Il percepirsi sbagliati è una sensazione che si riscontra di frequente nella vita di molte persone. A volte basta che arrivi la sera prima di addormentarci, basta guardare una vecchia foto, ritrovare un oggetto dimenticato e i ricordi ci riportano nel passato per ricordarci i nostri errori, alle cose che avremmo dovuto fare, alle parole che avremmo dovuto dire o evitare. E così il senso di colpa pervade il nostro presente e noi diventiamo quell’errore. Incapaci di porre rimedio a ciò che è accaduto, nulla sembra darci sollievo. Ed ecco che si innescano i sensi di colpa. Sì, perché la nostra prima reazione è quella di puntare il dito ogni qualvolta si fa una scelta sbagliata.
L’errore fa parte del nostro essere umani
Quante volte nella vita ci capita di sbagliare? Tantissime, perché altrettante sono le situazioni in cui ci troviamo a fare delle scelte. Tutte le nostre giornate sono fatte di scelte, più o meno importanti e, come diceva William James, ogni scelta (o non scelta) porta con sé il rischio dell’errore. A nessuno piace sbagliare, ma il problema non è tanto l’errore in sé (dato che siamo umani e, in quanto tali, fallibili), quanto l’interpretazione soggettiva dell’evento: “Ho sbagliato”. Se interpreto l’errore come un fallimento, come qualcosa di irrimediabile o come fonte di senso di colpa difficile da gestire, eviterò il più possibile la possibilità di sbagliare. E, per evitare di sbagliare, dovrò vivere in un perenne stato di allerta, che può generare stress e ansia.
A volte senza accorgercene dichiariamo guerra a noi stessi
Il meccanismo giudicante inizia in modo subdolo e, spesso, senza che ce ne accorgiamo. Inizialmente si prova dispiacere, ci si dà degli stupidi, ci arrabbiamo con noi stessi per non aver fatto diversamente. Così facendo, poco alla volta ci si trasforma nel nostro peggior nemico.
Si cade nell’autocritica più vorace e spietata, arrivando in alcuni casi al più profondo disprezzo di noi stessi. E tutto questo in silenzio, magari mentre siamo in macchina, o sotto la doccia, o a letto. Senza rendercene conto, ci siamo classificati come dei mostri. Il dubbio, l’eccessiva preoccupazione, il confronto, la colpa e la critica diventano i nostri fedeli compagni di viaggio. Ed influiscono sulla nostra vita quotidiana. Magari si è più sulla difensiva, magari si ha meno voglia di fare alcune cose, magari si è smesso di parlare con delle persone. Il punto è che aver commesso un errore ha invaso completamente la propria vita e ha disorientato.
Il perdono non è cancellare, giustificare, scusare, dimenticare…
Il perdono non è qualcosa che riguarda il campo prettamente affettivo e non consiste nel dimenticare ciò che è avvenuto o negare la realtà dei fatti. Proprio per questo motivo, possiamo cominciare col definire l’atto del perdonare, come un atto di aderenza alla realtà: significa accettare ciò che è accaduto, anche se non ci piace. Volenti o nolenti, la realtà è ciò che è accaduto e non ha senso focalizzarci su cosa sarebbe potuto accadere. Negare la realtà permette di fantasticare su scenari diversi da quelli accaduti, innescando soltanto il rimorso per ciò che abbiamo sbagliato e la rabbia verso l’altro. Appare evidente come questa modalità, dalla soluzione, ci avvicini sempre di più verso la sofferenza.
Perdonare significa principalmente liberarsi da un peso, lasciar andare qualcosa che ci impedisce di muoverci consapevolmente nella realizzazione di noi stessi e vivere pienamente con serenità, anziché stare nella distruzione e nel rammarico.
I 5 passi essenziali per perdonarsi
Nonostante vivere nel rimorso, nel dolore, nella rabbia sia faticoso e doloroso, perdonarsi non è affatto semplice: è un processo lungo, che richiede una buona dose di forza e coraggio. Tuttavia, prendendo consapevolezza di sé, di quel che si è e di quel che si è fatto, interrogandosi sui perché che ci hanno portato ad agire in un determinato modo, capire che gli errori sono solo una parte della vita, può aiutarci a iniziare un percorso positivo e liberatorio. Come farlo? Ecco 5 passi necessari.
1. Prendere coscienza dell’errore
La prima fase per perdonare se stessi consiste nel comprendere la portata di ciò che abbiamo fatto. Non ha senso negare l’errore perché non lo farà sparire. Non ha senso neppure inventare delle scuse per il nostro comportamento, perché non farà altro che mantenerci in un costante stato di negazione. Dobbiamo semplicemente accettare che abbiamo fatto un errore. Questo istante può essere doloroso perché è probabile che, per la prima volta, saremo pienamente consapevoli del danno che abbiamo causato. Ma è importante non avere paura del dolore che proveremo. Non negare il dolore, sentilo e accettalo come una tappa necessaria sul cammino della guarigione emotiva.
2. Comprendere il nostro ruolo
Una volta consapevoli dell’errore fatto, è il momento di valutarne le conseguenze, sia per noi che per le persone coinvolte. Tuttavia, non significa iniziare una caccia alle streghe alla ricerca di colpevoli, ma solo assumerci la nostra parte di responsabilità per quanto accaduto.
Si tratta di una fase difficile, perché di solito tendiamo a sopravvalutare il nostro ruolo. Presi dai sensi di colpa, facciamo fatica a renderci conto che, anche se l’errore può essere stato nostro, esistono probabilmente un insieme di circostanze che ci hanno spinto in questa direzione. Naturalmente, l’obiettivo non è quello di trovare delle scuse, ma solo capire perché abbiamo preso questa decisione. Forse così ci renderemo conto che abbiamo agito nel miglior modo possibile, date le circostanze, il nostro livello di maturità e le informazioni che avevamo a disposizione all’epoca.
3. Imparare la lezione
Dan Sullivan ha detto una volta che tutte le esperienze sono composte da due parti: la parte che funziona e quella che non lo fa. Una volta che abbiamo identificato entrambi gli aspetti, siamo in grado di trovare dei modi nuovi per massimizzare la parte che ha funzionato ed eliminare quella che non funziona.
Questo significa che possiamo imparare qualcosa anche dagli errori. Ogni esperienza ha una lezione di vita per noi. Se ci limitiamo solo a sperimentare dolore e senso di colpa, l’esperienza sarà stata vana. Al contrario, se siamo in grado di individuare l’insegnamento, ne usciremo rafforzati, più resistenti e meglio preparati ad affrontare il futuro. Pertanto, chiediti cosa puoi imparare dal tuo errore. Se non pensi di ricavarne alcun beneficio, va bene lo stesso. Non necessariamente dagli errori si impara! Gli errori si commettono fondamentalmente perché siamo essere imperfetti non necessariamente perché custodiscono lezioni di vita.
4. Riderci sopra
Quando ci troviamo in una situazione complicata, oppure quando il nostro errore sembra troppo grande, è difficile trovare degli aspetti divertenti nella situazione in causa. Tuttavia, imparare a ridere di noi stessi è essenziale per affrontare i problemi. Infatti, Shakespeare diceva che “ridere dei nostri errori può allungare la nostra vita”
Ovviamente non significa minimizzare il danno o l’errore facendo dell’umorismo, ma essere in grado di metterlo a fuoco in un’altra prospettiva, assumere la distanza emotiva necessaria per essere in grado di ridere delle nostre preoccupazioni, atteggiamenti o comportamenti. Infatti, se pensiamo al passato e ricordiamo quanto ci spaventava un determinato insegnante o quanto eravamo preoccupati per il primo bacio, è probabile che ci mettiamo a sorridere, perché ora troviamo divertente ciò che in passato ci preoccupava. Allo stesso modo, ciò che ci preoccupa oggi, domani sarà storia.
5. Voltare pagina e andare avanti
Una volta che abbiamo accettato l’errore e magari imparato la lezione, non abbiamo altro da fare se non voltare pagina. Non ha senso continuare a stare bloccati nello stesso capitolo della nostra vita. Infatti, in questo modo ci stiamo solo negando la possibilità di continuare a vivere.
È importante darci il permesso di andare avanti
Noi non siamo i nostri errori, i nostri errori non ci definiscono come persona. Noi siamo molto più di questo. Quello che veramente dimostra il nostro valore è il modo in cui affrontiamo questi errori. In ogni caso, ricorda sempre le parole dello scrittore tedesco Gotthold Ephraim Lessing: “Non c’è niente di peggio che sbagliare per timore di commettere un errore”. Quindi fermati un attimo, guardati allo specchio e chiediti perdono per non esserti sentito abbastanza. Riconciliati con te stesso, dal profondo del cuore. Datti l’occasione di alleggerirti di un peso che non ha senso portarti con te: il peso di sentirti sbagliato per gli errori del tuo passato.
Vuoi davvero voltare pagina?
Siamo tutti il frutto del nostro passato, siamo diventati quello che siamo a causa, (o grazie) alle esperienze che abbiamo avuto in famiglia, con gli amici, a scuola, al lavoro, nelle relazioni. Possiamo però non limitarci a “essere la conseguenza di quello che è stato”, ma regalarci la possibilità di essere semplicemente come meritiamo di essere. Se vuoi migliorare la tua presenza e diventare più consapevole di cosa avviene dentro di te, ti consiglio la lettura del mio libro. «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» Ogni pagina parla di te, delle Tue emozioni, dei Tuoi pensieri, dei Tuoi sogni, ma anche delle tue paure, dei problemi, delle difficoltà che vivi. Attraverso la lettura ti prendo per mano e ti spiego come trovare le risposte che cerchi, e acquisire maggiore libertà di scelta, svincolandoti dai bisogni insoddisfatti e costruendo la tua piena autonomia.
Perché come ho scritto nell’introduzione sì, si nasce due volte, la prima quando veniamo al mondo, quando siamo impotenti e inermi dinanzi a tutto, la seconda, invece, quando prendiamo consapevolezza del nostro potere e iniziamo a a darci il valore che meritiamo. Puoi trovarlo in libreria e a questa pagina Amazon.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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