Se vuoi essere felice elimina questi 7 pensieri

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Sappiamo tutti che i sensi ci possono ingannare, le emozioni possono confonderci, e i nostri ormoni possono farci “sbandare”. Ma i nostri pensieri sono sacri! Dobbiamo ascoltarli perché sono la parte razionale… giusto? Non necessariamente. I nostri pensieri sono plasmati dalle nostre opinioni sul mondo, e talvolta quelle opinioni sono errate.

I nostri pensieri sono anche influenzati dai pensieri abituali del passato. I percorsi neurali nel cervello si rafforzano ogni volta che li usiamo, e quelli che non usiamo si indeboliscono: ogni volta che pensiamo a qualcosa, stiamo rinforzando quel percorso nel nostro cervello. Ciò significa che se passiamo molto tempo a pensare alle cose belle della vita, diventa sempre più facile farlo; allo stesso modo, se ci concentriamo sulle cose negative della tua vita, tenderemo sempre più a pensare ad esse.

Siamo tutti zeppi di pensieri inutili o dannosi

Pensieri che ci dicono che non siamo o che non abbiamo abbastanza, che siamo un disastro completo, che non possiamo permetterci di essere vulnerabili o sconclusionati, figuriamoci di sbagliare, o di provare quello che proviamo. Pensieri che insistono che siamo senza speranza o che, per accettarci o essere amati, dobbiamo diventare qualcun altro. E poi, come se non bastasse, ci sono i pensieri che ci dicono che dobbiamo assolutamente preoccuparci, o continuare a pensare a persone e situazioni che ci fanno arrabbiare, o sentirci tristi, o in colpa, o soli, come se fossimo davvero separati dagli altri e nessuno potesse capirci.

Ogni volta che ti accorgi di essere giù di morale, esamina criticamente i tuoi pensieri. Chiediti: sto pensando qualcosa che influenza il mio umore? E’ vero quello che penso? Ne sono proprio sicuro? Ci può essere un altro modo di guardare questa cosa che sia altrettanto vero, ma meno negativo?

7 Pensieri apparentemente innocui che ti allontanano dalla felicità

Tutti noi siamo vittime dei pensieri negativi, specialmente in periodi stressanti dove ogni nostra certezza sembra crollare. Un pensiero negativo può essere dettato da qualsiasi cosa: l’ansia per il futuro, un rimpianto o rimorso, la sensazione di non essere all’altezza di qualcosa, la tendenza a paragonarci agli altri, l’incertezza.

1. L’opinione degli altri è fondamentale per capire se valgo

Tutto è relativo, anche le opinioni altrui, anche quelle di persone autorevoli o importanti per te. In fondo, tutti possono sbagliare. Ci sarà sempre qualcuno a cui piaci, e altri a cui non piaci per niente. Non devi mai dimenticare che il loro giudizio è, e resta sempre e comunque, un’opinione, un punto di vista soggettivo. Non si può diventare felici senza imparare a convivere con il rifiuto delle altre persone.

Non sempre piaceranno le cose che farai, le tue scelte, le tue idee. Che gli altri non accettino chi sei, fa parte del gioco. Se la tua vita, la tua felicità, dipende dall’amore che ricevi, allora il rifiuto sarà sempre un grande problema.

2. Non devo mai sbagliare nelle cose importanti, o accadrà qualcosa di terribile

La paura del fallimento è un serio ostacolo al provare o fare qualsiasi cosa. Molti credono di dover essere perfetti, altrimenti nessuno li amerà e saranno dei falliti: ma questo è del tutto falso. Se hai questa convinzione, chiediti: i tuoi amici sono perfetti? Quando fanno un errore, li odi e li disprezzi? Ovviamente sarebbe assurdo: sono solo esseri umani, no? Tutti facciamo errori; tutti quanti, tu compreso. In realtà, niente viene scoperto o creato senza fare errori.

Quante volte Edison ha fallito i suoi esperimenti sulla lampadina prima di arrivare a qualcosa che funzionava? (risposta: migliaia). Se eviti a tutti i costi fallimenti ed errori, ti costringi a una vita di passività, e questo è il più grande fallimento. Per imparare e crescere, devi fare pasticci. In effetti, a volte i “fallimenti” si rivelano un successo: per esempio, l’adesivo rimovibile che rende possibili i Post-It è derivato dal tentativo fallito di creare un adesivo permanente.

3. Preoccuparmi di qualcosa produrrà risultati migliori che non preoccuparmi

Se osserviamo criticamente questa convinzione, ci appare del tutto ridicola: come può il solo fatto di preoccuparsi cambiare qualcosa? Però molti si comportano come se fosse vera. Se preoccuparsi porta ad agire per migliorare la situazione, agisci pure, ma preoccuparsi in sé non risolve nulla. Eppure spesso ci sentiamo in colpa e manchevoli se non ci preoccupiamo abbastanza.

E’ chiaro che occuparsi di un problema per risolverlo è utile e necessario, ma è cosa ben diversa dal semplice preoccuparsi: anzi, a volte usiamo il preoccuparci al posto dell’agire (il che porta solo a stress e nessun risultato).

La parola preoccupazione ci dice che ti stai occupando di qualcosa prima che accada.
Nel momento in cui inizi a preoccuparti smetti di vivere il presente perché qualcosa, che ancora deve succedere, ha catturato la tua attenzione, e in molti casi non solo quella. I pensieri infatti possono diventare invasivi e possono condizionare pesantemente il tuo modo di essere e la tua quotidianità.

4. E’ più facile evitare situazioni difficili e responsabilità che affrontarle

Questa idea è subdola perché, nel breve termine, evitare queste cose ci sembra la soluzione più facile. Ma col tempo, l’ansia associata a queste difficoltà cresce, e la tensione della dissociazione tra la realtà e le nostre azioni ci rende angosciati. Evitando queste situazioni, in pratica stiamo facendo finta che non esistano; ma questo non le fa certo sparire.

Alla fine, la realtà vince sempre: i problemi si ripresentano (magari cresciuti), e veniamo richiamati alle nostre responsabilità. Se vogliamo essere felici, occorre stare alla larga dalla negazione, dalle auto-illusioni, dal fare finta, dallo scansare i problemi, o da qualsiasi cosa che provoca uno scollamento con la realtà.

5. Se elimino la sofferenza, vivrò meglio e sarò felice

Dobbiamo partire dal riconoscere che la sofferenza è naturale, è parte della vita. Quindi, quando soffri non sempre c’è un colpevole o una causa eliminabile: a volte è come va la vita. La sofferenza è inevitabile (a volte). Quanto meno, per le seguenti ragioni:

  • A volte non accade quello che vogliamo.
  • A volte accade quello che non vogliamo.
  • Tutto è impermanente, tutto cambia; quindi, prima o poi perderemo quello a cui teniamo.
  • Poiché siamo tutti diversi, e spesso vogliamo cose diverse, ci sarà sempre qualche disaccordo o conflitto con le altre persone.

E queste ragioni valgono per tutti, qualsiasi sia la loro condizione: non c’è modo di sfuggirle. Alcuni coltivano l’illusione che ci siano dei “trucchi” per sfuggire alla sofferenza (il denaro, il potere, la bellezza, la fede…), ma è tutto vano. Certo, la sofferenza può essere diminuita, sia con azioni concrete che con il giusto atteggiamento (gli insegnamenti del Buddha hanno questo scopo), ma la sua eliminazione totale è semplicemente illusoria. Anzi, ostinarsi a eliminare la sofferenza può portare al risultato opposto.

6. Il mio passato determina la mia vita attuale e futura

Niente affatto. Le nostre esperienze hanno contribuito a formarci, ma determinano la nostra vita solo se lasciamo che continuino a influenzarci:

  • Se in passato ho fatto certi errori, ma ora mi sono evoluto e non li faccio più, quegli errori non definiscono chi sono adesso.
  • Se in passato mi sono accaduti eventi dolorosi o traumatici, non vuol dire che si ripeteranno ancora.

Non fare le vittima, e non restare ancorato al tuo passato. Non usarlo come scusa per non essere una persona fantastica oggi. Non si può cambiare quello che è accaduto, ma puoi rifiutarti di dare a quegli eventi il potere di controllarti.

7. Per me è importante avere ragione, e gli altri devono riconoscerlo

Se ti chiedessi “Preferisci avere ragione o essere felice?”, probabilmente risponderesti “Entrambe!”. La cattiva notizia è che spesso non è possibile: una posizione esclude l’altra. La buona notizia è che puoi sempre scegliere quale delle due è più importante per te. Molti non si rendono conto di questa contrapposizione, anzi credono che bisogna aver ragione (e dimostrarlo) per essere felici.

Se ci capita un incidente o un’avversità che non possiamo cambiare, fissarci sull’idea che “Non è giusto” o che “Non doveva andare così”, non fa che alimentare la nostra sofferenza. Invece, accettare l’evento ci aiuta a superarlo e ritrovare serenità.
Magari abbiamo davvero ragione, ma se insistere su questo produce solo mal di stomaco, cosa ci guadagniamo?

Chiediamoci: è davvero così importante decidere chi ha ragione? In realtà, spesso ognuno ha le sue ragioni, o comunque sono possibili più punti di vista diversi: in questi casi l’insistenza è priva di senso, ome se volessimo decidere qual è il colore migliore: è questione di gusti personali, non di verità assolute. In questi casi, è utile adottare un atteggiamento conciliante del tipo “Sono d’accordo sul non essere d’accordo” (in inglese “I agree to disagree”): cioè, mi va bene che tu la pensi diversamente da me, non è un problema. In pratica, questo significa non voler prevalere o imporre la propria posizione, ma accettare che gli altri la vedano diversamente.

NB: Sia chiaro che non sto suggerendo di “Farsi mettere i piedi in testa” o “Dire sempre sì”. E’ ovvio che ci sono motivi per cui è sensato non arrendersi, o situazioni che richiedono fermezza. Ma il più delle volte, ci impuntiamo su questioni minute o insignificanti, per mero orgoglio o puntiglio, non per seri motivi. E’ in questi ultimi casi che il volere aver ragione non vale quasi mai la pena.

Essere positivi non significa ignorare il negativo

Di solito ci concentriamo sul negativo solo per lamentarci o attribuire colpe, senza però produrre alcun risultato. Questo tipo di atteggiamento vittimistico può farci sentire temporaneamente meglio, ma in realtà non ci porta alcun vantaggio (se non un breve sollievo).

Insomma, lamentarci del negativo ci viene naturale, apprezzare il positivo molto meno; però il primo atteggiamento peggiora la nostra vita, mentre il secondo la migliora. Vale quindi la pena impegnarsi per tenere i pensieri negativi ai margini della nostra mente (o farlo solo quando vogliamo e possiamo cambiare una situazione), e invece notare e apprezzare tutti i “doni” che arricchiscono la nostra vita.

Voglio dirti un “segreto”:  nascosta dalla parte che pensa troppo, c’è una parte di te tenera, coraggiosa e saggia, che sa affrontare tutto e prendersi cura di sé e degli altri….devi solo credere nel tuo valore. Ecco un piccolo esercizio. Guardati allo specchio e riconnettiti con te stesso. Dittelo guardandoti negli occhi: “quello che voglio è importante, io sono importante, la mia felicità è importante”. Sii presente durante il corso della tua giornata e verifica se metti in pratica ciò che ti eri riproposto di fare per volerti bene.

Una lettura preziosa

Siamo tutti il frutto del nostro passato, siamo diventati quello che siamo a causa, (o grazie) alle esperienze che abbiamo avuto in famiglia, con gli amici, a scuola, al lavoro, nelle relazioni. Possiamo però non limitarci a “essere la conseguenza di quello che è stato”, ma regalarci la possibilità di essere semplicemente come meritiamo di essere.

Se vuoi migliorare la tua presenza e diventare più consapevole di cosa avviene dentro di te, ti consiglio la lettura del mio libro.  «Riscrivi le Pagine della Tua Vita»

Ogni pagina parla di te, delle Tue emozioni, dei Tuoi pensieri, dei Tuoi sogni, ma anche delle tue paure, dei problemi, delle difficoltà che vivi

Attraverso la lettura ti prendo per mano e ti spiego come trovare le risposte che cerchi, e acquisire maggiore libertà di scelta, svincolandoti dai bisogni insoddisfatti e costruendo la tua piena autonomia. Il libro lo trovi nella tua libreria di fiducia o su Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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