Sharp Objects, profilo psicologico dei personaggi

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor
sharp objects recensione
La spiegazione psicologica di Sharp Objects (miniserie)

Titolo: Sharp Objects
Miniserie di 8 puntate
Anno: 2018
Regia: Jean-Marc Vallée
Temi trattati: autolesionismo, anaffettività, sindrome di Münchhausen, deprivazione emotiva, alcolismo, sensi di colpa, dipendenza affettiva.
Voto: 4/5
Colonna sonora: 8/10

La serie è tratta dall’omonimo libro di Gillian Flynn.

La trama

Amy Adams interpreta Camille Preaker, una giovane giornalista emancipata economicamente ma non emotivamente. Patricia Clarkson interpreta Adora Crellin, madre anaffettiva di Camille. Per sfuggire a un destino già scritto, Camille si allontana dalla famiglia d’origine e si trasferisce nel centro di St. Louis dove lavora come reporter di cronaca nera.

L’intera storia si svolge a Wind Gap, cittadina del Missouri descritta fin dalle prime battute come chiusa, limitante e maschilista. E’ proprio a Wind Gap che Camille è costretta a tornare per lavoro: in questa cornice socio-geografica si verificano due omicidi sui quali la giornalista è chiamata a indagare e scrivere.

La miniserie, in parallelo, svela dettagli sugli omicidi e sul passato di Camille. Il passato è rievocato attraverso allucinazioni e flashback: Camille soffre di alcolismo, sotto l’effetto dell’alcol si dissocia dalla realtà rivivendo frammenti del passato che il registra sapientemente dosa nella trama.

Puntata dopo puntata, si compongono i pezzi di un complesso puzzle: da un lato si cercherà di capire chi ha commesso i due omicidi e dall’altro si farà luce sulla vita della protagonista Camille.

Ben presto lo spettatore capirà che si ritrova davanti a un sistema familiare completamente disfunzionale. Negli episodi i personaggi rievocano la figura di Joya, nonna di Camille. Mediante Joya, descritta come sadica e anaffettiva, gli autori rimarcano le teorie di Mary Main e le teorie sulla trasmissione transgenerazionale del trauma.

Camille, ritornando nella sua casa natale, dovrà fare i conti con un passato di abusi e il ricordo della defunta sorella.

Spiegazioni psicologiche

Attenzione!
Da leggere solo dopo la visione. Le spiegazioni psicologiche che seguono contengono spoiler. La miniserie è ricca di immagini evocative. Ne sconsiglio la visione a un pubblico sensibile, a chi ha un passato di autolesionismo o ha subito abusi sessuali durante l’infanzia.

Camille ha due sorellastre (Marian e Amma Crellin) con le quali condivide la stessa madre ma un padre diverso. Marian muore in circostanze sospette ma il contesto verrà svelato solo negli ultimi episodi.

A seguito della morte di Marian, Camille è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico per autolesionismo. L’autolesionismo è legato a molteplici fattori, l’accento del regista è posto sui sensi di colpa che Camille ha maturato a seguito alla morte della sorellastra Marian.

Nei primi episodi, l’apparenza ci racconta che Adora è una madre che in Camille ha trovato il suo capro espiatorio. Il rapporto tra Adora e Marian sembra essere idilliaco e per questo Adora sembra disprezzare Camille e amare le altre due figlie (la deceduta Marian e l’ultima arrivata, Amma). In realtà, si scoprirà che è Camille a rifiutare le particolari cure della madre, è Camille a ribellarsi agli abusi ed è per questo disprezzata da Adora.

Adora, profilo psicologico del personaggio

Adora, anaffettiva con tratti marcatamente narcisistici, soffre di sindrome di Maunchausen per procura. Ciò significa che avvelena intenzionalmente i propri cari per diventare oggetto di attenzione, stima, devozione e compassione. Lentamente, Adora ha ucciso Marian somministrandole delle miscele tossiche composte, tra le altre cose, da antigelo e veleno per topi.

Quando Camilla è tornata a Wind Gap per l’indagine giornalistica, Adora stava ripetendo il copione omicida con Amma. Sia Marian che Amma avevano una lunga serie di ricoveri ospedalieri, prescrizioni di alimentazione per via enterale e diagnosi insolite. Adora amava dare un’immagine di sé impeccabile, tanto che le amiche la ricordavano bella come non mai persino nel giorno del funerale della figlia Marian.

Nei suoi racconti, Adora sottolinea la severità di Joya, sua madre. Chi è affatto della sindrome di Manchaushhen per procura, infatti, cerca di ricreare uno scenario in cui il bambino è malato per dimostrare costantemente che è una madre migliore di quella che ha avuto e per ottenere consensi degli altri oltre che la devozione totale da parte dallo stesso figlio che, almeno in un primo momento, è ignaro di essere oggetto di abusi.

Adora può esprimere il suo “amore” solo mostrandosi all’opposto di sua madre Joya e per farlo ha bisogno che i figli abbiano bisogno di lei… quindi provvede volontariamente ad ammalarli.

In un episodio, Adora afferma di non aver mai amato Camille, accusando Camille di essere anaffettiva. In questo scenario Adora fa una proiezione (proietta la propria anaffettività su Camille). Adora non ha mai amato Camille perché la famiglia non le ha mai concesso di “prendersi cura” di lei. L’unico modo in cui Adora riusciva a manifestare il suo amore distorto erano le cure.

La frustrazione di Adora al rifiuto di Camille si evince anche in un flashback ambientato nella clinica psichiatrica. Camille si era ricoverata e recata spontaneamente in riabilitazione, facendosi curare da un equipe medica e non da sua madre. Adora, in visita presso l’ospedale, getta a terra i fiori presi per Camille e non passa a salutarla, ferita del fatto che la figlia si facesse curare da altri e non da lei.

Il film si conclude con l’arresto di Adora, accusata della morte di sua figlia Marian, dell’omicidio delle due giovani di Wind Gap e per tentato omicidio di Amma e Camille.

C’è qualcosa che non torna nel profilo: le due giovani erano state assassinate brutalmente. Questi omicidi non sono in linea con il profilo di Adorna, donna “impeccabile” che come un angelo della morte, uccideva curando.

Amma, il profilo psicologico del personaggio

Amma, come Marian prima di lei, assecondava la madre e accettava le sue letali cure. Il motivo? Una forte dipendenza affettiva, un attaccamento morboso che la stessa Adora aveva fomentato. Amma era diventata fortemente possessiva nei confronti di Adora. Nel suo sviluppo, Amma non ha mai avuto modo di comprendere la differenza tra bene e male, avendo a cuore esclusivamente l’accettazione e le attenzioni della madre.

Amma profilo psicologico sharp objects

L’intera esistenza di Amma ruotava intorno alla madre. I due efferati omicidi che hanno condotto Camilla a Wind Gap non sono stati commessi da Adora ma da Amma ma questo verrà svelato solo al termine dell’ultimo episodio. Il movente? Amma era estremamente possessiva con sua madre e odiava l’idea di condividere le sue “cure” con altre ragazzine. Amma non odiava Camille perché non la percepiva come una rivale dato che era costantemente screditata da Adora.

Dopo la condanna di Adora, Amma si trasferisce a St Louis con Camille. Camille diviene il nuovo oggetto di Amma. L’ultimo episodio si conclude con la misteriosa scomparsa di Mea, la vicina di casa affezionata a Camille.

Un finale un po’ macabro ma è evidente che Amma, accettando le cure di sua madre Adora, ha implicitamente accettato e appreso l’idea di un amore del tutto distorto.

La famiglia Crellin vantava due assassini: Adora, che a causa della Sindrome di Munchausen per procura aveva assassinato la figlia Marian e Amma che aveva assassinato brutalmente le due coetanee per gelosia.

Il profilo di Camille

Camille Preaker non ha mai accettato di avere una madre cattiva, cattiva al punto da assassinare la sorellastra Marian. Camille, rifiutando la realtà, ha iniziato a sentirsi fortemente in colpa per la morte di Marian. Avrebbe potuto salvarla denunciando la madre; tuttavia, anche Camille, proprio come Marian e Amma, aveva sviluppato una dipendenza affettiva nei confronti della madre. A salvarla è stata una forte reattività. Mentre le sorellastre Amma e Marian accettavano passivamente gli abusi, Camille era riuscita a ribellarsi.

Una parte di Camille sapeva cosa stava avvenendo in quella casa. L’autolesionismo era una manifestazione di colpa per espiare la sua grande mancanza: il rimanere inerme dinanzi la lenta morte della sorella. Ciò si evince anche dai flashback ambientati nell’istituto psichiatrico, quando l’amica di stanza di Camille (Alice) si suicida, come prima reazione Camille si procura uno “sharp object” (un oggetto contundente) per tagliarsi fatalmente. Alice era un surrogato di sorella per Camille, proprio come Marian, era più giovane e bisognosa di cure.

Quando, nel penultimo episodio, Camille accetta di farsi curare dalla madre al fine di salvare Amma, mette in atto la forma più estrema di autolesionismo: decide di sacrificare la propria vita per salvare la sua seconda sorella.

Dopo la condanna di Adora, Camille decide di portare con sé Amma perché prendersi cura della sorella superstite le avrebbe concesso di perdonarsi per la morte di Marian. Una compensazione salvifica.

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L’espressione di smarrimento di Camille nell’ultima scena

Quando, al termine dell’ultimo episodio, Camille scopre che la vera assassina delle due giovani di Wind Gap era Amma, si disarma. In questa scena Amy Adams è stata fantastica, nella sua interpretazione trasmette tutto il suo disagio: non solo ha perso un’altra sorella ma ha perduto anche tutti i progressi fatti per curare il suo trauma infantile.

Durante i titoli di coda dell’ultimo episodio sono mostrate le scene di Amma che uccide le due giovani di Wind Gap. Dato che l’intera miniserie è composta da immagini mentali e flashback di Camille, probabilmente anche queste immagini erano frutto della mente di Camille.

Curiosità. Perché Camille vede costantemente i ragni?
In psicoanalisi, il ragno è simbolo di “essere in trappola”. Camille si sente bloccata in un rapporto materno non risolto, si sente preda dei sensi di colpa, si sente in trappola del suo stesso passato… il suo “arresto” è così sviluppato da farle rifiutare la realtà (conseguenza: alcolismo/anestesia emotiva/dissociazione).

Sharp Objects: il libro

Incuriosita dal film, mi sono concessa la lettura del libro. Il libro è in parte fedele alla trama della miniserie, non è un caso che l’autrice del libro Gillian Flynn abbia partecipato alla produzione del film.

Il romanzo di GIllian Flynn è molto più ricco di dettagli e i livelli di depravazione emotiva in alcuni capitoli toccano le stelle, soprattutto per quanto riguarda il profilo psicologico di Amma.

Nel libro, Amma vede gli altri solo come accessori e non come persone, ha tendenze sadiche e psicopatiche. Nel libro, Amma usa i capelli della sua vittima per intrecciare un tappeto in miniatura per la sua casa delle bambole perché quei capelli hanno lo stesso colore del vecchio tappeto di Camille (il nuovo oggetto di Amma).

La serie rende l’intero contesto di Wind Gap ancora più malato: il giorno di Calhoun non è presente nel libro. Wind Gap è una località involuta, rimasta indietro nel tempo. Qui il pensiero magico, le droghe e i superalcolici sono gli antidoti irrazionali all’evidenza dei fatti, in una continua fuga dalla realtà, questo modus operandi rispecchia anche il comportamento di Camille, costantemente dissociata dalla realtà per effetto dell’alcol. E’ chiaro che una persona distaccata dalla realtà non ha la capacità di elaborarla conflitti irrisolti.

Poi, rispetto al libro, cambiano altri dettagli: Camille nel libro lavora a Chicago e non a St. Louis, il libro non enfatizza il legame tra Alice e Camille, mancano narrazioni delle sorelle sui pattini…

Link utili da Amazon: libro in versione italiana

Questo articolo è parte della rubrica cinematografica e delle serie tv di Psicoadvisor, curata dalla dott.ssa Anna De Simone. Se ti è piaciuto questo articolo, puoi seguirci su Facebook:
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