Segnali tipici del partner instabile emotivamente

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Quello di «intelligenza emotiva» è un costrutto molto complesso che talvolta viene erroneamente sovrapposto a quello di empatia. In realtà, l’empatia è solo una delle tante sfaccettature che compongono l’intelligenza emotiva. In questo articolo proverò a fare un po’ di chiarezza e ti fornirò alcuni indicatori che ti aiuteranno a capire se hai a che fare con una persona priva di intelligenza emotiva. Chi non è emotivamente intelligente, presenta una «maturità emotiva» carente ed è privo di responsabilità affettiva. Che significa? Che non è interessato all’effetto che i suoi comportamenti hanno sull’altro. Sminuisce il fatto che le sue azioni possano avere delle conseguenze su di te, sulle tue condotte e sul tuo umore… ma proseguiamo per gradi!

L’intelligenza emotiva è la chiave per la stabilità emotiva in coppia

L’intelligenza emotiva è la forma d’intelligenza più sottovalutata di sempre. Eppure, i dati statistici parlano chiaro: maggiore è la nostra intelligenza emotiva e migliore sarà la qualità della nostra vita, l’appagamento relazionale e la soddisfazione di sé  (Khan et al., 2021). Stai pronto a tirare un respiro di sollievo: l’intelligenza emotiva è una facoltà che si può sviluppare in qualsiasi fase della vita. Lo si può fare con un lavoro personale e/o in un cammino che può coinvolgere anche il partner, ma solo se c’è reciproca volontà!

Segnali che il tuo partner è privo di intelligenza emotiva

Dopo questa doverosa premessa, soffermiamoci sui segnali più tangibili che fanno emergere un basso quoziente emotivo pertanto una certa instabilità emotiva da parte del partner

1. Dà la priorità allo smartphone, alla radio, alla tv…

Se il tuo partner smanetta costantemente con lo smartphone mentre siete al ristorante, mentre parla con te o mentre vedete un film, è probabilmente dotato di un basso quoziente emotivo. Non solo finirà per farti sentire poco importante, ma minerà gli equilibri di coppia. È stato dimostrato che il phubbing (termine per indicare la pratica di dare priorità allo smartphone snobbando chi è presente) nella coppia innesca nell’altro sentimenti di risentimento, svalutazione e scarsa stima (non solo di sé, ma anche dell’altro!). Insomma, questa pratica logora il rapporto.

2. Innesca dinamiche colpevolizzanti

Purtroppo, tutti noi inciampiamo nella pericolosa trappola della colpevolizzazione. A volte lo faccio con il solo tentativo di dare un senso alle cose, altre volte, invece, lo facciamo per alleggerire la nostra coscienza o per scaricare le nostre frustrazioni e le nostre responsabilità sull’altro. Al ristorante qualcosa va storto? È colpa tua. C’è traffico e arrivate tardi? È colpa tua. Qualsiasi fatalità (anche la più fortuita) diviene riconducibile a qualcosa che hai fatto direttamente o indirettamente.

3. Ignora le tue emozioni

Le persone con un buon quoziente intellettivo sono attente alle emozioni altrui, non le ignorano. Sanno che l’empatia è una componente importante in un legame. Anche se non conoscono l’empatia nella forma più potente, sanno benissimo che le loro azioni hanno delle conseguenze… insomma, si assumono la propria responsabilità affettiva.

4. Non ti fa sentire capito

Le persone con un’elevata intelligenza emotiva sono aperte al dialogo e al confronto. Riescono davvero ad ascoltare l’altro (e farlo sentire ascoltato). Al contrario, chi ha una bassa intelligenza emotiva ha molta fretta di dire la propria e non si sofferma neanche ad ascoltare l’altro, né tenta di capirne il punto di vista.

5. È passivo-aggressivo

Non soffermandosi nell’ascolto, le conversazioni con lui/lei sono piuttosto faticose. Ti sembrerà di dover schivare tutta una serie di critiche e giudizi. Gli scambi, infatti, vertendo sulla colpevolizzazione, sono accompagnati da frasi che iniziano con «tu hai detto…», «tu hai fatto…», «tu volevi che…»… e manca completamente un punto di connessione. Manca un «noi» che si fa artefice delle proprie scelte e quindi del proprio destino. Il partner con basso QE appare come una vittima degli eventi e delle tue scelte, ma questo è riconducibile solo al suo fare passivo.

6. Non c’è supporto

Nella coppia in salute, entrambi i partner si valorizzano e si sentono amati. La relazione si compie entro quattro dimensioni d’amore che abbracciano la stima di sé e dell’altro. Infatti, nelle relazioni davvero appaganti, le dimensioni dell’amore non sono solo due (io amo te, e tu ami me), in quel «noi ci amiamo» ci sono quattro direzioni meravigliose che sbocciano:

  • io amo me
  • io amo te
  • tu ami te
  • tu ami me

La vicinanza affettiva, in questo contesto, è totalitaria, è ovunque! Sta nell’autoaccudimento, nell’ascolto dell’altro ma anche nell’autoascolto. La coppia entro queste quattro dimensioni sa essere totalmente supportiva e proiettata a fare grandi cose, insieme e singolarmente. Quando manca l’intelligenza emotiva e la maturità affettiva per comprendere la completezza dell’amore, il legame non è poi così appagante. L’altro può essere svalutante e ipercritico, non solo con noi ma anche con se stesso. Il risultato? La coppia ristagna, si radica sempre negli stessi schemi e non cresce. Dopo qualche tempo, subentra l’apatia e i partner sono demotivati.

7. Dimenticanze e superficialità

Quando la coppia è demotivata e non sa come alimentare il rapporto, emerge un malumore condiviso. L’altro diventa superficiale verso i nostri bisogni e verso le necessità basilari di un rapporto funzionante. Si va avanti per atti mancati, «dimenticanze», di “non lo sapevo”, non ci ho pensato… non ricordavo. Si diventa solo un accessorio nella vita dell’altro, uno strumento che -talvolta- assolve a richieste. Ma un partner non è questo. Non è la persona che va a buttare la spazzatura o ci accompagna in auto… Un partner è un compagno di vita con cui si costruisce, si cresce, ci si esplora, si condivide…! Una coppia sana in cui entrambi i partner lavorano sulla propria intelligenza emotiva, non potrà mai appiattarsi perché è in costante evoluzione!

Lavorare sull’intelligenza emotiva di coppia

Una coppia che funziona male sembra essere semplicemente una “relazione che è arrivata alla frutta”. In realtà, spesso un legame malfunzionante è il riflesso di una bassa intelligenza emotiva. Ricordi? Questa competenza si può sviluppare ed è strettamente correlata all’appagamento personale e di coppia!

Se è vero che l’intelligenza emotiva è qualcosa che si può sviluppare -anche se faticosamente- è altrettanto vero che di base bisogna essere molto intelligenti (e in questo caso faccio riferimento al classico costrutto di quoziente intellettivo) per fare questa conquista. Ecco perché, seppure “allenabile”, l’intelligenza emotiva non è da tutti. Chi ha una spiccata intelligenza emotiva riesce:

  • a comprendere sempre le proprie emozioni, capire da dover originano.
  • Non proietta mai nell’altro le proprie frustrazioni perché sa gestirle da solo.
  • È assertivo e resilente, sa che può fare la differenza nella propria vita! Sa che può e merita di trasformare la propria vita in quel posto meraviglioso in cui merita di stare.
  • Attua specifiche strategie -intenzionali e non automatiche- per non partire in quarta quando si sente minacciato…

Il nostro problema è che spesso agiamo in «modalità automatica», senza comprendere che nelle nostre emozioni e nei nostri bisogni, può esserci una componente volitiva. Grazie al nostro intelletto, possiamo modularci al meglio per rompere determinati schemi e trasformare la relazione di coppia in un luogo magico e appagante. Il primo passo da fare è ricordare che non siamo impotenti, in ogni momento possiamo cambiare tutto, stravolgere ogni cosa fino a trovare il nostro spazio, quello in cui finalmente far sbocciare le quattro dimensioni d’amore: io amo me, tu ami me, io amo te, tu ami te! 

I sani confini

Che sia un genitore, un partner o un amico, ti farà sentire accettato con la condizionale. Fin quando aderisci al modello del subordinato in cui la relazione è completamente sbilanciata e i carichi gravano tutti sulle tue spalle (sei accondiscendente, lasci che invalidi le tue emozioni, non esci dal ruolo che ti ha assegnato…), allora le cose filano lisce. Ma quando provi ad affermare te stesso o una tua necessità, emergono le minacce. La minaccia dell’abbandono, della rabbia, dell’isolamento, dell’esclusione… Non sempre le minacce sono affettive, qualcuno può utilizzare ricatti economici e sfruttare una posizione di potere in ambito lavorativo. Ecco perché non è sempre facile venirne fuori. Ma un modo sano e sicuro per gestire i confini con queste persone c’è. Un modo per affermare te stesso esiste. Pensaci bene, non sarebbe perfetto avere accanto persone capaci di convalidare le tue emozioni? Di condividere con te la stessa realtà senza tentare di distorcerla?

Esiste una realtà ben concreta in cui tu sei al centro della tua vita. In cui tutti i tuoi bisogni hanno un senso, vanno ascoltati e appagati! Una realtà in cui puoi affermare te stesso, accoglierti e amarti. In tal modo, attrarrai a te solo persone che sono capaci di darti la considerazione che meriti. Che, come nel mio esempio, hanno cura del legame che instaureranno con te. Non si tratta di un’utopia. Tutto questo è possibile e puoi averlo in tutti i rapporti.

Il rispetto di sé è la base

Si parla pochissimo di rispetto di sé. Eppure si tratta di una componente essenziale per la salute (fisica e mentale) e per il mantenimento di relazioni sane. Se ti riconosci in questi punti, vuol dire che stai trascorrendo la tua vita remandoti contro. È mai possibile andare “contro se stessi”? Purtroppo sì, questo capita quando non ti hanno insegnato a riconoscere il tuo valore. Come spiego nei miei incontri e come ho dettagliato nei miei due libri (entrambi bestseller), siamo la sintesi dei nostri vissuti e, il modo in cui ci comportiamo con noi stessi, riflette in qualche misura il modo in cui gli altri ci hanno trattato durante l’infanzia.

È lì, a quell’età che impariamo come scendere a patti con noi stessi, se rispettarci e stimarci oppure se metterci da parte e calpestare i nostri diritti emotivi e finanche negare i nostri bisogni! Come spiego nel mio libro «Il mondo con i tuoi occhi», quando sappiamo guardarci bene dentro, riusciamo a cogliere i nostri bisogni e a muoverci nella direzione giusta per appagarli, così la relazione soddisfacente diverrà una naturale conseguenza delle nostre scelte personali, del nostro modo di essere. Cinque capitoli che ti porteranno alla scoperta di quel potenziale che, da troppo tempo, è assopito dentro di te e non chiede altro di esplodere! Per immergerti nella lettura del libro “Il mondo con i tuoi occhi” e farne tesoro, puoi ordinarlo qui su Amazon oppure acquistarlo in libreria

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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