Profilo psicologico di una persona disordinata

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Esistono diversi gradi di disordine. Si parte da un grado moderato/lieve che vede oggetti fuori posto che occupano le varie superfici (dalle sedie alla scrivania) fino ad arrivare a un grado moderato/severo, che vede un disordine esteso che può coinvolgere finanche il pavimento e nei casi più estremi conduce a mescolare la biancheria sporca con quella pulita e farti assistere al fenomeno del calzino spaiato!

La domanda sorge spontanea: perché alcune persone sono così disordinate? E soprattutto, il disordine può essere un indicatore in psicologia? Diciamo subito che il disordine è correlato alla depressione, al disturbo dell’accumulatore seriale e ad alcuni disturbi psicotici. In questo articolo metteremo da parte i disturbi da manuale (diagnostico!) per valutare le caratteristiche psicologiche che si celano dietro la persona disordinata secondo le teorie psicoanalitiche. Prima però, proverò a sfatare delle credenze pseudo-scientifiche.

Gli effetti del disordine sulle decisioni

Sfatiamo subito un mito. Qualche tempo fa, ha fatto il giro del web la ricerca condotta nel 2013 dal team di Kathleen Vohs presso l’Università del Minnesota. I media hanno distorto il messaggio fulcro della scoperta trasformando i risultati in una sorta di inno al disordine, la rivincita del disordinato sull’ordinato. Tutti i media del globo, compresi quelli nostrani, hanno riferito che i disordinati sono più creativi.

Peccato che il titolo originale della pubblicazione scientifica fosse:  «L’ordine produce scelte salutari, generose e convenzionali. Il disordine produce creatività». La ricerca ha messo in evidenza gli effetti del disordine sulle scelte individuali e non riferisce nulla sulla personalità o le attitudini di chi è ordinato e disordinato. Anzi, approfitterò dei risultati della ricerca per dirti che il disordine può influenzare le tue scelte alimentari.

Lo studio, infatti, ha notato che il gruppo posto in un ambiente ordinato, tendeva a fare scelte alimentari più sane rispetto al gruppo posto in ambiente disordinato. Non solo, gli individui posti in ambienti disordinati tendevano a essere meno generosi. La creatività che c’entra? Ai due gruppi veniva chiesto di valutare degli usi alternativi di una pallina da ping-pong e chi era posto in una camera disordinata tendeva a dare risposte più originali.

Le conclusioni dello studio non ci dicono nulla sulla personalità dei due gruppi ma solo che influenza può esercitare una camera ordinata (o disordinata) sulla psiche. Molto probabilmente una camera disordinata, per necessità, induce a sopravvivere al di fuori dei confini dell’organizzazione, così diviene più facile pensare fuori dagli schemi.

Per lo stesso motivo, un ambiente disordinato può indurre a scelte controcorrente o avere voglia di novità con una maggiore frequenza. In altre parole, in casi estremi, un ambiente disordinato può creare irrequietezza. E’ altrettanto vero che vi è una circolarità tra gli effetti dell’interazione uomo e ambiente. Così non è sbagliato dire che chi vive nel pieno disordine è una persona tendenzialmente più creativa e che ha voglia di novità.

Disordinato è sinonimo di disorganizzato

Si potrebbe pensare che chi è disordinato sia anche disorganizzato, ma non per forza è così: spesso, infatti, chi vive nel disordine è circondato da un «caos solo apparente» dove l’individuo riesce a orientarsi perfettamente secondo la sua logica. Attenzione! Se ti capita spesso di smarrire oggetti e/o dimenticare dove riponi le tue cose, allora quanto appena detto non vale anche per te! La gran parte di persone oltre a essere disordinate è anche disorganizzata, fa fatica a prendere decisioni e tende a rimuginare.

Profilo psicologico di una persona disordinata

Secondo la psicoanalisi, l’attitudine al disordine è una maschera che l’individuo indossa anche con se stesso. Il disordine diventa un escamotage per evitare di guardarsi dentro e quindi riconoscere con chiarezza i propri limiti, le proprie ferite e bisogni insoddisfatti.

Gli oggetti lasciati qui e lì in modo disparato, rappresentano simbolicamente le questioni lasciate in sospeso, irrisolte o rinviate a un futuro ipotetico mai realmente contestualizzato.

La persona disordinata, tipicamente evita di fare progetti e preferisce considerare le diverse situazioni man mano che si verificano ma sempre a grandi linee, senza dimostrare un impegno completo.

Stando alla psicoanalisi, il disordine è un meccanismo di difesa, una forma di evitamento del dolore. Mediante questo meccanismo inconscio (del tutto inconsapevole) la persona impara fin da piccola a sottrarsi alle scelte proteggendo la propria identità dal timore che il passo compiuto possa causare una perdita.

Il non fare, diventa protettivo. Il lasciare tutto lì dov’è, senza investimento di energia nell’organizzazione, protegge da eventuali delusioni, rimorsi e colpe. Il fare nasconde l’aspettativa dell’appagamento, appagamento che per l’individuo disordinato va conquistato solo con gratificazioni immediate e mai con progettualità e reale investimento affettivo-cognitivo.

Generalmente il disordinato ha un passato molto difficile. E’ dovuto maturare troppo in fretta e non ha potuto concedersi il giusto spazio per la strutturazione del sé. La costruzione della propria identità è stata lasciata al caso e questo ha duplici risvolti da risolvere: da un lato, la persona non si conosce profondamente e non sempre riesce a capire davvero ciò che vuole e a muoversi in modo lineare verso i suoi bisogni. Dall’altro la persona disordinata può essere paralizzata all’idea di auto-affermarsi perché in passato ogni suo tentativo è stato prontamente ammonito da diverse avversità (un ambiente screditante o non supportivo).

Prova a fare ordine tra le tue cose

Senza voler assecondare alcun cliché, mettere ordine tra le tue cose potrebbe realmente aprire le porte a nuove modalità d’essere. Non solo per le influenze ambientali viste prima (scelte più sane), ma per lo sforzo cognitivo che richiede, giorno dopo giorno. L’ordine, infatti, non è un qualcosa che si fa una tantum ma è un qualcosa che va conquistata con investimenti quotidiani.

Fare ordine significa prendere decisioni. Sapere cosa conservare e cosa gettare via, valorizzare alcune situazioni a scapito di altre. Mettere in ordine significa avere il coraggio (e quindi la sicurezza, l’auto-affermazione) di esporsi in prima persona e non aver paura di deludere o rimanere deluso.

Fare ordine significa anche liberarsi dalle vecchi etichette che ti sei attribuito (o che ti hanno attribuito) nel tempo. Le etichette sono estremamente auto-limitanti perché ogni giorno possiamo essere diversi dal precedente. In questo, c’è più monotonia nel disordine che nell’ordine.

I significati nascosti degli oggetti accumulati

Acquistare organizer per cassetti e scatole per mettere in ordine p indicatore di ottimismo e di pensiero focalizzato sull’obiettivo. Provare a mettere ordine nella propria stanza e fare dei piccoli gesti quotidiani per il mantenimento dello sforzo ottenuto, significa voglia di cambiamento e fiducia. I primi passi verso l’auto-affermazione.

Al contrario, non riuscire a gettare via etichette di vecchi abiti, scatole e scatoline… in molti casi è sinonimo di ferita dell’abbandono (carenza affettive da parte di una figura di riferimento). Chi ha la mania di conservare ogni tipo di scatola, è generalmente un soggetto ansioso e introverso, che non ama la condivisione ed fortemente geloso.

Una lettura preziosa

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Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro best seller “Riscrivi le pagine della tua vita” edito Rizzoli
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