Se vuoi che lui/lei cambi per te, sfrutta questo meccanismo psicologico

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
Nota bene. In questo articolo parlerò di “rapporto di coppia” tuttavia, i fenomeni descritti, sono applicabili in qualsiasi relazione interpersonale stretta.

Ogni relazione dovrebbe essere incentrata sull’accettazione reciproca, sul riconoscimento, sul dialogo e sulla comprensione. Tutto questo, crea il terreno fertile per l’evoluzione ottimale della coppia. Riconoscendo e comprendendo i bisogni reciproci, i due dovrebbero modellarsi a vicenda diventando, ognuno, la migliore versione di sé, con ricadute positive sulla propria identità individuale e sulla coppia.

Questo fenomeno è stato osservato in quelle coppie definite “funzionali“, cioè nelle relazioni sane, ed è stato soprannominato «Effetto Michelangelo». Si verifica spontaneamente quando entrambi i componenti della coppia sono risolti, sanno comunicare i propri bisogni, sono consapevoli, assertivi e si accettano. Uno scenario piuttosto raro, a cui tutti dovremmo ambire. In questo scenario si verifica un cambiamento spontaneo dell’altro che, sentendosi valorizzato, darà il meglio di sé nella coppia e nella vita.

Per gli scettici e i cinici, sottolineo che non si tratta di mera teoria ma di ciò che è stato documentato nelle coppie sane. Si chiama Effetto Michelangelo proprio perché i partner, in un certo senso, si scolpiscono a vicenda valorizzando i punti forti propri e dell’altro. Se hai già letto il mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita», avrai notato che tale meccanismo richiama fortemente l’effetto Rosenthal, infatti anche nell’Effetto Michelangelo, a favorire il cambiamento sono le aspettative! Vediamo dunque, ancora una volta, come le aspettative che abbiamo sul partner possano condizionare i suoi comportamenti fino a trasformarli in realtà concrete.

Tutta questa premessa per dire che, se vuoi che il tuo partner cambi, non è necessario pressarlo, ti basterà valorizzarlo. Una ricchissima letteratura scientifica ci ha dimostrato come fare leva sull’autoritarismo e su punizioni, accuse, rimproveri o paura, possa essere estremamente controproducente. Ecco, se vuoi che una persona cambi, non pressarla ma valorizzala e, al massimo, educala al benessere condiviso.

Se vuoi che una persona cambi, non pressarla

L’autoritarismo lascia il tempo che trova. Non serve fare la voce grossa, non serve rincasare tardi, non rivolgere la parola per ore o giorno, minacciare una separazione o dormire fuori. Non serve lagnarsi, strillare, accusare o rimproverare! Questo tipo di pressioni, a lungo andare, possono solo logorare qualsiasi tipo di rapporto. Eppure, purtroppo, sono le strategie che mettiamo in atto quando desideriamo qualcosa. È bene ricordare che un’alternativa c’è! Facciamo un esempio.

Se il partner rientra sempre tardi la sera, non ci pensiamo due volte, al rientro, d’istinto lo accusiamo di trascurarci, di essere superficiale, alziamo la voce e lo insultiamo. Dimentichiamo che possiamo esprimere i nostri bisogni e farli valere, anche con garbo. Se provassimo a sostituire quel «sei il solito menefreghista! Fai sempre tardi e ho dovuto sbrigare tutto da solo» con un «amore la sera mi manchi tanto, cenare con te mi fa stare bene. Stasera mi sono sentita sola, avrei voluto il tuo supporto per sistemare l’armadio».

Lo scopo è lo stesso, esortare il partner e rientrare in anticipo la sera. I mezzi impiegati sono diversi. Con la seconda formula, riusciremo ad attivare l’ascolto empatico nell’altro, stiamo valorizzando la sua presenza, stiamo dimostrando stima e, al contempo, esprimendo il nostro bisogno di supporto. Con la prima formula, invece, ciò che innescheremo nel partner sarà solo irritazione e rabbia, le accuse e le colpevolizzazioni (anche quando legittime e fondate) fanno questo effetto.

Anche esortazioni minacciose che fanno leva sulla paura dell’abbandono, sulla precarietà finanziaria o su altri timori del partner, sono estremamente disfunzionali. Molte ricerche si sono soffermare ad analizzare il modo in cui gli individui percepiscono, elaborano e reagiscono a messaggi che contengono informazioni minacciose. Nei legami interpersonali, le richieste che sottendono minacce distruggono i sentimenti di fiducia e stima. Pensaci un po’, perché l’altro dovrebbe sforzarsi per una persona che si mostra sfiduciata nei suoi confronti e neanche lo stima? Inoltre, le ricerche hanno dimostrato che quando la paura è molta, si può ottenere un risultato opposto a quello desiderato.

L’effetto Michelangelo

Se volgiamo al partner accuse che lo tacciono di essere il solito menefreghista, non faremo altro che demotivarlo, rendendolo più reticente nei riguardi della coppia. Ecco, se quel menefreghismo era stato espresso solo in un paio di circostanze, accusa dopo accusa, diventerà poi la regola! Se pensi «nooo, ma lui/lei è proprio così» sappi che il tuo pensiero così come le parole e l’atteggiamento che ne deriva, hanno un forte impatto sul comportamento dell’altro, forse non vorrai ammetterlo con te stesso ma è così. Il modo in cui vedi l’altro, il modo con cui ti poni nei suoi riguardi, sono determinanti.

L’effetto Michelangelo, osservato spontaneamente nelle relazioni sane, è molto usato nella terapia di coppia contemporanea. Le ricadute sulla coppia sono moltissime, in primis si verifica una riduzione consistente dei conflitti. Mediante tale fenomeno, la persona è motivata e spinta ad avvicinarsi al proprio sé ideale. Come funziona?

Quando una persona ama un’altra, presuppone accettazione, stima, ammirazione, considerazione e riconoscimento. Così, gli atteggiamenti e le parole sono volti a rinforzare determinati comportamenti. Quando il partner si rispecchia nell’immagine che l’altro ha di lui, sarà motivato a confermare quell’immagine. Questo spingerà il partner a muoversi verso la realizzazione di sé e della coppia. Attenzione! È vero anche il contrario (Effetto Rosenthal), se il partner si sente poco stimato e si rispecchia in un’immagine che lo vede menefreghista, disinteressato, tenderà a confermare tale idea!

Il modello appena descritto vale per qualsiasi tipo di rapporto, non necessariamente d’amore. È valido per le diadi genitore-figlio, tra amici… Diviene più probabile quando i legami sono stretti. Ognuno di noi definisce se stesso, su base quotidiana, in base a input interni (storia personale) e input esterni (sollecitazioni sociali). Tu, i tuoi pensieri, i tuoi comportamenti, i tuoi atteggiamenti, sono una sollecitazione sociale che può innescare un modellamento del sé dell’altro!

Nelle relazioni interdipendenti come quella d’amore e in alcune diadi genitore-figlio, la conferma comportamentale avviene quando le idee e le aspettative che un individuo ha nei confronti dell’altro, si realizzano nel partner. Per aiutarti a comprendere, ti farò un esempio concreto. Se nella relazione hai paura dell’abbandono, hai paura di essere tradito, questi tuoi timori si trasformeranno in una profezia che si auto-avvera. Con i tuoi atteggiamenti di sfiducia, con i tuoi capricci, con le tue estenuanti ricerche di conferme, finirai per innescare quella rottura tanto temuta. È difficile da accettare ma, il modo in cui ci comportiamo, influenza molto l’altro, fino a modellare l’immagine che egli stesso ha di lui. Se ancora non sei convinto, ti farò un altro esempio ancora più tangibile.

Se sei in una relazione disfunzionale dove l’altro ti svaluta costantemente e ti umilia, attua dei continui tira e molla, questo demolirà la tua autostima. Ti farà sentire svuotato, finirai per mettere in dubbio te stesso, sentirti confuso, potrai addirittura convincerti che in te c’è qualcosa di sbagliato! Questo avviene, purtroppo, in molte relazioni genitore-figlio, dove i figli si convincono di essere dei fannulloni, solo perché il genitore li continua a trattare come tali.

Come sostenere il cambiamento di coppia

Se vuoi che l’altro cambi, quindi, dovrai anzitutto essere tu a cambiare nei tuoi atteggiamenti. Ricorda che alla base di una relazione felice e appagante vi sono ingredienti quali riconoscimento, considerazione, dialogo, comprensione, stima e fiducia. Da dove iniziare?

Per aiutarti a cambiare approccio, ho stilato poche e semplici linee guida che possono aiutarti. Non aspettarti cambiamenti dall’oggi al domani. Se nella tua relazione piovono insulti da anni, ci vorranno diversi mesi per invertire la rotta, ma sono sicura che i risultati ti sorprenderanno! L’essere umano, quando valorizzato, è capace di gesti bellissimi.

Prima regola: impara a comunicare i tuoi bisogni in modo tenue, senza trasformarli in accuse! Ricorda che lui/lei non è responsabile della tua felicità, ma lo sei tu! Quindi non sfogare su di lui/lei la tua frustrazione. Ricorda che l’ascolto empatico è una strada bidirezionale, abbi la pazienza di ascoltare e rispettare anche i suoi bisogni.

Seconda regola: promuovi i comportamenti desiderati mostrando comprensione circa le sue necessità. Costruisci le premesse, le situazioni che possano rendere più probabile il comportamento desiderato.

Terza regola: non smettere mai di lavorare su te stesso! Sai che il benessere personale ha un forte impatto sui livelli di gratificazione relazionale? Impara a stare bene con te stesso e cura la tua autostima.

Quarta regola: non essere avaro di complimenti. Se il tuo partner commette una mancanza, sicuramente sei pronto a rinfacciargli qualsiasi cosa, tuttavia, se compie un gesto, probabilmente tu non rinforzerai quel comportamento. Per esempio, se dimentica di telefonarti per avvisarti di un evento, potresti sentirti offeso e farglielo pesare. Se però ti chiama, non sei portato a dire «wow, grazie per avermi coinvolto» oppure «sono contento quando condividi con me queste cose, sei meraviglioso».  Ricorda di valutare il tuo partner nella sua interezza e non solo per i suoi errori! Inoltre, non essere arido con i complimenti!

Una lettura per crescere

Nel mio libro bestseller «d’Amore ci si ammala, d’Amore si Guarisce», ti propongo un percorso di auto-analisi, in cui potrai esplorare ogni parte di te e comprenderti nel profondo. Le scelte che facciamo in amore e nella vita, sono la diretta manifestazione dei nostri desideri o… paradossalmente, delle nostre paure! Talvolta rischiamo di vivere una vita fatta di tante profezie che si autoavverano, rischiando di sabotarci da soli. Ciò capita perché il funzionamento mentale, le interazioni con l’altro e i sentimenti, sono estremamente complessi e, durante la nostra crescita, nessuno ci ha spiegato come districarci tra impulsi, emozioni, relazioni affettive e bisogni emotivi! Ecco perché ho deciso di scrivere un libro sull’argomento. Ho racchiuso in un manuale tutte quelle nozioni che avrei voluto conoscere io ancor prima di diventare una psicologa! Sono sicura che potrà esserti utile. Lo trovi in libreria o su Amazon, a questa pagina web.

Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» edito Rizzoli
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