Sintomi psicologici di chi sta subendo manipolazione emotiva senza accorgersene

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Il comportamento manipolatorio può essere molto variabile e non ha una definizione clinica. Con il tempo, molti Autori hanno sentito l’esigenza di fornire una definizione al concetto di manipolazione. Bowers (2003), definisce la manipolazione come un’attività che mira «a raggiungere lo scopo designato utilizzando l’inganno, la coercizione e la menzogna, senza avere alcun riguardo circa gli interessi e i bisogni delle persone coinvolte nel processo».

Molti anni prima, Gunderson (1984) definiva la manipolazione come «tutti gli sforzi per celare i mezzi usati per controllare o ottenere sostegno dagli altri significativi». Tra i «mezzi manipolatori» individuati dall’autore figurano, tra gli altri, lamentele somatiche (vittimismo patologico), azioni provocatorie, ricatti morali e comunicazione ambigua (messaggi fuorvianti).

Con il passare degli anni e lo studio del fenomeno, sono nate molte più esigenze in ambito clinico; per esempio, molti autori hanno sentito il bisogno di definire le conseguenze che il comportamento manipolatorio può avere sulle vittime. Perché se da un lato c’è una manipolazione dall’altro c’è chi subisce questo «processo manipolatorio». La comunicazione ambigua, il costante ricatto emotivo, la minaccia dell’abbandono, le lusinghe manipolatorie (…) sono tutti processi che lascino il segno nel destinatario. Il segno lasciato nella vittima della manipolazione è costituito da oltre 40 sintomi che rientrano nella Sindrome da Manipolazione Relazionale (Mammoliti, 2014).

Il modus operandi del manipolatore nelle relazioni affettive

Prima di passare al quadro sintomatico che colpisce le vittime di manipolazione, è opportuno dedicare spazio a quelle che sono le modalità comportamentali dei manipolatori. Se è vero che il comportamento manipolatorio può essere molto variabile, è invece più semplice descrivere la condotta che il manipolatore assume con le sue potenziali vittime in ambito sentimentale.

Il manipolatore, in ambito sentimentale, sembra seguire un preciso schema. Dapprima si presenta come il partner ideale, una persona sensibile, empatica, altruista e molto interessata alle necessità della vittima. In questa fase iniziale, il manipolatore può servirsi di strategie affettive come il love bombing. La vittima viene letteralmente sommersa di attenzioni e false promesse d’amore.

Questa prima modalità d’azione, serve al manipolatore per entrare nello spazio intimo della vittima, per abbassarne le difese e renderla incline ad accondiscendere alle successive richieste. Richieste che non tarderanno ad arrivare. Solo con il tempo, il manipolatore mostrerà il suo vero volto, quello di una persona egoista, accentratrice e interessata solo al soddisfacimento del proprio ego gonfiato. Nelle relazioni sentimentali, spesso il bisogno del manipolatore è quello di alimentare il proprio senso di potere, di controllo e rafforzare la propria identità. Tutto questo, però, avviene a discapito della vittima che, a lungo andare, mostrerà un chiaro quadro sintomatico: la sindrome da manipolazione relazionale.

Sindrome da Manipolazione Relazionale

La manipolazione svilisce e ferisce e continua a farlo fino ad annientare l’identità di chi la subisce. Il processo manipolatorio è altamente destabilizzante e lesivo. La vittima, disorientata e orma confusa, si sente persa, persa nella propria identità, nei propri valori di vita. Non riesce più a riconoscere se stessa e sperimenta un forte disagio psicofisico.

La Sindrome da Manipolazione Relazionale (SDMR) è una condizione di disagio psicologico, fisico e relazionale che può presentarsi sia durante la relazione affettiva con il manipolatore, sia quando la relazione giunge al capolinea. La sua durata è variabile e dipende sia dal processo manipolatorio subito, sia dalle caratteristiche di personalità della vittima.

Il quadro sintomatico può peggiorare e perdurare qualora la vittima abbia subito contemporaneamente altri eventi di vita stressanti come un lutto, la perdita del lavoro o se vive in condizioni di precarietà economica ed emarginazione sociale. I sintomi descritti per la «Sindrome da Manipolazione Relazionale» sono:

  • Ansia
  • Attacchi di panico
  • Paura della solitudine
  • Sfiducia nel prossimo
  • Calo dell’autostima
  • Gelosia morbosa nei confronti dell’abusante
  • Necessità di controllo, più o meno ossessivo, di ciò che fa il manipolatore
  • Dipendenza affettiva e psicologica dall’abusante
  • Isolamento sociale
  • Sentirsi sbagliato
  • Indecisione cronica
  • Sensazione costante e paura di non poter mai più tornare ad essere come prima
  • Difficoltà di concentrazione
  • Mancanza di energia
  • Stanchezza cronica
  • Disturbi alimentari
  • Sentimenti e idee in netto contrasto tra loro
  • Comportamenti compulsivi
  • Sessualità disturbata e/o compulsiva
  • Paura delle persone
  • Depressione
  • Sensi di colpa nei confronti dell’abusante
  • Sensazione di pena nei confronti dell’abusante
  • Compresenza di emozioni e stati d’animo contraddittori
  • Sensazione di vuoto
  • Paura dell’abbandono
  • Difficoltà di concentrazione

In alcuni casi, la vittima può sviluppare sintomi esternalizzanti, così la Sindrome da Manipolazione Relazionale, può sfociare in:

  • Imitazione dell’abusante, atteggiarsi, comportarsi, parlare, pensare come l’abusante
  • Atteggiamenti sminuenti e svilenti e/o tendenze sadiche nei confronti di altre persone
  • Attacchi di rabbia incontrollata
  • Aggressività
  • Sviluppo di modalità manipolatorie non presenti prima della relazione

I sintomi elencati possono presentarsi in parte o tutti insieme, nello stesso periodo a in momenti alterni. Nella vittima, si genera un quadro patologico che determina un’incontrollabile sofferenza psicologica.

Sentimenti contrastanti

Nell’elenco dei sintomi, vi è anche la presenza di sentimenti e pensieri dicotomici e in netto contrasto tra loro. La vittima sperimenta un profondo senso di frustrazione e impotenza, che deriva proprio dai sentimenti ambivalenti sperimentati: da un lato l’ossessione, il bisogno, la dipendenza e dall’altro, l’odio, la repulsione, la paura e la vergogna per il bisogno d’attaccamento nutrito verso il carnefice.

Risvolti traumatici

Un altro fattore di rischio che può complicare il quadro descritto con la Sindrome da Manipolazione Relazionale, è la presenza di precedenti esperienze di abuso (fisico e/o emotivo), soprattutto se riconducibili all’età infantile. In questo contesto, si può parlare di «trauma cumulativo» (Briere e Spinazzola, 2005) e di «Disturbo da Stress Post-traumatico Complesso» (Herman, 1992).

Tutte le definizioni e nomenclature viste fino a ora, non sono presenti nel DSM V (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), tuttavia sono di forte interesse nell’ambito della ricerca scientifica e rappresentano strumenti preziosi per il clinico che si trova dinanzi a scenari molto complessi, altrimenti impossibili da decifrare.

Da non sottovalutare: l’impatto sul corpo

Un ambito ancora poco studiato, sul quale è necessario indagare, pone in oggetto i risvolti che la manipolazione emotiva può avere sul corpo. La manipolazione è completamente sovrapponibile a qualsiasi altro forma di abuso e, come tale, ha effetti anche sul corpo. La relazione con un manipolatore, infatti, spesso non solo può slatentizzare diversi disturbi psicologici o psichiatrici ma può innescare anche veri e propri disturbi fisici.

In virtù dei miei approfondimenti sulla materia, non è difficile applicare il «Paradigma dello Stress» al processo manipolatorio. La manipolazione può fungere da potente fattore di stress per chi la subisce. In termini pratici, la costante minaccia d’abbandono, la sensazione di non valere, di non sentirsi all’altezza della situazione, i conflitti interiori generati dal processo manipolatorio, la dissonanza cognitiva che si va a creare, i sentimenti di ambivalenza verso il partner (…). Questi carichi emotivi costituiscono sollecitazioni stressanti per l’intero apparato psichico, con forti ripercussioni sull’organismo.

All’elenco dei sintomi visti in precedenza con la Sindrome da manipolazione relazionale, andrebbero aggiunti anche sintomi somatici quali: dermatite atopica, sindrome del colon irritabile, gastriti, mal di testa, dolori articolari e altre sintomatologie riconducibile a uno stato infiammatorio non altrimenti spiegabile.

La manipolazione accende nella vittima forti dissonanze e sentimenti di ambivalenza. Una crescente letteratura ha dimostrato che le relazioni basate su sentimenti di ambivalenza possono incidere in modo consistente sul grado di benessere fisico. Elevati livelli di ambivalenza relazionale sono stati associati a problemi cardiovascolari (Uchino, Smith e Berg, 2014), pressione sistolica elevata (Nealey-Moore, 2003) e benessere psicologico compromesso (Fingerman et al., 2008) con sentimenti di solitudine.

Come rinascere più forte di prima

Sarebbe bello poter cancellare, con un colpo di spugna, tutta la rabbia, il risentimento, il rancore che il manipolatore ha fatto insorgere in noi. Quando sentiamo di aver subito un’ingiustizia, è naturale provare rabbia per chi ci ha inflitto quella sofferenza. Quella stessa rabbia, se ben gestita, può diventare il motore della più potete rinascita.

Basta modificare il pensiero soggiacente ai vissuti emotivi complessi e tumultuosi. Modificando i presupposti cognitivi, si può passare facilmente da un approccio disfunzionale e distruttivo a un approccio funzionale e ri-creativo. In quest’ultimo caso, bisognerà ri-creare se stessi, ri-forgiarsi a partire dalle nuove esperienze fatte, a partire proprio dagli apprendimenti impartiti dal manipolatore. L’intento del manipolatore è quello di svilire, umiliare e annientare la propria “vittima”, di farla piccola piccola, di renderla insignificante… Allora potrai usare tutte le tue emozioni per affermare un netto «io esisto! Sono qui, sono forte e non sono affatto insignificante!».

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Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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