Se la tua vita non ti soddisfa forse è per questi motivi

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

“Per essere felici…non occorre un grande portafogli, per comprare e possedere tante cose, ma una grande mente per apprezzare e amare poche cose” lo ha detto Omar Falworth e ha perfettamente reso il concetto. Che cosa è dunque la felicità? Secondo il padre della psicologia positiva Martin Selingman, il 60 per cento della felicità è determinata dai nostri geni e dall’ambiente, il restante 40 per cento dipende da noi.

La felicità non è un obiettivo, è un modo di vivere.  Ma spesso guardiamo alla felicità come a un obiettivo, qualcosa che si raggiunge, una sorta di pacchetto preconfezionato fatto di certezze. Quindi, cerchiamo di trovarla in luoghi diversi, a volte comprando delle cose, cambiando lavoro o iniziando una nuova relazione di coppia. Tuttavia, questi non sono altro che intermediari della felicità. Pertanto, nonostante i nostri sforzi, la felicità diventa sfuggente e ci scivola via.

Quali sono i comportamenti, obiettivi e sogni che impediscono la felicità?

In realtà, il problema è che gli obiettivi che ci hanno creato, invece di avvicinarci alla felicità ci allontanano da quello stato di soddisfazione e di pace che cerchiamo. Infatti, spesso fissiamo degli obiettivi che non servono per raggiungere l’equilibrio emotivo, ma ci destabilizzano, ci costringono a intraprendere una carriera che ci riempie di stress e insoddisfazione. Ecco 7 atteggiamenti mentali e pensieri negativi che le persone  infelici fanno continuamente… e che renderebbero infelici chiunque di noi li facesse.

1. Cercare di soddisfare tutti

Una volta l’attore Bill Cosby disse: “Non so quale sia il segreto del successo, ma so che la chiave per il fallimento sta nel cercare di accontentare tutti”. Viviamo in società, così che dobbiamo seguire alcune regole ed essere in grado di adattarci a contesti specifici, ma questo non significa che dobbiamo perdere la nostra identità e, soprattutto, dimenticare i nostri sogni. Ad un certo punto, incontrerai sul tuo cammino delle persone che non condividono i tuoi valori, le opinioni e la tua visione del mondo. Ma questo non significa voler cambiare per soddisfare queste persone! Correrai solo il rischio di perderti.

2. Desiderare una vita perfetta

Per prima cosa ti invito a riflettere sul concetto della vita “perfetta”. Quella che per me potrebbe essere una vita “perfetta”, per te magari sarebbe una vita assolutamente “imperfetta” e viceversa. Ognuno di noi ha un proprio vissuto alle spalle, abbiamo i propri sogni e desideri e abbiamo anche dei valori diversi e tenendo conto di tutto questo, diventa chiaro che l’idea della cosiddetta vita “perfetta” può esistere soltanto a livello individuale.

Posso assicurarti che la mia non è una vita “perfetta”, ci sono tante cose che non ho. Per esempio, ho diversi problemi di salute, ho perso persone a me molto care, ho sempre avuto il desiderio di diventare mamma, ma non è successo e ahimè alla mia età non sarà più possibile. Ho i miei problemi quotidiani. Ma credimi, avere una vita felice non significa avere una vita “senza problemi”. E nonostante tutto quello che mi manca, mi definisco una persona felice. Sono grata della vita che ho e vivo la mia quotidianità con serenità e in armonia con me stessa.

3. Perseguire la ricchezza

Numerosi studi hanno confermato che i soldi non possono comprare la felicità. Una volta che i nostri bisogni primari sono soddisfatti, la ricchezza non fa la differenza tra felicità e infelicità. Infatti, è stato dimostrato che la sola menzione del denaro, fa assumere un atteggiamento più teso e impedendoci di godere delle cose che ci circondano. Ricorda che la ricchezza non garantisce la felicità…e perseguirla a tutti i costi è garanzia d’infelicità.

4. Costruire il proprio regno

Le dimensioni dell’universo sono molto limitate quando ci collochiamo al centro. Vivere egoisticamente, cercando di costruire una roccaforte intorno a noi, non è il modo migliore per trovare soddisfazione e felicità. Infatti, è stato dimostrato che una delle chiavi per essere felici è proprio l’apertura agli altri, essere generosi e disposti ad aiutare. Nell’atto di aiutare gli altri, si riscoprono la gioia di vivere e uno scopo nella vita. Pertanto, ogni volta che aiuti qualcuno, in realtà stai incrementando la tua quota di felicità.

5. Lottare per un riconoscimento

Abbiamo tutti bisogno di un certo grado di riconoscimento, attraverso questo rafforziamo la nostra autostima e miglioriamo la concezione di noi stessi. Ma tutto ha un limite, e chiedere il riconoscimento a qualsiasi costo ci porta solo a perseguire gli obiettivi che promuove la società, che non coincidono con i nostri e non ci rendono felici. Ottenere il riconoscimento dà soddisfazione, ma cercarlo ci rende infelici.

6. Cercare il piacere

Alcune persone confondono il piacere con la felicità, così cadono nell’errore di assumere un comportamento edonistico. Tuttavia, anche se il piacere genera sensazioni piacevoli e ci fa sentire bene, non è la felicità, non ci da la tranquillità e il benessere di cui abbiamo bisogno per raggiungere l’equilibrio psicologico. Infatti, il piacere può generare dipendenza, bloccandoci in un circolo vizioso nel quale necessiteremo sempre di più per stare bene. Ovviamente, questo non significa che dovremmo negarci il piacere, ma dargli il posto che si merita, senza sopravvalutarlo.

7. Cercare la distrazione

Non ci piace la noia, odiamo annoiarci. Così tendiamo a cercare sempre delle distrazioni. È perfettamente comprensibile dal momento che abbiamo bisogno di nuovi incentivi per crescere come persone e sviluppare le nostre capacità. Ma tutto ha un limite. In questo mondo saturo d’informazioni, le distrazioni possono allontanarci da noi stessi e dagli altri. Cercare delle distrazioni è positivo, ma è anche essenziale godere del silenzio e saper stare soli con noi stessi. Le distrazioni dovrebbero aiutarci a crescere, non impedire il nostro sviluppo, nascondendo le nostre paure e le insicurezze.

8. Cercare la vendetta

La più grande vendetta è la felicità: niente manda in bestia le persone più che vederti fare una fottuta bella risata!” Quanto è vera questa citazione di Chuck Palahniuk… E allora iniziamo da ora a vendicarci!

Non è tanto la realtà stessa a condizionare il nostro stato psicologico, quanto la lettura che ne diamo

A volte, ci troviamo ad interpretare la realtà negativamente in modo quasi automatico, non rendendoci conto che ciò, di fatto, ha poi un effetto deleterio sulle nostre emozioni, sul nostro umore e sulle nostre possibilità di affrontare in maniera efficace gli eventi della vita. È tempo di cambiare e di capire la nostra importanza! E a tal proposito vorrei tu riflettessi su ciò che leggerai di seguito.

Il caso clinico di Maria

Nell’arco della nostra vita ci sarà capitato di incontrare persone  con una grossa disabilità oppure  con un difetto fisico evidente; può essere un familiare, un amico, conoscente, o una persona incrociata per strada per qualche secondo. Persone che difficilmente possono modificare la loro condizione. Noteremo che tra queste persone alcune sono felici e altre meno. Quelle felici, quelle che possono dire di stare bene, sono le persone che nonostante la situazione invalidante, hanno accettato la loro condizione; difficile, complicata, dolorosa, ma non modificabile. Uso un caso clinico, per spiegare come il nostro benessere è legato soprattutto al nostro approccio alla vita, piuttosto che alle condizioni esterne. L’accettarsi infatti ha molto a che fare con l’interiorità, molto poco con l’esteriorità (intesa sia come aspetto fisico, ma anche come successo, vita sociale, comportamenti, etc.).

Maria era una donna obesa e, a causa della sua obesità, non riusciva ad accettarsi. La mancata auto-accettazione, costituiva un fattore di mantenimento per l’obesità di Maria, infatti, la donna falliva ogni tentativo di perdere peso.

Il concetto di accettazione racchiude in sé un paradosso: solo quando riusciamo ad accettarci possiamo andare incontro a un cambiamento; per Maria, quel cambiamento stava nel fisico quanto nella mente. Le aveva provate tutte, dal nutrizionista al gastro-enterologo, dalla palestra alle diete con il sondino… anche se in un primo momento una dieta sembrava avere successo, Maria riprendeva peso e tornava al punto di partenza. Riconoscendo i suoi schemi di comportamento disfunzionali, Maria decise di intraprendere un percorso di psicoterapia. Durante le sedute, Maria riferiva di sentirsi una fallita perché non riusciva a perdere peso… ma in realtà, l’aumento di peso era stata una conseguenza del suo “sentirsi una fallita”.

La storia familiare di Maria poteva chiarire il tutto: nel sentirsi una fallita, aveva interiorizzato la visione della madre. La madre di Maria era una donna anaffettiva che sviliva e disprezzava costantemente i figli. Così Maria si era convinta di essere degna di disprezzo ed era diventata una donna svilita.

Il suo peso era diventato invalidante, non erano i chili di troppo a pesare ma la scarsa opinione che aveva di sé: preferiva rimanere in casa per non farsi vedere dagli amici, procrastinava incontri e rinunciava a molte occasioni di vita.  Lavorando sulle sue credenze, Maria ha poi iniziato ad accettarsi nonostante il suo peso corporeo e, finalmente, a non procrastinare il piacere: si concedeva tutte le uscite con gli amici mettendo da parte quel senso di “fallimento” che l’aveva accompagnata fino a quel momento.

Il vero segreto non era perdere peso ma accettarsi, accettare le proprie debolezze, capire che si è degni di avere un posto nel mondo… anche se un genitore, quel posto, ce l’ha sempre negato. Se ci giriamo intorno, possiamo vedere persone magre, grasse, persone con un naso aquilino o “a patata”, ci sono poi persone in perfetta forma così come portatori di handicap…

Volendo analizzare il tutto con una visione più ampia, possiamo dire che nel mondo esistono persone soddisfatte di sé e persone insoddisfatte, persone tendenzialmente felici e persone tendenzialmente infelici… in altre parole, ci sono persone che si accettano e persone che non si accettano. Il paradosso è questo! Solo accettando pienamente i propri limiti si può trovare quel benessere che ci conduce al miglioramento, solo sapendo di meritare quel miglioramento, riusciamo a concedercelo.

Oggi Maria è leggermente in sovrappeso, è riuscita a concludere con successo una delle tante diete iniziate… ma il suo peso non costituisce più un fattore limitante.

Concediti di essere quello che sei in ogni istante anche se non sei come vorresti

Anche se la vita che hai vissuto fino ad oggi non è stata soddisfacente, questo non significa che tu non possa cambiarla. Tutti facciamo scelte sbagliate: se, tuttavia, continui ad autopunirti per ciò che hai fatto non concluderai nulla di buono.

Se continui ad odiare il tuo lavoro, la tua casa, la tua città o il tuo partner potrai cambiare poco nella tua vita. Indipendentemente dal tipo di situazione negativa in cui ti trovi, sappi che il cambiamento vero inizia dall’accettazione della tua realtà. Possiamo cambiare solo quello che abbiamo accettato, il giudizio ci tiene fermi. A volte per raggiungere l’accettazione di sé, serve conoscersi meglio, per scoprire quelle convinzioni e paure nascoste che ci impediscono di vedere il bello che c’è in noi.

Una preziosa guida per conoscerti

Nessuno ha mai tentato di impartirci un’educazione emotiva. Ci insegnano a dire «grazie» e «per favore» ma non ci insegnano ad ascoltare e rispettare i nostri bisogni. Ecco perché ho sentito il bisogno di scrivere un libro. S’intitola «D’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce» e t’insegna come imparare a conoscerti, come ascoltare le tue voci e come, finalmente, appagarle. Non farti ingannare dal titolo, non si tratta di un libro per cuori infranti ma di un prezioso manuale che raccoglie tecniche e strumenti per la propria emancipazione psicoaffettiva.

È arrivato il momento di risplendere e brillare, prima di tutto per se stessi. Perché la luce che hai dentro, è bellissima lì dov’è, non è necessario che “gli altri” la vedano per poterla apprezzare e poterne gioire. Un passo alla volta, una pagina alla volta, impariamo a trovare amore nella nostra stessa luce! E come scrivo nel libro ” Non è mai l’amore di un altro che ti guarisce ma l’amore che decidi di dare a te stesso” Il libro lo trovi in libreria oppure su Amazon, a questo indirizzo.  Se hai tanta voglia di prenderti cura di te è il libro giusto per te.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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