Scatti di ira ingiustificata: cosa si nasconde dietro la rabbia

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Arrabbiarsi è umano; il che non significa che sia soltanto una caratteristica innata. Nel corso del tempo le “cause” che spingono le persone ad arrabbiarsi sono andate modificandosi. Quando si parla di regolare e gestire le proprie emozioni, l’essere umano apprende dall’ambiente e dall’esperienza nella società, quindi impariamo così quando è giusto arrabbiarsi, quando mantenere la calma e come esprimere la rabbia in maniera più appropriata.

La rabbia, come qualsiasi altra emozione, scaturisce spesso da un evento esterno che fa da “miccia all’esplosione”, ma tale evento viene percepito, valutato, analizzato tramite una “lente personale”, in maniera soggettiva; per cui può succedere che, di fronte ad uno stesso evento, una persona reagisca con uno scoppio d’ira mentre un’altra rimanga indifferente.

Anatomia della rabbia

Anche una piccola indelicatezza o una minima scorrettezza da parte di una persona cara può suscitare una forte reazione di rabbia; può essere un ritardo di un quarto d’ora o la mancata risposta d un sms per provocare una lite furibonda durante la quale si dicono o si fanno delle cose di cui in seguito ci si pentirà amaramente.

Anatomia di una crisi di rabbia

La caratteristica di queste crisi di collera è l’eccessiva e inappropriata reazione rispetto all’ episodio (solitamente banale) che l’ha scatenata. La rabbia viene espressa in modo esplosivo e non di rado seguono  comportamenti che mirano a distruggere l’altro e la relazione. Durante queste liti furenti si offende pesantemente la persona cara, si dicono cose orribili con l’intento di ferire e umiliare e si minaccia di porre fine alla relazione. A volte si può diventare fisicamente aggressivi (magari rompendo oggetti) o mettendo in atto dei comportamenti di ritorsione (per esempio tradire per ripicca o rivelare confidenze personali) che segnano la condanna a morte del rapporto.

Chi ha problematiche con il controllo della rabbia è poco consapevole sia delle vere motivazioni per cui si arrabbia sia degli effetti distruttivi che le sue esplosioni di collera hanno sugli altri. In genere chi non riesce a controllare la rabbia, una volta che si è sfogato vorrebbe che tutto ritornasse come prima, che l’ altra persona dimenticasse facilmente quanto è successo e non si rende conto che queste crisi possono danneggiare il rapporto in modo irreparabile.

Ma anche se la situazione sembra tranquillizzarsi dopo l’esplosione di collera, le cicatrici rimangono: il partner o l’amico della persona irascibile comincia a sentirsi a disagio e può finire per allontanarsi e abbandonare il collerico al suo destino. Che cosa innesca le crisi di rabbia?

La sofferenza nascosta dietro la rabbia

Malgrado le apparenze, le esplosioni di rabbia ripetute rivelano una profonda sofferenza interiore. In molti casi le persone che si arrabbiano troppo, a causa della loro storia personale, sono particolarmente sensibili alle esperienze di perdita, rifiuto e abbandono.

Per questa ragione ogni minimo segnale di rifiuto o di disinteresse da parte di una persona significativa è in grado di innescare una sensazione di disperazione che si esprime con rabbia e accuse. Se ci pensiamo bene a farci arrabbiare non è mai l’evento in sè ma l’interpretazione che si da dell’evento.

La persona che non riesce a controllare la rabbia tende a leggere il comportamento delle persone care in modo negativo ed esagerato, giungendo a delle conclusioni infondate che confermano suoi peggiori timori. Per esempio, se il partner non risponde ad un sms, l’iroso penserà cose altamente ansiogene del tipo: ” Fa cosi perché non gliene importa nulla di me”, ” Non può rispondermi perché è con un altro/a” oppure ” Lo sapevo: ha intenzione di lasciarmi”.

Banali comportamenti di qualcuno a cui si vuole bene vengono interpretati come il segnale che l’ altro non ci tenga, abbia cattive intenzioni oppure che sia sul punto di lasciare o tradire. In realtà il problema di base è l’incapacità di fidarsi dell’altro, per cui si tende a focalizzarsi sulle sue mancanze e sui suoi comportamenti negativi, dimenticando tutte le volte in cui la persona cara è stata gentile e disponibile.

Siamo esseri umani, ed è normale che anche nelle migliori amicizie o negli amori più belli ci siano delle situazioni in cui l’ altro è distaccato, insensibile o preso dai suoi problemi: questo non significa che l’altro non ci tenga o che il rapporto sia in crisi.

Perché mi arrabbio troppo?

La persona che si arrabbia in modo eccessivo spesso ferisce l’altro (amico/ partner/ familiare) in modo consapevole e crudele. In preda all’ira dice quelle cosa che sa che colpiranno l’altra persona nel suo punto debole. Lo scopo disfunzionale di questo comportamento è quello di far sentire all’altro la sofferenza che si prova, ferendolo come si è stati feriti.

Un altra motivazione è quella di suscitare una reazione nell’altra persona che si percepisce come distaccata e indifferente. C’è però anche lo scatto d’ira inconsapevole. Anche sulle situazioni di poco conto, l’individuo diventa verbalmente aggressivo  con l’interlocutore ma non se ne rende conto; non si accorge di rispondere in modo rabbioso anzi molto spesso pensa di trovarsi di fronte a persone molto permalose. Ma cosa si nasconde dietro la rabbia patologica?

1. Non si accettano

Tutti noi abbiamo un’immagine ideale di come dovremmo essere. Tuttavia, spesso chiediamo troppo a noi stessi e non riusciamo a rientrare nei nostri parametri. Quando ci giudichiamo troppo severamente generiamo in noi un profondo senso d’insoddisfazione. Quindi pensiamo di non essere abbastanza buoni e iniziamo a tormentarci. Infine, anche se proiettiamo la rabbia verso l’esterno, in realtà siamo arrabbiati con noi stessi.

2. hanno qualcosa in sospeso che genera un senso di colpa

Gli errori sono una delle principali cause della rabbia cronica. Quando abbiamo sbagliato, ma non lo accettiamo perché tale errore va contro l’immagine idealizzata che abbiamo del nostro “Io”, ci arrabbiamo. Fino a quando non accettiamo questo errore, finché non facciamo pace con il nostro passato, non possiamo andare avanti e continueremo a trascinarci questa rabbia.

3. Si sentono insoddisfatti dalla realtà

Quando abbiamo delle aspettative troppo alte e queste non corrispondono alla realtà, cominciamo a sentirci male. Tuttavia, in molti casi, invece di adattare le nostre aspettative, vorremo che il mondo cambi per adattarsi a noi. Dal momento che questo non è possibile, poco a poco si va generando un senso di frustrazione che ci porta ad essere arrabbiati con il mondo intero.

4. Si sentono insicuri e vulnerabili

Spesso, la rabbia non è l’emozione primaria, ma una risposta a emozioni come il dolore, la paura, il senso di colpa o la tristezza. Tuttavia, queste emozioni primarie ci rendono vulnerabili e questo ci spaventa. Pertanto, sviluppiamo un’altra emozione, come la rabbia, per nasconderle. Così che, in alcuni casi, la rabbia è una reazione di difesa che nasconde alla base la paura della vulnerabilità.

5. Sentono il bisogno di auto-danneggiarsi

In alcuni casi, la rabbia è uno strumento che utilizza il nostro inconscio per indicare che c’è qualcosa che ci preoccupa. Quando passiamo settimane o mesi arrabbiati, sabotare le nostre relazioni personali e la nostra vita emotiva è un modo per attirare l’attenzione sulla necessità di cambiamento. Questo tipo di risposta si verifica di solito quando ci costringiamo a vivere una vita che non ci soddisfa.

Un caso clinico, esempio di comportamento di Anna con il partner

Anna ha appena finito di lavorare; arriva a casa, prende il cellulare e chiama Paolo, il suo compagno. Paolo si è trattenuto con gli amici e ha dimenticato il cell in auto. Il cell di Paolo squilla ma lui non può rispondere…è ancora con gli amici. Anna intanto richiama diverse volte….dall’altra parte nessuna risposta!

Anna inizia a spazientirsi, inizia ad inveire contro il compagno….mille dubbi le assalgono: “E’ con una donna”  “Si scoccia di sentirmi” “Non mi ama più!!!! Oppure più semplicemente “Ma è stupido! Sa che posso cercarlo!”
Il tempo scorre e Anna sta sempre peggio. Dopo circa un’ora Paolo si accorge delle telefonate (35 chiamate perse). Lui la chiama e iniziano le sfogate di Anna sul compagno.

Anna però non si limiterà ad offenderlo,  cercherà di far crescere sensi di colpa nel partner inventandosi situazioni false, per esempio “Avevo un forte dolore al petto, volevo mi portassi all’ospedale” oppure “Ho appreso una brutta notizia e avevo bisogno di essere rincuorata” e ancora “Dovevi fare una commissione importante” e poi la classica frase finale “Su di te non posso mai contare”

La minaccia di rompere la relazione è molto comune e risponde al bisogno di liberarsi del dolore che il rapporto causa: la sofferenza che si prova nel sentirsi incompresi e non amati è tale che mettere immediatamente fine alla relazione diventa l’unica soluzione.

Gli effetti della rabbia

Si sente spesso parlare della necessità di non tenersi tutto dentro e di esprimere la rabbia, poca attenzione viene invece posta sulla necessità di esprimere la collera in modo appropriato. L’amico o il partner della persona irosa rimane sconcertato dalle sue improvvise collere che spaventano e intimidiscono. La sensazione è quella di trovarrsi davanti a qualcuno che ha una doppia personalità: un giorno è un diavolo e il giorno dopo è un angelo e non si sa che cosa aspettarsi.

Amici, partner e familiari dell’iracondo vivono in un continuo stato d’ansia: non sanno mai che cosa può scatenare la crisi di rabbia cosi finiscono per soppesare ogni parola. Sanno che anche una battuta innocente o un commento di troppo possono scatenare una reazione aggressiva. Il clima diventa teso: si cerca di tenere buona la persona irascibile evitando il confronto e magari nascondendo delle cose per non farla arrabbiare.

La cura per la rabbia eccessiva

La rabbia è come un fuoco interiore, brucia continuamente, e se non si spegne, terminerà consumando tutto sul suo cammino. Tuttavia, il primo passo è quello di scoprire che cosa la provoca. Da dove viene la rabbia permanente?

Chi tende ad esplodere durante un litigio con le persone care deve diventare consapevole delle conseguenze negative del suo atteggiamento. Le scuse non cancellano le offese fatte nel momento di rabbia: le cicatrici rimangono. Una volta presa coscienza della distruttività del proprio comportamento, bisogna cercare di capire quali pensieri ed emozioni possono innescare la crisi di rabbia.

E’ importante analizzare l’episodio che ci fatto infuriare (per esempio : il partner non risponde al cellulare per tutto il pomeriggio). Questo fatto ci ha fatto arrabbiare perchè l’abbiamo vissuto come un segnale di disinteresse? L’abbiamo vissuto come una mancanza di rispetto? Oppure abbiamo pensato che ci stesse tradendo?

Esiste qualche spiegazione alternativa a queste? Spesso basta imparare a leggere le situazioni in modo diverso per imparare a gestire la collera. Ogni soggetto con problemi di rabbia probabilmente sperimenta situazioni in cui la rabbia è una risposta adeguata ed appropriata. In ogni caso, quando la rabbia si trasforma in aggressività, si tratta di un comportamento invalidante per i rapporti interpersonali.

Aumentare l’intelligenza emotiva

Un piccolo consiglio: metti su carta tutta la vicenda, per poterla rileggere dall’esterno, in questo modo ridimensionerai l’accaduto e capirai che non sono quegli episodi a crearti rabbia. Questo esercizio è molto utile per aumentare la propria intelligenza emotiva. Le esplosioni di rabbia, infatti, sono un sintomo di una cattiva «gestione emotiva». Chi è dotato di una spiccata intelligenza emotiva è in grado di padroneggiare le proprie emozioni, capirne l’origine e “usarle” per spendere al meglio le proprie energie.

Le emozioni come la rabbia, infatti, hanno origini ben precise e insorgono per segnalarci che stiamo subendo una minaccia o un torto. A volte, il torto non è quello vissuto nel presente, ma la conversazione o l’episodio del presente diventa un eco di un’esperienza di ingiustizia subita del passato.

Gli scatti d’ira, in queste circostanze, non sono funzionali perché non possono riparare al torto subito nel passato. Sviluppare una buona intelligenza emotiva porterà chiarezza nella tua vita, inoltre, l’intelligenza emotiva è sempre accompagnata da una buona gestione emotiva. Se la psicologia ti affascina, puoi trovare un libro sull’intelligenza emotiva (e su come svilupparla) al prezzo di 2,99 euro (in edicola). A questo indirizzo trovi tutte le informazioni.

Non solo lavorare in modo diretto sulla propria intelligenza emotiva. Ricorda che per vivere bene, dobbiamo imparare a rallegrarci di più, a ridipingere la vita di nuovi colori, e imparare ad apprezzarci di più; così facendo le cose andranno certamente molto meglio per tutti. Non si tratta di semplicistico ottimismo, ma di liberarsi e dalle ferite del passato, e liberarsi di questi carichi emotivi scomodi è sicuramente possibile: dipende solo da noi stessi e dal nostro approccio.

Chi esercita potere su di te?

Quando non riusciamo a farlo da soli, possiamo usare chiunque per regolarci. Allora, anche la persona più “insignificante” della nostra vita avrà un peso e voce in capitolo. Questo non accade se, invece, siamo bravi con noi stessi, riusciamo a capirci e a fare per noi tutto il possibile. Per deprivare gli altri del potere che esercitano su di te, ti consiglio la lettura del mio libro «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce», molto consigliato dagli psicoterapeuti. Nel libro ti spiego come prendere in mano le redini della tua vita. La vita è fatta di tante piccole cose a cui dare il giusto peso, è partendo da queste che puoi fare la differenza. Con il libro, potrai ripristinare un equilibrio perduto: ogni pagina ti insegna a rivendicare il tuo valore di persona completa, amabile e degna di stima, ad ascoltare i tuoi bisogni e soprattutto, a farli rispettare. Perché come scrivo nel libro “L’amore che guarisce è prima di tutto il tuo”. Se hai voglia di ricominciare a volerti bene, è il libro giusto per te. Puoi trovare il libro in qualsiasi libreria d’Italia o su Amazon, a questo indirizzo  Ecco! Io, il libro che tanto cercavi l’ho scritto. Il resto sta a te ❤

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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