Quando è stata la prima volta che hai detto ti amo a qualcuno? Quando è stata la prima volta che qualcuno lo ha detto a te? Dimentichiamo molte cose della nostra adolescenza ma, in genere, il primo ti amo, quello più vero, quello più sentito, ci resta dentro. Eppure, molte persone provano una tremenda difficoltà a dire queste parole.
Quando iniziamo una relazione, possiamo sentirci particolarmente vulnerabili. Se hai paura di avvicinarti troppo a qualcuno, di dire ti amo e di vivere pienamente il legame, sappi che non sei il solo. La paura dell’amore e della vicinanza affettiva è piuttosto comune. In fondo è intuibile: quando teniamo gli altri a debita distanza, questi non possono ferirci, non posso farci del male! Eppure, quella stessa distanza, ci impedisce di vivere emozioni bellissime.
La paura di amare è diversa dall’indisponibilità emotiva
La paura di amare e l’indisponibilità emotiva di cui più spesso parlo nei miei articoli, non sono la stessa cosa. Anche se gli effetti sono, entro certi termini, paragonabili, le cause scatenanti sono differenti. Una persona emotivamente non disponibile ha paura di perdere la propria identità, la propria autonomia e il senso di sé, quindi non si lascia coinvolgere emotivamente nella relazione. In generale, pone dei confini abissali con tutti: amici, familiari, partner, colleghi (…).
La sua disfunzione principale è nella gestione dei confini. Il confine, in psicologia, delimita e regola i rapporti tra due persone: la vicinanza e la distanza, il contatto e il distacco, ma anche la capacità di riconoscersi al contempo come individuo a sé e parte di un legame. Le persone emotivamente non disponibili non sanno riconoscersi come parte di qualcosa perché temono di perdere se stesse.
La paura di amare deriva, invece, dal tentativo di evitare la sofferenza della rottura, è riconducibile dunque alla paura dell’abbandono. In genere queste persone riescono a stringere legami profondi con amici e familiari, dove possono sperimentare senso di sicurezza e protezione, tuttavia non riescono a legare in amore.
Il timore di essere lasciati o di rimanere soli è comune a tutti, ma alcune persone non riescono a gestire quest’ansia, diventando vittime di un sentimento di angoscia soggiacente che rende difficili i rapporti di coppia, può arrivare a provocare attacchi di panico e sfociare nella depressione.
La psicologia rivela le origini della paura di amare
Chi ha paura di amare, da bambino, non si è sentito sufficientemente protetto, amato o accettato e quindi non ha sviluppato quella che viene definita una «base sicura», ovvero, un buon attaccamento alle figure di riferimento. Chi è emotivamente indisponibile, invece, non solo non si è sentito amato e protetto, ma è stato costantemente invaso nella sua identità, probabilmente è cresciuto con figure genitoriali ingombranti, invischianti e invadenti, che non gli hanno permesso, in alcun modo, di esprimere se stesso.
Al contrario, chi da bambino si è sentito accettato, amato e ha avuto modo di esprimere la sua identità, da adulto, sarà in grado di affrontare i distacchi (perdite o lutti) con una certa sicurezza interiore, facendo ricorso alle proprie risorse personali. Si tratta di mera sicurezza.
Attenzione! Chi ha sviluppato tale sicurezza interiore comunque non è immune alla sofferenza o alla paura, avrà piuttosto un fattore protettivo che lo terrà a riparo da manifestazioni patologiche.
La paura di amare potrebbe insorgere anche in età adulta, soprattutto se ci sono fragilità soggiacenti, in questi casi può essere causata da eventi traumatici come perdite improvvise che hanno lasciato un solco profondo. Ogni distacco e ogni spauracchio che evoca la separazione, rimette in scena quel dolore insuperabile già vissuto al momento del trauma (o da bambino, in caso di esperienze precoci di abbandoni).
Segnali tipici nella coppia
Nella prima fase della relazione non vi sono campanelli d’allarme eclatanti, anzi, la relazione sembra seguire il classico crescendo emotivo. La spie iniziano a illuminarsi quando la connessione emotiva diventa più solida. Quando il legame si rafforza, infatti, possono emergere indicatori quali:
Tentativi di auto-sabotaggio. Il set di comportamenti può essere molto variegato. Possono esserci liti per pretesti inverosimili e pretese assurde.
Vittimismo. Il suo umore, la sua stabilità e felicità sembrano dipendere completamente dalla relazione. Questo la pone costantemente nel ruolo di vittima e il partner, più che vivere una relazione, sembra di camminare in una stanza di cristalli. Qualsiasi potrebbe ferire l’altro che appare, al contempo, forte e fragile. Pochi sono disposti a riconoscersi nel ruolo di vittima, quindi questo tratto non sarà ammesso da chi vive la problematica in prima persona.
Ricatto emotivo. Facendo sentire l’altro responsabile per la propria felicità, chi ha paura di amare può innescare sensi di colpa e finire per influenzare l’altro affinché modifichi il suo comportamento. In genere tendiamo a pensare alla manipolazione come una peculiarità di chi ha tratti narcisistici, tuttavia si tratta di una manifestazione molto comune anche di chi ha paura di amare.
Fa i capricci. La persona appare molto capricciosa perché mette costantemente alla prova l’altro. Può quindi essere descritta come volubile e difficile da soddisfare. Il vero dramma è che nei suoi inconsapevoli tentativi di testare l’amore e la presenza altrui, diviene una vera zavorra tanto che l’altro, prima o dopo, per auto-salvaguardarsi, sarà costretto a…d abbandonarla.
Chi ha già letto il mio libro «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» saprà benissimo che questa è una delle tante manifestazioni dell’Effetto Rosenthal (la profezia che si auto-avvera, come le nostre aspettative plasmano il comportamento altrui!). Il timore di abbandono di chi ha paura di amare, si trasforma così in realtà!
Instaura cicli relazionali fatti di alti e bassi. La paura di amare e quindi instaurare un legame stabile fa sì che nella coppia si ripropongano sempre le medesime dinamiche. Il ciclo di eventi vede un clima relazionale ricco di attriti, delusioni e disappunti che generano una tensione. Tale tensione si trasforma in litigi esplosivi (chi ha paura di amare, tipicamente si porta dentro una rabbia repressa con annessi scatti d’ira) che creano fratture nel legame. A questo segue una tanto desiderata riconciliazione. Il ciclo relazionale è ricco di alti e bassi e funziona più o meno così:
- un accumularsi di tensioni
- episodi esplosivi in cui si scarica la tensione
- riconciliazione
- calma apparente
- un nuovo accumulo di tensione
- nuovi episodi in cui si scaricare sull’altro
- una nuova riconciliazione
- ancora calma apparente
Segnali all’esterno della coppia
La paura di amare può essere inserita in una cornice di ben più ampio respiro. Le caratteristiche psicologiche di una persona si manifestano ovunque e non solo nella coppia. Chi ha paura dell’abbandono, in tutti i domini della sua vita può esprimere:
Urgenza emotiva di essere accettati, che si manifesta con eccessiva accondiscendenza, difficoltà a dire «no» e tendenza a stringere legami sbilanciati in cui chi ha paura di amare cede spesso terreno. Paura di prendere posizioni nette per il timore di essere rifiutato. Tendenza al perfezionismo.
Grande difficoltà nel prendere decisioni importanti da solo. Bisogno di chiedere consigli, bisogno di sentirsi costantemente rassicurato (mi sta bene questa maglia? Ho risposto bene a Tizio? Cosa pensi di questa mia scelta?). Ipersensibilità ai pareri degli altri. Lamentazione di non essere capiti o ascoltati dagli altri. Può emergere rabbia repressa con annessi attacchi d’ira.
Cosa fare?
La paura di amare coinvolge molti domini, primo tra tutti, quello della fiducia. Il primo passo da compiere è lavorare sul senso di fiducia in sé e nell’altro. Non solo, anche il tema dell’identità non va trascurato. Se chi è emotivamente indisponibile vede l’altro come la minaccia alla propria identità, chi ha paura di amare vede nell’altro un mezzo mediante il quale esistere. La paura nasce dal presupposto di non poter esistere e sussistere senza l’altro, senza la sua presenza e senza il suo amore. Il secondo passo da compiere, dunque, è quello di lavorare sul proprio senso del sé, sull’autonomia e rinforzare l’identità personale. Seguire un percorso di psicoterapia è indubbiamente la soluzione migliore.
Anche chi vive la relazione con una persona che ha paura di amare non ha vita semplice e ha bisogno di lavorare su se stesso. Innanzitutto bisognerebbe chiedersi: perché hai scelto un partner che non può darti la stabilità che desideri? La scelta del partner riflette ciò che ci portiamo dentro, rivela i nostri demoni, i nostri conflitti irrisolti, le nostre paure più nascoste.
Nel mio libro bestseller «Riscrivi le Pagine della Tua Vita», ti propongo un percorso di auto-analisi, in cui potrai esplorare ogni parte di te e comprenderti nel profondo. Le scelte che facciamo sono la diretta manifestazione dei nostri desideri o… paradossalmente, delle nostre paure! Talvolta rischiamo di vivere una vita auto-profetica, rischiamo di scegliere (da soli), il sentiero più impervio. Ciò capita perché il funzionamento mentale è estremamente complesso e, durante la nostra crescita, nessuno ci ha spiegato come districarci tra impulsi, emozioni, relazioni affettive e bisogni emotivi. Ecco perché ho deciso di scrivere un libro sull’argomento. Ho racchiuso in un manuale tutte quelle nozioni che avrei voluto conoscere io ancor prima di diventare una psicologa! Sono sicura che potrà esserti utile. Lo trovi in libreria o su Amazon, a questa pagina web.
Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» edito Rizzoli
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