Quando una relazione d’amore può definirsi autentica?

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

In un mondo dominato dalle emozioni, stabilire la “verità” dei propri sentimenti è un punto centrale. Tutti noi vorremmo essere certi dei nostri sentimenti, soprattutto in amore: essere certi di amare, così come di essere davvero amati. Solo una ragionevole certezza nella verità dell’amore può infatti permetterci di abbassare le difese e di aprire il nostro cuore all’altro: la fiducia possibile comincia da qui.

È chiaro che, per riuscire a connettersi profondamente con il proprio partner, bisogna in primo luogo imparare ad ascoltarsi e a connettere empaticamente con se stessi, a sintonizzarsi con le proprie emozioni e con i propri bisogni. Solo quando riusciamo a fare contatto con ciò che stiamo vivendo al momento, possiamo poi porci in sintonia e fare altrettanto con l’altro

Ma come stabilire questa certezza? Quali criteri possiamo utilizzare? Abbiamo tutti esperienza di quanto le emozioni siano fragili e mutevoli, così fragili da farci pensare che non si possa garantire con onestà a nessuno un amore autentico e insieme duraturo. Perdiamo spontaneità e i nostri comportamenti finiscono per essere solo re-azioni (e non azioni) difensive

Che cos’è l’autenticità nei rapporti interpersonali?

Spesso riteniamo di essere noi stessi col nostro carattere e le nostre particolarità quando interagiamo con gli altri, mentre in realità la maggior parte delle volte interpretiamo quello che l’altro dice e fa sulla base del nostro bagaglio di esperienze, soprattutto quelle vissute nella nostra famiglia d’origine.

Questo ci porta ad avere comportamenti che non sono congruenti con quanto accade al momento, nel qui-ed-ora, bensì sono guidati dal nostro passato, sono una riedizione di comportamenti automatici e ripetitivi (in Analisi Transazionale si parla di copione: “un piano di vita che si basa su una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori…“; Berne, 1979).

Oggi, ripensando ad alcune mie relazioni passate, mi sono resa conto di quanto fosse comune una “tensione” di fondo, la paura (in genere inconsapevole) di fare la “cosa sbagliata”, e quindi di incrinare (o perdere) la relazione. Una sorta di lieve (impercettibile) ansia costante, per cui non mi lasciavo realmente andare, stavo sul “chi vive”. Non c’era una totale serenità, rilassatezza, c’era sempre il timore, per quanto sottile, del giudizio e di una possibile reazione negativa (delusione, chiusura, fastidio…) da parte dell’altra persona.

Eppure, ho la sensazione che sia una dinamica diffusa: la paura di fare “passi falsi” (anche piccole mancanze) con gravi conseguenze; quindi un atteggiamento prudente e timoroso nelle relazioni, anche quelle più intime. La tendenza comune a giudicare ed essere giudicati, per cui ci sentiamo sempre “sul chi vive”, in modo pressoché automatico. Mi chiedo a quante persone capiti.

In una società in cui l’immagine e la “facciata” assumono un’importanza sempre maggiore, forse siamo così occupati a presentare sempre la “maschera” migliore al mondo, da dimenticarci di essere quel che siamo. Così, ci può sembrare “naturale” questa tensione continua per non dispiacere o deludere chi ci sta accanto… ma, così facendo, perdiamo la possibilità di una relazione autentica.

Compiacere l’altro per “comprare” l’amore?

Questo “sentirsi a casa” sembrerebbe la cosa più naturale del mondo in una coppia, eppure sembra sia più un’eccezione che la regola. E mi chiedo: quanti vivono in quel disagio preoccupato, in una relazione che è una continua fonte di stress, magari senza nemmeno rendersene conto.
Cerchiamo amore… ma forse lo cerchiamo nel modo errato. Ci sentiamo amati solo quando siamo accettati per quel che siamo. Ma se cerchiamo di “comprare” l’amore forzandoci a compiacere l’altro, vivendo nel timore di sbagliare e quindi perdere la sua approvazione… c’è qualcosa che non funziona.

Se quell’approvazione dobbiamo “comprarla” fingendo di essere quel che non siamo, anche ricevendola non ne saremo appagati. Se sono amato quando non sono autentico, non mi sentirò amato: quell’amore non è rivolto a me, ma a chi fingo di essere. In situazioni del genere, la scelta sembra essere tra:

  • Continuare il gioco (faticoso) della tensione attenta e dell’assecondare l’altro/a (sapendo che questo favorisce la stabilità della relazione);
  • Oppure abbandonare i timori ed essere autentici (col rischio di scontentare l’altro e perderlo).

L’autenticità è il dono più grande

Questa autenticità potrebbe essere vista come egoismo (“Sono come sono, a prescindere da quello che tu vorresti”), ma è invece – secondo me – un dono: mostrandomi come realmente sono, offro all’altro il mio vero essere, la mia verità, il meglio di me (se poi non è di suo gradimento, amen, vuol dire che non siamo fatti per stare insieme). Al tempo stesso, lo incoraggio ad essere – a sua volta – autentico. Se io mi mostro per quel che sono, perché non potrebbe farlo anche lei/lui? La mia autenticità diventa quindi il dono più grande, quello che dice “Anche tu vai bene come sei, sei ok”.

Amare profondamente, volere davvero bene all’altro significa proprio questo, considerare la sua diversità come sacra ed inviolabile. E, cosa forse ancora più difficile, accogliere con simpatia i suoi difetti, le sue mancanze, i suoi errori. Che non ci appartengono proprio perché siamo fatti in un’ altra maniera, che non è la sola possibile e l’unica giusta!

Essere autentici implica mettersi a nudo con le proprie fragilità

Naturalmente, quando parlo di “autenticità” non intendo indifferenza o menefreghismo nei confronti dell’altro ma, semplicemente, mostrarsi come si è e ci si sente, senza fingersi diversi. Diventare “trasparente”, rendersi visibile senza veli, maschere o artifici….emotivamente nudi! Ogni volta che ti metti a nudo emotivamente ti esponi al ricordo delle sensazioni sgradevoli che hai già provato, per questo è così difficile. Eppure, nonostante questo aspetto negativo, ce ne sono molti altri che dovrebbero convincerti a metterti a nudo emotivamente:

Essere autentici richiede tempo

Mettersi a nudo emotivamente va oltre la pelle. È il linguaggio degli affetti e di quell’apertura che parte dal cuore, dei bisogni più profondi, delle rivelazioni più intime per mostrarci all’altro come siamo realmente. Per questo è fondamentale potersi spogliare emotivamente per conoscere veramente noi stessi, con le nostre luci e le nostre ombre per costruire un progetto comune.

Se ti ami, se non hai carenze emotive da colmare, allora sì che la tua relazione può essere autentica

Non stai infatti, cercando qualcuno che ti completi, o che non ti faccia sentire sola/o, o qualcuno che colmi i tuoi vuoti. Stai semplicemente cercando un partner che porti del valore aggiunto alla tua vita. A quel punto, darai amore non per essere ringraziata/o o per trarre vantaggi, ma per l’autentico piacere che trai dall’amare.

Sei pronta/o a sentire di valere e meritare? Riconosci il tuo valore, niente e nessuno possono proibirti di pensare che sei una persona straordinaria anche con i tuoi difetti. Solo così ti aprirai all’amore vero e autentico. I legami sono una grandissima risorsa, hanno il potere di guarire molte ferite e di arricchire le nostre vite. Ma se diventano luogo di limitazioni soffocanti perdono la loro forza, fiaccando l’energia e il desiderio di chi ne fa parte.

“Riscrivi le pagine della tua vita”

Ti piacerebbe leggere un libro che parli di te, delle Tue emozioni, dei Tuoi pensieri, dei Tuoi sogni, ma anche delle tue paure, dei problemi, delle difficoltà che vivi? Un libro che ti aiuti a trovare le risposte che cerchi, che ti faccia le domande giuste,  che ti faccia riflettere e che ti ispiri? Se vuoi migliorare la tua presenza e diventare più consapevole di cosa avviene dentro di te, ti consiglio la lettura del mio libro. S’intitola «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» In ogni pagina ti spiego come  acquisire maggiore libertà di scelta, svincolandoti dai bisogni insoddisfatti e costruendo la tua piena autonomia. Perché come scrivo nell’introduzione sì, si nasce due volte: la prima è lasciata al caso ed è quando vieni al mondo, la seconda si sceglie, ed è quando impari a volerti bene. Se hai voglia di scoprire le immensità che ti porti dentro e imparare a esprimere pienamente chi sei, senza timori e insicurezze, è il libro giusto per te. Lo trovi nella tua libreria di fiducia o su Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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