Segnali che il tuo partner non ha più a cuore la relazione

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Sentirsi soli in coppia: sembra una contraddizione ma non lo è. E lo sa bene chi vive questa situazione: è un vuoto inaccettabile, qualcosa che ci consuma a poco a poco dall’interno, che non ci permette di vivere quella felicità che meritiamo. A chi non è mai capitato di passeggiare, magari, in compagnia del proprio partner, marito o fidanzato che sia, e sentirsi soli? Capita spesso, purtroppo, ed è una sensazione che attanaglia il cuore e l’anima. Ci si chiede il motivo, ci si incolpa, magari, per qualcosa che erroneamente abbiamo commesso per arrivare a questo punto ma, la verità è che molto spesso non si riesce ad uscirne fuori. La cosa peggiore è osservare in giro, al ristorante o mentre si mangia un gelato all’aperto, che intorno a noi le coppie appaiono, al contrario, tutte unite, romantiche e forti. In questi casi l’angoscia ci aggredisce ancora di più come un mostro velenoso facendoci sprofondare nell’abisso della solitudine.

Pensiamo di lasciare perdere, di andare via, di abbandonare (anche solo momentaneamente) il nostro partner – un po’ per metterlo/la o metterci alla prova ma, non sempre ci riusciamo o meglio, se capita, il riavvicinamento è completo sempre a metà: pochi giorni, al massimo un paio di settimane e tutto ritorna come prima. In pratica iniziamo a dubitare di noi stessi, della nostra salute mentale, di questa costante e continua insoddisfazione che ci porta ad andare sempre più giù lasciandoci soli con la nostra solitudine di coppia. Ci si può sentire soli anche in coppia? Certo che sì, e a volte ci si sente soli solo quando si è in coppia.

L’era della tecnologia ha amplificato maggiormente la distanza emotiva

Nell’era moderna le persone sono sempre più digitalizzate e così ci allontaniamo spesso dai nostri affetti più cari. Quante volte interrompiamo una conversazione perché il telefonino ha squillato? Quante volte ci alziamo da tavola solo per controllare se qualcuno ci ha mandato un messaggio? Chiaro che non stiamo parlando di comunicazioni importanti o urgenti, cose tali da doverci far lasciare il pasto a metà ma, cose ordinarie, bazzecole. Tutto questo però ci distrae dalla coppia, da momenti solo nostri che una volta erano tutelati e che oggi vengono scavalcati dalla tecnologia.

Il bisogno di entrare in relazione ci accomuna tutti, a prescindere dall’età, dal genere, dal carattere e dalla personalità.

Il senso di solitudine va riconosciuto e accolto. Chi ne soffre, se non lo elabora, sarà invaso da un enorme vuoto e soffrirà ferite emotive difficili da guarire. È importante riconoscere, dunque,  che il nostro desiderio di vicinanza non è una debolezza, ma un’esigenza sana e naturale.

I segnali che indicano che siamo soli, anche se siamo in compagnia.

Tendiamo a pensare che una volta trovato un partner o dopo il primo figlio, non ci sentiremo più soli. Purtroppo non è sempre così. Può succedere di sentirsi molto soli pur essendo in coppia, perché il rapporto con il partner non offre il senso di vicinanza e di connessione di cui avvertiamo il bisogno. Il tipo di rapporto che instauriamo e i conflitti che sorgono nel corso del tempo possono fare in modo che, anche se accompagnati, ci sentiamo soli e incompresi.

Ma a volte impieghiamo troppo tempo per capire da dove proviene la sensazione di vuoto e lasciamo passare anni prima di affrontare il problema. A quel punto il nostro equilibrio emotivo si sarà deteriorato. La buona notizia è che è possibile evitare che la situazione peggiori, semplicemente riconoscendo i segnali che indicano che siamo soli, anche se abbiamo qualcuno al nostro fianco:

  • La persona che dovrebbe motivarti nei tuoi nuovi progetti e idee, ti scoraggia e crea ostacoli.
  • La persona che dovrebbe sostenerti nei momenti difficili ti da la colpa di ciò che accade e si lava le mani.
  • La persona che dovrebbe condividere i tuoi interessi, ti critica costantemente e non considera i tuoi gusti e le esigenze.
  • La persona che dovrebbe starti accanto non ti dedica tempo di qualità, così non ti senti capito/a oppure amato/a.
  • La persona che dovrebbe aiutarti a crescere e migliorare, ti fa sentire inferiore.

Ma è sempre colpa nostra?

Un partner dovrebbe stare al nostro fianco per sostenerci, non per demoralizzarci. Certo, forse abbiamo commesso degli errori, ma questo non significa che il nostro partner debba sempre darci la colpa o che ci pianti in asso alla prima difficoltà lavandosene le mani.

Le ferite emotive che generano la solitudine accompagnata

Trascorrere del tempo con la persona sbagliata può diventare un’esperienza  disfunzionale e aprire profonde ferite emotive. Al senso di vuoto si accompagna spesso anche un profondo senso di colpa che ci porta a sentirci sempre più inadeguati, indegni di affetto e nei casi peggiori depressi. Spesso, per attirare l’attenzione o avere  l’approvazione degli, diventiamo facile preda dei manipolatori.

Perché è così difficile rompere il rapporto?

La fine di un legame provoca inevitabilmente sofferenza. Quello che si perde non è solo un’idea, è la perdita di un progetto di vita, di una quotidianità. L’amore in fondo è anche un’abitudine condivisa. La sofferenza per la fine di un amore è un passaggio doloroso che appartiene alla vita. Dobbiamo passare per forza attraverso questo periodo di forte dolore, che può essere riempito di significato e non dal tentativo di esonerarsi dalla sofferenza. Intanto, decidere di terminare una relazione che ci fa davvero sentire soli può diventare molto complicato per diversi fattori. Vediamoli insieme.

1. Niente è bianco e nero

Nei rapporti interpersonali nulla è bianco o nero. Questo significa che forse quella persona che ci fa sentire soli oggi, in un altro momento è stata fonte di gioia, di sostegno e soddisfazione. Quei ricordi ci mantengono legati al passato, ovviando ai problemi del presente.

2. Paura di lasciare la zona di comfort

Anche se siamo consapevoli che non stiamo attraversando il nostro miglior momento, potremmo esserci abituati a questa situazione e aver trovato un equilibrio all’interno del malessere, e temiamo che la nostra decisione peggiori le cose. Le abitudini e la routine sono fattori molto potenti che ci tengono legati a situazioni che ci danneggiano.

3. Rifiuto del “fallimento”

In molte occasioni, quando decidiamo di dare una seconda, terza o quarta possibilità all’altra persona, in realtà la stiamo dando a noi stessi. Alcune persone credono, per esempio, che divorziare significhi avere fallito e sono riluttanti ad accettarlo, e cercano di ravvivare un rapporto che è già morto.

Godere della propria compagnia è un dono straordinario

Abbandonare un rapporto nel quale ci sentiamo soli, un rapporto che, invece di soddisfare i nostri bisogni crea problemi e carenze, è un atto di amor proprio e, in molti casi, addirittura di sopravvivenza. Avere a cuore il proprio equilibrio psicologico  è davvero il miglior regalo che possiamo farci. Rinunciare alle persone per le quali non siamo più importanti significa prendersi cura del proprio benessere. Quando l’altra persona non si preoccupa delle nostre esigenze e abbiamo smesso di essere una priorità nella sua vita, non c’è motivo di restare aggrappati a quel rapporto perché in questo modo ci faremmo solo del male.

Ad un esame più attento ed approfondito questi momenti critici non sono affatto casuali ma introducono ad esempio alla consapevolezza di avere vissuto e concluso una parte della vita. La crisi psicologica impone quindi una ristrutturazione del proprio equilibrio psichico divenuto disfunzionale: rappresenta perciò un momento impegnativo, complicato e delicato ma soprattutto una importante opportunità di crescita e cambiamento. Trattasi quindi di elaborazioni interne delicate ed importanti che non sono affatto negative ma che hanno un potenziale evolutivo.

A questo punto non è necessario cercare immediatamente un’altra persona che riempia il vuoto, ma imparare a star bene con noi stessi, godere della nostra compagnia e fare le cose che ci piacciono.

Cosa puoi fare per non sentirti solo

E’ bene sottolineare che quello che è adeguato per una persona  non necessariamente può valere in toto per un’altra. Però qualcosa che possa essere uno spunto, un promemoria da tenere a mente quando sperimentiamo solitudine posso fornirla:

Ricorda a te stesso che la solitudine è un sentimento condiviso. Non sei il solo a sentirti solo. E la paura della solitudine non va evitata ma affrontata! Quello che rifiuti di provare emotivamente si comporta nello stesso modo di una palla spinta sott’acqua: a un certo punto tornerà a galla con intensità raddoppiata.

Per iniziare il tuo cammino dovresti vivere quella che gli psicoterapeuti chiamano esperienza emotiva correttiva. Molte persone, prima di cercare un partner, dovrebbero imparare ad amarsi e conoscersi più profondamente. Rifletti sui tuoi sentimenti, sulle emozioni che provi e che cosa te le fa provare. Non basta dire “sono risentito” o “mi sento solo”… analizza queste sensazioni. Un diario può essere uno strumento utile per iniziare a comprendersi e accettarsi.

Non credere che sia facile riconosce i propri stati emotivi: in genere quando chiedo a qualcuno “come ti senti?” piuttosto che rispondermi con il nome di sensazioni, parte la similitudine “è come se…”. Impara a dare un nome alle tue emozioni, ti farà bene.

Ricorda sempre..

Non sei vittima del destino, anzi: sei padrone della tua vita e hai voce in capitolo! Riflettere sulle tue decisioni ti aprirà gli occhi su quelli che sono i tuoi reali desideri e bisogni. Tutto ciò che ci capita ha un valore. Anche gli eventi più infelici possono portarti a nuove comprensioni o aprirti ad altre possibilità, costringerti a sviluppare nuove abilità o indurti a realizzare importanti cambiamenti nella tua vita. Se è vero che il passato non lo puoi cambiare è altrettanto vero che puoi scegliere come reagire agli eventi del presente.

Dentro di te ci può essere tutto e quanto basta per affrontare gli altri senza complessi di inferiorità. Non abituarti alle briciole! Non adattarti a un amore non corrisposto, con l’idea che non possa esserci dell’altro, perché tu puoi avere molto di più. Ma dipende soprattutto da te, dalle tue scelte, dalle tue azioni, e da quanto credi di meritare. Se ancora stai leggendo questo articolo, forse hai davvero voglia di rinegoziare le tue scelte di vita.

E’ arrivato il momento di meritare il meglio dalla vita!

Purtroppo trovare il vero amore non è facile, ciascuno di noi porta nelle storie d’amore il proprio modo di essere, la propria capacità di vedere il mondo, le proprie fragilità, la propria storia. ciò che non dobbiamo smettere di fare è augurare il meglio a noi stessi, ecco perché non dovremmo mai accontentarci! Partiamo dal presupposto che l’amore fa stare bene, in caso contrario si tratta di un sentimento ben diverso, un qualcosa di differente che ci tiene intrappolati in una sorta di prigione e non ci permette di vedere la porta spalancata davanti a noi. Essere rifiutati non piace a nessuno ma restare aggrappati a un amore a senso unico ci impedisce di andare avanti. È la nostra ostinazione a tenerlo in vita.

Quindi, per superare un amore non ricambiato e smettere di soffrire è essenziale abbandonare la partita, lasciare andare le illusioni, arrendersi (non si può obbligare qualcuno a provare qualcosa che non sente), accogliere il dolore del rifiuto e tornare a investire su se stessi.vPerché non è che la tua vita si risolve così per magia. La magia ce la devi mettere tu. Sei tu la tua bacchetta magica. Solo tu hai il potere di brillare. E io cara lettrice o lettore, mi auguro che tu possa dire a te stesso: io non “VOGLIO” accontentarmi di un amore sbagliato!

Allora cosa fare? Impara a osservare le relazioni che stringi e soprattutto, impara a sintonizzarti con il tuo mondo interiore, su quelli che sono i tuoi bisogni inconsci che cerchi di appagare mediante gli altri ma che potresti benissimo soddisfare da te! Semplicemente, nessuno ti ha mostrato ancora come si fa. Quando veniamo al mondo, ci insegnano a leggere e a scrivere, ci insegnano la matematica, la storia, tutti apprendimenti importanti, per carità… ma si dimenticano di fornirci una buona educazione psicoaffettiva, che è il presupposto necessario per crearsi una vita felice. Se ti va di fare un “corso di recupero accelerato”, ti consiglio la lettura del libro «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce» (disponibile in tutte le librerie e su amazon, a questo indirizzo), troverai un bel po’ di risposte su come funziona il tuo mondo interiore e finalmente riuscirai a perseguire i due scopi fondamentali della vita: coltivare intimità e vicinanza e, al contempo, affermare la tua identità e autonomia.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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