Segnali tipici di chi necessita di stare in coppia per sentirsi una persona completa

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Quante persone sono coinvolte in amori troppo sbilanciati? Se stai leggendo questo articolo, probabilmente, vuoi saperne di più sulle dinamiche di coppia e magari comprendere se la tua relazione è sulla direzione giusta. Sappi che tutte le coppie possono avere un certo livello di disfunzione, il problema emerge quando la disfunzione diventa tale da violare i tuoi bisogni emotivi, valicare i tuoi confini o addirittura minare la tua autostima. Se lo stai pensando, è vero: la coppia perfetta non esiste! Ma sai, esiste la coppia sicura, dove la relazione verte sul sostegno reciproco, sull’ascolto dell’altro e l’appagamento. In queste coppie, i due partner si impegnano ad apprendere nuovi modi di stare insieme, sono aperti e si mettono in discussione piuttosto che incolpare o esasperare i difetti dell’altro

C’è un limite sottile tra amare una persona e dipendere da quella persona!

Quando un rapporto affettivo diventa un “legame che stringe” o, ancor peggio, “dolorosa ossessione” in cui si altera stabilmente quel necessario equilibrio tra il “dare” e il “ricevere”, l’amore può trasformarsi in un’abitudine a soffrire fino a divenire una vera e propria “dipendenza affettiva”. Parliamo di un disagio psicologico in grado di vivere nascosto nell’ombra anche per l’intera vita di una persona, ponendosi tuttavia come la radice di un costante dolore e alimentando spesso altre gravi problematiche psicologiche, fisiche e relazionali. Questo è ciò che accade nella Dipendenza Affettiva in cui la relazione è vista come l’elemento essenziale per sentirsi completi.

Amare è naturale, soprattutto durante la prima fase, vivere in simbiosi e condizionarsi reciprocamente.

È frequente idealizzare l’incontro con l’altro come un momento di appagamento e completezza. “Ecco la persona che ho sempre cercato; lei (lui) mi capisce; ci frequentiamo da pochi mesi ma sembra che ci conosciamo da una vita.” Frasi del genere manifestano la trepidazione dell’attesa, il fervente desiderio di conoscere la persona che ci avrebbe completato. Tuttavia, questo modo di pensare ci pone in una posizione precaria e di inferiorità. Perché deleghiamo all’altro il compito di renderci delle persone migliori

Segnali che soffri di dipendenza affettiva

La vita è solo nostra, e affidarla totalmente nelle mani di qualcun altro sarebbe un suicidio. Per questo motivo, è importante che tieni in conto le caratteristiche di una relazione distruttiva

1. Tendi ad amare le persone che puoi/vuoi salvare. E qui entra in campo la “missione salvifica” su cui la persona concentra tutte le sue risorse.

2. Ti senti responsabile per le azioni degli altri. In qualche modo ti convinci che se non sei tu ad aiutare questa persona non può farlo nessun’altro, saresti quindi criticabile e meschino se decidessi di non supportarla.

3. Hai paura di essere abbandonato o di restare da solo. Ti senti profondamente solo/a quando non sei accompagnato/a. La vita ha senso se puoi condividere ciò che fai e sei con un’altra persona. *Non hai un buon rapporto con te stesso/a e rifuggi la solitudine.

4. Ti senti responsabile per la felicità del tuo partner. Il retropensiero è “devo renderla/o felice”, è quasi un imposizione, un “must”, una regola assoluta cui non puoi venir meno. La sua felicità dipende da te. Se il tuo partner è infelice probabilmente la colpa è tua perché “non hai fatto abbastanza”.

5. Hai bisogno dell’approvazione degli altri per ottenere la tua autostima. Il tuo valore si riflette sull’opinione che gli altri hanno di te. Da solo/a non vali, sei poco interessante, non ti vuoi troppo bene. Anche quando l’altro/a riconosce una tua qualità fatichi a vederla davvero tua, più facilmente riesci a vedere i difetti e le mancanze. Ricevere complimenti può addirittura crearti disagio e imbarazzo.

6. Hai difficoltà ad adattarti al cambiamento. Una volta che trovi la persona “da salvare” fatichi a lasciar andare la relazione anche se noti qualche campanello d’allarme resta la missione cui non puoi per nessun motivo venir meno “è tua responsabilità, non puoi esimerti”.

7. Hai difficoltà a prendere decisioni e spesso dubiti di te stesso. La tua bassa autostima ti porta ad adattarti in toto ai bisogni ed alle richieste del partner annullando le tue perché in fin dei conti “non sono così importanti”.

8. I tuoi stati d’animo sono controllati dai pensieri e dai sentimenti di coloro che ti circondano. Torna qui il tratto dipendente da cui proprio non riesci a distanziarti, fai molta fatica a riconoscere i tuoi bisogni ed esprimerli agli altri, ti vergogni, ti senti indegno di farlo. Preferisci quindi accudire che essere accudito, hai la sensazione che questo ruolo ti si addice di più.

Noi ci riflettiamo nello sguardo dell’altro

Benché sia dura da ammettere, è uno scenario probabile. “Tutti io li trovo i casi umani; me li scelgo con il lanternino; sono tutti uguali.” Non è una regola, ma capita di sovraccaricare la relazione di aspettative. Se siamo recidivi nel ricadere sulle stesse scelte ­, che poi chiamiamo errori, interroghiamoci sul motivo e assumiamoci le nostre responsabilità. Poniamoci delle domande spinose: perché il partner è così simile a quello, o quella, precedente? Chi ci ricorda? Perché per l’ennesima volta affrontiamo le solite discussioni?

I rapporti di intimità sono molto influenzati dagli schemi di attaccamento dell’infanzia, in un certo modo riusciamo ad amare ed a farci amare come siamo stati amati dai nostri genitori. Siamo, dunque, fossilizzati su un modello sbagliato. Se durante la nostra infanzia l’atmosfera familiare era turbolenta, con il passare degli anni le relazioni disfunzionali al suo interno sono diventate il nostro modello. Dunque, in età adulta finiamo col ripetere quei comportamenti disadattivi che abbiamo interiorizzato, nonostante siamo consapevoli che non ci porteranno ad avere delle relazioni sane.

Inoltre, il nostro modo di pensare, di rinnovarci, è piuttosto restio al cambiamento. Due motivi su tutti, di cui uno è il prerequisito dell’altro:

  • Siamo individui regolati da dispositivi omeostatici, cioè tendiamo a mantenere le nostre caratteristiche al variare delle condizioni esterne (fonte Treccani). Insomma, fin dove possiamo rimaniamo come siamo, cambiare è sempre l’ultima delle opzioni.
  • Comfort zone. Abbiamo paura di uscire dalla nostra zona di comfort, di rischiare. Davanti a una decisione tra certo e incerto, andiamo sul sicuro malgrado la scelta non ci soddisfi.

Dentro di noi sospettiamo già quali saranno i prossimi scenari: li abbiamo già vissuti, sappiamo che non ci piaceranno, ma tutto sommato ci sono familiari. Purtroppo i primi a dirci “te l’avevo detto” siamo proprio noi.

Dimenticare un amore sbagliato, a volte, è un esame di maturità che ci rende più forti

Quell’amore che proprio non riesci a dimenticare, altro non è che una persona come te, solo che tu hai dato a questa persona un’importanza enorme. Quando riacquisterai lucidità, ti renderai conto che non vale la pena sprecare tanto tempo a rincorrere qualcuno che in fondo non ti merita!

Parti da zero, ma riparti! Ripartire da zero significa ripartire da se stessi.

Non è mai facile risollevarsi da un dolore, che sia dovuto alla fine di un grande amore o un fallimento o ancora a un ostacolo che ci sembra insormontabile, lo stesso che aumenta la distanza tra i nostri sogni e la realtà. Eppure anche se fa così paura dover ricominciare e cambiare tutto quello che fino a ora ti sembrava familiare, è un atto doveroso che devi a te stessa/o e alla tua vita.

Perché non puoi tenere tutto sotto controllo, sempre, e inevitabilmente accade che le cose non vanno come avevi sperato. Ma questo non vuol dire che devi rinunciare alla felicità o che non puoi ritrovarla in quelle piccole cose che troppo spesso ignoriamo o trascuriamo.

Perché la verità è che quella che consideri la fine non è altro che un nuovo inizio. Ricominciare da zero per partire più forte richiede tanto coraggio, vuol dire imparare a riconoscere in un cambio di marcia tutta la tua vita, puoi scegliere di ingranare la prima e partire lentamente o spingere il piede sull’acceleratore per raggiunge luoghi inediti e sconosciuti, per tornare a vivere come prima, più di prima…per tornare a credere nell’amore, quello vero.

Sperimenta nuovi modi di essere

Imparare a conoscersi significa sperimentare se stessi, cimentarsi in piccole e grandi imprese. Se ti va di fare un vero viaggio introspettivo alla scoperta di chi sei, se ti va di analizzare te stesso, i tuoi vissuti emotivi e le tue storie relazionali, dall’infanzia all’età adulta, posso consigliarti la lettura del mio libro (già bestseller!) «Riscrivi le Pagine della Tua Vita» edito da Rizzoli.

Intendiamoci, un libro non può cambiarti la vita ma può aiutarti a costruire relazioni migliori, con te stesso e con gli altri. Il cambiamento, poi, sarà inevitabile, sarà la naturale conseguenza di un’autentica scoperta di sé. Curare i nostri legami, le nostre ferite, i nostri conflitti… curare il nostro benessere, è un dovere imprescindibile che abbiamo verso noi stessi. Nel libro, troverai molti esercizi psicologici pratici che potranno aiutarti in mondo tangibile fin da subito. Il libro puoi trovarlo in libreria e a questa pagina Amazon.

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
Autore del libro Bestseller “Riscrivi le pagine della tua vita” Edito Rizzoli
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