Il nostro corpo è fatto di specifiche zone, ognuna di essa porta in se un pezzo della nostra storia, esperienze passate si raccontano attraverso un linguaggio particolare che difficilmente ascoltiamo. Proviamo ad aprire la comunicazione con le fondamenta del nostro essere; la schiena e le gambe.
SCHIENA
La funzione della schiena è quella di sostenere come un vero e proprio pilastro l’organismo, rappresenta la parte responsabile del nostro “restare in piedi”. Anatomicamente la schiena protegge il midollo spinale, i reni, i polmoni, tiene la nostra postura, sostiene i pesi fisici … un bel compito per una parte del corpo che sembra “muta”!
La percezione che abbiamo è di una struttura forte, quasi una corazza che protegge le parti deboli e vulnerabili, come gli organi molli all’interno della pancia.
Istintivamente durante un urto tendiamo ad esporre la schiena per pararci, ma anche il solo pensiero di un impegno faticoso ci fa stare dritti con la schiena.
Parliamo di una zona con una lunga storia, poiché fin dalla gestazione assorbe tracce di esperienze, quali il contenimento, la protezione, il calore, il contatto con l’altro. Appena venuto al mondo il piccolo viene tenuto proprio dalla schiena, la mano della mamma, infatti, tiene dalla schiena il piccolo quando mangia o durante il bagnetto, ricevendo per più lungo tempo sensazioni di sostegno e di supporto. Essere presi in braccio, per il neonato rappresenta un vero e proprio nutrimento.
Ma come nascono le alterazioni nella schiena?
Durante la crescita, a seconda di come va la relazione con i genitori, alcune emozioni possono restare incapsulate nel corpo, con l’insorgere di alterazioni che inquinano le esperienze successive.
Una mano tremolante, ansiosa o poco sicura nella presa, trasmette al bambino il pericolo della caduta, l’allarme è ben visibile dallo spalancare delle braccia e degli occhi. Viceversa, quando il bambino percepisce sicurezza nell’essere tenuto, si abbandona completamente nelle mani del genitore. O ancora, genitori presi dal lavoro, dai tanti impegni e dal tempo ristretto, per forza di cose non riescono a dedicare tempo sufficiente al contatto con il bambino; la fretta non consente l’abbandonarsi e l’appoggiarsi all’altro.
L’esperienza dell’essere tenuti, non è gratificante.
Ci ritroviamo un adulto con la difficoltà ad appoggiarsi all’altro e nello stesso tempo, con un forte bisogno di poterlo fare. Prova a bastare a se stesso ma poi crolla e si appoggia al primo appiglio. Si finisce per affidarsi a persone sbagliate che approfittano, dando falso sostegno. Si scambia il bisogno antico di totale abbandono, per amore.
Come si manifesta l’alterazione sul piano fisico?
La schiena è irrigidita, le fasce muscolari si sono indurite nel tempo per reggere tutto il peso. La postura resistente come uno stare sull’attenti, frequenti sono le infiammazioni, il contatto non è avvertito come tenerezza ma come invasione, spesso la zona è dolorante.
Le persone iper-controllate non tollerano la percezione di fragilità nella zona della schiena, poiché avvertono il pericolo della caduta, proprio come da piccoli in una presa poco salda.
La schiena è rabbia, controllo e paura. Ma è anche sensualità: nel rapporto col partner si creano momenti di contatto arcaico di benessere totale.
LE GAMBE
Le gambe ci reggono, ci fanno andare, ci permettono di vivere gli spostamenti della quotidianità, e cosi come tutti gli altri distretti corporei hanno una loro storia evolutiva. E’ dalle gambe che il bimbo viene tenuto appena arrivato al contatto con il mondo, con le gambe viene preso sul fasciatoio durante il cambio del pannolino.
Le gambe sono le prime a muoversi, spingono, si ribellano sfruttando la forza che poi darà inizio ai vari tentativi di tenersi in piedi, di camminare e andare per iniziare il percorso di movimento.
La sensazione di spostarsi nello spazio, le gambe traballanti non sono percepite come tali, tant’è l’emozione della scoperta che il bimbo sta facendo dell’essere indipendente. Saltare dalla gioia è una caratteristica comune a tutti i bambini, cosi come alzarsi sulle gambette per vedere più in su.
Come nasce l’alterazione nelle gambe?
Immaginiamo il piccolo che muove i primi passi … “ATTENTO!” la voce della mamma che poi, con gesti agitati corre ad afferrarlo. L’ansia del genitore può alterare l’esperienza del tenersi nel bambino, attraverso la trasmissione di un forte senso d’allarme.
Immaginiamo ora, una mamma assente, il bimbo muove i primi passi e cade, si rialza e cade nuovamente senza nessuno aiuto. L’esperienza in questo caso si altera per la mancanza d’appoggio.
Il doversi mantenere da soli in un percorso di indipendenza, può essere contrassegnato dall’ansia o dal dover fare tutto da soli, e quindi dalla paura di sbagliare e “cadere”, irrigidisce la muscolatura delle gambe.
La rabbia e la paura sono stratificate nella memoria corporea, e dalle gambe continuano a raccontarci esperienze ed emozioni vissute, seppur con un linguaggio diverso.
Come si manifesta l’alterazione sul piano fisico?
Di seguito un elenco di possibili alterazioni.
PESANTI
Forse stiamo andando in una direzione faticosa, siamo arenati e non riusciamo a venirne fuori.
RIGIDE
Rabbia e paura di cadere, di doversi portare senza aiuti.
TREMOLANTI
Caratteristiche degli stati d’ansia.
SENZA FORZE
Mancanza di volontà, umore basso e mancanza di consistenza.
Per ascoltare il nostro corpo bisogna aprire le sensazioni, fermarsi, darsi tempo. Impariamo a sentirci!
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