Se la vita ti sta riservando tanta sofferenza e dolore, leggi

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Ci sono momenti in cui l’unica vera essenza di ciò che proviamo sembra racchiudersi nel dolore. Sono momenti in cui, oltre alla totale assenza di una possibile via d’uscita, percepiamo di non essere più quelli di prima: abbiamo difficoltà di concentrazione, ci sentiamo stanchi, senza interessi, irritabili. Vi siete mai trovati in una situazione come questa? Vi siete mai sentiti così? A molte persone capita di reagire al dolore psicologico in questo modo. Ed è una reazione normale ad eventi di vita avversi, a lutti, fallimenti, perdite importanti. E’ il modo con cui viviamo la tristezza, il dolore, la perdita.

“Perché è successo”?

Forse a qualcuno capita di passare molto tempo nel passato, vivendo di rimpianti, magari ricordando periodi felici di una vita passata che non tornerà più. Oppure capita di confrontarsi con gli altri. Gli altri sembrano vivere così felici e soddisfatti mentre noi? Siamo fermi e bloccati dal nostro dolore. Ad alcuni capita infine di chiedersi il perché di tanto dolore, di pensare che la vita sia ingiusta, o pensare di essere sfortunati.

A volte ci piace scappare da noi stessi

Spesso mi chiedo come mai sia così difficile fermarci e stare un po’ con noi stessi. Ci lamentiamo di avere giornate frenetiche, e ci convinciamo che non abbiamo nemmeno un secondo da dedicare a se stessi.

A volte ci piace pensare di desiderare una pausa. Ma quando ci viene offerta, per esempio in sala d’attesa dal medico o in coda da qualche parte, la mente si stizzisce pensando al tempo perso e alla prossima cosa da fare. Oppure, per non stare con un’emozione difficile, andiamo alla ricerca di un piacere che possa spegnerla almeno per un po’. Ci rifugiamo nel cibo, nelle relazioni tappabuchi, nel gioco, nell’alcool…pur di non ascoltarci. Credo di non aver mai mangiato così tanta cioccolata come l’anno scorso: quando una persona a me cara si è allontanata.

Spesso siamo i giudici più severi di noi stessi

In un certo senso, questo è un atteggiamento normale, e non c’è nessuno che conosca meglio di noi i nostri limiti e le debolezze, che sappia se ci siamo sforzati abbastanza o se potevamo fare di meglio. Normalmente non possiamo sfuggire al nostro giudice interiore. E non è una cosa negativa, perché ci spinge ad andare oltre i nostri limiti e crescere come persone.

Tuttavia, ci sono dei momenti in cui il nostro giudice interiore è troppo rigido! Succede quando superiamo la sottile linea che c’è tra la critica costruttiva e i giudizi malsani e distruttivi: smettiamo di analizzare gli errori e iniziamo a incolparci. E’ il momento in cui molti decidono di gettare la spugna, pensano di avere fallito, che tutto è finito e la battaglia è persa. Essere duri con se stessi, quindi, significa infliggersi un ulteriore dolore emotivo.

“Perché proprio a me?”

Questo è quello che tendenzialmente ci viene da pensare o esclamare quando ci capita qualcosa di indesiderato e doloroso. L’aspettativa comune è, infatti, quella di dover essere immuni dagli eventi dolorosi. Ma, purtroppo, la vita, prima o dopo, ci porta a dover affrontare qualche evento spiacevole, a fare i conti con la nostra vulnerabilità e, quindi, con la sofferenza e il dolore emotivo.

Come superare il dolore emotivo

La verità è che a nessuno piace star male e soffrire. Ma la verità è anche che il dolore e la sofferenza fanno parte delle vita e non ci sono modi di evitarli. Prima o poi ci capiterà di perdere persone importanti, di affrontare una malattia, nostra o di una persona cara, di affrontare crisi, fallimenti, delusioni, separazioni e lutti. Prima o poi dovremo confrontarci con il dolore emotivo e con i sentimenti e i pensieri negativi ad esso connessi.

1. Non isolarti

Prendersi un po’ di tempo per stare con se stessi e il proprio dolore fa bene, ma lunghi periodi di isolamento non sono salutari. Il dolore profondo tira sempre fuori demoni personali, come incolpare se stessi e/o scivolare nel vittimismo. Tali scelte generano intrappolamento, non libertà. Rivolgiti agli amici, trova gruppi di sostegno o contatta uno psicologo-psicoterapeuta, cerca conforto nella meditazione.. qualunque cosa ti porti la pace della mente. Invece di desiderare un miracolo, creane uno.

2. Vai avanti

Alcune persone permettono alla sofferenza di definirle, plasmarle e, infine, privarle della vita. Dopo aver dato a te stesso il tempo per piangere e piangere, dopo aver contattato gli altri per ricevere supporto e aver fatto spazio per la tua guarigione, devi prendere una decisione: lascerai che il dolore emotivo ti trattenga o deciderai di usarlo per spingerti in una nuova direzione?

3. Esterna il dolore con le parole

Ammettere di avere un problema è il modo migliore per superarlo: bisogna parlarne a voce alta con se stessi o con gli altri per accettare le emozioni, dare forma ai pensieri attribuendo un significato alla sofferenza. Bisogna esprimersi in modo sincero anche quando si parla con se stessi ad alta voce, magari registrando per riascoltare in altri momenti. Chiedere aiuto senza paura di mostrarsi deboli e condividere con gli altri le proprie difficoltà aiuta a superarle più facilmente.

4. Scrivi un diario

A volte, il dolore emotivo si presenta all’improvviso senza una motivazione chiara. Bisogna porsi domande e trovare le risposte per analizzare ciò che sta succedendo. Un trauma infantile? Una perdita mai superata? Per questo tipo di analisi, potrebbe tornare molto utile scrivere un diario cui affidare sentimenti, sofferenze, perplessità. Serve a mettere nero su bianco i nostri pensieri, a riordinarli e renderli più comprensibili.

Con la scrittura l’autoanalisi risulterà più sincera e profonda, più distaccata e razionale. Il diario serve ad elaborare meglio il dolore, ad affrontarlo in modo più sereno e creativo. E’ un ottimo sistema per non reprimere le emozioni e tirare fuori il dolore per affrontarlo e superarlo con consapevolezza.

Impara nuovi modi di vivere la sofferenza

Gestire il dolore psicologico non significa reprimerlo quanto piuttosto accettarlo e accoglierlo come parte dell’esperienza umana. Per non lasciare alle nostre emozioni il potere di decidere della nostra vita possiamo imparare nuovi modi di viverle. Gestire il dolore psicologico diventa quindi un lasciare che “il dolore sia semplicemente quello è”. Senza cercare di anestetizzarlo a forza. Aggraveremmo solo la nostra sofferenza, rendendo ancora più difficile e doloroso il momento che stiamo attraversando.

La tristezza arriva in un momento in cui la nostra mente decide che non c’è motivo di lottare e non abbiamo modo di influenzare ulteriormente o invertire la situazione in cui ci troviamo. Lo scopo della tristezza è quello di rallentare il corpo dopo lo stress precedente. Questo crea uno spazio in cui possiamo elaborare ciò che è successo, mentre guariamo le nostre ferite e lentamente riportiamo la nostra vita alla normalità.

Niente è impossibile!

Fai un inventario di ciò che pensi in maniera negativa della tua vita, delle tuoi progetti, delle relazioni, della salute o della carriera; e prometti di sbarazzarti di questi pensieri negativi. Non si tratta di illuderti o ingannarti, ma di creare in te un atteggiamento di apertura verso le possibilità, invece, di continuare ad alimentare le impossibilità. In pratica, devi semplicemente aprirti verso  nuove idee. Non devi fare nulla di diverso nella tua vita, ma solo cambiare alcune immagini mentali. Questo nuovo modo di pensare, alla fine, porterà a nuovi e sorprendenti comportamenti…fidati!

Ricorda, dove ci sono difficoltà con cui convivere  e condizioni insoddisfacenti da superare, là la virtù fiorisce al suo meglio e manifesta il suo massimo splendore. Di sicuro ti sarà capitato di combattere per risollevarti con una forza che non pensavi di avere.

Anche se adesso stai vivendo un momento difficile sappi che quello che stai vivendo è solo un momento, non una situazione che durerà per sempre….perché nulla in questa vita è permanente, anche le situazioni da cui ti sembra non ci sia via d’uscita.

In fondo non è affatto facile mettersi in gioco e sforzarsi di migliorare richiede molto coraggio. Puoi essere tu l’artefice di qualcosa di bello, che parla davvero di te, dei tuoi bisogni e delle tue sensazioni. Perché chiudersi al dolore, si rischia di non conoscersi affatto e precludersi il bello della vita.

E se temi di non farcela potrebbe essere utile chiedersi con sincerità se si è certi di potercela fare da soli. Se la risposta è no allora sarà ancora più utile chiedere aiuto ad un professionista. Solo le persone ostinate resistono e persistono nelle disperate circostanze che le affliggono, negando a se stesse il dono d’essere aiutate.

Una lettura preziosa

Molto spesso sento dire che per cambiare basta la forza di volontà. Questa è la credenza più ingenua del mondo! Prova a svitare un bullone con la sola forza di volontà, finirai per farti solo male le dita! Il bullone lo devi conoscere, devi saperne il calibro e poi disporre di una chiave inglese e capire il verso giusto per svitarlo. Ecco, per il cambiamento è così, solo che in gioco non c’è solo un verso e un calibro da decifrare… Devi conoscerti, hai bisogno di capire come funziona la tua mente e poi adoperare, uno a uno, tutti gli strumenti necessari per cambiare e svoltare nella vita. Nel mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» ho raccolto molti strumenti, esercizi psicologi e teorie utili a comprenderti. Leggendo il libro scoprirai che, seppur complesso, sei una persona meravigliosa che aspetta solo l’occasione giusta per vivere la vita che merita! Puoi trovarlo in libreria e a questa pagina Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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