Correlazione tra Serotonina e depressione

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

La correlazione tra serotonina e depressione è oggetto di studi dagli anni ’60 a oggi, tuttavia è opportuno fare diverse precisazioni. La depressione non è una malattia innescata da una causa univoca ma da una serie di fattori che si intersecano tra loro quali: genetici o familiari, neurobiologici, psicologici e ambientali. La serotonina può essere ricondotta a ognuno di tali fattori.

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Serotonina: cos’è?

La serotonina è una “molecola segnale” che svolge numerose funzioni biologiche tra queste, riesce ad eccitare alcuni neuroni e inibirne altri con importanti ricadute sul tono dell’umore. Ecco perché la serotonina è così studiata quando si parla di depressione.

In particolare, la serotonina ha effetti su:

  • Memoria
  • Apprendimento
  • Ansia
  • Aggressività
  • Appetito
  • Irritabilità
  • Reattività
  • Nausea
  • Sonno
  • Termoregolazione
  • Metabolismo

Il nostro organismo produce spontaneamente la serotonina e lo fa a partire da un amminoacido essenziale, il triptofano. Il triptofano è ingerito mediante la dieta.

Correlazione tra Serotonina e Depressione

La serotonina può essere implicata a più livelli nella genesi della depressione ma, in nessun caso, può essere considerata l’unica variabile da considera. La neurobiologia della depressione si concentra sulla serotonina, sulla noradrenalina e sulla dopamina, non solo in termini di “quantità” ma anche in termini di buon funzionamento del sistema; per il neurotrasmettitore in oggetto si parla di sistema serotinonergico.

La neurobiologia

Nello spiegare cos’è la serotonina, l’ho definita come una “molecola segnale“. Nel nostro organismo, da un lato è necessario che qualcuno vada a produrre quel “segnale” e da un altro lato è indispensabile che vi sia qualcuno che riceva tale segnale. C’è anche “chi” trasporta il segnale. Tutto questo è definito “sistema serotinonergico”. Gli studi in materia si stanno soffermando sul sistema recettoriale, cioè su quelle componenti neuronali che, interagendo con la serotonina, dovrebbero produrre la risposta attesa al contatto col segnale.

Da un lato il nostro organismo produce la serotonina ma, dall’altro, non c’è chi riesce a usarla. Ciò significa che anche se non siamo di fronte a livelli di serotonina bassa, possono verificarsi disturbi depressivi.

La genetica

Studi su gemelli hanno fornito un’ereditabilità per il disturbo depressivo maggiore pari al 37% (Sullivan, Neale e Kendler, 2000).

Gli studi di genetica molecolare hanno trovato un’ulteriore correlazione tra serotonina e depressione. Questi studi hanno coinvolto migliaia di persone e hanno permesso di identificare dei polimorfismi per il gene che codifica il trasportatore della serotonina.

Attenzione! La depressione non è una malattia genetica, tutti i dati ci dicono che le differenze genetiche possono far aumentare il rischio di sviluppare la depressione solo in presenza di particolari fattori di rischio ambientale (maltrattamenti infantili, fattori di stress acuto…)Ciò significa che anche in presenza di queste “vulnerabilità genetiche”, un individuo posto in un ambiente sano (in termini di famiglia supportiva, esperienze di vita funzionali…) NON svilupperebbe alcun disturbo depressivo.

Serotonina bassa

Esistono analisi sierologiche e delle urine che possono restituire un quadro completo sui livelli di serotonina dell’organismo. Fin dagli anni ’60 il panorama scientifico ha associato bassi livelli di serotonina alla depressione. Ciò, come abbiamo appena visto, è vero solo in parte.

La drastica riduzione dei livelli di serotonina, in soggetti sani, causa depressione solo se queste persone hanno parenti di primo grado depressi (vulnerabilità genetica) o hanno loro stessi già sofferto in passato di depressione.

La psicologia

Sono diversi i fattori psicologici che giocano un ruolo da protagonista nella genesi della depressione.

I risultati emersi da studi longitudinali riferiscono che la depressione è fortemente correlata alla personalità e agli stili cognitivi. In particolare, studi longitudinali suggeriscono che il nevroticismo sia un fattore predittivo dell’insorgenza della depressione (Jorm, Christensen, Henderson et al. 200). Il nevroticismo può essere descritto come la tendenza a esperire frequenti e intense emozioni negative.

Un vasto studio su gemelli ha portato a ipotizzare che il nevroticismo possa spiegare una buona parte della vulnerabilità alla depressione (Fanous, Prescott e Kendler, 2004). Non è un caso che vi sia una correlazione tra serotonina, depressione e ansia! Il nevroticismo, infatti, si associa anche a disturbi d’ansia.

Farmaci e integratori: una netta differenza

Chi si sta chiedendo se esiste un farmaco per aumentare i livelli di serotonina, deve sapere che c’è una grossa differenza tra farmaco e integratore.

Quando si parla di integratore di serotonina, si fa riferimento al suo precursore, cioè il triptofano. Una sana e corretta alimentazione non dovrebbe lasciare spazio a carenze di triptofano (e quindi a carenze di serotonina). Altri fattori che promuovono il rilascio di serotonina (e prevengono così la depressione) sono: la luce solare, l’attività sportiva, la vitamina B e… la resilienza. Se il nevroticismo è un tratto di personalità correlato alla depressione, la resilienza (l’abilità di adattarsi in modo funzionale alle situazioni difficili, la capacità di accettazione e la capacità di dare un significato funzionale a ciò che ci accade) è associata a un buon funzionamento mentale.

Tutti possono acquistare e usare, per un breve periodo, un integratore alimentare atto a migliorare la produzione di serotonina; il discorso si fa diverso quando si parla di un vero e proprio farmaco.

Farmaci antidepressivi

farmaci antidepressivi sono una classe di composti psicoattivi molto eterogenea. In commercio si trova un gran numero di farmaci antidepressivi e molti sono ancora in fase di sperimentazione. I farmaci antidepressivi possono agire sulla serotonina in diversi modi: alcuni hanno come bersaglio recettori della serotonina o svolgono un’azione sul trasportatore della serotonina.

In particolare, in commercio si trovano:

  • Antidepressivi triciclici
    Agiscono sui livelli di serotonina e noradrenalina, svolgono un’attività anti-colinergica.
  • Inibitori della monoamino ossidasi (IMAO)
    La monoaminossidasi è l’enzima che metabolizza la serotonina e le catecolamine, il farmaco antidepressivo ne impedisce il funzionamento. Questi farmaci, inibendo la monoaminossidasi fanno sì che la serotonina resti in circolo per più tempo aumentandone la concentrazione.
  • Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI)
    La ricaptazione è quel processo mediante il quale un neurotrasmettitore posto nello spazio intersinaptico viene riassorbito. Quando la serotonina viene rilasciata, una parta viene “ricaptata”, un’altra parte viene metabolizzata dalla monoaminossidasi e solo una minima quantità interagisce con il suo recettore. Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina aumentano la concentrazione della serotonina agendo a livello della ricaptazione.

Sfortunatamente non è soltanto agendo sui neurotrasmettitori che si può guarire dalla depressione. L’uso dei farmaci antidepressivi, infatti, sembrerebbe avere un impatto significativo solo in caso di depressione grave. L’effetto del farmaco sembrerebbe meno tangibile in caso di depressione lieve o moderata.

depressione serotonina
Lo Zoloft (sertralina cloridrato) è un farmaco SSRI

Se stai considerando di assumere antidepressivi parlane con il tuo medico di base. Il medico di famiglia può essere un buon punto di partenza, tuttavia non sempre ha gli strumenti per poter diagnosticare un disturbo depressivo; non esitare a rivolgerti a un professionista della salute mentale.

Non solo serotonina: depressione

Sebbene sia la serotonina il neurotrasmettitore più studiato, vi sono altre molecole che possono avere un impatto sull’umore.  Il cortisolo, l’ormone dello stress, ha un forte impatto sulla genesi della depressione. Alti livelli di cortisolo sono associati al tratto di personalità “nevroticismo”. Parlando di neurotrasmettitori, quelli che hanno un effetto sull’umore sono:

  • Ossitocina
    Promuove i sentimenti di fiducia, amore, connessione, senso di appartenenza. Riduce l’ansia e la tensione.
  • GABA
    Migliora la capacità di rilassarsi e riduce il sonno.
  • Melatonina
    Subisce l’influenza dei livelli di serotonina. Favorisce la qualità del sonno. Non è un caso che la depressione sia correlata anche a disturbi del sonno.
  • Endorfine
    Incrementano i sentimenti di gioia e favoriscono il sollievo dal dolore.
  • Endocannabinoidi
    Incrementano sentimenti di serenità.
  • Noradrenalina
    Migliora la concentrazione e la capacità di gestire lo stress.
  • Dopamina
    Incrementa il piacere ed è coinvolta nel sistema della ricompensa.

L’esercizio fisico cambia l’attività elettrica del cervello durante il sonno, che a sua volta riduce l’ansia, migliora l’umore e fornisce maggiori energie per svolgere ulteriori esercizi mantenendo elevati i livelli di serotonina, noradrenalina, endorfine e dopamina!

Reazione depressiva

C’è una grossa differenza tra reazione depressiva e depressione. La reazione depressiva è quella che si può vivere durante l’elaborazione del lutto, di una separazione, di un licenziamento o di una grossa perdita (reale o percepita). La depressione è una reazione depressiva cronicizzata nel tempo e per intensità.

Una cara amica, a meno di un mese dalla perdita della madre, si è rivolta al medico di base riferendo disorientamento, vuoti di memoria e umore depresso. Non ci crederete ma il medico in questione le ha prescritto antidepressivi e antipsicotici… omettendo di spiegarle che durante il lutto, la depressione è una reazione del tutto normale! Se avete appena vissuto un evento avverso, concedetevi il tempo di ri-organizzarvi.

La psicoterapia per curare la depressione

Qualsiasi avversità o difficoltà siate chiamati ad affrontare, sappiate che l’aiuto di uno psicologo/psicoterapeuta potrebbe essere risolutivo. Se sei spaventato dall’onerosità del trattamento, sappi che sono molti i centri convenzionati con il Sistema Sanitario Nazionali; non parlo solo di ASL, Centri di Igiene Mentale o Centri di Salute Mentale ma di diversi riparti o professionisti. Per esempio, all’Ospedale San Raffaele di Milano esistono due sezioni dove poter fare psicoterapia convenzionata dal SSN, così come non manca un’unità operativa all’Ospedale Policlinico di Napoli e in strutture ospedaliere disseminate in tutte le città italiane.

Sia presso i centri di Salute Mentale territoriali (gestiti dalle ASL), sia presso terze strutture, è necessaria l’impegnativa medica. In genere si paga un ticket per il primo ascolto e un ticket che, in base alla territorialità, dà diritto a 5 o 8 sedute. Il costo del ticket varia da 38 a 56 euro. La psicoanalisi e la psicoterapia sono strumenti essenziali per combattere la depressione. 

Associando i farmaci antidepressivi alla psicoterapia le probabilità di recupero aumentano di oltre il 20% rispetto alla sola cura farmacologica (Hollon, Thase et al. 2002). La psicoterapia, inoltre, svolge una funziona protettiva per prevenire eventuali ricadute.

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