Quanto ti vuoi bene? Prova a rispondere a queste domande

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Per vivere serenamente ed essere felici è indispensabile coltivare un sano amor proprio. Già! Perché l’amor proprio per fortuna è un sentimento dinamico, per cui qualora fosse carente si può sempre rimediare, e soprattutto, non si trova nel mondo esterno, né tanto meno si trova da qualche parte, bello e pronto, è un sentimento che si coltiva dentro di noi, come un seme prezioso che curato e annaffiato giorno dopo giorno crescerà e porterà i suoi migliori frutti.

Facciamo qualche esempio pratico di quanto sia indispensabile un sano sentimento di amor proprio. In aereo, quando le hostess spiegano cosa fare in caso di emergenza, si raccomandano di mettere l’ossigeno prima a se stessi e solo in seguito di aiutare chi si trovi in difficoltà. Lo stesso vale su una nave, in caso di emergenza i passeggeri vengono istruiti a gonfiare prima il loro salvagente e solo in seguito ad aiutare gli altri a fare lo stesso.

In questi esempi è chiaro quanto non sia possibile offrire aiuto e soccorso se prima già non si è garantito aiuto e soccorso a se stessi, perché se per prima cosa non si mette in sicurezza se stessi non si è nelle condizioni tali da poter essere di aiuto ad altri.

Quanto tieni a te?

Ho raggiunto quello che volevo? Sono felice? Mi piace vivere in questo modo? La risposta negativa a una di queste domande dovrebbe stimolare un desiderio di cambiamento; eppure non tutti abbiamo le stesse armi per passare all’azione. Spesso si ha paura di essere felici, di fare una scelta sbagliata, di rimanere delusi e sentirsi ingannati. Eppure, senza errori non si cresce, non si raggiungono obiettivi, non si impara dalla vita. Si rischia di restare bloccati, incapaci di tentare di essere felici. Prova a rispondere a queste domande per comprendere se ti ami o meno:

  1. Sei giudicante con te stesso?
  2. Tendi a confrontarti spesso con gli altri e ne esci sconfitto?
  3. Ti ripeti cose poco incoraggianti?
  4. Raramente ti fai complimenti?
  5. Ti definisci brutto e stupido?
  6. Tendi a sottolineare maggiormente i tuoi fallimenti rispetto ai tuoi piccoli successi?
  7. Tendi a minimizzare ciò che senti?
  8. Trascuri i tuoi bisogni emotivi?
  9. Hai difficoltà a dire no?
  10. Ti sta concentrando esclusivamente sui bisogno di un’altra persona (o di altre persone) per sfuggire a te stesso?
  11. Vuoi a tutti i costi dimostrare qualcosa?
  12. Con te stesso, non mostri la stessa comprensione che useresti con un familiare o una persona cara?
  13. Hai difficoltà a perdonare i tuoi errori?
  14. Passi le giornate a rimuginare?
  15. Tendi ad avere sensi di colpa anche per cose di poco conto?

Se hai risposto troppe volte “si” hai già la risposta: non ti vuoi bene! Che ti piaccia o meno, non puoi evitare di avere a che fare con te stesso. Ognuno di noi deve convivere con se stesso per l’intera vita e per questo conviene sicuramente scegliere un rapporto di amicizia e complicità. E Volersi bene può essere prima di tutto un modo per toglierci un po’ di peso dalle spalle, per alleggerire la nostra vita e, indirettamente, quella degli altri.

Prova a chiederti..

Se tendi a essere troppo severo con te stesso, prova a chiederti questo: se parlassi a un amico come parlo a me stesso, continuerebbe a essere mio amico? Come lo farei sentire? Ancora.  Se sei in difficoltà e ti rendi conto che stai infierendo con te stesso (magari ti senti responsabile per qualcosa che hai fatto) prova a chiederti: se al mio posto ci fosse una persona cara, cosa le direi? Quale sarebbe la mia reazione? La spingerei verso il basso o proverei a rassicurarla?

Trattati con amore

Inizia un dialogo interiore costruttivo dove puoi iniziare a considerare te stesso come il tuo più grande amico. Inizia a trattarti con amore, ora sai cosa significa!

Come diceva C.G Jung, il noto psicoanalista svizzero, “Ciò che davvero temiamo è quello che potrebbe provenire dalla nostra interiorità. E cioè tutto quello da cui cerchiamo di tenerci lontani col rumore“. Con il frastuono delle distrazioni e con il disordine dei pensieri. Accontentandoci di soggiornare in relazioni insoddisfacenti per rifuggire il dialogo con noi stessi.

I vuoti si curano facendo spazio

E’ sempre possibile afferrare le redini della propria vita. Per farlo è necessario dedicarsi del tempo, e riconoscere l’importanza di supportare la propria esistenza e realtà interiore.

Si tratta di fermarci ad osservare i nostri modelli di pensiero, i nostri comportamenti che generalmente celano radicate convinzioni, a volte estremamente limitanti. Di ascoltare e riflettere sul modo in cui parliamo a noi stessi, il modo in cui noi per primi ci trattiamo, si tratta di comprendere ed accogliere, imparando ad inibire il giudizio (verso noi stessi in primis), dare il benvenuto a noi, consentendoci di cominciare ad apprezzare alcune nostre caratteristiche ed azioni.

Bisognerebbe trovare il coraggio e l’incoscienza di realizzare se stessi. Perché non sempre si diventa forti aggrappandosi a qualcosa. Il più delle volte lo si diventa lasciando andare. Liberandosi di ciò che ostruisce l’ingresso alle nostre parti più autentiche, più vive, più creative. I vuoti si curano facendo spazio, non ostinandosi a volerli riempire.

Tu meriti di essere felice

Siamo nati per essere felici, ha detto qualcuno. Poi qualcosa è cambiato, si è passati “chi troppo vuole nulla stringe” o, peggio che “chi si accontenta gode”. Quindi, fatemi capire, se sto male in una condizione per stare meglio me la devo far piacere!? Pazienza se l’amico ti offende, il collega ti critica, il partner non ti ascolta, la giornata storta…. te ne fai una ragione e non ci pensi più. Eh no! Invece devi pensare, devi dirti che meriti di chiedere. Osa chiedere a te stesso cosa ti fa stare meglio. E abbi l’ardire di dichiarare che quello che hanno scelto per te, non ti appartiene.

Ricordi quando eri piccolo?

Molti di noi sono stati educati da un modello secondo il quale l’affetto era oggetto di negoziazione, strettamente legato alle nostre performance e comportamenti, e al loro grado di allineamento con la gratificazione o soddisfazione del nostro interlocutore adulto. A quanti di noi è capitato di sentirsi dire: “se non ti comporti bene, non andrai alla festa”, “se non fai come ti dico, non avrai il regalo”…che tradotto significa “tu meriti (amore, affetto, attenzioni, riconoscimento) se ti comporti come io mi aspetto e ritengo giusto“, viceversa non sei meritevole o all’altezza.

Insomma, abbiamo vissuto continuamente con “il gioco della ricompensa” e crediamo che questo concetto sia valido per qualunque cosa. Ma è così. Pensare di non meritare, significa dire a se stessi di dover prima soffrire, significa annientare un’autostima che fatica a crescere, significa essere certi di dover star male prima di essere ricompensati. No , io non ci sto. E neanche tu.

Quindi se ti trovi in relazioni malsane con persone che ti fanno sentire sempre male, sempre sbagliato, sempre che non vai bene, che la colpa è sempre tua, ti devi togliere da lì. E’ come continuare a rimanere in una stanza piena di gas: non ci puoi stare; al massimo puoi starci solo un poco ma poi devi subito andartene da lì. Trova quindi il coraggio di allontanarti e di trovare il tuo posto nel mondo…il luogo dove ti senti talmente bene che decidi di metterci le radici.

Bisognerebbe trovare il coraggio e l’incoscienza di realizzare se stessi

Perché non sempre si diventa forti aggrappandosi a qualcosa. Il più delle volte lo si diventa lasciando andare. Liberandosi di ciò che ostruisce l’ingresso alle nostre parti più autentiche, più vive, più creative. I vuoti si curano facendo spazio, non ostinandosi a volerli riempire.

Al mattino al risveglio puoi ripetere dentro di te alcune frasi efficaci che ti consentiranno di iniziare la giornata con la giusta prospettiva, ad esempio: “Mi merito di essere felice, è il momento di superare ciò che non va”“Quando sono stanco mi merito un momento di pausa”“Lascio andare per la loro strada le persone che non meritano la mia attenzione”.

Non sono qui ad illuderti nella ricerca di una vita priva di ostacoli, perché perderesti in partenza, ma quando ti senti bloccato, spento e senza energie, prima di darti la colpa, prima di rimproverarti e darti del fallito, prova ad ascoltare che cosa in quel momento potrebbe farti stare bene e datti un’altra possibilità. Ricomincia a credere di meritare qualcosa di più per te. Non hai bisogno di null’altro che di te: tutto ciò di cui hai bisogno ce l’hai già dentro. Sei già meritevole così come sei; quello che hai, tutto ciò che sei, è già abbastanza, abbastanza per realizzare te stesso.

Una lettura che può cambiarti la vita

Molto spesso sento dire che per cambiare occorre tanta forza di volontà. Questa è la credenza più ingenua del mondo! Prova a svitare un bullone con la sola forza di volontà, finirai per farti solo male le dita! Il bullone lo devi conoscere, devi saperne il calibro e poi disporre di una chiave inglese e capire il verso giusto per svitarlo. Ecco, per il cambiamento è così, solo che in gioco non c’è solo un verso e un calibro da decifrare… Devi conoscerti, hai bisogno di capire come funziona la tua mente e poi adoperare, uno a uno, tutti gli strumenti necessari per cambiare e svoltare nella vita.

Nel mio nuovo libro «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», ti parlo di relazioni ma, ancora di più, ti parto di te e di cosa puoi fare per te stesso per costruirti una vita appagante, lavorando sui carichi emotivi che ti porti dal passato. Come ti ho spiegato, le nostre esperienze ci rendono ciò che siamo ma noi non siamo impotenti. Sono molte le cose che puoi fare per te stesso. Perché come scrivo nell’introduzione del libro “Non è mai l’amore di un altro che ti guarisce ma l’amore che decidi di dare a te stesso”. Il libro lo trovi in libreria, su Amazon a questo indirizzo  e su tutti gli store online.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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