Pausa di riflessione: a cosa serve e quando è utile

| |

Author Details
Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
pausa di riflessione
Psicologia: pausa di riflessione in amore

Se senti che la tua relazione sentimentale non ti dà il giusto appagamento, non bisogna essere estremisti, non devi necessariamente chiudere il rapporto: puoi prenderti una pausa e chiedere un po’ di spazio per te stesso.

Siamo in un’epoca molto aperta… pensa che anche Facebook, nella selezione del tuo stato sentimentale, ti dà la possibilità di scegliere tra “sigle”, “fidanzato/o” o “in una relazione complicata“. Ma cosa significa poi?! 🙂 Eppure diversi amici su Facebook hanno selezionato proprio questa scelta. In effetti attraversare un periodo di crisi nella coppia non è una cosa di cui vergognarsi… c’è chi si sente incastrato in una relazione complicata, non appagante e infelice e chi, invece, cerca di mettersi in gioco e cambiare le cose. Tra i vari strumenti di crescita che la coppia ha a disposizione vi è anche la pausa di riflessione.

A cosa serve la pausa di riflessione in amore?

In teoria, la pausa di riflessione dovrebbe essere uno strumento molto utile alle coppie. La pausa di riflessione ci aiuta a identificare dove vogliamo crescere e come vogliamo cambiare noi stessi all’interno della coppia e di come vogliamo far evolvere la stessa coppia nella sua complessità.

Eppure pochi usano questo strumento per accrescere la consapevolezza e rinnovare l’unione con il partner. La pausa di riflessione ci può far capire se stiamo dando al nostro amore l’attenzione che merita, può essere infatti intesa come un momento di crescita e rinnovamento della coppia.

Questo è vero solo in teoria perché nella pratica, spesso la pausa di riflessione è impiegata come primo passo per l’allontanamento reciproco, soprattutto quando non si hanno gli strumenti o il coraggio per ottenere una netta separazione.

Quando è saggio prendersi una pausa di riflessione?

Ogni esperienza di vita che affronti come singolo, inevitabilmente ha una risonanza anche nella coppia. Ogni crescita e cambiamento personale si riflettono nella coppia. Se la coppia si evolve in armonia con il processo di crescita personale, la relazione è nella direzione giusta. Al contrario, se nella coppia, nel tempo, si sono creati ruoli rigidi e meccanismi ripetitivi, il sentiero imboccato potrebbe non essere quello giusto.

Ciò che desideravi quando hai iniziato la tua relazione può essere completamente diverso da ciò di cui hai bisogno oggi. E’ così: le persone cambiano perché, fortunatamente, subentra una maturità emotiva che ci espone a una costante crescita e miglioramento. Questa crescita, così come la stessa vita di coppia, è influenzata da vari fattori.

I partner di una coppia si scelgono, si uniscono e se trovano un loro equilibrio riescono ad impegnarsi e stare insieme… ma non deve trattarsi di un equilibrio statico, fatto di ruoli rigidi, ma un equilibrio dinamico, di scambio e reciprocità.

Quando dei meccanismi si ripetono di continuo e ognuno cerca nell’altro di soddisfare bisogni propri non appagati nella coppia può instaurarsi un rapporto rigido: la coppia stipula una sorta di patto inconscio e segreto, dove ognuno sta alle regole dell’altro, la coppia trova il suo equilibrio che si rompe solo a seguito di un cambiamento.

Quando formiamo una coppia, infatti, ci aspettiamo che il partner governi e risolva i nostri conflitti interiori facendo il “lavoro sporco” per noi. L’amante scelto rappresenta la speranza di comprendere e trattare con parti del sé che abbiamo rifiutato o cerchiamo di integrare. Questo è vero un po’ per tutti ma soprattutto quando si instaurano legami a incastro o collusioni. Il problema delle collusioni e, in linea generale, di tutti i legami rigidi, è che quando uno dei componenti della coppia va incontro a un cambiamento, il legame diventa invivibile e una pausa di riflessione è più che giusta per capire quale direzione intraprendere.

Le pause di riflessioni

Non solo in questo caso. Anche il rapporto più idilliaco potrebbe essere messo a dura prova. Crescendo, potresti non riconoscerti più nel tuo progetto di coppia per i motivi più disparati, per esempio, per un tuo bisogno di realizzazione o se senti bisogno di supporto in una fase particolare della tua vita e non hai riscontrato nel partner le risposte che ti aspettavi.

Nella relazione si è in due. Si cresce e forse non riconosci più nel partner quella persona con cui hai condiviso tanto. Una coppia sana cresce, matura nel tempo e i due individui nel rapportarsi in modo reciproco dovrebbero esplorare parti di sé forse fino ad allora sconosciute. Se è affiorata una parte di te che non è in linea con la coppia o riscontri che il tuo partner sia cambiato, il confronto è più opportuno di una pausa, anche se è bene sottolineare che la pausa non deve essere intesa come allontanamento ma come ricerca. Ricerca del sé per poi, individuati i propri bisogni, riscoprire ancora l’altro.

A seguito di ogni attrito è sempre importate avere un confronto aperto con il partner. Navigare sott’acqua non ti farà approdare in porti sicuri, quindi gioca a carte scoperte, cerca un chiarimento e solo se non ottieni la risposta/reazione sperata, puoi giocarti la carta della pausa di riflessione che può far bene a entrambi.

Nella coppia comprendersi con pazienza e riflessione aiuta a crescere, impegnarsi e ad arricchirsi; se nel tuo rapporto di coppia viene a mancare la reciprocità è normale interrogarsi e cercare di capire se il tuo progetto di vita può proseguire verso la stessa direzione della coppia, oppure se la scelta viene ponderata verso direzioni diverse. E’ importante soprattutto capire se nella coppia c’è ancora amore e comprendere se è venuto a mancare l’appagamento e il “modo di stare bene insieme”.

Pausa di riflessione: come comportarsi

Guardati indietro per aiutarti ad andare avanti. Cosa significa? Guarda la tua storia e tutto ciò che ti ha dato, fai un bilancio delle gioie e dei dolori, valuta il vostro punto d’arrivo in quanto coppia. Si discosta molto dai tuoi bisogni?

Sei arrivata alla pausa di riflessione perché stavi vivendo male il rapporto o perché percepivi qualche mancanza, fai luce su queste sensazioni: si tratta di emozioni che riguardano solo te e prescindono dalla coppia (malesseri personali) o di un malessere indotto dalla relazione?

Come comportarsi? 

In questo periodo è opportuno praticare un distacco dal partner. Bisogna lasciarsi lo spazio (e il tempo!) opportuno per rispondere a domande come: “il partner mi manca davvero?” “è il mio partner a mancarmi o la nostra routine?”. Se questo periodo di pausa ti serve per “vedere altre persone”, probabilmente sai già che la storia che avevi non è abbastanza per te. La pausa di riflessione non serve a legittimare avventure o tentare nuove storie.

La pausa di riflessione serve a dare spazio a te stesso così da consentirti di interrogarti sulle diverse prospettive, su un’eventuale mancanza di amore (sì, si può smettere di amare), sull’impegno, sul confronto, sulla comprensione attesa e concessa… insomma, sono molti i punti su cui interrogarti. Le crisi, i cambiamenti, le difficoltà, inevitabilmente mettono a dura prova il legame ma quando la coppia reagisce bene a un cambiamento, ti posso assicurare che ne uscirà più unita di prima.

Se la pausa ti serve per giustificare un tradimento o un flirt che hai in corso, ti consiglio di leggere questo articolo: 10 motivazioni alla base del tradimento

Un utile periodo di riflessione

Se ti trovi nella confusione più assoluta, allora dovrai districarti anche con una bassa conoscenza di te stesso. Se non conosci bene chi sei, probabilmente hai difficoltà anche a individuare quali sono i tuoi reali bisogni. La pausa di riflessione può servirti anche a questo.

Entrambi i partner dovrebbero vivere questa pausa come un momento non di distacco ma di ricerca del sé per poi ritornare al concetto di noi.

Il legame sano è basato sull’appagamento reciproco e su una forte flessibilità dei ruoli. Non solo, con la pausa di riflessione puoi riscoprire la tua individualità e autonomia, il tuo sé differenziato dall’altro che ha personali desideri da rispettare.

Lo psicoanalista D. Winnicott sostiene che una coppia sana è quella coppia in cui le due persone in relazione hanno acquisito la capacità di “stare da soli insieme ad un altro”, ciò è il risultato di una grande conquista maturativa/evolutiva, un’oscillazione tra lo stare in uno spazio di condivisone (il noi, la coppia) e un rispetto per la propria individualità (nucleo realizzativo del sé).

Una volta che hai chiarito te stesso nella tua individualità, se riscopri nella coppi ancora quegli ideali di amore, puoi riaffacciarti al rapporto con i tuoi spazi e con la tua soggettività. Sarà poi compito del partner approcciarsi e instaurare insieme un nuovo equilibrio dinamico. In caso contrario, se la pausa di riflessione ti apre nuovi scenari, potrai portare avanti una separazione consapevole.

Durata: restiamo insieme o no? 

Non vi sono regole sulla “durata” ideale. Come è chiaro, la durata di un periodo di pausa dipende strettamente dalle esigenze dei partner che vivono questo distacco. Se non ci sono regole sulla durata, vi è però un’indicazione univoca: al termine del periodo riflessione i partner dovranno avere l’idea chiara su una questione: bisogna chiudere la relazione o tornare insieme? 

La pausa di riflessione serve ad attivare consapevolezza, talvolta si può parlare di dolorosa consapevolezza ma serve a scegliere una propria progettualità con più serenità, rispetto verso di sé e nell’altro, cercando di trarre il massimo beneficio dall’esperienza vissuta, a prescindere dall’esito finale.

Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirci su Facebook:
sulla Pagina Ufficiale di Psicoadvisor, sul mio account personale o nel nostro gruppo Dentro la PsichePuoi anche iscriverti alla nostra newsletterPuoi leggere altri miei articoli cliccando su *questa pagina*. © Copyright, www.psicoadvisor.com – Tutti i diritti riservati. Qualsiasi riproduzione, anche parziale, senza autorizzazione scritta è vietata. Legge 633 del 22 Aprile 1941 e successive modifiche.