Se usi queste frasi ti stai annullando nella relazione

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

S’impara ad amare da piccoli con le figure di accudimento, i compagni di scuola e con gli amici di gioco. In questo corso intensivo di apprendimento all’amore ogni bambino vive sentimenti intensi perché prova emozioni di cui non ha la padronanza. Man mano che cresciamo ampliamo queste traduzioni emotive e le rendiamo più ricche. Capiamo che le cose non sono semplici.

Che le relazioni iniziano e finiscono e che questo è perfettamente normale. Lo capiamo su quasi tutto perché poi, per ognuno di noi, rimane attiva almeno una traduzione emotiva impropria: quella che nella nostra infanzia ci ha fatto più paura… E così diventiamo succubi dell’amore. Succubi perché facciamo di tutto perché nella nostra relazione attuale non succeda di nuovo quello che temiamo.

Facciamo di tutto per non venire più spodestati dal cuore di chi amiamo. Tutto vuol dire che facciamo troppo. Accettiamo troppo, sopportiamo troppo e riduciamo la nostra vita e la nostra relazione ad un cassetto troppo piccolo per noi. E in questo modo rimaniamo intrappolati dalla nostra paura prima ancora che dalla relazione con l’altro. E la persona che amiamo diventa, a sua insaputa, attore di una commedia – o tragedia – scritta molti anni prima.

Molte relazioni si reggono attraverso una modalità negativa e manipolatoria

Inizialmente chi “dipende” trova sicurezza nell’altro e tende a dare tutto se stesso tanto da essere “visto” come ” accudente e presente” nella relazione. Trattandosi della fase iniziale dell’innamoramento ed essendo una fase spesso simbiotica della relazione, qui la dipendenza apparirà funzionale alla costruzione della coppia. Però ben presto si arriva alla fase della differenziazione, fase nella quale si tende ad allargarsi verso l’esterno, essere meno simbiotici e maggiormente individuali. Se però questo non è tollerabile da almeno uno dei due partner, iniziamo i problemi.

La dipendenza affettiva nasce prima dell’inizio del rapporto di coppia

La persona dipendente d’affetto ricerca inconsciamente un partner che possieda già tutte quelle caratteristiche che la porteranno a soffrire. Il dipendente affettivo persevera nel rapporto sentimentale a tutti i costi fino ad assumere un atteggiamento di assoluta dedizione adoperandosi affinché i bisogni e i desideri dell’altro vengano soddisfatti. Vive costantemente nell’ansia e con la paura di poter perdere la persona amata. La posizione paradossale del dipendente è: “non posso vivere con te” (per le umiliazioni, i maltrattamenti, i tradimenti eccetera), “né senza di te” (per l’angoscia di perderti).

Frasi tipiche di chi si annulla nella relazione

La serenità di coppia viene uccisa da emozioni di ansia, gelosia, paura, stress. Il partner diventa un’ossessione: “Mi ama ancora?”, “Perché mi respinge”, “Perché non vuole più stare con me”, “Perché mi tratta male?”. Ma, invece di riflettere in modo lucido e oggettivo su queste dinamiche evidenti nel rapporto di coppia, si mette in discussione se stessi, ci si chiede: “Cosa ho sbagliato?”, “Sicuramente sono stata/o io”, “Se cambio lui/lei tornerà da me”.

Questa prospettiva porta il partner a subire il comportamento dell’altro, e la cosa più grave è che si giustifica il suo comportamento. Sono comuni le frasi: “Se ha fatto così è perché l’ho provocato, la colpa è solo mia, se cambio e non faccio più così, il nostro rapporto ritorna bello come era all’inizio”.

Chi ha messo da parte se stesso per troppo tempo, ha finito per assopire completamente i propri bisogni.  In realtà, nessun bisogno può essere del tutto eliminato, piuttosto può essere soffocato, calpestato, nascosto… tuttavia quel bisogno non cesserà di esistere e troverà il modo per farsi sentire. Ecco perché chi si dà troppo agli altri non solo sperimenta disagi emotivi, spesso va incontro a una serie di malesseri fisici anche piuttosto invalidanti (sindrome del colon irritabile, emicrania, psoriasi, dermatiti, malesseri cervicali…). Chi mette da parte se stesso si riconosce perché tende a usare frasi come:

  • «Non fa niente»
  • «Va bene così»
  • «Per me va tutto bene»
  • «Scegli tu»
  • «A te cosa fa più piacere?»
  • «Decidi tu per me»
  • «Vivo solo per te»
  • «Sei tutto il mio mondo»
  • «Senza di te non sono nulla»
  • «È tutta colpa mia»
  • «Senza di lei/lui, niente ha senso»
  • «Farei di tutto per non perderti»

Come ci si dimentica di sé?

Come già accennato, tutto ha inizio durante l’infanzia. Se anche tu ti sei messo da parte, probabilmente, è perché nella tua famiglia d’origine, l’unica strategia che ti ha permesso di «adattarti» e di ricevere un po’ di amore, consisteva nell’essere invisibile, nel dare meno fastidio possibile. È difficile da realizzare, ma ci si dimentica di sé quando gli altri componenti della famiglia ci trattano come un peso, oppure se questi erano troppo presi da problemi personali per elargire attenzioni.

Così, per non dar fastidio, pian piano, hai finito con il sentirti invisibile, col mettere da parte ogni tuo bisogno per non disturbare chi aveva «cose più importanti da pensare». Quindi, sei cresciuto pensando di non essere così importante da poterti destinare una dose d’amore.

Non sai perché ma questa relazione ora ti dona solo sofferenza, vero?

Ciò che tiene invischiati in una relazione malata è il meccanismo nel quale si è sballottatati da un vortice emotivo ad un altro. Ci si sente meravigliosamente bene per un istante, per poi essere catapultati nel malessere più profondo, tristezza, amarezza, frustrazione, incomprensione. Si vive il rifiuto del partner, eppure, non si riesce a staccarsi. Così si finisce per raccontarsi delle bugie: cambierà, passerà, siccome è colpa mia, se cambio anche lui/lei cambierà. Ci si convince che in realtà non è tutto così brutto, si va allora a pescare quei rari momenti (perché sono solo brevissimi attimi) in cui si è stati bene. Ma ancora una volta sono bugie.

Se permetti alle tue paure di comandare sul tuo benessere nascondi a te stesso la verità.  Forse è troppo doloroso e frustrante riconoscere che c’è qualcosa che non va nella tua relazione; sappi però che il problema non è il tuo compagno o la tua compagna. Il problema è che ti sei dimenticato di te, del tuo valore e della tua voglia di avere ciò che meriti! La verità è che nessuno dovrebbe dimenticarsi di sé eppure, tu, hai imparato presto a metterti da parte per il «bene» degli altri, trascurando completamente il tuo di bene.

Come riprendere in mano la tua vita

Accetta il fatto che non c’è una relazione! Se vuoi trovare la forza di spezzare questo tormento,  prova a mettere insieme i pezzi della tua autostima. Ricordati di te, presta attenzione ai tuoi bisogni: destinarsi un po’ del proprio amore, è un dovere imprescindibile che abbiamo e, anche tu, lo devi a te stesso. Se ti sei messo da parte per troppo tempo, ora sarai arrugginito e sicuramente avrai delle difficoltà a prenderti cura di te e amarti. Allora da dove iniziare? Anche questa volta emozione e cognizione saranno tue alleate.

Pensaci un po’ su. Cosa fai quando ami qualcuno? Te ne prendi cura, ti cimenti in grandi imprese, doni attenzioni, l’altro diventa un investimento di tempo e risorse tanto che cerchi di interpretare i suoi bisogni per poi soddisfarli. La tua capacità di amare è, dunque, indubbiamente intatta.

Allora perché non provi a fare lo stesso con te? Perché non provi a dedicarti lo stesso tempo e le stesse attenzioni? Dedicare a se stesso una dose d’amore significa anche riconoscere di aver diritto a un tempo e uno spazio in cui scoprirsi, conoscersi e definirsi.

Togli quella ruggine e inizia a investire un po’ delle tue energie in qualcuno che sicuramente merita ogni tua attenzione: te stesso. Anche se ti senti a pezzi, rallenta, anzi, fermati e raccogli un frammento per volta e maneggialo con la cura che meriti, così da ricomporti e dare vita alla persona straordinaria che non sai ancora di essere. Perché, sai, si nasce due volte, una volta quando vieni al mondo e la seconda quando riesci a concederti quella immensa e inestimabile dose d’amore che ti spetta di diritto.

Una lettura preziosa per volerti bene

Questo articolo è ispirato al mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita». Con il libro, cerco di diffondere la cultura della salute emotiva partendo proprio dall’abilità di accogliere le proprie emozioni e capire che vissuto ti stanno raccontando. Si parla di abilità perché come qualsiasi altra operazione complessa è qualcosa che è necessario apprendere.

Da bambini avremmo dovuto ricevere un’educazione emotiva che però è tardata ad arrivare: i nostri genitori in primis non l’hanno ricevuta! Come loro, siamo stati lasciati allo sbaraglio. Anzi, quelli più sfortunati tra noi sono stati addestrati a mettersi da parte, a ignorare i propri bisogni ed emozioni, a pensare che c’è sempre qualcosa di più importante di sé! Ecco, nel libro ti spiego come ripristinare un equilibrio perduto, ti insegno a rivendicare il tuo valore di persona completa e degna di amore, ad ascoltare i tuoi bisogni, le tue emozioni e a esprimerle senza timore alcuno. Se hai voglia di iniziare a conoscerti davvero, è il libro che fa per te. Puoi trovarlo in libreria e a questa pagina Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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