Quelle passeggiate nel bosco che fanno bene al cervello

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Il contatto con la natura è sottovalutato e il paradosso vuole che a ricordarcelo siano proprio i progressi scientifici. Per milioni di anni, l’uomo è vissuto a stretto contatto con la natura e l’evoluzione ha voluto che il nostro organismo si adattasse agli ambienti naturali più di quanto non abbia mai fatto, più di recente, con gli ambienti urbani.

Di anno in anno, si accumulano sempre più evidenze scientifiche che testimoniano i benefici della natura. In particolare:

  • Il silenzio della natura riesce a stimolare la neurogenesi.
  • Una passeggiata di 90 minuti, nei boschi o immersi nella natura, spegne ansia, depressione e pensieri ossessivi.
  • I paesaggi naturali stimolano la produzione delle onde alfa nel cervello, correlate a una condizione di rilassamento.
  • Immersi nella natura, circondati da alberi e perfette asimmetrie, aumenta la nostra capacità di concentrazione.
  • Durante il tempo che spendiamo a contatto con la natura, l’attività dell’amigdala (correlata allo stress e alla paura) rallenta fortemente, così come si abbassa l’attività della corteccia prefrontale ventromediale (associata ai pensieri negativi).
  • Grazie a una maggiore attività di un gruppo di neuroni del giro ippocampale, le esperienze che viviamo immersi nei boschi si fissano meglio nella memoria.

Quelle appena elencate non sono semplici illazioni ma la sintesi (semplificata) di un gran numero di pubblicazioni scientifiche. Procediamo con gradi e vediamo alcuni dettagli.

Le passeggiate nei boschi che non fanno rimuginare

Una ricerca condotta presso la Stanford University evidenzia che una passeggiata nella natura spegne depressione, ansia e fa smettere di rimuginare. Il team di Gregory Bratman ha dimostrato che 90 minuti di cammino nella natura conducono a una riduzione dell’attività della corteccia prefrontale ventromediale, area associata alla riflessione e alla concentrazione su se stessi e quindi ai pensieri negativi, questa zona è particolarmente attiva nei pazienti depressi, ansiosi e con la tendenza a rimuginare.

Con un questionario, i ricercatori della Stanford University hanno confermato che dopo la passeggiata i pensieri intrusivi diminuivano. Beneficio che però non è stato osservati dopo una camminata in un ambiente urbano.

Con un questionario, i ricercatori hanno confermato che dopo la passeggiata i pensieri ruminati diminuivano. Benefici che però non sono stati osservati dopo una passeggiata in un ambiente urbano. Anche altri autori, in passato, hanno evidenziato questi benefici affermando che la natura riesce a esercitare un «fascino senza sforzo», stimolando la massima attenzione e, al contempo, inducendo uno stato di profondo relax.

In ambito scientifico, hanno dimostrato che questo effetto è stimolato da un fattore puramente visivo chiamato «dimensione frattale». Ma cosa sono i frattali? Si tratta di forme che fanno apparire motivi simili in differenti scale di misure, come un ramo può trasformarsi in una semplice linea retta se osservato da molto lontano. Nei milioni di anni in cui l’uomo ha vissuto a stretto contatto con la natura, ha sviluppato organi di senso (come la vista) in grado di beneficiare dei frattali naturali. Se una linea retta in ambiente urbano è solo una linea retta, in una foresta, questa si trasforma in qualcosa di impreciso, imperfetto, ruvido, forme irregolari. Maggiori sono le irregolarità, maggiore è la dimensione frattale di appartenenza.

L’imperfezione che fa bene alla mente e la produzione di onde alfa

Nel 2018 Paul Stevens e i suoi colleghi dell’Università di Derby, nel Regno Unito, hanno dimostrato che più la biodiversità di un luogo è ricca, più la sua dimensione frattale è elevata e più questo luogo ispira emozioni positive. Un ulteriore ricerca del 2015 ha dimostrato che l’esposizione ai frattali naturali induce la produzione di onde alfa, caratteristiche di uno stato di rilassamento.

«Così la natura sollecita i nostri sistemi neuronali dolcemente, senza sovraccaricarli. L’attenzione non è catturata con violenza da rumori aggressivi, né bloccata su pensieri negativi; al contrario, alterna gradevolmente tra il mondo circostante e i propri pensieri» (Alex Cosquer, American Scientific). Al contrario, l’ambiente urbano è fonte di stress e di emozioni negative. Grazie alla risonanza magnetica, il ricercatore coreano Kwang-Won Ki e i suoi colleghi hanno scoperto che la vista di un ambiente artificiale attiva l’amigdala, area associata all’ansia.

Le esperienze vissute immersi nella natura divengono ricordi indelebili

Nel 2016, Florian Mormann e i suoi colleghi dell’Università di Bonn, in Germania, hanno dimostrato che alcuni neuroni del giro ippocampale umano sono specializzati nel riconoscimento di scene esterne; essendo questa regione strettamente connessa all’ippocampo, un centro della memoria, questa capacità potrebbe contribuire a memorizzare meglio i luoghi, in particolare naturali, al momento della formazione di un ricordo.

Il silenzio dei boschi stimola la neurogenesi

Il frastuono e il caso del centro città sembrerebbero costituire fattori limitanti per lo sviluppo e la maturazione di nuovi neuroni. La neurogenesi sembrerebbe costituire un fattore protettivo contro malattie neurodegenerative come l’Alzheimer o la demenza senile. Discipline come la meditazione, soprattutto se praticate in contesti naturali silenziosi e rilassanti, possono stimolare la produzione di nuovi neuroni. Il rumore cittadino aumenta l’attività dell’amigdala e la produzione di cortisolo (ormone dello stress).

Conclusioni

In ambiente naturale, il nostro cervello funziona in modo più efficiente: aumentano le capacità attentive e di concentrazione, migliora la memoria e il nostro sistema nervoso centrale ci predispone a una condizione di rilassamento.  In un ambiente naturale le prestazioni cerebrali sono migliori e che lo stato psicologico risulta più positivo.

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