C’è una verità silenziosa che molte persone portano dentro, spesso senza riuscire a darle un nome: non essere stati amati da bambini. Non parliamo solo di abbandoni fisici o di gravi maltrattamenti, ma di qualcosa di molto più sottile e profondo. Parliamo dell’assenza di sguardi che accolgono, di parole che rassicurano, di presenze che ci insegnano a sentirci degni, importanti, visti.
Crescere senza amore – o con un amore condizionato, intermittente, giudicante – lascia un segno invisibile, ma potentissimo
È come iniziare a scrivere la propria storia su un foglio già strappato, già macchiato. E a volte quel foglio resta chiuso in un cassetto per anni, fino a quando qualcosa – una crisi, una relazione che non funziona, una sensazione di vuoto inspiegabile – ci costringe ad aprirlo.
In quel momento nasce la domanda: se non sono stato amato, posso imparare ad amarmi? Posso diventare la madre o il padre che non ho avuto? Posso riscrivere la mia storia?
La risposta, per quanto sembri lontana, è sì. Ma non è una risposta magica. È un processo. È un percorso che tocca le radici del nostro essere, che attraversa la psiche e il corpo, le memorie inconsce e le reti neuronali. È un viaggio profondo, in cui ricostruire dentro di noi ciò che fuori è mancato. E questo articolo vuole essere un piccolo compagno di viaggio.
Le ferite dell’amore mancato: cosa accade nella psiche
Secondo la psicoanalisi, l’amore che riceviamo nei primi anni di vita non è un “accessorio” affettivo, ma la base fondante della nostra identità. Freud parlava di “identificazione primaria” con le figure genitoriali: il bambino non solo desidera l’amore del genitore, ma ne fa il proprio specchio per capire chi è.
Se quel genitore è assente, anaffettivo, ipercritico o instabile, il bambino non può riconoscersi come degno d’amore. Così si costruisce un sé fragile, frammentato, spesso portato a cercare conferme fuori, a tutti i costi.
Winnicott lo chiamava “falso sé”: una versione di noi stessi adattata alle aspettative degli altri, creata per sopravvivere in ambienti dove l’amore era condizionato o assente. Il problema è che il falso sé può funzionare socialmente, ma lascia dentro una sensazione costante di vuoto, di mancanza, di “non sentirmi mai abbastanza”.
Questa ferita si manifesta anche nel corpo, nei sogni, nei rapporti affettivi. È come un’eco che ritorna ogni volta che ci innamoriamo, che falliamo, che ci sentiamo soli. E finché non la vediamo per quella che è – una mancanza d’amore originaria – rischiamo di cercare sollievo in modi che ci fanno solo più male: dipendenze, relazioni tossiche, iperperformance.
Il cervello che non è stato amato: neurobiologia dell’attaccamento
Dal punto di vista neuroscientifico, crescere senza amore modifica la struttura e il funzionamento del cervello. In particolare, ha effetti sul sistema limbico, sul circuito dell’attaccamento e sulla regolazione dei neurotrasmettitori del benessere (come serotonina, ossitocina e dopamina).
Gli studi sull’attaccamento – da Bowlby fino alle neuroscienze affettive di Jaak Panksepp – dimostrano che i bambini privi di cura affettiva sviluppano un’iperattivazione dell’amigdala, l’area cerebrale legata alla paura. Questo significa che imparano presto a vivere in uno stato di allerta, di difesa, anche quando non ce n’è bisogno.
La corteccia prefrontale – responsabile della regolazione emotiva – fatica a svilupparsi correttamente in ambienti privi di contenimento affettivo. Questo rende difficile, da adulti, calmare le emozioni intense o distinguere tra pericolo reale e minaccia emotiva immaginata.
Ma non è tutto perduto. Il cervello, grazie alla sua neuroplasticità, può cambiare. Le reti neurali possono essere riscritte. E il primo passo per farlo è iniziare a dare al nostro corpo e alla nostra psiche ciò che è mancato: presenza, cura, ascolto, amore incondizionato.
Come si ricostruisce l’amore dentro di sé
La domanda ora diventa concreta: come si fa a ritrovare dentro di sé l’amore che non si è ricevuto? Non basta un pensiero positivo. Serve un lavoro profondo, gentile, costante. Ecco alcune direzioni fondamentali:
1. Uscire dalla colpa, entrare nella compassione
Molte persone cresciute senza amore portano dentro una convinzione implicita: “non sono stato amato perché non lo meritavo”. Questa è una bugia tossica radicata nel dolore. Non sei stato amato non perché eri sbagliato, ma perché chi doveva amarti non era in grado di farlo. Accogliere questa verità è il primo atto di guarigione.
2. Riconoscere il bambino interiore e accoglierlo
In ogni adulto vive ancora il bambino che è stato. Non è una metafora poetica, è un fatto psichico. Quel bambino ha ancora bisogno di essere visto, protetto, abbracciato. Puoi iniziare scrivendogli una lettera, guardando una tua foto da piccolo, o semplicemente ascoltandolo nei momenti di dolore. La tua voce adulta può diventare la sua salvezza.
3. Riprendersi il corpo
Le emozioni infantili represse si registrano nel corpo. La tensione muscolare cronica, la fame emotiva, i disturbi psicosomatici sono modi in cui il corpo “racconta” l’amore mancato. Riconnettersi al proprio corpo con dolcezza – attraverso la respirazione, il movimento consapevole, il contatto affettivo – è un atto d’amore.
4. Imparare relazioni nuove
Le ferite affettive si sono create in relazione e solo in relazione possono guarire. Questo non significa dipendere dagli altri, ma scegliere relazioni sane, in cui poter essere vulnerabili senza paura, ascoltati senza giudizio. Anche la psicoterapia è una forma di relazione riparativa: un luogo dove il Sé può finalmente essere visto.
La guarigione è un processo, non una meta
Guarire dall’amore mancato non è una corsa né un obiettivo da raggiungere. È un cammino fatto di cadute, ritorni, scoperte. Ci saranno giorni in cui sentirai ancora il vuoto, la solitudine, il dolore. Ma ci saranno anche giorni in cui ti sorprenderai di quanto sei cambiato, di quanto amore sai dare, di quanto meno ti giudichi.
Ogni volta che scegli di non tradirti per piacere agli altri, ogni volta che dici “no” senza paura, ogni volta che ti concedi tenerezza, stai scrivendo un nuovo finale per la tua storia. Un finale in cui non sei più il bambino dimenticato, ma l’adulto che sa custodirlo.
Ricostruire l’amore, un gesto rivoluzionario
Quando non sei stato amato da bambino, la ferita resta. Ma puoi trasformarla. Puoi usare quel dolore come un seme. Puoi farne terra per qualcosa di nuovo. Non per dimenticare il passato, ma per non esserne più prigioniero.
Ricostruire l’amore dentro di sé è un gesto rivoluzionario. Significa scegliere di essere per te ciò che nessuno è stato, di restituirti il diritto di esistere con dignità, di creare relazioni in cui l’amore non sia elemosina ma presenza.
Nel mio libro Il mondo con i tuoi occhi ho raccontato proprio questo: la possibilità di riscrivere la nostra storia emotiva, di liberarci dai modelli interiorizzati che ci hanno fatto credere di non meritare amore. Non è un libro teorico, ma un invito a guardare dentro di sé con occhi nuovi, con coraggio, con verità. Perché anche se nessuno ti ha insegnato ad amarti, puoi imparare. E puoi farlo oggi, partendo da un gesto piccolo: sceglierti. Per immergerti nella lettura e farne tesoro, puoi ordinarlo qui su Amazon oppure in qualsiasi libreria
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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