Prima di cercare approvazione negli altri, ricorda queste 4 cose

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Ti sei mai chiesto perché il giudizio degli altri pesa così tanto? A volte basta uno sguardo storto, una parola mancata o un commento non ricevuto per sentirsi improvvisamente svuotati. Ti è mai capitato di modificare il tuo comportamento, la tua opinione, persino i tuoi desideri, solo per paura di deludere qualcuno? Se sì, non sei solo.

Questo bisogno di approvazione è universale, radicato in profondità, spesso inconsapevole. Eppure, nonostante il suo peso, non nasce da ciò che sei oggi, ma da ciò che hai imparato molto tempo fa, quando cercavi nello sguardo di un adulto la conferma che tu esistessi, che andavi bene così.

Il bisogno di approvazione non è una debolezza: è una ferita antica che continua a bussare

È la memoria corporea ed emotiva di quando la tua autostima non era ancora nelle tue mani ma appesa alle reazioni di chi ti circondava. Se da bambino ricevevi amore solo quando eri “bravo”, quando non disturbavi, quando portavi voti alti, il tuo cervello ha imparato a codificare un’equazione dolorosa: merito amore solo se rispondo alle aspettative.
E così oggi, anche se sei adulto, la tua mente e il tuo sistema nervoso tendono a riprodurre quella dinamica.

Prima di cercare approvazione negli altri, ricorda queste 4 cose

Prima di cercare approvazione negli altri, fermati un momento. Ricorda queste 4 cose fondamentali: potrebbero cambiare il modo in cui ti guardi, e di conseguenza il modo in cui vivi le tue relazioni.

1. L’approvazione non è amore

Molti confondono l’approvazione con l’amore. Quando qualcuno ti elogia, ti senti accolto; quando ti critica, ti senti respinto. Ma l’approvazione è un atto esterno, condizionato da aspettative, valori, giudizi personali. Non è amore, che invece è accoglienza incondizionata.

Sul piano psicoanalitico, l’approvazione è legata alla funzione del “Super-Io”: l’insieme di regole interiorizzate che ci dicono cosa è giusto e cosa è sbagliato. Quando insegui l’approvazione, in realtà stai cercando di placare una voce interiore che non ti lascia libero, che misura il tuo valore in base a criteri esterni.

Dal punto di vista neuroscientifico, l’approvazione attiva i circuiti della ricompensa, stimolando il rilascio di dopamina. Non si tratta però di felicità, bensì di un meccanismo di ricerca: il cervello è programmato per orientarsi verso ciò che promette gratificazione e sollievo, e ogni volta che ricevi un segnale positivo dall’esterno il sistema dopaminergico registra quell’esperienza come rinforzante.

Il problema è che queste gratificazioni sono transitorie e condizionate. Il cervello, attraverso un processo di abituazione, riduce progressivamente la risposta alla stessa stimolazione, costringendoti a ricercarne di nuove per mantenere lo stesso livello di benessere momentaneo. È un funzionamento che somiglia molto a quello delle dipendenze: non è tanto la soddisfazione a guidarti, quanto la necessità di inseguire continuamente una fonte esterna che plachi, almeno per un istante, la tensione interna.

Così, mentre insegui conferme, perdi il contatto con un’autostima autonoma e stabile, quella che nasce non dal bisogno di stimoli esterni ma dalla capacità di sentirti sufficiente a prescindere dagli sguardi altrui..

2. L’approvazione è instabile, il tuo valore no

Il valore che ti attribuiscono gli altri è variabile: oggi ti stimano, domani potrebbero non farlo. Bastano le loro giornate storte, i loro bisogni, le loro proiezioni. Affidarsi a questo tipo di conferma significa vivere sulle sabbie mobili: non sai mai se sarai accettato o rifiutato.

Immagina una persona che cambia continuamente colore per mimetizzarsi con l’ambiente, come un camaleonte. A forza di adattarsi, perde la sua tinta originale. Così succede a chi cerca approvazione: si allinea agli altri, dimenticando se stesso. Ma la verità è che il tuo valore non cambia a seconda di chi ti guarda. Non è una moneta che sale e scende in borsa.

Le neuroscienze ci dicono che l’insula, un’area del cervello legata alla consapevolezza interiore, si attiva quando entri in contatto con le tue emozioni autentiche. Questo significa che il senso di valore personale si radica nel corpo, nell’interocezione, nella capacità di sentire ciò che provi senza filtri. L’approvazione esterna, invece, resta sempre fragile e momentanea.

3. Cercare approvazione ti allontana da te stesso

Quando rincorri l’approvazione altrui, non ti accorgi di compiere piccoli tradimenti verso di te. Accetti impegni che non vuoi, sorridi quando sei triste, nascondi le tue opinioni. Con il tempo, questo crea un divario interiore: fuori mostri una maschera, dentro ti senti inautentico.

La psicoanalisi parla di “falso Sé” per descrivere questa dinamica: un’immagine costruita per ottenere amore e riconoscimento, che però non coincide con la tua verità interiore. È il prezzo che hai imparato a pagare da bambino per sentirti accettato. Ma ogni volta che lo paghi ancora oggi, perdi un pezzo della tua libertà.

Il corpo registra questo scarto. A livello biologico, vivere costantemente in dissonanza genera stress cronico: il sistema nervoso simpatico resta attivo, producendo cortisolo in eccesso. Non sorprende, quindi, che chi cerca sempre approvazione sviluppi spesso disturbi d’ansia, insonnia o somatizzazioni.

4. Non tutti meritano il tuo bisogno di approvazione

Uno degli inganni più dolorosi è credere che ogni persona incontrata abbia il diritto di valutarti. Ma non tutti hanno la competenza emotiva per giudicare, né il potere di stabilire il tuo valore. Alcune persone parlano per invidia, altre per superficialità, altre ancora per il bisogno di sentirsi superiori.

Ricorda: dare peso a ogni commento significa consegnare il tuo potere a chiunque. La tua energia non può dipendere dall’umore o dalle parole degli altri. Ci sono voci che vale la pena ascoltare (quelle che ti conoscono davvero, che ti vedono in profondità) e voci che vanno lasciate scivolare via.

Il cervello, infatti, tende a dare più rilievo alle informazioni negative (bias della negatività): un singolo giudizio critico pesa più di dieci apprezzamenti. Sapere questo ti aiuta a prendere distanza. Non sei tu che sei fragile: è il cervello umano che funziona così. Ma puoi imparare a regolare questo meccanismo, scegliendo consapevolmente a chi concedere la tua attenzione.

Le cause nascoste di questo bisogno

Perché inseguiamo approvazione anche quando non ce ne rendiamo conto? Le radici stanno nell’infanzia. Se i tuoi genitori o educatori ti hanno fatto sentire accolto solo a certe condizioni (“Se sei bravo, ti voglio bene”; “Se obbedisci, allora sei un bravo bambino”), hai interiorizzato l’idea che il tuo valore dipenda da performance, obbedienza, risultato.

Il bambino, non avendo ancora strumenti critici, non pensa: “mio padre non sa contenere la mia rabbia”. Pensa: “la mia rabbia è sbagliata, io sono sbagliato”. E così impara a reprimere parti di sé per non perdere amore.
Questa memoria non scompare: resta nel corpo, nei circuiti emotivi, e da adulto continua a spingerti a cercare conferme esterne, come se fossero ossigeno.

Le conseguenze nel tempo

Cercare approvazione non è un gesto innocuo: a lungo andare consuma. Sul piano psicologico, alimenta ansia sociale, dipendenza affettiva, difficoltà a prendere decisioni. Sul piano relazionale, porta a rapporti sbilanciati, dove tu dai troppo e ricevi poco. Sul piano biologico, il sistema dello stress resta cronicamente attivo, predisponendo a disturbi psicosomatici e persino a un indebolimento del sistema immunitario.

Ma la conseguenza più dolorosa è invisibile: vivere senza mai sapere davvero chi sei, perché passi la vita a essere ciò che gli altri vogliono. È come abitare una casa bellissima con tutte le luci accese, ma senza mai aprire la porta delle stanze interne: resti un ospite nella tua stessa vita.

Un nuovo sguardo su di te

Prima di cercare approvazione negli altri, fermati. Respira. Ricorda queste 4 cose:

  • l’approvazione non è amore,
  • è instabile, mentre il tuo valore è stabile,
  • rincorrerla ti allontana da te,
  • e non tutti meritano la tua attenzione.

Riscrivere i copioni interiori

La verità è che non viviamo nel presente così come crediamo. Ci muoviamo in un mondo fatto di rappresentazioni predittive, di scenari che il nostro cervello anticipa ancor prima che accadano. Non reagiamo a ciò che è, ma a ciò che ci aspettiamo che sarà: uno sguardo di rimprovero, una critica, un abbandono.

Queste previsioni non nascono dal nulla: sono memorie implicite, stratificate nel tempo, scritte nei nostri circuiti emotivi quando eravamo bambini. Allora, per sopravvivere, abbiamo imparato che per essere accettati bisognava sorridere, adattarsi, non disturbare. E da adulti, spesso, continuiamo a seguire quelle stesse istruzioni, come se fossero ancora indispensabili.

Il bisogno di approvazione, in questo senso, non è un difetto caratteriale: è l’eco di un passato che continua a dettare le regole. È un automatismo che ci fa rispondere al presente come se fosse identico al passato. Ogni volta che cerchi conferma fuori da te, non stai solo parlando con una persona reale: stai dialogando con le rappresentazioni interne di chi ti ha cresciuto, con il modo in cui il tuo cervello ha imparato a prevedere il mondo.

Eppure c’è una notizia straordinaria: i modelli predittivi non sono immutabili

Possono essere riscritti, aggiornati, trasformati. Il cervello non è una prigione, è un organo plastico, capace di modificarsi se incontra esperienze nuove, coerenti e sicure. Questo significa che non sei condannato a vivere sotto il ricatto dell’approvazione esterna: puoi insegnare al tuo sistema nervoso a fidarsi di te, a trovare valore dentro e non fuori.

Sul piano psicologico, questo processo è un atto di riconciliazione con la propria memoria implicita: imparare a dare spazio a emozioni che un tempo erano proibite, lasciarsi attraversare da rabbia, paura o vulnerabilità senza sentirsi sbagliati. Sul piano neurobiologico, significa permettere all’asse dello stress di riposare, ridurre la costante iperattivazione, sperimentare stati di calma che diventano la base per una nuova autenticità.

Ed è qui che accade la vera rivoluzione

La felicità smette di essere una rincorsa disperata agli applausi esterni e diventa un processo di riscrittura interna. Non è un lampo che arriva dall’esterno, ma un seme che germoglia ogni volta che ti concedi di essere autentico, anche se non perfetto, anche se non approvato da tutti.

La felicità accade quando inizi a sentire che il tuo valore non è negoziabile, che non dipende da voti, performance o consensi. Accade quando la tua voce interiore diventa più autorevole di qualsiasi giudizio esterno.

Ed è proprio qui che nasce il cuore del mio nuovo libro: “Lascia che la felicità accada – Lezioni di educazione emotiva per vivere e viversi meglio” (Rizzoli, in uscita il 28 ottobre 2025, già in preorder).
Non è un manuale di regole da seguire, ma un invito a varcare una soglia: a smettere di vivere secondo copioni ereditati e a lasciare che la vita ti sorprenda con nuove possibilità. A trasformare le tue memorie implicite in terreno fertile, a riscrivere le rappresentazioni predittive che ti imprigionavano, a permettere al tuo corpo e alla tua mente di scoprire una sicurezza nuova.

Perché la felicità non accade quando il mondo ti applaude: accade quando impari ad abitare pienamente te stesso, senza più bisogno di chiedere il permesso a nessuno. Il libro è già disponibile a questo link su Amazon per il preorder…ti aspetto tra le pagine

E se ti va, seguimi sul mio profilo Instagram:  @anamaria.sepe.
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