Se vuoi sentirti apprezzato e rispettato fai conoscere i tuoi confini. Ecco come riuscirci

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Sappiamo che le persone non possono entrare nelle nostre case, auto o conti bancari. Perché non ci è stato insegnato questo rispetto alla nostra salute emotiva, mentale e spirituale? Per avere una vita equilibrata e serena, questi confini personali sono altrettanto importanti se non di più! I confini riguardano il modo di far entrare il bene (dire SÌ a) e tenere fuori il male (dire NO a).

A cosa servono i confini?

I confini sono una parte cruciale per mantenere relazioni reciprocamente rispettose . Ti aiutano a prenderti cura di te e di chi ti circonda. Le persone che stabiliscono forti confini personali danno potere a sé stessi per esercitare una maggiore scelta. Hanno un più forte senso di sicurezza mentale, trovano più facile rilassarsi e sono generalmente più felici e più sani. Tuttavia, molte persone faticano a stabilire dei confini. Sono trattenuti da una bassa autostima , il terrore di turbare le persone o la paura del conflitto. Possono semplicemente accettare intrusioni e interruzioni , o aussumere i propri sentimenti personali “per il bene della squadra”.

È naturale voler essere visti come “speciali”,” capaci e affidabili “, ma le persone che non riescono a stabilire dei limiti rischiano l’ “esaurimento della generosità”, poiché altri ne approfittano ingiustamente. Questo può lasciare le persone esauste, umiliate e ferite.

Confini, definizione di sé e identità personale

Il confine è di natura fisica e psicologica insieme, è una membrana semipermeabile che consente il passaggio selezionato di ciò che deve entrare e di ciò che riteniamo utile far uscire. Se i confini geografici rappresentano qualcosa di facilmente monitorabile e controllabile, lo stesso non possiamo dire per quelli umani, infatti, i rapporti interpersonali obbediscono a leggi così complesse e a variabili relazionali così ampie che spesso è difficile riuscire a controllare e talvolta a riconoscere i propri confini da quelli altrui.

Pensiamo ai tanti ruoli che ognuno di noi riveste nella quotidianità: genitori, lavoratori, membri di una squadra o di un’associazione, ecc. A seconda dei contesti ci troviamo in diverse posizioni di potere, immersi in dinamiche dove agiscono forze che sono frutto di vissuti e trascorsi particolari che in qualche modo possono attivare sensi di colpa, frustrazioni, senso di impotenza, incapacità di reagire o, all’opposto, aggressività e pretese.

Oltre alle situazioni e alle dinamiche relazionali intervengono anche le variabili legate alle diverse strutture caratteriali delle persone coinvolte, rendendo la questione dei confini una realtà complessa e di difficile lettura.

Questa premessa è utile per non banalizzare il tema del confine personale, tuttavia, è importante focalizzare l’attenzione sull’importanza dei propri “paletti di delimitazione” perché in assenza di essi si rischia di perdere l’identità personale e, soprattutto, di considerare “normale” che siano gli altri a decidere per noi, che il nostro benessere sia soltanto la concessione momentanea del nostro datore di lavoro o che il nostro appagamento affettivo derivi unicamente dall’aver soddisfatto le richieste del partner.

Cosa significa delineare i propri Confini interiori

Riuscire a distaccarsi dalla critica degli altri, non permettere alle persone di interferire nella nostra vita in modo disfunzionale è assolutamente indispensabile, pertanto, porre dei confini interiori diventa di vitale importanza. Per confini interiori mi riferisco a quei limiti che ci delimitano, distinguono, separano dagli altri definendo chi siamo.

Porre dei confini interiori implica conoscere se stessi, conoscere i propri valori, i propri desideri, i propri sogni, ciò che ci piace e che non ci piace e soprattutto ciò che è molto importante per noi e agire di conseguenza.

Segnano il nostro spazio, dicono agli altri dove possono arrivare. Sono il mezzo per affermare noi stessi. Sono i contorni che ci proteggono psicologicamente, definiscono la differenza tra Io e Tu. Sono marcatori di identità, dicono: io sono questo, arrivo fino qui, non mi invadere, rispettami. Questo nel mio mondo non mi piace, non lo accetto, ti dico io quali sono le mie norme. Quando diciamo “Hai superato il limite” ci riferiamo proprio a questo, a quel segno psicologico che stabilisce cosa è o non è un danno emotivo, quel senso astratto che ci fa sentire cosa va bene per noi, cosa invece è sbagliato, al di là di ciò che è legale o consentito dalle regole sociali.

“Sani confini personali = assumersi la responsabilità delle proprie azioni ed emozioni, e nel contempo  NON assumersi la responsabilità per le azioni o le emozioni degli altri”

I confini interiori non sono limiti all’affetto, al sostegno, alla vicinanza. Anzi. Per aprirci agli altri abbiamo bisogno di mantenere l’identità personale. E di resistere alla tentazione di superare certi limiti, anche se sembrano restrittivi, perché invece evitano la confusione. L’amore non può esistere senza confini, nemmeno con i figli. I confini definiscono i diritti. Di dire No, ad esempio, di essere trattato con cura e rispetto, di cambiare idea, di chiedere aiuto, di essere lasciato in pace, di esprimere ciò che infastidisce, di rifiutarsi di permettere a qualcuno di avvicinarsi troppo se non vogliamo o non ci fidiamo.

Se siamo risentiti, ci sentiamo vittime o ce l’abbiamo con qualcuno è probabile che non abbiamo impostato in modo efficace i limiti, non abbiamo marcato bene il nostro “bordo”. Non sempre riusciamo a farlo infatti.

Comportamenti che minano i propri confini interiori

Stabilire i nostri confini ci consente di proteggere la nostra integrità in maniera naturale, il che ci permetterà di sentirci protetti e al sicuro. Può accadere a tutti qualche volta di essere disposti, se necessario, a mettere da parte i propri confini, farsi invadere, per il bene di altri. Diverso però è farlo per paura, tollerando qualsiasi cosa. A volte il perimetro della struttura interiore è incerto, si crede che impostare limiti comprometta le relazioni, crediamo soprattutto che in amore non ce ne debbano essere.

Per costruire dei confini che rafforzeranno la nostra integrità personale, bisogna impegnarsi ad evitare comportamenti e dinamiche che danneggiano la nostra identità e questo succede quando:

  • Disprezziamo, deridiamo, utilizziamo sarcasmo
  • diventiamo soffocanti, giudichiamo, abusiamo
  • minacciamo di abbandonare emotivamente o fisicamente qualcuno.
  • Facciamo finta di essere qualcun altro
  • non condividiamo come ci sentiamo veramente
  • abbiamo paura di far vedere chi siamo
  • ci preoccupiamo di mostrare dei tratti caratteriali o fisici che ci rendono unici
  • facciamo finta di essere d’accordo mentre in realtà non lo siamo
  • facciamo cose che non vogliamo fare
  • facciamo troppo per gli altri
  • non ci riposiamo quando siamo stanchi e ignoriamo i nostri bisogni emotivi, fisici e psicologici.

Se il nostro comportamento riflette una o più delle caratteristiche appena menzionate e lo facciamo consistentemente, è probabile che finiremo per perdere i nostri emotivi. Allora perderemo le caratteristiche più vere della nostra essenza, al punto tale che le persone invaderanno i nostri limiti senza che ce ne accorgiamo

Il distacco per esercitare il proprio spazio psichico

Spesso facciamo fatica a dire “no” a quella persona a noi cara, perché abbiamo un legame affettivo. Dimensioni come la vicinanza, l’amicizia, l’affetto o persino il semplice rispetto nei confronti di qualcuno ci impediscono di stabilire confini salutari e solidi con facilità. Quasi senza sapere come, finiamo per cedere, dicendo di sì, quando avremmo voluto dire “no”, inevitabilmente consentiamo a queste persone di minare le nostre barriere.

Dobbiamo avere ben chiara una cosa: il modo migliore per creare uno spazio psicologico sicuro è il distacco. Stabilire una distanza tra i sentimenti o la lealtà affettiva rispetto alla nostra identità e alle nostre reali esigenze. Al tempo stesso, non possiamo sottovalutare un aspetto evidente: chi ci rispetta davvero non invaderà mai né minerà le nostre barriere emotive e psicologiche.

Il modo in cui siamo cresciuti e il nostro ruolo nella famiglia d’origine possono diventare ulteriori ostacoli nel fissare e preservare i confini.

La capacità di stabilire confini relazionali sani, è uno degli aspetti che possono risultare compromessi in seguito a esperienze traumatiche prolungate di natura interpersonale, specie durante lo sviluppo. Se ci siamo sempre concentrati sugli altri, lasciandoci prosciugare emotivamente o fisicamente, potrebbe essere diventata la norma ignorare le proprie esigenze . È il momento di cambiare prospettiva e di iniziare con il chiederci se le attenzioni che dedichiamo agli altri siano reciproche e se si verifichi un salutare dare e avere.

Come imparare a mantenere sani confini

Per imparare a definire i limiti ed i confini all’interno delle relazioni, occorre impegnarsi a lavorare su tre diversi livelli di consapevolezza e di azione:

1. Identificare con chiarezza quali sono i confini al di là dei quali non permetteremo all’altro di avventurarsi

Può trattarsi di ciò che siamo o meno disposti a dare in termini di denaro o di tempo condiviso, di disponibilità, richieste relative al menage familiare, richieste di dedizione o accudimento. Oppure questi confini riguardano ciò che siamo o meno disposti a tollerare in termini di comportamenti, mancanze o parole da parte dell’altro.

2. Comunicare aspettative e limiti con chiarezza, calma e coerenza.

È sufficiente spiegarsi con semplicità e poi restare coerenti con quanto detto, senza dare troppe spiegazioni e giustificazioni alle proprie scelte, mettersi sulla difensiva o ingaggiare infinite discussioni con la speranza che l’altro cambi o comprenda il nostro punto di vista. Ad esempio, se il partner comincia ad alzare la voce e ad insultare durante una discussione, è meglio dire: “Non mi piace parlare con te quando ti arrabbi così. Preferisco farlo quando sarai più calmo”, piuttosto che contrattaccare o cercare di far notare all’altro quanto sia spiacevole quando si comporta in questo modo. Se si fa una richiesta, meglio farla in modo semplice e senza fronzoli, così che per entrambi sia ben chiaro su cosa si è d’accordo e su cosa in disaccordo.

Questi passaggi possono risultare particolarmente difficili quando si ha a che fare con persone “tossiche”, siano esse amici, familiari, vicini di casa, colleghi o partner. Queste persone infatti tendono a comportarsi in un modo tale da mettere in difficoltà assumendo comportamenti manipolativi e seduttivi, oppure minacciosi, offensivi, colpevolizzanti o aggressivi per ottenere ciò che vogliono

  • mentono, non rispettano le richieste e i limiti posti
  • accampano continue pretese, colpevolizzano, non hanno considerazione degli stati d’animo e dei bisogni dell’altro
  • considerano i loro bisogni più importanti di tutto
  • fanno i capricci quando non si fa ciò che vogliono
  • non considerano le conseguenze dei loro comportamenti
  • criticano e svalutano continuamente in modo più o meno sottile
  • minimizzano le necessità e le richieste dell’altro
  • fanno promesse che non mantengono
  • fanno richieste eccessive o fuori luogo
  • offendono o prendono in giro, sono sprezzanti e arroganti
  • sfruttano gli altri per i loro bisogni, possono diventare violenti verbalmente e fisicamente
  • sono imprevedibili e inaffidabili, indisponibili,
  • sabotano in modo sottile le iniziative dell’altro, parlano ma non ascoltano e… si: hanno sempre ragione loro.

Cosa si può fare in queste situazioni per poter mettere dei paletti all’ingerenza altrui?

Cominciamo a portare la nostra consapevolezza su di noi: capire e definire cosa siamo disposti a tollerare e cosa no. Ci sono confini negoziabili e altri assolutamente non negoziabili. Occorre avere ben chiari gli uni e gli altri per decidere cosa accettare, perdonare e a cosa rinunciare nella relazione, e cosa invece considerare come intollerabile e indicativo della necessità di riconsiderare gli equilibri, i ruoli o la continuazione del rapporto.

I compromessi sono una buona cosa, quando non portano a violare la propria dignità, i bisogni fondamentali ed i valori personali per accontentare le richieste dell’altro. Tollerare l’intollerabile con la speranza che l’altro cambi, capisca o ci resti accanto a tutti i costi non è un compromesso sano, anzi insegna all’altro che si è disposti a tollerare sempre di più mancanze di rispetto, considerazione o peggio. Se l’altro non è disposto a rispettare i confini che riteniamo sani, valutare l’opportunità di chiudere la relazione o prendere le distanze: alcune persone semplicemente non sono disposte a rispettare i confini altrui.

Quando si verificano episodi spiacevoli in cui ci si è sentiti violati, offesi, mortificati, non considerati, minacciati o persino colpiti fisicamente: scriverlo. Scrivere ogni volta che accadono episodi del genere, aiuta a mantenere una visione razionale e chiara di ciò che accade nella relazione, e permette di restare coerenti con le proprie intenzioni. Imparare a prendere le distanze dall’impulso di controllare o cambiare l’altro: non possiamo controllare gli altri, non può funzionare, sebbene il controllo ci dia l’illusione di proteggerci dalla sofferenza. Distaccarci, ci permette di prendere le distanze dal bisogno di controllare o cambiare l’altro, portando l’attenzione su di noi: come ci sentiamo, ciò che desideriamo e ciò che davvero rappresenta il nostro bene rappresentano elementi FONDAMENTALI da riconoscere.

Per imparare a prendere le distanze occorre rispettare il proprio sentimento e le proprie emozioni tanto quanto i propri reali desideri e bisogni, dire “no” quando è NO che sentiamo: ad esempio non accondiscendere a incontri o intimità solo “per far andare bene le cose”. Oppure può significare disinnescare l’escalation nelle discussioni rispondendo con educazione e fermezza, o allontanandosi dalla stanza, lasciare che l’altro prenda le sue decisioni senza voler a tutti i costi interferire o volerle cambiare, imparando a sostenerne le conseguenze ma restando liberi e coerenti con se stessi. Considerare di interrompere/ridurre i contatti con la persona tossica (low contact/no contact) per recuperare serenità e lucidità.

IN CONCLUSIONE

Ricordiamo che stabilire sani confini interpersonali è prima di tutto UN MODO DI PRENDERSI CURA DI SE’; non una prova di forza, una forma di ricatto o una merce di scambio. Se è vero che non possiamo pretendere di controllare o cambiare i comportamenti dell’altro, è anche vero che possiamo SCEGLIERE come comportarci e come agire invece di reagire, considerando l’ipotesi di allontanarci se la relazione diventa nociva. Non è sempre facile stabilire i propri confini, tracciare quella linea che delimita il nostro spazio personale, in particolare se quello che ci muove è la paura di perdere l’altro. Cosa succede infatti quando decidiamo di smettere di guardare al di fuori e diamo uno sguardo al nostro mondo interiore?

Spero che questo abbia aiutato a spiegare i confini in modo succinto, demistificante e potenziante. Nessuno ha detto che i confini sono facili! Ci vuole grinta, guarigione, sviluppo e abbracciare la paura di mostrarsi in un modo completamente nuovo.

Se non chiedi, niente ti sarà dato. Se non agisci, niente cambierà

Come avrai intuito, i confini regolano gli scambi dare/avere, oltre che la distanza (e vicinanza) tra te e gli altri. Se nella vita ti ritrovi sempre a dare senza ricevere in cambio una equa contropartita, probabilmente non hai mai imparato a definire i tuoi confini.

La tua persona continuerà a pensare che a te sta bene la situazione e continuerà a comportarsi come ha sempre fatto. Sei tu che decidi cosa vuoi e sei solo tu ad avere la possibilità di dire no agli atteggiamenti degli altri. Devi solo conoscere il tuo valore e capire che chi non ti da la giusta importanza, chi non ti rispetta, non è una persona da tenere nella tua vita.

È dentro di te che troverai l’ascolto, la comprensione, l’amore, la considerazione e la stima mancati

È con i tuoi occhi che potrai dire «wow». Non ci sarà nessuno da stupire, le bellezze che ti porti dentro non dovranno essere “scoperte” da nessuno se non da te stesso! Se hai voglia di iniziare questo cammino, ti consiglio la lettura di due manuali di psicologia.

Sono i libri che io stessa avrei voluto leggere ancor prima di laurearmi in psicologia. Manuali perfetti per imparare a conoscersi e guardarsi per ciò che si è e non più per come ti hanno fatto sentire.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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