Se pensi che la tua relazione ti farà soffrire hai 30 domande per capirlo

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Nelle relazioni amorose tendiamo, troppo spesso, a normalizzare o giustificare il comportamento del partner. Siamo soliti giustificarlo con frasi tipo “ha un carattere difficile” oppure “è una persona particolare” o ancora, “questo atteggiamento è proprio da lui/lei”. Lo facciamo perché in quel momento abbiamo deciso di sorvolare e rimanere nella relazione senza smuovere troppo le acque. Il problema è che a lungo andare le acque si intorpidiscono e i rapporti possono iniziare a soffocarci. Sempre più spesso, infatti, sentiamo parlare di relazione tossica, quella in cui ti trovi a pensare di essere tu quella sbagliata, dove ti senti incompresa, umiliata o inadeguata. Ed è una relazione che non lascia lividi, ma profonde ferite nella psiche di chi subisce maltrattamenti psicologici. L’insidia maggiore è che la vittima stessa, come spesso accade, non riconosca, inconsapevolmente o meno, le vessazioni del partner.

Correlazione tra amori sbagliati e figure di accudimento

La connessione è più solida e potente di quanto possiamo immaginare: da piccoli impariamo a relazionarci con gli altri importanti creando modelli di comportamento che ci inseguono durante la crescita. Ciò che forma la nostra scelta in termini di partner è il nostro rapporto con chi si prende cura di noi da bambini. Cerchiamo inconsciamente qualcuno che rappresenti un insieme dei tratti negativi e positivi di chi ci ha accudito durante l’infanzia. Un discorso che vale sia per chi ha subito abusi che per chi ha avuto un’infanzia da sogno.

Sì, perché i bambini hanno sempre esigenze che non vengono soddisfatte al 100%. Genitori emotivamente poco disponibili oppure troppo coinvolti e soffocanti, fratelli che ci schiacciano o che sono schiacciati da noi: quando queste stesse situazioni si verificano anche con il partner si innesca la tipica relazione malsana che ci porta a soffrire e stare male.

30 domande a cui rispondere per capire se il tuo partner ti maltratta

Forse, la prima volta che un partner ti maltratta psicologicamente la colpa è sua, ma se lo fa una seconda volta vuol dire che tu hai permesso a questa persona di maltrattarti di nuovo. E se la relazione diventa costantemente spiacevole e prosciugante al punto che i momenti negativi superano quelli positivi è indispensabile chiarire con te stessa/o (o con un aiuto esterno, se dovesse servire) il meccanismo perverso che ti porta a legarti a chi ti ferisce.

Questa è la cruda verità: il tuo partner può trattarti in un certo modo solo se tu glielo consenti. Essenzialmente, sei tu che gli trasmetti  il messaggio di come vuoi essere trattata/o. Così, se stai accettando un trattamento pessimo e irrispettoso gli/le stai dicendo silenziosamente “grazie, questo è il modo in cui voglio essere trattata/o”.

Per non annegare nel rapporto è giunto il momento di chiedersi: questa relazione è salutare o malsana?

Rispondi alle seguenti domande. Leggi le domande che seguono e rispondi con sincerità, senza tentare di giustificare il comportamento del tuo partner (ovvero non dire “Non si comporta sempre così” oppure “È successo solo una o due volte”). Rispondi semplicemente con un sì o con un no. Se scopri di rispondere con molti sì, ci sono buone probabilità che tu sia in una relazione che arreca solo sofferenza!

1) Il tuo partner ti insulta, chiamandoti “stupida” o “inutile”, o altri epiteti del genere, anche davanti ad altre persone?
2) Ti prende in giro, ti sminuisce, o usa un tono paternalistico di voce rivolgendosi a te, come se tu fossi una bambina sciocca?
3) Per la maggior parte, preferisci evitare di mostrarti in disaccordo con lui?
4) Ti definisce una persona  “irrazionale”, “troppo sensibile”, “troppo suscettibile” oppure “troppo stressata”, ogni volta che provi a esprimere un tuo disagio.
5) Se provi a mostrare disappunto su un suo comportamento, minaccia di andarsene?

6) Non sai mai cosa aspettarti da lui; un momento è piacevole e accogliente e il momento successivo è crudele o indifferente?
7) Rompe oggetti in casa quando è arrabbiato o turbato?
8) Ti impone come vestirti e anche come svolgere compiti pratici?
09)  Non è mai collaborativo in casa?
10) Ti mette in imbarazzo o si prende gioco di te in presenza di amici o familiari?

11) Sminuisce i tuoi risultati o i tuoi obiettivi?
12) Ti fa sentire incapace di prendere delle decisioni?
13) Usa intimidazioni, minacce o il tuo senso di colpa per ottenere quello che vuole?
14) Ti dice che non sei niente senza di lui?
15) Ti tratta con durezza – ti afferra, ti spinge, ti stringe, ti spintona o ti colpisce?

16)  Ti fa fare cose che probabilmente non avresti fatto spontaneamente?
17) Qualunque cosa tu faccia ha sempre da ridire?
18) Hai la sensazione che ti menta puntualmente?
19) Ti incolpa dei suoi sentimenti o del suo comportamento?
20) Ti fa sentire come se non ci fosse “una via d’uscita” dalla vostra relazione?

21) Ti impedisce di fare le cose che desideri – come trascorrere del tempo con amici e familiari?
22) Dopo aver litigato, cerca di impedirti che tu vada via o ti lascia da qualche parte per “insegnarti la lezione”?
23) Ti senti più a tuo agio a dire piccole bugie per nascondere al tuo compagno dove sei andata, chi hai visto o perfino dove hai fatto la spesa?
24) Quando fai acquisti, preferisci gettare o nascondere subito i cartellini dei prezzi, per evitare critiche da parte sua?
25) Usa spesso insinuazioni per farti sentire inadeguata?

26) Ti fa sentire l’unica responsabile di eventuali problematiche in casa?
27) Ti fa veri e propri interrogatori se torni a casa con 10 minuti di ritardo ?
28) Hai difficoltà a dormire, soffri di stanchezza cronica o magari hai episodi di pianto/depressione?
29) Mostra indifferenza verso tutto ciò che fai?
30) Leggi diversi libri su come migliorare le relazioni. Cerchi in internet pubblicazioni sulle relazioni violente, il narcisismo, la manipolazione o il disturbo di personalità borderline?

Come lasciare una relazione che arreca solo dolore

Non è facile terminare una relazione in generale, figuriamoci una malsana, che include una serie di insicurezze e paure davvero disarmanti. Molte persone tentano più volte di lasciare il partner abusante senza mai farcela fino in fondo. Alla fine cedono e ritornano con il partner abusante.

E’ fondamentale rendersi conto che si sta vivendo una relazione che ci fa soffrire! Occorre imparare a riconoscere le motivazioni che ci hanno portato a vivere una relazione divenuta tossica: ho la tendenza a dipendere dall’altro? Ho paura di stare da solo/a? Ho una scarsa autostima? Ho bisogno di continue approvazioni? Mi sento inadeguato/a? Ho bisogno di riempire un vuoto emotivo profondo?  Ho la tendenza ad annullarmi nella relazione? ecc. Se ti senti sopraffatta/o, denigrato o ferita/o in qualche modo non è amore, l’amore ti permettere di esprimere chi sei e di crescere per tirar fuori la parte migliore di te.

Perché lì è come se ci fosse un aspirapolvere che ti succhia quel residuo di autostima che tu avevi e si finisce per sgretolarsi. Quindi se ti trovi in relazioni sbagliate con persone che ti fanno sentire sempre male, sempre sbagliata/o, sempre che non vai bene, che la colpa è sempre tua, ti devi togliere da lì. E’ come continuare a rimanere in una stanza piena di gas: non ci puoi stare; al massimo puoi starci solo un poco ma poi devi subito andartene da lì. Trova quindi il coraggio di allontanarti e di lasciar andare quelle relazioni.

RICORDA SEMPRE… meglio una dignitosa solitudine, che la compagnia di qualcuno o qualcuna a cui di te non importa nulla. Voler bene a se stessi è proprio questo: non darsi in pasto a chiunque, e sentire di meritare qualcuno in grado di amare e capire. Qualcuno/a che sta scegliendo veramente te con i tuoi limiti e i tuoi pregi.

Quanti di noi aspettano ancora di essere «trattati» con amore?

E non parliamo di un surrogato d’amore, quello indubbiamente l’abbiamo conosciuto. Molti di noi, purtroppo, non hanno mai avuto l’opportunità di accogliere un profondo amore incondizionato, quello fatto di accettazione, stima e validazione emotiva. No, questo legame amoroso in cui potevamo davvero esprimere noi stessi, non lo abbiamo conosciuto e ci appare quasi come una chimera. I legami che abbiamo stretto fino a oggi, più che basati sull’amore, vertono sui ricatti affettivi, sui compromessi, sugli obblighi morali indotti, sui sensi di colpa, sulla paura dell’abbandono… insomma su tante sensazioni sofferenti che niente hanno a che vedere con l’Amore. «Se fai questo, se mi appoggi, se sei abbastanza buono, silenzioso, ubbidiente, bravo, capace, intelligente… allora, forse, forse, allora sì, forse sarai amato».

Era questa la falsa promessa. Falsa perché l’amore non è fatto di «se sei…» o «se mi dai..». È fatto di vicinanza e accettazione. È fatto di tanti impliciti «tu vai bene così», «puoi esprimere te stesso perché hai un valore intrinseco!» Quel valore, non deve dartelo certo il legame, il legame deve riconoscerlo, deve fornire l’ambiente giusto per esprimerlo, per farlo sbocciare, fiorire…! Ecco, allora ripeto la domanda, quanti di voi stanno ancora aspettando di essere trattati con amore? Se sei tra questi, in tutte le librerie, trovi il mio secondo libro, un preziosissimo manuale che ti prenderà per mano e ti insegnerà a trattarti con amore. Il titolo? «d’amore ci si ammala, d’Amore si guarisce» Il libro lo trovi anche su Amazon  e su tutti gli store online.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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