Quando tutti i tuoi amici sono fidanzati, sposati, con figli (tranne te)

| |

Author Details
Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
Secondo l’Istat, più del 33 per cento delle persone vive da solo, eppure c’è ancora chi pensa che le persone non sposate e senza figli siano incomplete o infelici.

Da bambini ci chiedevano «ce l’hai la fidanzatina?» (o il fidanzatino?). Poi «ce l’hai il ragazzo?» e anche oggi, ancora da adulti, la domanda sulla propria situazione sentimentale è ormai di rito. Quando si risponde con un secco «sono single», dall’altra parte le reazioni sono diverse. Ci può essere interesse, curiosità e spesso anche reazioni di compassione o tenerezza. «Sei single da molto?» oppure «Come mai?» per poi finire con frasi d’incoraggiamento tipo «dai, sono sicuro che troverai la persona giusta». In questi scambi, spesso, si cela un pregiudizio per il quale è stato anche coniato il termine di single shaming.

Il single shaming deriva dal pregiudizio negativo, diffuso nella società, che a un certo punto della sua vita una persona debba stare in coppia! Chi non ha una relazione amorosa, è solo e di certo starà male nella sua solitudine. In questa ottica, che è single, di certo è alla ricerca attiva di un partner e ci deve essere qualcosa che non va in lui se finisce sempre con lo stare da solo. Questi stereotipi sono guidati dalle pressioni sociali che spingono verso il conformarsi allo standard: le persone cercano e trovano un partner, prendono casa insieme e fanno uno, due o quattro bambini, prendono un cane e solo così possono avere una vita felice. I single non possono. In quest’ottica, i single non possono essere felici.

Anche se singoli individui riescono a non assorbire queste pressioni sociali, le ricerche e i dati statistici suggeriscono che il single shaming è ancora forte. Questi pregiudizi ci sono eccome e, possono interferire negativamente con la vita di chi sceglie di essere single. La persistenza di questi pregiudizi nei confronti dei single non solo è umiliante ma è anche obsoleta.

Un tempo, per uscire dal proprio nucleo familiare, quindi per lasciare il tetto della famiglia d’origine, bisognava necessariamente passare per il matrimonio. Per fortuna, oggi non è più così. L’emancipazione emotiva (ed economica) non deve passare necessariamente per un atto istituzionale. Un tempo, infatti, molti figli finivano per passare dalla dipendenza genitoriale alla dipendenza per il partner, senza avere mai la possibilità di affermare la propria identità individuale.

Zitelle contro scapoli

Come qualsiasi stigma culturale che si rispetti, anche quello legato al single shaming porta con sé delle differenze di genere che portano discriminazione nella discriminazione. Le donne, infatti, sono costrette a dover sopportare un maggiore peso legato all’enfasi che si pone sulla maternità. L’idea che una donna, per essere completa, debba diventare mamma, è radicata in molte persone. Mentre il vero uomo, non ha bisogno di paternità per esserlo.

Questa differenza si legge anche nella grammatica italiana. Siamo tutti single. Celibe e nubile. Bello! Purtroppo nella dialettica quotidiana, per lungo tempo, sono stati impiegati termini come scapolo che non esiste al femminile (la scapola è solo un osso e non uno status!) e zitella.

Cercando sul dizionario la parola “zitella” ho trovato questo «Donna nubile d’età avanzata; per lo più con un’idea di femminilità appassita e di umore bisbetico». Femminilità appassita e umore bisbetico. Queste parole mi hanno fatto ridere, anche se mi rendo perfettamente conto che c’è poco da ridere se si considera che questa mentalità intrinsecamente condiziona ancora oggi i nostri giudizi sociali. Condiziona anche la valutazione che facciamo di noi stessi e come viviamo il nostro status.

Quali sono le tue idee e da dove nascono?

A prescindere dalle differenze tra uomo e donna. Pensa a una persona che a 40 anni vive da sola con il suo animale domestico e un bell’acquario di barriera. Ha un lavoro soddisfacente. Alla sera cena da sola, non ha nessuno da aspettare. Spesso noleggia film su Apple TV, ha un abbonamento in palestra che usa solo poche volte al mese. La domenica va spesso a fare immersioni subacquee con i membri di un club scuba. Ha diverse passioni che coltiva nel tempo libero.

Cosa pensi di queste persona? È soddisfatta della sua vita? Secondo te è in cerca di un partner? Secondo te si sente sola? Sappi che ho appositamente inserito solo informazioni positive legate al suo essere single. Con quello che ti ho scritto, non avresti motivo di pensare che possa essere in cerca di un partner o possa sentirsi sola e insoddisfatta. Se hai pensato a qualcosa del genere, riflette probabilmente una tua paura della solitudine oppure un pregiudizio.

Riflettici, se è vero che molte idee sono “assorbite” da stereotipi sociali, altre nascono a causa dalle nostre stesse paure e se intrinsecamente pensiamo che si possa star bene solo in due perché non riusciamo a vedere noi stessi come single, allora pensiamo che anche l’altro, da solo, stia male. Ecco, è sempre opportuno riflettere sull’origine delle nostre credenze e come queste condizionano le idee che abbiamo.

Quando tutti quelli che conosci si sono accasati e tu sei rimasto l’unico single

Eccoci qui. Se vivi la tua condizione da single con disagio, dopo quanto scritto, probabilmente hai capito da solo che quel disagio potrebbe essere legato al giudizio sociale, e, più in generale, a idee che hai interiorizzato dal tuo ambiente socio-culturale e/o dai tuoi vissuti emotivi. Ecco perché faresti bene ad analizzare le idee che hai su te stesso o su come funziona la vita. Cosa significa? Significa che se di te stesso hai l’idea di una persona che non può affrontare il mondo da sola, non può essere felice da sola, allora probabilmente è proprio questa idea la causa del tuo disagio e non l’essere single in sé!

Se invece nutri profondamente l’idea di poter essere soddisfatto anche da solo, allora sappi che anche chi si ribella a uno stereotipo non è immune ai suoi effetti. Il disagio, in questo caso, è più legato al confronto sociale (quando confronti la tua vita con quella degli altri) che non alla tua condizione di single.

Reggere il confronto sociale

Promesse di matrimonio, fidanzamenti, convivenze, annunci di gravidanze, baby shawer di qua e di là! Queste notizie possono essere eccitanti ma quando uno a uno, tutti gli amici e i conoscenti si sposano, anche tutti i tuoi cugini sono ormai accasati, abbracciare ancora la vita da single può essere una sfida difficile.

Non c’è niente di sbagliato nell’essere single. È una scelta di vita come tante altre, fa parte di te ma non ti definisce. In realtà anche la maternità o la paternità dovrebbero essere vissute così, far parte di una persona senza definirla nella sua totalità. Una persona è molto più di una singola scelta. Siamo abituati a definire la gente sulla base di ciò che vediamo alla superficie, senza riuscire a cogliere una visione d’insieme.

La persona del mio esempio precedente, che ha un acquario e un cucciolo, è una persona completa che si gode la vita. Se è single o meno, poco importa. Dovrebbe essere così per tutto. Dovremmo imparare a “valutarci” in un respiro molto più ampio. Ognuno arricchisce la propria vita come preferisce. La meta ultima, per tutti, dovrebbe essere il pieno appagamento, la piena soddisfazione di sé, lo stare bene con se stessi. Non importa come questa meta venga raggiunta.

La vera felicità non nasce in coppia ma deriva da scelte che ci fanno sentire appagati, qualunque esse siano a patto che ci nutrono dal punto di vista emotivo.

Se sei single, non giustificarti

Con le loro osservazioni e domande, le persone sanno essere molto invadenti. Alcune, come ben saprai, hanno addirittura l’arroganza di giudicare le scelte di vita altrui. Allora tu passa oltre e non giustificarti mai. Se ti senti punzecchiato, usa l’ironia per chiamartene fuori e soprattutto, non paragonare la tua vita a quella degli altri. Lo so, è difficile non farlo, in fondo, fin da bambini ci hanno insegnato a farlo quando i nostri insegnanti ci paragonavano agli amici di banco o ancora prima, i genitori lo facevano con i nostri fratelli.

Il problema dei confronti non sta nell’individualità della persona al momento del paragone, sta piuttosto nella sua storia evolutiva. Ognuno ha il suo percorso personale e fa le sue scelte di vita. Non lasciare mai che qualcuno metta in discussione le tue. Curati soltanto di te stesso e fa in modo che ogni scelta che compi, sia pienamente consapevole.

Stare bene con se stessi è un lusso, non tutti possono concederselo

Tutti dovrebbero imparare a stare bene con se stessi. In questo modo, non sprecherebbero energie a giudicare gli altri! Per costruirti il tuo spazio, quello entro il quale affermare con pienezza la tua identità e iniziare a fare scelte consapevoli, ti suggerisco la lettura del bestseller «Riscrivi le Pagine della Tua Vita», è il libro più consigliato dagli psicologici. Ti aiuterà a fare introspezione e andare finalmente oltre ogni credenza, ogni ideologia indotta. Solo tu. La tua identità. I tuoi bisogni. È così che si costruisce una vita felice, oltre tutto. Il libro puoi trovarlo in tutte le librerie o su Amazon, a questo indirizzo (l’editore è Rizzoli).

Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
Autore del libro bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” – Rizzoli
Se ti è piaciuto questo articolo puoi seguirmi su Instagram:  @annadesimonepsi e seguire le pagine ufficiali di Psicoadvisor su Facebook: sulla fb.com/Psicoadvisor e su Instagram @Psicoadvisor