L’esercito degli ansiosi è numeroso e la forma di angoscia estrema che lo caratterizza, spesso invalidante, può anche essere un perfetto meccanismo di difesa messo in atto per salvaguardare la propria quiete. Al di là delle letture più o meno profonde che si possono dare, è tendenzialmente vero che le persone ansiose tendono a vivere una vita piuttosto complicata, caratterizzata da una serie di difficoltà.
Perché l’ansia insorge?
L’ansia insorge quando non abbiamo abbastanza mezzi a disposizione per gestire un’emozione (magari scomoda) e, per questo, finiamo per non elaborarla, quasi come se la cancellassimo. Il problema è che nessuna emozione viene cancellata e queste ritornano a galla sotto forma di vari disturbi: dalla dermatite atopica all’ansia, dai dolori psicosomatici agli attacchi di panico. Ogni emozione non elaborata trova un modo per esprimersi.
L’ansia, è dunque un campanellino d’allarme che non va condannato, ti sta dicendo che stai trascurando qualcosa e sta a te capire cosa. L’ansia, infatti, non sempre è legata a eventi eclatanti. Può insorgere in prossimità di una scadenza di lavoro o verso fine mese, quando ci sono le bollette da pagare! Può arrivare in un momento di calma, senza alcun motivo apparente, oppure durante una conversazione, quando hai sollecitato il tuo inconscio con determinati argomenti. Insomma, il sintomo è comune: parliamo d’ansia, ma per ognuno questo stesso sintomo può avere cause diverse.
20 cose che le persone ansiose fanno
Una delle cose invalidanti dell’ansia è avere a che fare con pensieri che s’infuocano e si trasformano in costanti preoccupazioni. A volte sono giustificabili (“avrò lasciato il forno acceso?”), ma spesso sono totalmente infondati (“Il mio capo mi odia?”). Il cervello, però, non conosce la differenza.
Non si tratta dello sporadico stato d’animo a cui soggiace chi si trova a vivere una situazione preoccupante, piuttosto di una vera e propria attitudine caratteriale che rende alcune persone particolarmente sensibili alle vicende di vita quotidiana. Chi vive la vita in uno stato di continua agitazione si riconoscerà in questi 20 comportamenti:
01. Una tendenza comune è quella di paragonarsi agli altri per avere un criterio di riferimento con cui valutare le proprie prestazioni, qualità, capacità.
02. Data la difficoltà nel relazionarsi diventa aggressivo o passivo/aggressivo in un conflitto o una situazione critica.
03. Tende a lamentarsi in ogni contesto: lavoro, famiglia, soldi, carriera, sesso, forma fisica, salute….
04. E’ tendenzialmente remissivo: sono troppo (vecchio/a..); è troppo (tardi..); è impossibile; ho perso la speranza di…Il risultato?
05. Vede il bicchiere sempre mezzo vuoto, vede sempre l’aspetto negativo
06. Ama recitare la parte “il passato era meglio” (come ero, come pensavo a xxx anni) o fare il protagonista del suo film ‘ritorno dal futuro’ sognando a occhi aperti quel che potrebbe fare se avesse/non avesse….invece di vivere nel qui e ora.
07. Ha difficoltà organizzative: per mettere ordine impiega ore e ore….
08. Esercita il pensiero dicotomico, ovvero, secondo il suo punto di vista le cose possono essere solo o completamente giuste o del tutto sbagliate, le persone sono o amiche o nemiche, le giornate o sono perfette o fanno schifo, tutto ciò che non è un successo è un fallimento, e tutto ciò che non è virtuoso è vizioso, o si è belli o si è brutti, e così via.
09. Ripete a se stesso “sarò felice quando avrò…successo, soldi, la persona giusta, la casa da xx metri quadri…”
10. Si concentra solo su ciò che non ha
11. Si sente osservato, inoltre ha la capacità di immaginarsi gli scenari peggiori: se per esempio ha un appuntamento di lavoro o deve fare qualcosa di importante, ha sempre la sensazione che gli altri possano ridere e ridire su di lui.
12. Si guarda allo specchio solo per criticarsi e massacrarsi
13. Si lascia prendere dalla paura, assalire dai dubbi quando inizia qualcosa di nuovo. Generalmente la preoccupazione è rivolta perlopiù al futuro perché, rispetto al presente, è incontrollabile e difficilmente “manipolabile” dall’individuo.
14. Si autocommisera: estremizza ogni piccolo suo difetto sia fisico che caratteriale
15. Ama ricevere complimenti, ma spesso non ci crede, proprio perché ha sempre paura di essere giudicato.
16. Ha poca pazienza, zero tolleranza verso la sua stessa incompetenza e quella degli altri
17. Quando deve incontrare qualcuno, ha bisogno di diverse ore di preparazione fisica e mentale
18. Vive con solo due marce: rimando a domani /devo fare tutto adesso
19. Si annoia presto. Non ama avere tempo ibero anche perché teme che i pensieri ansiogeni possano arrivare.
20. Si agita facilmente. Qualche esempio? Un messaggio inviato a cui non segue una risposta tempestiva è segno che sia capitato qualcosa di grave. Un rumore in casa in piena notte è ‘sicuramente’ un ladro senza scrupoli.
Come attenuare il processo ansioso
L’ansia è percepita come una condizione dalla quale rifuggire a ogni costo. Si chiede al medico la pillola per debellare questo senso di oppressione o si consulta un terapeuta per ricevere indicazioni su come fare per abbandonarla. Ma davvero l’ansia ha il solo scopo di comparire per essere subito cacciata via dalla nostra esistenza? Ha senso che qualcosa in noi accada con l’unico obiettivo di essere debellato?
Accogliere l’ansia vuol dire accettare la possibilità di creare cambiamento. L’ansia è un segnale di avvertimento che può essere utilizzato come motore per attivarsi in una qualche direzione. L’errore maggiore è ignorare questa sensazione o volerla abbattere senza preoccuparsi di capire cosa voglia comunicare, da qui le domande: come uscire dall’ansia o come combattere l’ansia… Una domanda più attenta potrebbe essere come gestire l’ansia, o meglio, come accoglierla!
La prima regola per combattere l’ansia non è combatterla, ma accettarla imparando a gestirla
Resistere all’ansia significa fare il suo gioco. In un certo modo resistere all’ansia significa prolungare gli effetti negativi dell’ansia. Lasciarla fluire, invece, ti aiuterà a liberartene prima e avere la possibilità di osservarla e capire perché si presenta. E per accoglierla non bisogna cercare colpevoli! Trovare le cause, siano esse un papà sbagliato, un matrimonio infelice, il virus… non serve a niente!
L’unica cosa che funziona veramente sono “parole amorevoli”. Immagina un bambino che viene da te impaurito e angosciato. Lo criticheresti e lo offenderesti? Oppure lo accoglieresti con parole amorevoli e carezze, cercando di tranquillizzarlo e rassicurarlo? “Non preoccuparti tesoro mio, adesso passa”. Invece tendiamo sempre a criticarci ed offenderci per la solita paura che ci è venuta. Chi è ansioso non è malato, è particolarmente sensibile e attiva l’ansia più facilmente.
Spesso si è portati ad evitare situazioni avvertite come pericolose. Evitare equivale ad imprigionare la vitalità e la voglia di vivere. Possiamo imparare a rallentare, ma bisogna continuare ad andare. Se fuggi dalle situazioni, forse riuscirai ad attenuare l’ansia ma la paura salirà.
Puoi uscire dal tunnel!
Puoi imparare ad affrontare, con piccoli passi, le tue paure. Impara ad accogliere l’ansia come un consiglio che ti viene dato dal tuo corpo, perché quando si sperimentano i sintomi tipici dell’ansia si perde la razionalità e anche il contatto con il corpo viene meno. Impara a non giudicarti e a non avere aspettative, ma ad essere presente nelle azioni che esegui, facendo le cose per come le sai fare, non per come dovrebbero essere fatte ed imparando a divenire semplicemente te stesso, con i tuoi limiti e le tue imperfezioni. Tutto qui? Ebbene sì, l’unica arma per combattere l’ansia è imparare a volersi bene. E non è molto difficile perché tu sai già come amare, solo che non lo fai con te!
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A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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