Strategie per superare incomprensioni e dissapori con il partner

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Dott.ssa in biologia e psicologia. Esperta in genetica del comportamento e neurobiologia. Scrittrice e founder di Psicoadvisor

Una buona comunicazione potrebbe aiutare a trasformare una coppia insoddisfatta e annoiata, in una coppia appagata e complice. La cattiva comunicazione, infatti, è la principale causa di disfatta delle relazioni affettive: pensiamo che i problemi siano il «cosa» (cosa accade, cosa ha detto, cosa ha fatto…) ma in realtà sono il «come» (come si affrontano le questioni, come si esprime un concetto, come si affronta una determinata questione…). Se ci rifletti un attimo, ciò che ho appena scritto non solo è intuibile ma l’avrai sperimentato sulla tua pelle un mucchio di volte: tutto è mediato dalla comunicazione! Un conto è se il tuo partner ti dice «questo risotto fa schifo! A cosa pensavi mentre cucinavi?». Ben diverso è se afferma: «cucciolo, in genere sei molto più bravo in cucina, cosa è successo?». Il «cosa» è lo stesso, un piatto riuscito male, mentre il «come» è diverso e cambia tutto.

Certo, le discussioni che si affrontano in coppia sono meno banali di una ricetta sbagliata ma non sempre è così. Talvolta ci si ritrova a litigare per questioni da poco, altre volte si litiga per la gestione del tempo, per le responsabilità, la gestione economica o per la sfera più intima. Tutte le volte, puntualmente, accade che l’oggetto della disputa passa in secondo piano e tutta la conflittualità viene spostata su un piano relazionale dove non si discute più solo «l’oggetto del presente» bensì tutti i carichi delle esperienze passate.

Quando discutiamo con il partner, tiriamo fuori tutti i nostri bagagli affettivi, non solo quelli maturati nell’esperienza di coppia, ma anche quelli che abbiamo sviluppato con le nostre esperienze affettive primarie (nel rapporto con i genitori e i componenti della famiglia d’origine).

Questo non è mai un bene: quando si comunica, bisognerebbe farlo tenendo presente esclusivamente il tema del presente, ogni esperienza è nuova e andrebbe affrontata come tale. In caso contrario, si rischia di partire prevenuti e condizionare inevitabilmente (in male!) il risultato finale. Vediamo qualche consiglio pratico. Se si comunica sfiducia, si trasmetterà sfiducia, condizionando le risposte verbali e comportamentali dell’altro. Se la comunicazione avviene in modo costruttivo, si trasmetterà all’altro, stima e fiducia e questi sentimenti impliciti, agiranno nello sfondo condizionando le risposte verbali e comportamentali dell’altro!

Gli errori che spengono l’ascolto empatico

Quando si discute, un processo riflessivo di autocritica può evidenziare come spesso ciò che viene detto non è quello che si vuole trasmettere. Sei sicuro di essere stato chiaro nell’esporre i tuoi bisogni? Ancora, sei sicuro di aver compreso bene cosa volesse intendere il partner? L’errore principale che commettiamo quando comunichiamo è… dare le cose per scontate e cadere in pregiudizi.

Soprattutto se la relazione va avanti da diversi anni, è facile che nella coppia possano nascere rabbia, rancori e pregiudizi sul partner. L’idea che il tuo partner si è fatta di te e che tu ti sei fatta di lui, può influenzare la comunicazione dando per assodato delle conoscenze che potrebbero non essere vere. Se il tuo partner si è fatto un’idea di te (e tu di lui), questa idea può essere talmente radicata da superare la realtà, anche se tu evolvi, cambi, cresci o semplicemente cambiano le tue priorità, il partner potrebbe continuare a vederti sempre attraverso la sua idea, attraverso il suo pregiudizio. E tu, fai lo stesso con lui!

Quando discuti, credi di sapere già cosa il partner vuole comunicare, le sue argomentazioni, il suo punto di vista… in questo modo, però, non stai comunicando davvero ma stai cercando conferme delle tue idee, stai confermando i tuoi pregiudizi. I pregiudizi impediscono l’ascolto empatico, quindi stai attento a non partire prevenuto! 

Altro fattore che spegne l’ascolto empatico è il volume emotivo. Non si dovrebbe mai discutere quando le emozioni sperimentate sono troppo forti. Emozioni come rabbia, vergogna, ansia, paura, la sensazione di minaccia (alla propria autonomia o una minaccia di abbandono), inquinano fortemente la comunicazione. Quando ti senti in subbuglio o in preda alla rabbia, meglio rallentare e parlare quando si è calmi. Se noti che il tuo partner è in preda a emozioni forti, cerca di tranquillizzarlo e fargli capire che tutto si può affrontare con calma.

La comunicazione empatica nella coppia è un passo a due, fatto di scambi reciproci. Da un lato c’è chi cerca di esprimersi con calma, scegliendo parole neutre o calde (e di certo non affilate e taglienti). Dall’altro c’è chi si impegna ad ascoltare con altrettanta calma, con rispetto e accogliendo  senza giudizio il punto di visto dell’altro. Ognuno ha diritto al suo spazio per esprimersi, per ascoltare, accogliere e farsi accogliere dall’altro. Cosa ancora più importante, i due partner sono posti allo stesso livello: non c’è un subordinato, non esistono ordini di importanza. Quando si attiva la comunicazione empatica, i bisogni di entrambi hanno lo stesso peso sul piatto della bilancia, è così che si crea un buon equilibrio!

Se finite spesso nel turbinio di negazioni e nella disfatta dell’accusa «tu hai detto…» oppure «io non ho detto questo… ho detto quello», potrebbe essere utile… registrarsi! Riascoltare se stessi può essere un’ottima strategia. Era quello il tono di voce che volevi usare? Sei stato abbastanza chiaro? Il tuo atteggiamento (e tono di voce) ha forse rischiato di sopraffare l’altro impedendogli di comprendere?

Altro aspetto importante è il linguaggio del corpo. Se dici «sì, ti ascolto, dimmi tutto», e intanto sei con le braccia conserte, stai comunicando chiusura. Anche non guardare negli occhi il tuo interlocutore non aiuta la conversazione. Peggio ancora se mentre l’altro parla si lanciano occhiate alla tv o allo smartphone. La comunicazione è una cosa seria e va trattata con la dovuta attenzione. In fondo, è il tuo partner che parla, la persona che tu hai scelto a tuo fianco!

Un rapido vademecum

  1. Le interazioni non devono essere colpevolizzanti. Accusare o scaricare la colpa della propria insoddisfazione sull’altro non porta da nessuna parte.
  2. Evitare di discutere insistentemente, soprattutto se in preda a emozioni forti. Se non si giunge a una soluzione, fissate un appuntamento per dialogare, scegliete un tempo e un luogo dove affrontare la questione. Quindi:
  3. Definire bene quale sia il problema su cui discutere.
  4. Il tempo che ciascuno impiega per esporre le proprie idee, dovrà essere più o meno simile. È quindi vietato interrompere l’altro mentre parla.
  5. Accettare che possono esserci problemi nel comprendersi, quindi se il partner non vi capisce, spiegate di nuovo con parole diverse!
  6. Abbiate la pazienza di ascoltarvi e di comprendervi davvero, prima di farvi un’idea o di emettere un giudizio.
  7. Vietato fare vittimismo, oppure minimizzare le idee o le argomentazioni dell’altro.
  8. Vietato fare ricatti («se tu fai così, allora io…»).
  9. Sono vietati anche gli ultimatum («questa è l’ultima volta che te lo dico…» con fare minaccio)
  10. Concludete cercando una soluzione che tenga conto di ciò che provate e pensate entrambi.*

Alcuni problemi non hanno soluzioni perché esprimono un limite, una paura o un bisogno dell’altro. Quando un cambiamento di rotta è impossibile, chi decide di rimanere nella relazione lo fa accettando un compromesso. Accettare non significa rinfacciare, condannare e umiliare costantemente l’altro, screditare la relazione (…). Chi decide di rimanere nella coppia ha il dovere di trovare il modo di andare avanti in modo supportivo. Se il problema ti danneggia, riflettici: che senso ha rimanere nella coppia se la relazione ti fa stare male?

Far comprendere all’altro quali sono i propri bisogni, non è un’impresa facile. Talvolta pensiamo di essere stati chiari nell’esprimerci ma non è così. Inoltre, è molto più saggio esprimere le proprie esigenze in termini di bisogni che non in termini di richieste/pretese. Per esempio: «Sei sempre il solito! Anche stasera sei arrivato tardi! Te l’ho ripetuto mille volte, devi rincasare per l’ora di cena!». Magari pronunciato con tono di voce alterato e in preda a rancore accumulato. La stessa richiesta può essere riflettuta e riformulata così da diventare: «capisco che per te la palestra è molto importante, mi piace che ti dedichi con dedizione a questa attività… solo che la sera mi manchi tanto e ho bisogno di trascorrere del tempo con te, mi piacerebbe se cenassimo insieme». Anche questo messaggio andrebbe accompagnato da un linguaggio del corpo e un tono di voce calmo e fiducioso.

Il modo in cui comunichi ti svela come sei cresciuto

È chiaro che se non riusciamo a comunicare in modo efficace, è perché non abbiamo mai imparato a farlo. In fondo, comunichiamo i nostri bisogni proprio come i nostri genitori comunicavano i loro con noi, quando eravamo piccoli. Così, parola dopo parola, scambio dopo scambio, ci siamo lasciati prendere la mano dalla dinamica delle punizioni, dei ricatti morali e delle intimidazioni che sottendono un abbandono come minaccia. Il fatto è che oggi siamo cresciuti, siamo adulti, e possiamo comunicare intenzioni e bisogni in modo calmo, razionale e costruttivo.

Possiamo usare una comunicazione positiva perché le ricerche ci mostrano quanto sia più efficace e quanto possa dare migliori frutti… e anche perché, se abbiamo scelto quella persona accanto a noi, vuol dire che l’amiamo e quindi non vorremmo mai screditarla o ferirla. A meno che…. anche qui non abbiamo appreso modelli relazionali disfunzionali. Insomma, lo stile comunicativo può rivelare molto sulle nostre esperienze passate, prova ad analizzarlo e capire cosa ti racconta di te.

Una lettura preziosa per imparare a instaurare legami profondi e sani 

L’amore è un tema di fondamentale importanza, tuttavia, fin dalla nostra crescita, nessuno si prende la briga di educarci a relazioni appaganti. Tutte le tematiche psicoaffettive sono lasciate un po’ al caso e così, finiamo per scappare -più o meno involontariamente- da noi stessi e dal groviglio emotivo che ci portiamo dentro. Beh, è venuto il momento di sciogliere quel meraviglioso groviglio e vedere chi siamo davvero, metterci a nudo perché l’unico nudo che accresce l’intimità e unisce, è quello emotivo (e non certamente fisico!). Il libro citato è il manuale più consigliato dai terapeuti di coppia, si trova in tutte le librerie d’Italia o a questa pagina amazon.

Autore: Anna De Simone, psicologo esperto in psicobiologia
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