Pratiche di rilassamento ed espressione emozionale in questi giorni difficili.
L’Italia si è fermata quasi completamente ed in tempi piuttosto rapidi. Le abitudini quotidiane per molti di noi si sono improvvisamente interrotte costringendoci ad adottarne altre non sempre funzionali.
L’interruzione del lavoro, per molti, può significare lo stare in casa in attesa che qualcosa cambi. Spesso vi sono spazi ristretti da condividere e, con i figli a casa, conciliare i propri bisogni con i tempi e le necessità di tutti non è sempre così facile.
Il rischio è di perdere se stessi ed il contatto con il proprio corpo, abbandonandosi progressivamente a stati ansiosi che possono emergere anche in relazione alle notizie allarmanti che attualmente stanno circolando in maniera sempre più serrata.
Vorrei suggerire, nel mio piccolo, alcuni esercizi relativi alle pratiche bioenergetiche integrate che possono essere utili su 3 livelli:
Autoascoltarsi contattando il proprio respiro in modo da fare una scansione “emozionale”.
Eseguire alcuni gesti intenzionali che possono servire per spostare l’attenzione e le energie verso alcune parti del corpo, sentite come più scariche od eccessivamente attive.
Provare ad esprimere attraverso il movimento ciò che è stato contattato anche con l’aiuto della voce, in modo da legittimare le emozioni emerse, come rabbia, tristezza, dolore, ecc.
Il primo passo consiste nel darsi un tempo, che può essere anche minimo ma che sia un tempo Vostro. Il prendere coscienza che abbiamo bisogno di un tempo per se stessi è già un ottimo inizio per connettersi nuovamente con il corpo.
Il secondo passo è ritagliarsi, in quel tempo, uno spazio necessariamente proprio. Può essere anche il giardino o il garage ma in quel tempo, per decisione presa, è il Vostro spazio.
Non importa che la stanza sia acusticamente isolata. Sentire quanto i rumori o le voci esterne ci alterano, è già un ottimo inizio per la lettura del proprio stare.
Ascoltare se stessi
Grounding (radicamento) e contatto con il respiro: stando in piedi, con le gambe aperte circa quanto l’apertura delle spalle e le gambe leggermente piegate, proviamo a contattare il respiro. E’ importante sentire la sua intensità e profondità. Portiamo successivamente le mani là dove sentiamo che il respiro si ferma, provando a cogliere blocchi, tensioni o rigidità che possono emergere. E’ importante sospendere il giudizio ed accogliere, a livello emozionale, tutto ciò che emerge.
Dopo qualche minuto è possibile provare ad inspirare forzando il respiro, gonfiando il torace e provando ad allargare le spalle andando leggermente indietro. Successivamente è possibile espirare collassando le spalle e lasciando cadere le braccia ed il busto in avanti. Apertura e tensione in inspirazione, svuotamento e rilassamento in espirazione. Tutto questo va fatto nel massimo rispetto dei propri limiti e con il concetto che non è una prestazione fisica ma un modo per ascoltarsi e far emergere ciò che sentiamo.
Ritornando in piedi in stazione eretta ad occhi chiusi è possibile provare a rimanere in ascolto di ciò che emerge a livello corporeo.
Se emergono ansie e preoccupazioni
Facciamo alcuni esempi: è possibile sentire la testa affollata di pensieri, preoccupazioni, dialoghi infiniti fra sé e sé, ecc. Tutto questo non è da giudicare e condannare. No. E’ importante considerarlo come la lettura di ciò che ci sta accadendo in questo momento.
Portando le mani all’altezza dell’ombelico, immaginiamo di dare forma, colore e sostanza a tutto quello che sta accadendo nella nostra testa. Immaginiamo di convogliare tutto questo all’interno dei palmi.
Successivamente, inspirando profondamente, si portano le mani, con i palmi rivolti in su, verso l’alto fino all’altezza dello sterno. A questo punto si ruotano le mani e si spinge verso il cielo, andando in punta di piedi in modo da facilitare la massima estensione degli arti, della spina e del collo, con lo sguardo rivolto verso il cielo.
Si tratta di allontanare, metaforicamente, il peso delle preoccupazioni dilatando lo spazio esistenziale attraverso le spinte, in modo da recuperare una dimensione diversa che non sia dettata dalla sensazione del sentirsi schiacciati dai pensieri. Provare a ripetere cinque o sei volte e poi fermarsi per ascoltarsi nuovamente.
Se emerge rabbia
Se dall’autoascolto emerge invece rabbia, tensione alla gola, la sensazione che i propri diritti non siano stati riconosciuti o semplicemente un senso di frustrazione, è possibile esprimere tutto questo dando voce alla propria protesta. Contattando le tensioni a livello corporeo, è possibile portare le mani sui reni ed effettuare un piccolo arco all’indietro.
Rispettando i propri limiti è importante mantenere il contatto con il respiro, allentare la mandibola ed emettere suoni, di intensità progressiva, partendo da quelli più bassi fino a quelli di tonalità più alta.
E’ importante far vibrare la U, la O e, successivamente, la E, la A e la I. In questa pratica occorre sentire in ogni vocalizzazione quali parti di noi entrano in vibrazione. Ritornando in grounding è possibile continuare, dopo alcuni minuti di autolettura, a dar voce alla propria protesta portando il peso prima sulla gamba destra in modo da scalciare a terra con la sinistra, poi viceversa, associando ad ogni battito un suono che provenga dalla propria profondità, del tipo: “No!, Basta!, smetti!, Via!. Ecc.”.
Ripetere quante volte sentiamo opportuno per noi stessi, sempre nel rispetto del proprio corpo e senza forzare il limite.
Se emerge instabilità
Se quello che emerge è invece un forte senso di instabilità sulle proprie gambe, la sensazione di non farcela, di smarrimento accompagnato dalla tristezza, può darsi che il corpo ci rimandi la difficoltà di sentirci autonomi, sicuri di sé e fiduciosi delle proprie capacità.
Ecco che allora può essere utile sperimentarsi in grounding, provando a piegarsi più volte sulle gambe con le braccia che abbracciano una grande sfera immaginaria. Successivamente, una volta tornati in posizione eretta, è possibile immaginare di abbracciare il tronco di un grosso albero.
Si tratta adesso di provare ad immaginare di sradicarlo e di portare il tronco verso l’alto, per poi provare a ripiantarlo facendo torsioni verso sinistra e verso destra. Si tratta di movimenti leggeri, eseguiti in maniera rilassata ma con la sensazione interna della tensione, del peso e della fatica.
E’ importante al termine delle ripetizioni ritornare in grounding e portare attenzione alle gambe, ad eventuali formicolii e vibrazioni, che ci rimandino la sensazione di una nuova attivazione.
Se emerge apatia o senso di vuoto
Nel caso in cui dall’autoascolto emerga un senso di vuoto, di apatia, di lontananza da sé, forse è il caso di provare a nutrirsi di qualcosa che ci riporti al senso del proprio corpo ed al risveglio emozionale.
Allargando leggermente le gambe sempre con le ginocchia piegate, portiamo le braccia verso terra passando dalla linea centrale del corpo ed immaginiamo di sollevare il nutrimento necessario fino all’altezza delle spalle, successivamente, espirando, proviamo nuovamente a sprofondare le braccia nel terreno piegando le gambe.
Si tratta di una riattivazione nutriente che può aiutare a riconnettere la parte inferiore con quella superiore del corpo. E’ possibile invertire il processo partendo dal basso e portando verso l’alto le braccia andando nel senso opposto a quello precedente.
Sono semplici esercizi che, insieme all’immaginazione, possono aiutarci in questi momenti difficili, a prenderci cura di noi stessi, favorendo la connessione con le emozioni e l’espressione di sé, in modo da agevolare la ricerca costante di un equilibrio anche se messo ultimamente a dura prova.
A cura di Andrea Guerrini, psicologo e pedagogista
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