cosa sta funzionando bene nella tua vita in questo momento?
– Vietato rispondere “niente”. Trova almeno una cosa! - Qual è un nuovo hobby o una nuova attività che vorresti provare?
– Cosa ti impedisce di provarlo? - Qual è la cosa interessante che hai imparato recentemente?
– Perché ti è piaciuta? - Qual è l’esperienza più dolorosa che hai avuto di recente?
– Cosa hai imparato da questo? - Per cosa vuoi trovare tempo, oggi?
- Quale è un’area della tua vita che vorresti migliorare?
- Cosa puoi fare per te stesso per stare meglio oggi?
- Quale complimento puoi fare a te stesso, oggi?
- Cosa vuoi ricordare di questa giornata o periodo di vita?
– Scrivi un ricordo che ti ha gratificato di più - Cosa ti aiuta di più a sentirti rilassato?
- Cosa hai imparato di te stesso nell’ultimo anno?
- Cosa ti piace di più di te?
– Allora ricordati di apprezzarti per questo. - Cosa non ti piace di te?
– Cosa ti impedisce di lavorare su te stesso per migliorare questi aspetti?
– Per amore di te stesso, potresti perdonarti e accogliere queste parti di te? - Quali aspetti della tua vita ti danno più gioia in questo momento?
– Da chi o cosa dipendono? Potrebbe esserci qualcosa che dipenda solo da te? - Come, la tua vita oggi, potrebbe meravigliare e gratificare la parte più “tenera” di te?
- Quale piccolo passo puoi fare oggi, per avvicinarti di più al tuo obiettivo?
Domande da porsi a fine giornata
- Quale è stato il momento più sereno della giornata?
– Potresti concedertelo anche domani?
– Da chi è dipeso?
– Come potresti garantirti in autonomia un po’ di serenità? - Descrivi qualcosa che hai imparato oggi
- Cambieresti alcuna delle decisioni che hai preso oggi?
– Se si, si tratta di decisioni irreversibili?
– Sai che si può sempre cambiare idea? - Cosa ti ha spaventato oggi?
- Con chi avresti voluto trascorrere del tempo oggi?
– In che modo questa persona avrebbe migliorato la tua giornata?
– È una persona che ti stima? - Se avessi avuto un’ora in più durante la giornata, cosa ci avresti fatto?
- C’è stato qualcosa o qualcuno che ti ha fatto sentire migliore oggi?
- Rifletti su come si sente il tuo corpo ora: dove senti di più lo stress?
– Cosa lo ha provocato? - Rifletti sui momenti critici della giornata e prova a descriverli da una prospettiva esterna, sarebbero diversi dalla tua descrizione?
Nell’esplorarti, diventa «la tua persona»
Per conoscersi davvero bisogna essere curiosi, porsi tante domande. Le persone curiose non iniziano a porre domande con il «come» ma iniziano con i «perché». Allora, la domanda giusta da porsi non è «come smettere di soffrire» o «come non pensare più a Tizio o a Caio». La domanda giusta è «perché sto soffrendo?» oppure «perché penso ancora a Tizio anche se mi ha ferito?». Quando i tuoi perché non hanno una risposta, allora capisci davvero che la mia frase iniziale «tu non ti conosci abbastanza» è più vera che mai. Allora capisci che hai davvero bisogno di prendere in carico ogni parte di te e capire cosa succede lì dentro di te.
Nel porsi le domande, poi, bisogna entrare in contatto con ogni parte di sé, anche con quelle che possono sentirsi “difettose” o eccessivamente “bisognose”. Nell’elenco di domande che ti ho prospettato in precedenza c’è questa «cosa non ti piace di te?». Sai, probabilmente hai trascorso una vita a tentare di disconnetterti da quelle parti di te stesso che non ti piacciono, perché in qualche modo sono dolorose. Ma permetterti di accoglierle, provare le emozioni che ti suscitano, è il primo passo per andare avanti e migliorare.
Se vuoi iniziare un viaggio introspettivo alla scoperta di te stesso e dare risposta ai mille perché che rimangono in sospeso nella tua mente, ti consiglio di leggere il mio libro bestseller «d’amore ci si ammala, d’amore si guarisce». Non farti ingannare dal titolo, non è un libro per la coppia ma un vero e proprio percorso alla scoperta dei propri meccanismi interiori. È il libro più consigliato dagli psicoterapeuti: lo trovi a questa pagina amazon o in qualsiasi libreria.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
Autrice dei bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» (già tradotto in 5 lingue) e del nuovo «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce».
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