Quando è necessario chiudere una relazione: 5 domande da porsi

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Può succedere, prima o poi, di dover sperimentare la fine di una relazione amorosa. Certo, una storia d’amore non si chiude dall’oggi al domani. Dubbi e sentimenti contrastanti vanno ascoltati, metabolizzati, messi a tacere e poi riconsiderati. Finché arriva un giorno in cui tutte le incertezze prendono una forma definitiva, una sorta di punto di non ritorno in cui si trova coraggio e si dice basta. Ma prima di allora, soprattutto in una relazione lunga e importante, il limbo può essere logorante e decidere non sempre è così facile.

Chiudere un rapporto comporta una sofferenza emotiva e fisica di non poco conto

La reazione più comune quando una relazione che durava da tempo finisce è l’incertezza del futuro: la rottura ci fa catapultare in una situazione del tutto nuova, in un territorio inesplorato, quella della singletudine. Tutto è interrotto: la routine cambia, cosi come nostre responsabilità verso la gestione della casa, i rapporti con la famiglia e con gli amici sono diversi e anche la nostra stessa identità. Le domande che comunemente possono passarci per la testa sono: che cosa sarà della mia vita senza lui/lei? Troverò mai un altra persona con la quale entrare in sintonia, alla quale dare ancora fiducia? Rimarrò solo, sola? Queste incognite  sembrano apparire peggiori rispetto al continuare a vivere un rapporto infelice e/o conflittuale.

Per quale motivo soffriamo per la fine di un amore?

E’ qualcosa di assolutamente naturale soffrire per la perdita di un amore importante.
E non significa che siamo scarsamente indipendenti, poco autonomi, emotivamente immaturi, significa solo che siamo umani e in quanto umani abbiamo bisogno degli altri, di relazioni privilegiate, di legami di attaccamento.

Una questione di attaccamento e fiducia

Fin dalla nascita i nostri comportamenti sono orientati da un bisogno indispensabile: quello di avere una figura di riferimento supportiva con cui instaurare un rapporto privilegiato e che sia in grado di prendersi cura di noi con affetto e calore (Bowlby, 1989). Questo bisogno coinvolge tutti noi e ci accompagna per tutta la vita. Quello che cambia è la natura del legame che da verticale, ovvero un legame caratterizzato da uno “sbilanciamento”, in cui una figura competente si prende cura di un’altra (rapporto caregiver-bambino), diventa progressivamente orizzontale.

Le relazioni di coppia sono (o meglio dovrebbero essere) relazioni di attaccamento orizzontali; ciò significa che entrambi i partner sono in grado di prendersi cura dell’altro, di accogliere le richieste di vicinanza e di conforto, di dimostrare affetto e aprirsi all’intimità (Attili, 2004). Alla luce di quanto scritto, appare più comprensibile la sofferenza quando si chiude una storia d’amore. Di fatto perdiamo un punto di riferimento, perdiamo chi rispondeva al nostro bisogno innato e biologicamente determinato di attaccamento, chi ci forniva vicinanza e supporto.

Pensavi fosse amore!

Chi non si è mai trovato nella durissima situazione di essere consapevole che la propria relazione non ha futuro e non aver comunque il coraggio di troncare? Un limbo dal quale non è semplice uscire. Perché quando ci siamo dentro, non riusciamo ad individuare alcune ragioni che dall’esterno sembrano invece così scontate. Che si tratti di un rapporto iniziato apparentemente bene, di amicizia o casuale, se una persona non è interessata a proseguire il cammino con noi o ce lo rende infelice, bisogna trovare il coraggio di riprendere in mano la propria vita e rivalutarla al singolare.

Quando è giusto chiudere una relazione, cosa chiedersi

Perché restare in un rapporto senza uscita, fiduciosi che diventerà qualcosa di più, non è la soluzione. Anzi. E’ un’illusione dannosa. Non si può di certo generalizzare, perché ogni relazione fa storia a sé, ma sia che si tratti di una persona che rifugge l’impegno, sia che sia in un momento di passaggio, sia che realmente non ha interesse a prendersi cura di noi, indugiare nelle medesime condizioni non fa andare avanti il rapporto e fa perdere di vista se stessi.

A questo proposito molti si chiedono: quando è il momento adeguato per chiudere una relazione? Come possiamo capire che non ci sono più speranze?In realtà, ogni coppia è un mondo a sé, è difficile fare delle generalizzazioni, ma ci sono alcune domande che possono aiutare molti a decidere! A tal proposito ti suggerirò cinque domande che dovresti porti qualora ti trovassi in un rapporto che crea una certa sofferenza.

Prima di arrivare a chiudere definitivamente una relazione puoi valutare di prenderti una “Pausa di riflessione”. La pausa di riflessione, in realtà, non è un modo più indolore per terminare una relazione agli sgoccioli ma uno strumento utile per mettersi in discussione e mettersi in gioco nella vita a prescindere dalla coppia. In realtà, ogni coppia è un mondo a sé, così che è difficile fare delle generalizzazioni, ma ci sono alcune domande che possono aiutare molti a decidere:

1. Il problema o i problemi che hanno portato a questo punto hanno una soluzione?

Vale la pena ricordare che la maggior parte dei problemi di coppia sono risolvibili, ma in molti casi uno dei due non è disposto a cedere o rinunciare/sostituire a principi e valori personali. Il che ci conduce alla seconda domanda:

2. Siamo tutte e due disposti a compromessi e fare dei cambiamenti per salvare il nostro rapporto e superare questa battuta d’arresto?

Il termine “membro” indica già che entrambe le persone devono sforzarsi di fare in modo che il rapporto possa continuare, se uno dei due si sforza di cambiare e l’altro meno, è molto difficile riuscire a risolvere il problema. Quando in un rapporto una persona dà e l’altro semplicemente riceve, prima o poi, questo squilibrio terminerà per causare dei problemi.

3. Mi piacerebbe avere questa persona accanto a me nei prossimi cinque o dieci anni?

Immagina di spostarti nel futuro e pensa se il tuo partner attuale è la persona che desideri avere al tuo fianco. Ti piacerebbe invecchiare al suo fianco? In caso contrario è meglio tagliare subito.

4. Sono convinta/o di amarlo/a?

Evita di auto ingannarti: niente sarà più come prima. Spesso le persone si aggrappano disperatamente a una relazione che è già finita da tempo. Lo fanno perché sono ancora innamorate, perché non ammettono il fallimento o perché hanno paura di cambiare.. i motivi sono tanti, ma tutti portano ad auto ingannarsi. Cioè, a pensare che quando il problema sarà risolto tutto tornerà come prima.

5. Mi capita di nutrire del rancore nei suoi confronti?

Quando un problema di coppia è così grave che uno dei due membri valuta la possibilità di interrompere il rapporto, è perché si è prodotta una profonda ferita emotiva. Le ferite a livello emotivo sono le più difficili da curare e spesso restano aperte, così che si infettano di nuovo con il minimo stimolo. L’esempio più emblematico è quando si verifica un tradimento. La persona tradita si mostrerà probabilmente sospettosa e, anche se probabilmente dice di avere perdonato il partner, approfitta della minima opportunità per rinfacciargli l’errore commesso. A quel punto la vita quotidiana si trasforma in un inferno di gelosia e insicurezza.

Ovviamente, in questi casi continuare con il rapporto serve solo a gettare più legna sul fuoco. Pertanto, prima di decidere se il rapporto può continuare, si dovrebbe essere pronti ad accettare che nulla sarà mai più come prima. Qualcosa sarà cambiato, il vaso si è rotto, anche se non si vede chiaramente dall’esterno. Tutto questo non significa che  non vi è più la possibilità di tornare a essere felici insieme ma solo che sarà necessario lavorare molto duramente per ritrovare la fiducia reciproca.

Perché è necessario porsi queste domande?

Credo che sia vitale porsi queste domande ciclicamente perché siamo talmente impegnati e viviamo così di fretta, che restiamo per anni in una relazione che non ci rende felici solo perché è più facile non farsi troppe domande. Le relazioni, per loro stessa natura, cambiano, si evolvono, sono come organismi viventi. Se una relazione comincia a starci stretta, a non essere più soddisfacente, ci si può lavorare in molti modi. Prima di tutto, però, bisogna ammettere con se stessi che c’è un problema. Lo step successivo è capire quanto sia importante per noi superarlo. E questo non significa porre fine al proprio rapporto di coppia ma semplicemente un invito a fare una riflessione seria al riguardo. Cerca di capire se è il momento di andare avanti per la tua strada o se, invece, ci sono dei problemi su cui vale la pena lavorare.

Non esiste relazione in cui non si viene delusi! Esistono, però, rapporti in cui le persone coinvolte si impegnano a considerare il punto di vista e il vissuto dell’altro, a comunicare, a riconoscere le proprie responsabilità e a fare del proprio meglio per riparare alle rotture relazionali. Ecco le relazioni in cui vale la pena riporre la propria fiducia. Come diceva un filosofo : “ la, dove non puoi amare, la devi passare oltre”.

NON ACCETTARE “UN AMORE” CHE NON È L’AMORE CHE MERITI!

Dimostra di essere una priorità assoluta e di sapere di essere una persona che merita grandi cose. Ciò significa in tutte le aree della tua vita, specialmente nella tua relazione. Non scendere a compromessi o accontentarti! Se sei prigioniera/o di una relazione malata sappi che non sei condannata/o per sempre, anche se così può sembrare finché si è dentro. Ma da dove cominciare per fronteggiarla? Se dunque ti senti a disagio in questo rapporto, se provi sofferenza, non aspettare di deprimerti ulteriormente e far precipitare rovinosamente la tua autostima. E’ ora di ascoltare i tuoi bisogni, inizia da questi per riscrivere le pagine della tua vita, perché gli amori  sono quelli che si scelgono consapevolmente (e a vicenda), ogni giorno, e non quelli che capitano un po’ per caso nella nostra vita e non fanno niente per sceglierci, per restare.

Amati! Perché arriva un momento in cui l’unica vera lezione da imparare in una relazione dolorosa… è quella di avere abbastanza rispetto per se stesse/i da lasciarla andare.  RICORDA…La ragione della tua vita sei tu, non c’è bisogno che la ricerchi al di fuori di te.

Miei cari lettori, vorrei condividere con voi un mio piccolo scritto

Come posso prometterti che varrà la pena aspettare qualcosa di “speciale” quando ti sono capitate solo esperienze sgradevoli?
Eppure succederà;
sarà un giorno qualunque di un anno qualunque..
e magari non lo riconoscerai subito.
Certo, ormai non aspetti più il suo arrivo.
Ma arriverà..
quella persona capace di spazzare via
tutta la polvere che porti sul cuore.
Arriverà quando meno te lo aspetti,
per ricordarti che le cose belle esistono
e che, qualche volta, possono capitare anche
alle persone come te..
che non credono più al “grande amore”
Si, le cose belle capitano anche a te..
a te, che non ti è mai stato regalato niente;
a te, che hai sempre dovuto sudare ogni piccola vittoria.
E sarà una persona che dolcemente ti prenderà per mano e ti farà capire che l’amore, nonostante le esperienze passate, esiste!
Quando succederà?
Non saprei e non ti è dato saperlo.
Non essere impaziente e non riempire a tutti i costi il “vuoto” che quell’attesa comporta.
Continua pure a lavorare duramente.
Inciamperai e avrai ancora lacrime da spendere.
E sarà proprio un giorno qualunque di un attimo qualunque
che una persona imperfetta vedrà, e amerà,
tutta la tua imperfezione.
E sai perché ne sono convinta?
Perché a partire da questo momento, nella tua vita…
TUTTO PUÒ SUCCEDERE.
– Ana Maria Sepe –

Ti invito a leggere Il mio libro

Di sicuro il tuo passato non sarà stato semplice, ma hai il presente dalla tua parte! Quindi inizia a riconoscere che non sei stata/o tu l’artefice delle tue sventure ma puoi essere tu l’artefice di qualcosa di bello, che parla davvero di te, dei tuoi bisogni, delle tue priorità. Perché sentirsi immeritevoli d’amore comporta non conoscersi affatto e precludersi il bello della vita: stare bene con se stessi. E quando ti sentirai degna/o di amore, troverai l’amore che cerchi, quello vero, fatto di stima, rispetto, complicità e comprensione. E a tal proposito ci ho scritto un libro. Il titolo?
“D’Amore ci si ammala, d’Amore si guarisce». Attraverso la lettura ti prendo per mano per visitare i tuoi luoghi bui e temuti, ti insegno a chiamare col nome le tue difficoltà senza giudicarti, a donarti e donare perdono a chi ha avuto un ruolo nelle tue ferite.. perché è imparando ad amarsi che si pongono le fondamenta per un incontro autentico con l’altro. Con il libro, potrai ripristinare un equilibrio perduto: ogni pagina ti insegna a rivendicare il tuo valore di persona completa, amabile e degna di stima, ad ascoltare i tuoi bisogni e soprattutto, a farli rispettare.

Nella tua vita devono aprirsi porte verso nuove occasioni, nuove evoluzioni, nuovi incontri. I compagni di viaggio e di vita sono certo importanti, ma l’unica figura con cui dobbiamo stare bene siamo noi stessi. Stare con te stessa nel modo giusto è la sola partita che conti davvero nella vita. Quindi, se hai voglia di acquisire nuove consapevolezze, su di te e sulle dinamiche in amore, è il libro giusto per te. Il mio libro “D’amore ci si ammala, d’amore si guarisce” puoi trovarlo in tutte le librerie o su Amazon a questo indirizzo.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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