Profilo psicologico della persona infedele. Ecco perché tradiamo

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Il tradimento rimane per molti uno dei grandi errori dell’amore. C’è chi lo considera la fine di un rapporto e chi un diversivo per la monotonia. Di certo il tradimento è regolato da dinamiche e ragioni che variano da persona a persona. Chi viene tradito tende a dedicare molto tempo al vaglio della propria vita di coppia, rileggendo la storia di tutti i momenti, felici e meno felici, trascorsi assieme al proprio partner, e questi ricordi sembrano perdere tutto il loro valore precedente.

Ci si chiede se la propria compagna o il proprio compagno abbiano mai realmente provato un sentimento sincero nei nostri confronti, o se tutto fosse solo stata una grande finzione. La terra sembra sgretolarsi sotto i nostri piedi; si è confusi e non si sa davvero come rimettersi in piedi, perché il dolore, sordo, sembra divorarci da dentro. Pensavamo di conoscere la persona che ci stava accanto, magari da molto tempo, ma in un solo istante perdiamo quella familiarità e quell’intimità a cui eravamo abituati: il nostro partner diventa uno sconosciuto. In poche parole, viene a mancare la fiducia.

L’infedeltà rappresenta il capolinea di molte relazioni

Non tutti sono inclini a perdonare un tradimento e, ammettiamolo, oggi l’infedeltà sembrerebbe essere più diffusa di quanto non lo fosse un decennio fa. Alcune coppie decidono di intraprendere una relazione aperta di comune accordo ma, nelle relazioni monogame, perché uno dei partner arriva al tradimento? Se sei un lettore categorico, ricco di ideali, sarai pronto ad affermare: «si tradisce perché si smette di amare». La realtà dei fatti, però, non è così lineare… non sempre chi è infedele ha smesso di nutrire sentimenti d’amore per il partner.

Il traditore seriale vs traditore occasionale

Il traditore seriale ha una personalità nettamente diversa rispetto chi ha tradito solo una volta nella vita. Chi non è avvezzo a questo tipo di situazioni,  tradisce perché non è in grado di resistere alla tentazione, . In questi casi l’infedeltà è circoscritta a una situazione e a un momento specifico, ciò non toglie che resta sempre e comunque in ogni caso la più meschina.

Di solito chi tradisce solo una volta, si porta il fardello del tradimento addosso, pertanto prima o poi confesserà o ben presto lascerà il partner o farà in modo di esser scoperto, perché non è facile tradire: ci vuole memoria, impegno e una grande capacità a non farsi scalfire dal senso di colpa.

Il fedifrago ha una scarsa capacità a tollerare il vuoto, la noia! Non sa star solo, ha sempre bisogno di colmare i momenti morti con qualcuno che lo faccia sentire importante. Perché fondamentalmente importante non si sente, perché il suo stile di attaccamento non è sicuro, molto probabilmente avrà avuto dei genitori evitanti che da piccolo lo hanno ignorato, per cui è alla costante ricerca di conferme. È sì bello riempire di complimenti il partner, ma non si può passare di certo una vita ad elogiare l’altro senza se e senza ma.

Le origini dell’infedeltà

Il profilo psicologico dell’infedele patologico si sviluppa già da piccoli, quando il bambino si sente separato dalla mamma a causa della presenza del padre. Il primo modello di fedeltà infatti è quello che esiste tra madre e figlio/a, in cui lei è colei che soddisfa tutti i bisogni del piccolo, ama e cura il suo bambino e non lo abbandona mai.

Infatti i bambini nei primi anni della loro vita sono abituati a essere al centro dell’attenzione. Alle prime esperienze di separazione, si innescano due tipi di reazione psicologica che formeranno la personalità dell’individuo: quella indolore e serena di un bambino sicuro, che comincia a esplorare il mondo, e quella difficile e problematica di un figlio che non riesce a staccarsi dalle braccia materne.

Questo atteggiamento, oltre che per un motivo intrinseco, scaturisce dunque dal tipo di rapporto che ha avuto con le figure di accudimento

Se il bambino ha avuto sicurezza attraverso sorrisi, coccole e atteggiamenti coerenti, il bimbo vivrà la separazione avendo nella mente un’immagine stabile della madre che gli permetterà di affrontare la lontananza con la consapevolezza che la mamma lo pensa e gli è accanto. Da qui uno stile di attaccamento sicuro. Se invece la madre ha comportamenti ansiosi, nervosi, poco prevedibili o troppo distratti, il bambino non avrà una base sicura e al momento del distacco si sentirà incerto e indifeso.

Un bambino che non è stato accompagnato adeguatamente dall’adulto al sapere apprezzare e crescere grazie al distacco con la madre avrà forse dei problemi di fedeltà. Si innesca dunque un processo psicologico distorto che si conclama in alcuni casi con l’infedeltà patologica.

L’infedele patologico, con i suoi atteggiamenti e comportamenti ingannevoli, potrà così gratificarsi senza farsi il minimo scrupolo, generando la sofferenza nelle loro vittime. Pertanto l’infedele patologico non è solo colui che non riesce ad acquisire una relazione stabile o colui che si innamora continuamente, ma colui che ha bisogno di vendicarsi inconsciamente per il tradimento subito nell’età infantile.

Una condizione psicologica riconducibile al primo rapporto d’amore della nostra vita, quello con nostra madre, proiettando così la relazione adulta in quella infantile. Dunque la persona che si tradisce sarà sempre sovrapponibile alla madre che ha tradito con la speranza inconscia di soddisfare l’antico bisogno di non essere separato dalla madre. Tale sovrapposizione ovviamente avviene per la necessità di ricreare le condizioni dell’infanzia per correggerle. Una correzione che avviene in maniera distorta avendo purtroppo introiettato processi psicologici errati.

Si tratta di un disturbo grave che implica l’umiliazione del partner, conclamando un tipo di personalità patologica narcisista, egocentrica…Un vampiro psico-affettivo che si nutre di tradimento avendo la necessità di ferire qualcuno per vivere una relazione. Va da sè che non tutte le infedeltà hanno matrice patologica, anche se tale comportamento implica una condizione di instabilità nella coppia.

Il consiglio che mi sento di dare a questo tipo di personalità è: abbi più rispetto verso te stesso, dai più valore a ciò che hai, perché la vera rivoluzione è imparare a piacersi e non a piacere agli altri….e fidati, guardarsi con i propri occhi vale decisamente di più degli occhi di qualcun altro addosso.

Forse non hai ricevuto abbastanza apprezzamenti in famiglia, non hai ottenuto la giusta visibilità, così hai rivolto all’esterno questo bisogno di riconoscimento

Questo non significa che tu debba trascorrere il resto della tua esistenza leccandoti le ferite. Quindi inizia a scoprire le tue risorse, inizia a metterti in ascolto di ciò che sei, impara a far luce alla dissonanze, alle contraddizioni che ti incatenano a una vita che non vuoi. Riconosci le tue esigenze e falle presente agli altri. Se non le conoscono non potranno mai prenderle in considerazione, ma se non le conosci neppure tu…non puoi pretendere che lo facciano gli altri.

Non essere MAI qualcuno che non sei tu, perché tu hai il tuo posto nel mondo e la tua unicità, che non può essere sostituita da nessun altro. Il tuo partner potrà minare la tua autostima, ferire il tuo cuore, calpestare i tuoi diritti emotivi, farti sentire incompreso e poco considerato… ma c’è una cosa che non potrà mai portarti via: il tuo valore personale!

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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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