L’acqua incarna perfettamente gli insegnamenti della filosofia buddista: scorre costantemente, si adatta alle forme dei contenitori, supera ogni tipo di ostacolo e fa tutto questo senza mai perdere la sua essenza primaria. L’acqua non si cura di ciò che ha intorno per essere ciò che è, fluisce, scorre, muta, senza mai perdere la sua identità. È questo l’insegnamento base della filosofia buddista e anche noi occidentali potremmo trarre beneficio da questa metafora di vita.
Cosa rischiamo nel cercare la costante l’approvazione altrui
Viviamo in un mondo in cui “avere” è diventato più importante di “essere” proprio perché siamo alla costante ricerca dell’approvazione altrui. Questa ricerca, talvolta, ci preclude ogni possibilità di benessere perché lo vincola agli altri o al possesso, ecco, ci vincola a ciò che è esterno da noi e distoglie l’attenzione dalla nostra interiorità. Cerchiamo di “impressionare” gli altri, e, intanto, perdiamo potere sulla nostra vita. Ecco i rischi che corriamo nel perseguire l’impresa di dover piacere a tutti i costi. Ci vincoliamo agli altri anche quando non siamo consapevoli del nostro valore e della nostra identità.
1. Ci allontaniamo sempre di più dal nostro «vero Io»
Questo sottotitolo non è una frase fatta! È letteralmente vero: ci allontaniamo da noi stessi per avvicinarci agli altri… ma altri chi?! Magari persone che non possono o non vogliono darci ciò che stiamo cercando!
Quando tentiamo di impressionare gli altri, viviamo comportandoci e svolgendo quelle attività che possono accentrarci, che possono farci apprezzare o ammirare. Si tratta di un problema molto diffuso: per riflettere un’immagine che concettualmente reputiamo vincente, finiamo per indossare abiti che potrebbero non appartenerci. Questo non di certo perché non siamo vincenti, solo perché lo siamo in modo diverso ma non esplorandoci, non diamo modo a noi stessi di autoaffermarci….. Finiamo per allontanarci dall’autenticità che dovrebbe caratterizzarci e non solo, finiamo anche per perdere di vista ciò che davvero ci appaga… insomma, ci precludiamo, di fatto, ogni possibilità di essere davvero felici.
Prova a farti questa domanda. Pensa ai tuoi ultimi acquisti, alle ultime attività svolte…. Perché hai fatto determinate scelte? Per poter aggiungere una tacca sul petto o perché si tratta di cose che realmente potevano gratificarti? Il primo rischio, quindi, non è solo quello di allontanarsi da se stessi ma anche finire per non sapere ciò che si vuole, con tutte le conseguenze del caso: difficoltà nel prendere scelte, frustrazioni, vita poco appagante….
2. Perdiamo potere sulla nostra vita
Possiamo essere artefici della nostra felicità quotidiana; abbiamo, infatti, potere sul nostro benessere esercitando il libero arbitrio che ci è stato concesso con la maturità emotiva. Cosa significa? Che se siamo tristi e le cose non vanno come vorremmo, non dovremmo cercare le cause all’esterno, ma guardarci dentro. Quali sono le scelte che ci hanno portato in quella determinata situazione? Cosa possiamo fare, nel concreto, per cambiare le cose?
Chi vive nella costante ricerca dell’approvazione altrui, si sentirà frustrato e triste se rifiutato o se non riesce a ottenere un oggetto che la collettività può accettare. Al contrario, chi si accetta e sta bene con se stesso, riesce a essere felice a prescindere da determinati feedback esterni.
3. Dimentichiamo i nostri bi-sogni
Come già ho affermato nel punto 1, ci precludiamo ogni possibilità di essere felici perché ci allontaniamo da noi stessi. Allontanandoci da noi stessi non siamo più in grado di fare quelle scelte in linea con i nostri veri bisogni ma finiamo per perseguire bisogni che non ci appartengono, bisogni altrui. L’immagine che proiettiamo agli altri è, per molti, più importante di ciò che si “ha dentro” così anche gli stessi sogni da perseguire vengono pesantemente viziati. Solo una profonda conoscenza e accettazione di se stessi potrà metterci –di nuovo- in contatto con i nostri sogni/bi-sogni più autentici.
Un esempio molto comune tra i giovani?
Magari ciò che ti fa stare bene è la vita di provincia, con i ritmi più dolci di un borgo, lontano dal traffico… ma, dato che l’immagine di successo è legata alle grandi metropoli, decidi di trasferirti in pieno centro urbano, o addirittura cambiare paese e andare a vivere a Londra!
Se essere semplicemente te stesso non ti basta
C’è chi si ama e si apprezza per ciò che è e c’è, invece, chi non si stima affatto, anzi, che in alcuni momenti arriva perfino a disprezzarsi. In questi casi, dire che stare bene con se stessi è meglio di stare bene con gli altri è sicuramente riduttivo. In questo paragrafo mi rivolgerò direttamente a queste persone.
Se essere semplicemente te stesso non ti basta, è arrivato il momento di fare un grosso lavoro interiore, un lavoro di cambiamento ma prima ancora di accettazione. Ogni grande cambiamento passa per la consapevolezza e l’accettazione. Prova a fare un’autoanalisi: cosa puoi fare per migliorarti? Cosa puoi fare per stare bene e sentirti appagato di te stesso? Cosa dovrebbe cambiare nella tua vita? Pensa a cose reali e concrete! Piccoli cambiamenti che puoi operare fin da subito.
Se nella tua immaginazione, hai appena risposto “per stare bene dovrei essere una persona importante” oppure “…avere tanti soldi”, significa che vuoi colmare un vuoto e parti dal presupposto che essere “ricchi” o “famosi” possa essere la chiave di volta ai tuoi problemi. Niente di più sbagliato perché non hai individuato davvero i tuoi bisogni e parti da un assunto aleatorio, del tutto inesplorato.
Talvolta desideriamo qualcosa solo dopo esserci paragonati a un’altra persona. In questo contesto, magari “filtri i tuoi bisogni” con la “lente dell’invidia” o “la lente della frustrazione” e cerchi di colmare i tuoi vuoti con altro… Come fare a capire che stai usando una lente sbagliata? O meglio, come fare a capire che stai percependo la realtà in modo disfunzionale?
Prova a rifletterci: ti capita mai di svegliarti un giorno soddisfatto della tua vita mentre il giorno successivo, magari, vedi tutto nero? Ecco, succede a causa dei “filtri emotivi” che usi. Se usi la “lente dell’invidia” la tua vita non ti sembrerà mai appagante perché l’esistenza è qualcosa di talmente personale che non andrebbe mai paragonata in determinati modi. Allora perché non paragonarla a quella di un abitante del quarto mondo, o all’esistenza di un malato terminale? Con questi paragoni, sì che ti sentiresti un privilegiato…. Alcuni paragoni, però, come ti ho detto, andrebbero evitati a priori.
Ciò che dovresti fare, è concentrarti sulle tue reali possibilità. Quindi, torniamo alla domanda: cosa puoi fare per migliorare la tua vita e migliorare te stesso? E soprattutto, cosa ti impedisce di agire nell’immediato e iniziare a operare piccoli cambiamenti? Per aiutarti nell’auto-affermazione, ti invito a leggere il mio articolo «il potere delle auto-affermazioni positive» e a rompere gli schemi in modo pratico.
Una piccola sfida
Come? Ti sfido ad andare al cinema o al ristorante da solo! Se hai il potere di cenare da solo in un ristorante o guardare un film al cinema in piena solitudine, puoi fare qualsiasi cosa nella tua vita! Molte persone sono convinte che certe cose vadano fatte per forza in compagnia, invece si tratta solo di meri costrutti sociali. Impara a fare esperienze gratificanti e goderti la vita a prescindere dagli altri.
Se non sei abituato a svolgere attività da solo, inizia fin da subito. All’inizio potrà essere imbarazzante, potresti sentirti un po’ impacciato, è normale: accetta il disagio e impara a tollerarlo finché il tuo dedicare del tempo a te stesso, non diverrà un qualcosa di naturale, così come dovrebbe essere, così come lo scorrere dell’acqua! Buona fortuna per i tuoi propositi!
Quanti di noi aspettano ancora di fiorire?
Quanti di noi aspettano ancora di essere «trattati» con amore? E non parliamo di un surrogato d’amore, quello indubbiamente l’abbiamo conosciuto. Molti di noi, purtroppo, non hanno mai avuto l’opportunità di accogliere un profondo amore incondizionato, quello fatto di accettazione, stima e validazione emotiva. No, questo legame amoroso in cui potevamo davvero esprimere noi stessi, non lo abbiamo conosciuto e ci appare quasi come una chimera. I legami che abbiamo stretto fino a oggi, più che basati sull’amore, vertono sui ricatti affettivi, sui compromessi, sugli obblighi morali indotti, sui sensi di colpa, sulla paura dell’abbandono… insomma su tante sensazioni sofferenti che niente hanno a che vedere con l’Amore. «Se fai questo, se mi appoggi, se sei abbastanza buono, silenzioso, ubbidiente, bravo, capace, intelligente… allora, forse, forse, allora sì, forse sarai amato».
Era questa la falsa promessa. Falsa perché l’amore non è fatto di «se sei…» o «se mi dai..». È fatto di vicinanza e accettazione. È fatto di tanti impliciti «tu vai bene così», «puoi esprimere te stesso perché hai un valore intrinseco!» Quel valore, non deve dartelo certo il legame, il legame deve riconoscerlo, deve fornire l’ambiente giusto per esprimerlo, per farlo sbocciare, fiorire…! Ecco, allora ripeto la domanda, quanti di voi stanno ancora aspettando di fiorire? Se sei tra questi, in tutte le librerie, trovi il mio secondo libro, un preziosissimo manuale che ti prenderà per mano e ti insegnerà a trattarti con amore. Il titolo? «d’amore ci si ammala, d’Amore si guarisce». Perché come scrivo nell’introduzione del libro… ,” Non è mai l’amore di un altro che ti guarisce ma l’amore che decidi di dare a te stesso”. Il libro lo trovi su Amazon a questo indirizzo e su tutti gli store online.
Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in neuropsicobiologia
Autore del libro bestseller «Riscrivi le pagine della tua vita» e dell’attesissimo «d’Amore ci si Ammala, d’Amore si Guarisce».
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