Se usi queste frasi ti stai annullando nella relazione

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Nelle dinamiche relazionali, a volte si può verificare un fenomeno insidioso chiamato “annullamento di sé”. Questo si manifesta quando una persona mette da parte le proprie esigenze, desideri e personalità per accontentare completamente il proprio partner. Riconoscere e ammettere che la  relazione è sbilanciata e, soprattutto, che ci porta dolore in maniera squilibrata rispetto a tutti i nostri sforzi non è semplice. Tuttavia, quando (o se) ci accorgiamo che stiamo rinunciando a molte parti di noi (idee, desideri, convinzioni, etc) significa, appunto, che il nostro rapporto non funziona in modo sano!

S’impara ad amare da piccoli con le figure di accudimento, i compagni di scuola e con gli amici di gioco

In questo corso intensivo di apprendimento all’amore ogni bambino vive sentimenti intensi perché prova emozioni di cui non ha la padronanza. Man mano che cresciamo ampliamo queste traduzioni emotive e le rendiamo più ricche. Capiamo che le cose non sono semplici. Che le relazioni iniziano e finiscono e che questo è perfettamente normale. Lo capiamo su quasi tutto perché poi, per ognuno di noi, rimane attiva almeno una traduzione emotiva impropria: quella che nella nostra infanzia ci ha fatto più paura… E così diventiamo succubi dell’amore. Succubi perché facciamo di tutto perché nella nostra relazione attuale non succeda di nuovo quello che temiamo.

Facciamo di tutto per non venire più spodestati dal cuore di chi amiamo. Tutto vuol dire che facciamo troppo. Accettiamo troppo, sopportiamo troppo e riduciamo la nostra vita e la nostra relazione ad un cassetto troppo piccolo per noi. E in questo modo rimaniamo intrappolati dalla nostra paura prima ancora che dalla relazione con l’altro. E la persona che amiamo diventa, a sua insaputa, attore di una commedia – o tragedia – scritta molti anni prima.

Molte relazioni si reggono attraverso una modalità negativa e manipolatoria

Inizialmente chi “dipende” trova sicurezza nell’altro e tende a dare tutto se stesso tanto da essere “visto” come ” accudente e presente” nella relazione. Trattandosi della fase iniziale dell’innamoramento ed essendo una fase spesso simbiotica della relazione, qui la dipendenza apparirà funzionale alla costruzione della coppia. Però ben presto si arriva alla fase della differenziazione, fase nella quale si tende ad allargarsi verso l’esterno, essere meno simbiotici e maggiormente individuali. Se però questo non è tollerabile da almeno uno dei due partner, iniziamo i problemi.

La dipendenza affettiva nasce prima dell’inizio del rapporto di coppia

La dipendenza affettiva può essere definita come un modello di comportamento caratterizzato da una forte necessità di essere accettati, amati e approvati da parte di un partner romantico. Le persone con dipendenza affettiva tendono a sviluppare una dipendenza emotiva dal partner, cercando costantemente conferme e rassicurazioni per sentirsi amate e valorizzate. Questo comportamento può portare a una serie di dinamiche disfunzionali, come la paura dell’abbandono, l’instabilità emotiva e la difficoltà a stabilire limiti sani all’interno della relazione.

Le radici della dipendenza affettiva possono essere rintracciate in esperienze preesistenti al rapporto di coppia. Ad esempio, traumi infantili come l’abbandono, la negligenza o l’instabilità emotiva possono influenzare la capacità di una persona di sviluppare una sana autostima e fiducia in se stessi. L’assenza di figure di attaccamento sicure durante l’infanzia può portare a un senso di insicurezza e alla necessità di cercare costantemente la validazione e l’amore da parte di un partner romantico.

Inoltre, esperienze passate di relazioni disfunzionali o abusive possono creare una mappa cognitiva distorta, in cui una persona associa l’amore a dinamiche malsane e dannose. Questo può portare a un ciclo di ricerca continua di partner che riproducono schemi di comportamento negativi, alimentando ulteriormente la dipendenza affettiva.

Conseguenze negative che tale comportamento può comportare

L’annullamento di sé può avere conseguenze dannose sia per l’individuo che per la relazione stessa. Ecco alcune delle conseguenze negative più comuni:

  1. Perdita dell’autostima e dell’identità personale: Annullarsi all’interno di una relazione può portare all’indebolimento dell’autostima e alla perdita dell’identità personale. L’individuo può sentirsi confuso riguardo ai propri desideri e valori, mettendo da parte i propri bisogni per soddisfare quelli del partner.
  2. Risentimento e frustrazione accumulata: Nel tempo, l’annullamento di sé può portare a un accumulo di risentimento e frustrazione. Quando una persona ignora costantemente i propri bisogni ed emozioni, può provare un senso di amarezza verso il partner e la relazione stessa.
  3. Squilibrio di potere: L’annullamento di sé può creare uno squilibrio di potere nella relazione, dove una persona assume un ruolo dominante e l’altra diventa passiva e sottomessa. Ciò può portare a dinamiche tossiche e coercitive.
  4. Perdita di fiducia in se stessi: L’annullamento di sé può minare la fiducia in se stessi e la capacità di prendere decisioni autonome. L’individuo potrebbe iniziare a dubitare delle proprie capacità e a cercare costantemente l’approvazione del partner.
  5. Soffocamento dell’individualità: L’annullamento di sé può portare alla perdita dell’individualità. L’individuo potrebbe smettere di perseguire i propri interessi e hobby, concentrandosi esclusivamente sul partner e le sue esigenze.

Frasi tipiche di chi si annulla nella relazione

La serenità di coppia viene uccisa da emozioni di ansia, gelosia, paura, stress. Il partner diventa un’ossessione: “Mi ama ancora?”, “Perché mi respinge”, “Perché non vuole più stare con me”, “Perché mi tratta male?”. Ma, invece di riflettere in modo lucido e oggettivo su queste dinamiche evidenti nel rapporto di coppia, si mette in discussione se stessi, ci si chiede: “Cosa ho sbagliato?”, “Sicuramente sono stata/o io”, “Se cambio lui/lei tornerà da me”.

Questa prospettiva porta il partner a subire il comportamento dell’altro, e la cosa più grave è che si giustifica il suo comportamento. Sono comuni le frasi: “Se ha fatto così è perché l’ho provocato, la colpa è solo mia, se cambio e non faccio più così, il nostro rapporto ritorna bello come era all’inizio”.

Chi ha messo da parte se stesso per troppo tempo, ha finito per assopire completamente i propri bisogni.  In realtà, nessun bisogno può essere del tutto eliminato, piuttosto può essere soffocato, calpestato, nascosto… tuttavia quel bisogno non cesserà di esistere e troverà il modo per farsi sentire. Ecco perché chi si dà troppo agli altri non solo sperimenta disagi emotivi, spesso va incontro a una serie di malesseri fisici anche piuttosto invalidanti (sindrome del colon irritabile, emicrania, psoriasi, dermatiti, malesseri cervicali…). Chi mette da parte se stesso si riconosce perché tende a usare frasi come:

  1. “Non importa ciò che voglio io, sono felice solo se tu lo sei”: Questa frase indica una totale negazione dei propri bisogni personali e una dipendenza emotiva dal benessere del partner.
  2. “Non ho bisogno di tempo per me stesso, preferisco passarlo con te”: Questa affermazione evidenzia la mancanza di un sano equilibrio tra la vita individuale e la vita di coppia, mostrando una totale mancanza di autonomia.
  3. “Non importa cosa mi piace fare, farò ciò che preferisci tu”: Questa frase denota una mancanza di identità individuale e un’eccessiva sottomissione al volere del partner.
  4. “Mi dispiace se ti ho deluso, farò di tutto per farti felice”: Questa affermazione riflette una costante necessità di scusarsi e assumersi la colpa, anche quando non è giustificata, al fine di mantenere la pace nella relazione.
  5. “Non riesco a immaginarmi senza di te”: Questa frase suggerisce una dipendenza eccessiva dal partner, mettendo in secondo piano l’autonomia e l’indipendenza personale.

ALTRE FRASI TIPICHE

  • «Non fa niente»
  • «Va bene così»
  • «Per me va tutto bene»
  • «Scegli tu»
  • «A te cosa fa più piacere?»
  • «Decidi tu per me»
  • «Vivo solo per te»
  • «Sei tutto il mio mondo»
  • «Senza di te non sono nulla»
  • «È tutta colpa mia»
  • «Senza di lei/lui, niente ha senso»
  • «Farei di tutto per non perderti»

Come ci si dimentica di sé?

Come già accennato, tutto ha inizio durante l’infanzia. Se anche tu ti sei messo da parte, probabilmente, è perché nella tua famiglia d’origine, l’unica strategia che ti ha permesso di «adattarti» e di ricevere un po’ di amore, consisteva nell’essere invisibile, nel dare meno fastidio possibile. È difficile da realizzare, ma ci si dimentica di sé quando gli altri componenti della famiglia ci trattano come un peso, oppure se questi erano troppo presi da problemi personali per elargire attenzioni.

Così, per non dar fastidio, pian piano, hai finito con il sentirti invisibile, col mettere da parte ogni tuo bisogno per non disturbare chi aveva «cose più importanti da pensare». Quindi, sei cresciuto pensando di non essere così importante da poterti destinare una dose d’amore.

Non sai perché ma questa relazione ora ti dona solo sofferenza, vero?

Ciò che tiene invischiati in una relazione malata è il meccanismo nel quale si è sballottatati da un vortice emotivo ad un altro. Ci si sente meravigliosamente bene per un istante, per poi essere catapultati nel malessere più profondo, tristezza, amarezza, frustrazione, incomprensione. Si vive il rifiuto del partner, eppure, non si riesce a staccarsi. Così si finisce per raccontarsi delle bugie: cambierà, passerà, siccome è colpa mia, se cambio anche lui/lei cambierà. Ci si convince che in realtà non è tutto così brutto, si va allora a pescare quei rari momenti (perché sono solo brevissimi attimi) in cui si è stati bene. Ma ancora una volta sono bugie.

Se permetti alle tue paure di comandare sul tuo benessere nascondi a te stesso la verità.  Forse è troppo doloroso e frustrante riconoscere che c’è qualcosa che non va nella tua relazione; sappi però che il problema non è il tuo compagno o la tua compagna. Il problema è che ti sei dimenticato di te, del tuo valore e della tua voglia di avere ciò che meriti! La verità è che nessuno dovrebbe dimenticarsi di sé eppure, tu, hai imparato presto a metterti da parte per il «bene» degli altri, trascurando completamente il tuo di bene.

Come riprendere in mano la tua vita

Accetta il fatto che non c’è una relazione! Se vuoi trovare la forza di spezzare questo tormento,  prova a mettere insieme i pezzi della tua autostima. Ricordati di te, presta attenzione ai tuoi bisogni: destinarsi un po’ del proprio amore, è un dovere imprescindibile che abbiamo e, anche tu, lo devi a te stesso. Se ti sei messo da parte per troppo tempo, ora sarai arrugginito e sicuramente avrai delle difficoltà a prenderti cura di te e amarti. Allora da dove iniziare? Anche questa volta emozione e cognizione saranno tue alleate.

Pensaci un po’ su. Cosa fai quando ami qualcuno? Te ne prendi cura, ti cimenti in grandi imprese, doni attenzioni, l’altro diventa un investimento di tempo e risorse tanto che cerchi di interpretare i suoi bisogni per poi soddisfarli. La tua capacità di amare è, dunque, indubbiamente intatta.

Allora perché non provi a fare lo stesso con te? Perché non provi a dedicarti lo stesso tempo e le stesse attenzioni? Dedicare a se stesso una dose d’amore significa anche riconoscere di aver diritto a un tempo e uno spazio in cui scoprirsi, conoscersi e definirsi.

Togli quella ruggine e inizia a investire un po’ delle tue energie in qualcuno che sicuramente merita ogni tua attenzione: te stesso. Anche se ti senti a pezzi, rallenta, anzi, fermati e raccogli un frammento per volta e maneggialo con la cura che meriti, così da ricomporti e dare vita alla persona straordinaria che non sai ancora di essere. Perché, sai, si nasce due volte, una volta quando vieni al mondo e la seconda quando riesci a concederti quella immensa e inestimabile dose d’amore che ti spetta di diritto.

L’AMORE CHE GUARISCE È PRIMA DI TUTTO IL TUO ❤️

Quando ci sentiamo sbagliati, inutili, stupidi, quando preferiamo elemosinare vicinanza anziché pretendere rispetto…l’accettazione di sé è probabilmente la forza guaritrice più grande. Quando ci dicono che “L’amore guarisce” o che “Tutto ciò di cui hai bisogno è amore” è molto vero ma bisogna sottolineare che l’amore più importante è quello per se stessi. Eppure succede! Succede che non ci insegnano ad amare noi stessi, che non ci insegnano a sentirci meritevoli d’amore, che non ci insegnano ad accettarci con le nostre fragilità!Veniamo invece educati a dipendere dall’amore altrui.

Ma l’amore “esterno” non è quello più potente. Infatti quando ti senti inadeguato o sei convinto di essere “sbagliato”, se hai vicino qualcuno che ti ama forse può aiutare e farti sentire meglio; però non ti guarisce. Sei comunque convinto di essere inadeguato e continui a sentirti sbagliato (chi è da solo può credere che una persona che lo ami lo “salverà” da queste sofferenze, ma chi è in coppia sa che non è sufficiente). Invece quando arrivi ad amarti, questo può veramente guarire la tua sofferenza: smetti di giudicarti, di criticarti, di condannarti, di vederti inadeguato, di combattere la tua natura. Pur nella tua imperfezione, arrivi a provare una tenerezza, un calore e un apprezzamento per te stesso stupefacenti. Finalmente “ti senti a casa” dove tutto è in pace e va bene.

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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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