Una cosa così bella, come amare qualcuno, può trasformarsi improvvisamente in un calvario? Sì, quando ci leghiamo ad una persona in un modo in cui non dovremmo. L’amore, nelle sue diverse forme di attaccamento e nelle sue manifestazioni più positive e più sane, rappresenta una importante capacità e, al contempo, un naturale e profondo bisogno di ogni essere umano. Ancora non ci siamo resi conto del fatto che nessuno ci appartiene anche se da piccoli ci insegnano che esiste una specie di “proprietà”: ora io sono tua e tu sei mio, e viceversa. Questo è un atteggiamento che dobbiamo iniziare a cambiare.
Quando l’amore diventa un legame che stringe….
Quando un rapporto affettivo diventa un “legame che stringe” o, ancor peggio, “dolorosa ossessione” in cui si altera stabilmente quel necessario equilibrio tra il “dare” e il “ricevere”, l’amore può trasformarsi in un’abitudine a soffrire fino a divenire una vera e propria “intossicazione sentimentale”, un disagio psicologico che è in grado di vivere nascosto nell’ombra anche per l’intera vita di una persona, ponendosi tuttavia come la radice di un costante dolore e alimentando spesso altre gravi problematiche psicologiche, fisiche e relazionali.
La nostra vita non può dipendere da nessuno
In tutte le coppie ed in tutte le relazioni fra due persone sorgono sempre dei conflitti. È una cosa del tutto normale man mano che la relazione avanza. Quando il nostro partner inizia ad essere il centro del nostro tutto, quando sviluppiamo tale dipendenza che non ci permette di seguire con la nostra vita in modo normale, vuol dire che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio problema.
Il fatto che due persone decidano di condividere le loro vite, amarsi, rispettarsi e vivere insieme, non significa che debbano dipendere l’uno dall’altro. Di sicuro, devono continuare a rispettare i propri spazi e se la relazione non dovesse funzionare, non è la fine del mondo!
Caratteristiche di una relazione distruttiva
Quando si parla di “relazione patologica” si fa riferimento ad una tendenza psicologica e comportamentale che può coincidere con la dipendenza affettiva: una condizione relazionale negativa che è caratterizzata da una assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva e nelle sue manifestazioni all’interno della coppia, che tende a stressare e a creare nei “donatori d’amore a senso unico” malessere psicologico e fisico piuttosto che benessere e serenità.
Tale condizione, nella migliore delle ipotesi, potrebbe essere interrotta per ricercare un nuovo stato di serenità. Qualora ciò risulti impossibile si è soliti parlare di “dipendenza affettiva” o anche di “droga d’amore” .La vita è solo nostra, e affidarla totalmente nelle mani di qualcun altro sarebbe un suicidio. Per questo motivo, è importante che tieni in conto le caratteristiche di una relazione distruttiva:
- La tua autostima dipende sempre da quello che possa dire o meno il tuo partner
- Ti assumi responsabilità che vanno oltre per soddisfare le necessità del partner.
- Vi è un’assenza di limiti tra il proprio Io e l’altro, ovvero il partner.
- Non contraddici mai il partner per paura di un rifiuto
- Diventi troppo accondiscendente nei suoi confronti
- Fai troppe rinunce
- Quando finisce una relazione, ne inizi subito un’altra.
Qualunque sia la modalità o il contesto in cui si esprime, una relazione distruttiva si basa su due caratteristiche che la rendono “inconfutabile”:
- la modalità asimmetrica di pensare la relazione
- la ripetitività.
Cosa vuol dire “relazione asimmetrica”?
Vuol dire che alla base c’è un particolare modo di vivere, pensare, di dare significato al modo di stare con l’altro/a che possiamo definire “asimmetrica” perché nell’immaginario uno prevale sull’altro, non si è allo stesso piano, in termini di rispetto, confronto, rapporto. Prevale la dinamica del “potere”, del “possesso”.
Altra caratteristica, dicevamo, è la “ripetitività” del comportamento denigratorio. Seguire schemi reiterati che si ripetono e si rafforzano nel tempo vuol dire iniziare da piccole cose, piccoli gesti, come telefonate insistenti per sapere dov’è il partner e con chi, se è a casa o meno, per poi esercitare un controllo sempre maggiore (fortissima gelosia, pedinamenti, ma anche accessi al telefono o al computer del partner, solo per fare degli esempi), fino a passare alle denigrazioni e umiliazioni verbali.
La frequenza e la reiterazione di questi comportamenti creano insicurezza, ne minano l’autostima. Si può arrivare a pensare di meritare quelle risposte, a credere in ciò che viene detto, a colpevolizzarsi. Ed è questo senso che il comportamento diventa una “violenza”. Perché “viola” un confine, va oltre, tocca e lenisce aspetti profondi della persona.
Come mai allora è così difficile “uscirne”? come mai non si interrompono relazioni che (agli occhi di chi guarda dall’esterno) sembrano chiaramente così tossiche e dannose? La risposta potrebbe ritrovarsi in un’altra caratteristica di queste modalità relazionali: la circolarità. Ai momenti di grande svilimento e offesa seguono spesso fasi di riconciliazione, di equilibrio, di richiesta di “perdono” (quella che viene definita anche “luna di miele”) che vanno a ri-consolidare un legame che diventa sempre più difficile da sciogliere o da riconoscere come non sano.
Vale la pena accettare un amore che fa male?
Spesso, paradossalmente, è la “speranza” che fa sopravvivere la relazione: la speranza in un cambiamento impossibile, soprattutto in un contesto relazionale in cui si sono consolidati, e persino pietrificati, dei ruoli e dei copioni da cui è, più o meno, impossibile uscire. Aspettare e sperare in un cambiamento del partner, non sempre è la strada giusta. Aspettare, sperare che lui/lei cambi e sforzarsi di piacergli, per trovare un po’ di serenità nella coppia, non sempre è la cosa giusta.
La cosa che più fa sorridere quando parliamo di queste dinamiche amorose, in cui una persona rincorre e vuole migliorare l’altra, è che se interrogassimo una terza, con una storia alle spalle differente dai protagonisti, sarebbe immediatamente in grado di dire che tale situazione è invivibile, spaventosa, e non avrebbe alcuna intenzione di continuare in quel modo o quella storia.
Ma molte donne e molti uomini, quando le cose in una relazione non vanno bene, non riescono a vedere la situazione in modo razionale, al punto da incolparsi di non aver ancora fatto abbastanza o di non averle ancora provate tutte. Questo è un classico comportamento che spesso ci porta a vivere per lunghi periodi molto infelici e frustrati.
Arriva, per chi prima per chi più tardi, il momento della rinascita, della conquista della libertà dal dolore
Ora l’hai vista l’oggettività, devi solo decidere se sei disposta/o a rinunciare per sempre ad essere una persona felice, completa ed appagata oppure lottare per avere queste cose. Non sempre si è fortunati nel trovare l’anima gemella, spesso la si incontra in età adulta e dopo tante delusioni. In effetti, con l’età e la sofferenza patita si impara ad essere più guardinghi, più attenti e ai minimi segnali negativi che qualcosa non va siamo pronti anche a scappare.
Perché ti assicuro vale la pena di essere felici, se si trova una persona ideale, giusta per te, è meraviglioso. Altrimenti, ti assicuro che è bellissimo anche godere della vita da soli e fare tutto quello che ti piace senza dover dipendere da nessuno e senza cercare nessuno.
E perché no…magari un giorno busserà alla tua porta la persona giusta per te. Ma non avere paura di attendere. Sii paziente, non passare le giornate a contare il tempo che passa, vivilo questo tempo, dedicalo a te stessa/o, facendo ciò che ti piace, facendo ciò che non osavi fare. L’amore, quello vero, arriva quando siamo sereni e felici con noi stessi, non quando siamo depressi, delusi ed amareggiati. Questi sono atteggiamenti che farebbero allontanare chiunque, invece tu devi credere nel tuo valore, devi amare la vita per quello che ti offre e devi goderti il tuo posto nel mondo da sola/o, senza dipendere da nessuno. Solo allora sarai veramente pronta/o per incontrare la tua anima gemella.
E ricorda sempre, l’amore può arrivare quando meno te lo aspetti. Anche dopo i cinquant’anni, i sessanta, settanta…perché non c’è una data di scadenza per innamorarsi. Basta saper accoglierlo, avere voglia di mettersi in gioco e aprire il cuore, con coraggio e curiosità.
Sperimenta nuovi modi di essere
Pochi di noi hanno avuto la fortuna di essere costantemente valorizzati. Tutte le volte che gli altri non hanno creduto in noi, ci hanno insegnato a non farlo! Le volte che gli altri ci hanno umiliati e scherniti, ci hanno insegnato a essere timorosi e sfiduciati. Famiglia, amici di scuola, insegnanti… ci hanno implicitamente insegnato a metterci da parte, a svalutare il nostro valore e a ignorare l’immenso potenziale che ci portiamo dentro.
Imparare a conoscersi significa sperimentare se stessi in modi inediti e qui il dubbio sorge spontaneo: come posso “sentire” qualcosa di nuovo «dentro di me» se nessuno me l’ha mai insegnato? Come posso far emergere questo stato in cui sentire e far valere il mio valore? Sono domande legittime. Se fino a oggi nessuno ti ha insegnato a credere in te stesso e affermare il tuo valore di persona completa e degna d’amore, puoi imparare tu a farlo intraprendendo un viaggio introspettivo alla scoperta di chi sei veramente, analizzando te stesso, i tuoi vissuti emotivi e le tue storie relazionali, dall’infanzia all’età adulta!
Puoi farlo mediante la lettura del mio libro (già bestseller!) “D’Amore ci si ammala, d’Amore si guarisce“. Non farti ingannare dal titolo, non si tratta di un libro per cuori infranti ma di un testo nato per chi vuole iniziare a mettere se stesso al centro della propria vita! Il cambiamento, poi, sarà inevitabile, sarà la naturale conseguenza di un’autentica scoperta di sé. Curare i nostri legami, le nostre ferite, i nostri conflitti… curare il nostro benessere, è un dovere imprescindibile che abbiamo verso noi stessi. Nel libro, non mancano esercizi psicologici pratici per “invertire la rotta”. Lo puoi trovare in tutte le librerie o su Amazon, a questo indirizzo.
A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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