Le emozioni umane sono un fenomeno molto complesso e un campo di indagine immenso. Se qualcuno dovesse chiederci che cosa sono, sarebbe difficile rispondere. Sono pensieri, riflessi fisiologici, oppure impulsi comportamentali? Le esperienze emotive sono tutti questi aspetti insieme. Quindi perché è importante conoscere le proprie emozioni? Perché conoscere a fondo il modo in cui potremmo reagire di fronte ad una determinata emozione e che comportamento potremmo adottare, è il modo più adeguato per imparare a gestire le emozioni, soprattutto quelle che percepiamo essere più intense e quindi difficilmente controllabili.
Che le emozioni possano innescare variazioni corporee immediate lo abbiamo sperimentato tutti
Basterà pensare al batticuore prima di un evento importante, alle farfalle allo stomaco che ci hanno fatto sognare o a quel brivido lungo la schiena che ci ha fatto tanto languire. Eppure, nonostante queste esperienze collaudate, facciamo fatica a considerare le emozioni qualcosa di corporeo. Poiché temiamo di non poterle gestire, preferiamo continuare a considerare le emozioni come qualcosa di secondario, sensazioni adimensionali che collochiamo in un posto “astratto” chiamato mente, anch’essa di natura astratta.
Sebbene sia luogo comune considerare le emozioni come astratte, esse sono invece concretissime. In altre parole: le emozioni sono corporee e come ben saprai, il nostro corpo è saggio e va ascoltato. Le emozioni sono «risposte automatiche» che prevedono variazioni fisiologiche che riguardano:
- Sistema neuroendocrino
- Sistema nervoso autonomo
- Sistema scheletro-motorio
- Livelli di vigilanza
Cioè quanto siamo concentrati e guidano su cosa proiettiamo la nostra attenzione. - Elaborazione delle memorie
Cioè, quali esperienze fissiamo, quali convertiamo in apprendimento (consapevole o inconsapevole) e quali lasciamo andare via.
Le emozioni influenzano, tra le altre cose, la produzione di ormoni, la temperatura corporea, il flusso ematico, il pH sanguigno, la secrezione di succhi gastrici, l’attività renale, cardiaca, intestinale, il bilancio idrico (…). Nell’uomo, è stato osservato che condizioni emotive protratte nel tempo come quelle indotte dal «disturbo da stress post traumatico» riescono ad alterare il pH sanguino causando acidosi.
Più banalmente, le emozioni possono causare modificazioni fisiologiche immediate, basterà pensare alle guance rosse di chi, molto timido, sperimenta imbarazzo. Cosa dire poi del sudore psicosomatico? Molte persone, a causa di uno stato emotivo ipervigile, tendono ad avere mani e piedi sempre sudati.
Il sudore, o meglio, l’attività elettrodermica è impiegata come uno degli indicatori del cosiddetto lie-detector o poligrafo (macchina della verità). Il poligrafo riesce a misurare l’attività elettrodermica tonica e fasica. L’attività tonica costituisce un indice dello stato generale di attivazione del sistema nervoso dell’organismo. Il valore tonico è più alto se l’individuo è tranquillo e rilassato; se invece è agitato e nervoso, aumenta la sudorazione cutanea e si abbassa la resistenza elettrica della pelle.
L’attività fasica è quella innescata intenzionalmente dagli operatori di giustizia con delle domande. Questa attività, infatti, fluttua rapidamente in base a stimoli prettamente emozionali, sensoriali o ideativi. Il poligrafo, simultaneamente, registra informazioni relative alla frequenza cardiaca, già, perché le emozioni riescono a condizionare sia il battito cardiaco che la frequenza respiratorie, con ricadute sull’attività polmonare e sull’intero circolo ematico.
Se la letteratura scientifica è piena di evidenze che sottolineano quanto le emozioni riescano a indurre variazioni fisiologiche, perché è così difficile equiparare la salute emotiva a quella fisica? Problemi di conoscenza (ignoranza, scarsa informazione, disinformazione) e di attitudine (pregiudizio), la fanno da padroni quando si parla di salute emotiva. Eppure, la sfera emozionale non può essere scissa da quella corporea!
Le emozioni sono sì «risposte automatiche», ma sono soggettive
Dinanzi a un tramonto, c’è chi sbagliata annoiato e chi si lascia suggestionare. All’ingresso di una grotta, c’è chi si lancia incuriosito e chi si paralizza spaventato. Ecco che la vista di un ragno può essere motivo di entusiasmo per uno e causa di ribrezzo e paura per un altro e così all’infinito. Stimoli identici possono innescare risposte diverse in persone diverse. Cosa cambia? Come si viene a creare la soggettività?
Dopo lo stimolo, prima che venga prodotta una risposta emotiva è necessario un processo valutativo. Sta qui la soggettività ed ecco perché lo stesso stimolo emotigeno, in persone diverse, può innescare risposte emotive diverse: a cambiare è la valutazione che quella persona fa dello stimolo. Il termine valutazione non deve ingannare. La valutazione è spesso del tutto involontaria e inconsapevole.
Essa dipende dalla memoria associativa emozionale, cioè dalle tue esperienze pregresse. Per esempio, per chi ha un trauma relazionale (è cresciuto con genitori emotivamente indisponibili, invischianti o in qualche misura inadeguati), la vicinanza affettiva con un partner può essere uno stimolo emotigeno che, invece di innescare gioia e unione, innesca paura dell’abbandono e/o ricerca di distanza.
La valutazione è del tutto inconsapevole così come sono inconsapevoli le memorie associative che vengono impiegate nel processo valutativo. Questo si può notare soprattutto con le persone permalose. Le persone che scattano immediatamente sulla difensiva e arrivano a ferire per non essere ferite, hanno appreso e conservano nella loro memoria implicita, l’informazione che devono difendersi, perché l’altro può essere una persona “pericolosa” della quale guardarsi bene.
Ecco che fanno sempre valutazioni negativa delle parole altrui e tendono a prendere sempre tutto troppo sul personale. La memoria associativa emozionale pesa molto sulle nostre valutazioni e così condiziona le emozioni che proviamo con maggiore frequenza.
Ricordi l’elenco fatto prima? Le emozioni dirigono la nostra attenzione! Ci mettono in luce determinati fattori oscurandone altri che potrebbero essere ugualmente importanti. Per esempio, se una persona ci fa un complimento, questo potrebbe scivolare via molto rapidamente, al contrario, se -anche involontariamente- ci offende, ecco che questo episodio finirà in primo piano! Sono le emozioni che decidono tutto questo e che scandiscono anche cosa dobbiamo ricordare.
Quali sono le emozioni che provi più di frequente?
Le emozioni che sperimenti con maggiore frequenza, possono darti qualche indizio sulle tue memorie implicite. Per esempio, chi si porta dietro un vissuto di ingiustizie subite, umiliazioni e soprusi, tenderà a sperimentare maggiormente rabbia.
Chi si sente in colpa per un nulla e si sente in dovere di chiedere scusa anche per la più esile mancanza vive quello che molti autori definiscono senso di colpa residuo, un residuo emozionale di esperienze infantili in cui ci siamo sentiti responsabili del mancato benessere genitoriale. In molte famiglie, purtroppo, si verifica una sorta di inversione dei ruoli per la quale è il bambino a dover prendersi cura del genitore, consolarlo e tirargli su il morale… e ovviamente un bambino non ha i mezzi per farlo! Quando l’emozione predominante è l’ansia o la paura, il vissuto da ricercare è di precarietà e insicurezza.
Se nel quotidiano ci sono emozioni predominanti, è bene iniziare da quelle per guardarsi dentro e lavorare su se stessi. Le emozioni, infatti, se ben elaborate, possono funzionare come una preziosa bussola in grado di mostrarti sempre la strada del benessere.
Le emozioni, infatti, oltre ad avere una componente cognitiva (valutativa) e fisiologica (sono corporee), hanno anche una componente comportamentale: dirigono le tue azioni, guidano le tue relazioni, limitano o esaltano la tua capacità intrinseca di prendere iniziativa, agire e motivarti! Se non riesci a perseguire i tuoi scopi, non è la forza di volontà che ti manca, semplicemente non sai ancora come integrare le tue emozioni e “porle” al servizio del tuo benessere. Le emozioni insorgono nel tuo corpo per un motivo e possono essere il tuo più potente alleato. Impara ad accoglierle e ascoltarle.
Un passaggio consequenziale, a questo punto dovrebbe essere già chiaro, ma meglio precisarlo. I nostri vissuti emotivi del passato, mediante le memorie associative emozionali, incidendo sui processi valutativi, condizionando fortemente la qualità delle emozioni che viviamo oggi e così le ripercussioni che esse hanno sul nostro sistema mente-corpo. Pertanto, prenderci cura dei nostri vissuti emotivi significa letteralmente proteggere il nostro corpo oltre, ovviamente, migliorare la qualità della nostra vita.
Emozioni troppo intense
Alcune persone vivono le emozioni in termini soverchianti, tumultuosi. Anzi, più che vivere le emozioni le subiscono. Il «volume emotivo» può essere regolato così da consentire una più opportuna modulazione delle risposte neuroendocrine del nostro organismo. Oltre, ovviamente, a garantirci reazioni più consone agli input esterni ricevuti: niente scatti d’ira, niente disperazione, paure, pensieri paralizzanti, ruminazioni mentali, insomma, niente montagne russe emotive!
Imparando ad accogliere le proprie emozioni e integrandole al meglio, non corriamo il rischio di andare in escandescenza. La rabbia è molto funzionale quando siamo dinanzi a un vero torto, diventa invece disfunzionale e auto-lesiva se ci arrabbiamo come iene quando qualcuno ci sorpassa in autostrada! E questo vale per tutte le emozioni anche per quelle più complesse come vergogna, senso di colpa, paura di perdere qualcuno (…). Ecco una buona notizia: tutti possono imparare a regolare il proprio volume emotivo.
E se, invece, non provi emozioni?
Le emozioni non si possono spegnere. Proprio come il display di alcuni smartphone, funzionano in modalità «always on». Talvolta, però, le emozioni possono essere inconsapevoli, possono innescare reazioni psicofisiologiche che non vengono connotate con alcuna etichetta emotiva-cognitiva. Questa condizione si verifica soprattutto in quelle persone che, per lungo periodo, sono state ammutinate, invalidate da un punto di vista emotivo.
Alcuni di noi, nella nostra memoria implicita, dispongono dell’informazione che provare emozioni è pericoloso, perché esse possono innescare reazioni impreviste e spiacevoli nell’altro. Ecco che, quindi, abbiamo imparato a seppellire così in profondità le emozioni da non sentirle, tuttavia esse ci sono. Questa condizione è chiamata «alessitimia» ed è curabile!
Le persone che non riescono a entrare in contatto con le proprie emozioni, dovrebbero cominciare un percorso di alfabetizzazione emotiva supportato nello sviluppo, al contempo, di abilità empatiche che permettano alla persona di entrare in contatto con il vissuto altrui, senza farsi sovrastare.
Presta ascolto alle tue emozioni e rispettale
Da bambini, i nostri genitori ci insegnano a leggere e a scrivere, capacità cognitive estremamente complesse per un bambino! Già a pochi anni dobbiamo imparare a distinguere dei simboli che lì per lì sembrano senza senso, dobbiamo imparare a replicarli con una penna, a impugnarla quella penna! Al contempo dobbiamo impararne ad associare un suono a ogni simbolo e poi a usare quelle lettere per comporre parole. Una sfida enorme che però siamo riusciti a superare!
Da bambini avremmo dovuto ricevere un’educazione emotiva che però è tardata ad arrivare: i nostri genitori in primis non l’hanno ricevuta! Come loro, siamo stati lasciati allo sbaraglio. Anzi, quelli più sfortunati tra noi sono stati addestrati a mettersi da parte, a ignorare i propri bisogni ed emozioni, a pensare che c’è sempre qualcosa di più importante di sé! Se ti va di iniziare a conoscerti davvero, sappi che ho scritto un nuovo manuale di psicologia (già bestseller), s’intitola «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce», lo puoi trovare a questa pagina Amazon e in tutte le librerie d’Italia. Se ti va possiamo anche incontrarci! È con entusiasmo che ti dico che da due mesi Psicoadvisor è in tour in tutte le librerie d’Italia. L’accesso è gratuito. Ti lascio le date di ottobre:
- 5 ottobre (ore 17:30), Libreria Rinascita (p.zza Roma), Ascoli Piceno
- 12 ottobre (ore h.18), LaFeltrinelli (p.zza dei Martiri), Napoli
- 21 ottobre (ore h.11), Biblioteca Malatestiana, Cesena
- 27 ottobre (ore h.18:30), Libreria Libraccio (via Nazionale), Roma
- I calendari di novembre e dicembre verranno proposti a breve sui nostri canali social.
Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» edito Rizzoli
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