«I capricci dei bambini sono comuni e inevitabili. Prima o poi, qualsiasi bambino fa i capricci.» Queste affermazioni sono molto frequenti. I capricci dei bambini rappresentano una vera sfida per la genitorialità, e possono mettere davvero in crisi una mamma o un papà impegnati nella funzione educativa della prole. Noi psicologi riteniamo però che l’argomento dei “bambini capricciosi” non vada banalizzato, ma che vada contestualizzato all’interno della società di oggi e soprattutto all’interno dello sviluppo psicoaffettivo del bambino.
Bambini che fanno i capricci: una premessa
In una società come la nostra sempre più devota “all’apparire” e al “superfluo”, è molto difficile prendersi l’onere di essere genitori. I bambini, inglobati nel circuito del consumismo oggi, crescono con una strana ed incomprensibile impostazione ideologica, originatasi dai modelli di potere, di successo, di bellezza, che vengono continuamente proposti in maniera massiccia dai mass-media, dalla televisione, trasmettendo ai bambini e ai ragazzini la sensazione di non essere all’altezza, facendoli sentire frustrati e favorendo un senso di rabbia che facilmente scivola nell’essere disposti a tutto pur di raggiungere questi modelli. Anche i cartoni animati sono oggi orientati a dimostrare quanto l’onnipotenza il potere, il “vincere” può essere il valore fondamentale per esserci nel mondo. L’eccessiva modernizzazione, inoltre, sta togliendo spazio alla fantasia e all’ingenuità infantile per lasciare il posto “all’immediatezza”.
A ciò si aggiunge l’incremento di comportamenti, da parte dei genitori tesi a colmare il “vuoto temporale”, che si origina nella loro frenetica vita lavorativa, che troppo spesso comporta il riempire i figli di inutili regali e ad utilizzare la tv come babysitter privilegiato.
Gli esiti di tali atteggiamenti si ripercuotono, però, sul bambino, che impara a vivere in una perenne condizione di incertezza e di “de-strutturazione” perché gli vengono a mancare in parte quelle fondamenta necessarie per uno sviluppo sano ed equilibrato del proprio Sé.
Capricci dei bambini: perché si manifestano?
A partire dai due anni (“i terribili due”!!), nel periodo in cui i bambini sviluppano un nuovo senso di sé ed una maggiore capacità di fare progetti e di raggiungere specifici obiettivi, buona parte del loro comportamento nei confronti degli altri membri della propria famiglia e, in senso più generale, nei confronti degli altri, è determinata dalla preoccupazione per se stessi. Questo significa che sono impegnati nell’acquisire un senso di efficacia e di controllo delle relazioni sociali. In questo contesto l’aggressività costituisce una forza importante nello sviluppo perché essa consente di superare la dipendenza infantile e promuovere l’affermazione di sé. Nel corso di uno sviluppo normale, l’aggressività lascia il posto a comportamenti più evoluti, sempre più simbolici e sempre meno sensomotori.
I cosiddetti “bambini capricciosi” e i loro “NO!!”
C’è un’età, quindi, caratteristica in cui il “NO” del bambino diventa più frequente, e anche funzionale alla crescita e allo sviluppo, permettendogli di affermare la sua forza e la sua volontà: è l’età dei capricci, che va dai 2 ai 5 anni: il bambino esplora fino a dove può arrivare per ottenere quello che vuole dall’adulto.
Il capriccio sporadico diventa funzionale per il bambino per comunicare qualcosa di più profondo della richiesta esplicitata. Il bisogno di sentire il limite, di sentire di Essere Fermato, di Essere Considerato. I capricci, fino a che entrano in un range di normalità, sono passaggi molto utili nella crescita del bambino. Lì lui prova la sua forza, la capacità di opporsi alla volontà del genitore. Esplora quanto può spingersi nell’ottenere quello che vuole dall’adulto.
Capricci dei bambini e come leggerli all’interno della relazione con il genitore
Il capriccio si svolge sempre su due piani: uno esterno e uno più profondo. Quello esterno riguarda le manifestazioni volte ad ottenere alcune cose (come il gelato, le caramelle, il giocattolo); manifestazioni e oggetti che vengono interpretati dall’adulto molto spesso come una sciocchezza, perché non riguardano cose importanti nella vita.
Ma sul piano profondo, per il bambino le manifestazioni del capriccio e le cose che chiede hanno invece una grande importanza: non per ottenere la cosa in sé ma per quello che ci sta dietro, cioè averla vinta, imporre la sua volontà, sconfiggere un “no” del genitore.
Quali errori si possono commettere, in buona fede, coi bambini che fanno capricci?
Molto spesso i due protagonisti di questa relazione non scendono sul piano profondo, ma quasi sempre si fermano su quello superficiale. Questo genera rabbia e frustrazione in entrambi: il capriccio non viene superato, ma accantonato. Se il capriccio non viene sciolto nella sua radice, nel significato profondo, finirà per radicarsi, per cronicizzarsi, per divenire a poco a poco una vera tragedia. E il bambino scivolerà in una capricciosità che non è più utile alla sua crescita, ma in un ostacolo e in un vero e proprio circolo vizioso all’interno del rapporto con i genitori.
Il capriccio come risposta abituale
Quando la risposta abituale del bambino al disagio diventa il capriccio, egli impara a credere che solo dall’esterno possa arrivare un aiuto al suo poter star bene. Può avere difficoltà a stare solo e bene con se stesso. E quando si presenta una situazione in cui dovrebbe arrangiarsi con i propri mezzi, si innervosisce facilmente e può faticare ad organizzarsi. La sua dipendenza, a questo punto, non è positiva, e dà origine a comportamenti compulsivi, capricciosi: iniziamo ad utilizzare quindi l’etichetta di “bambino capriccioso”, una definizione in cui lui si identificherà sempre di più.
Ma neanche lasciare i “bambini capricciosi” senza risposta adeguata è proficuo, e finisce per cronicizzare il comportamento. Quello che dovrebbe essere un funzionamento sporadico, messo in atto per sentire ogni tanto la propria autonomia e la propria forza, viene reiterato perché resta senza risultato. E quando è reiterato un genitore non attento può rispondere in due modi entrambi negativi: Finisce per cedere anche quando aveva stabilito un “no” inderogabile. E il bambino verrà a poco a poco sempre più “costretto” a ricorrere al capriccio, perché questo risulta l’unico modo in cui una richiesta può essere soddisfatta.
Ci sono bambini che iniziano un capriccio per avere un regalo di natale 2 mesi prima. Perché conoscono questo unico modo per essere ascoltati (sanno che vinceranno prima o poi). Ma non saranno mai soddisfatti, perché avranno ottenuto le cose sempre con sforzo, sempre soffrendo, sempre lamentandosi. Ma anche l’adulto non starà bene perché sarà sempre sommerso dalla lamentosità e dal capriccio del figlio. Oppure si irrigidisce, ingaggia un braccio di ferro con il figlio: e questo porta inevitabilmente a una guerra difficile da interrompere, e che è molto frustrante per entrambe le parti.
Allora come deve comportarsi un genitore?
Allora il comportamento è nel giusto mezzo? Vediamolo nei seguenti paragrafi. Non esiste un bambino che faccia i capricci “da solo”. Per fare i capricci bisogna essere in due. Ogni bambino sa benissimo che può essere capriccioso e desiderante con “l’anello debole” che caratterizza la famiglia, rappresentato da colui che è sempre accondiscendente e remissivo. Si tratta di colui/colei che non riesce a resistere al pianto e alle urla, che non è capace di ascoltare e di accogliere le reali emozioni del bambino che vengono, pertanto, superficialmente zittite da quei beni superflui e materiali che riempiono di “inutilità” la vita del piccolo.
Come si comporta il genitore “sufficientemente buono”
La “madre sufficientemente buona” è un termine coniato da Donald Winnicott per identificare una funzione importantissima: la capacità istintiva di esporre il proprio bambino ad un mix equilibrato di cura, soddisfazione dei bisogni e di frustrazione degli stessi. Non è necessario quindi, per un genitore, essere “perfetto”, ma se mai modulare in maniera istintiva con lui e per lui tutto quello che accade, aiutandolo a dare senso all’esperienza.
Significa allo stesso tempo essere attenti alla soddisfazione dei bisogni del bambino, ma non “a tutti i costi”. Significa essere capaci di contenere e di permettere al bambino di sentirsi al sicuro. Significa dosare le quantità di frustrazione in maniera opportuna. La madre che lo accudisce permette al suo bambino di elaborare i sentimenti di frustrazione a piccole dosi, in maniera sopportabile. Questa sarà una capacità che la piccola persona acquisisce e porta con sé per tutta la vita, anche in età adulta.
Perché non è utile dire sempre di sì
Seguire la politica del “tutto è permesso”, facilmente utilizzata poiché molto facile da applicare, non è né un segno d’amore per i figli, né una forma di rispetto per la loro libertà e per la loro autonomia. Con questo atteggiamento si rischia di trasmettere al bambino un segnale di indifferenza espresso da un “fai pure come ti pare”.
Il bambino capriccioso, in questo caso, protesta per ogni cosa, non si mostra collaborativo e manifesta tutto il proprio “disappunto” urlando e piangendo. E’ questa una condizione che mette a dura prova la pazienza di qualunque genitore gettandolo talvolta persino nello sconforto, soprattutto quando i capricci sono molto frequenti. La stanchezza, il senso di smarrimento che si prova in quei momenti, la paura che i “bambini capricciosi” si arrabbino ancora di più divenendo inconsolabili spingono talvolta mamma e papà ad arrendersi. Purtroppo però accontentare sempre e comunque un bambino che fa i capricci, se nel breve tempo concede un attimo di tregua, alla lunga rischia di rivelarsi controproducente.
I genitori troppo invischiati nella frenesia della vita, come spesso accade oggi, immaginano di “sfamare” il loro piccino attraverso la soddisfazione materiale, ma possono non rendersi conto che il loro bambino soffre di un altro tipo di fame: una fame d’amore e di attenzione.
Bambini e capricci: alcuni consigli
Vanno viste le Esperienze di Base legate al capriccio, cioè quelle esperienze reali e concrete che il bambino deve esperire al fine di una crescita sana e piena, nello specifico quelle qui di nostro interesse sono:
- il Richiedere
- il Ricevere
- il Prendere
- l’Essere Ascoltati
- l’Opporsi
- l’Assertività
- la Determinazione
- l’Essere Fermati.
Ognuna di queste Esperienze di Base è importante, ognuna deve poter essere pienamente presente nella vita del bambino. Ognuna è diversa dall’altra, ha un suo valore indiscutibile, e deve essere pienamente realizzata. Quando funziona bene, un bambino deve sapere quando stare in una Esperienza di Base e quando nell’altra, a seconda della situazione reale esterna.
Chiedere
Chiedere qualcosa presuppone che la risposta può essere “sì”, ma anche “no”. E un “no”(quando si chiede) non deve indurre rabbia e frustrazione. Il “no” dovrebbe essere dato con affetto e tenerezza, più che essere giustificato razionalmente.
I limiti
Il “no” ha anche a che vedere con i limiti. I limiti devono essere molto chiari, non astrusi, non troppi, affettuosi. E devono essere mantenuti, sempre uguali, anche se il bambino insiste. Cedere ad un limite ben posto vuol dire costringere il bambino al capriccio perché impara che è quello il modo per ottenere le cose. Di fronte all’impossibilità di soddisfare le richieste del figlio, un genitore dovrebbe riuscire a sopportare la reazione del figlio per permettergli di superare la fatica di accettare i limiti.
La contrattazione
La fase della contrattazione è quella che traccia il dialogo genitori-figli. I primi, quindi, spiegano le motivazioni del loro “no” al bambino, il quale, seppur con dispiacere potrà accettare questa negazione. I genitori che dicono “no”, pertanto, non sono disattenti ai bisogni e ai desideri del bambino, ma piuttosto aiutano quest’ultimo ad imparare a tollerare la frustrazione, ad intraprendere una crescita emotiva: un primo passo verso la capacità di attingere al proprio interno e sviluppare delle risorse proprie, senza aspettare che sia il mondo esterno a provvedere.
Essere Tenuto e Fermato
Quando il bambino esagera nei capricci, deborda, e diventa molto irrequieto, allora l’ Esperienza di Base importante per il bambino è Essere Tenuto e Fermato. Il bambino ne ha bisogno per calmarsi, per poter “stare” e tranquillizzarsi, per andare a dormire senza lottare ancora oltre. Ma se si vuole Fermare un bambino anche quando non è il momento, allora il bambino si sentirà bloccato, e sarà un qualcosa di ben diverso dall’Essere Tenuti.
Essere ascoltati nei propri bisogni
Essere ascoltati nei propri bisogni, invece, è essenziale per un bambino. Se non si è capiti, è evidente che per un bambino è qualcosa di molto negativo e frustrante. La rabbia sana è quasi sempre l’ultimo modo di un bambino di farsi ascoltare quando realmente lo si ascolta poco o non lo si ascolta per niente, quando vengono trascurati i suoi bisogni fondamentali. E può facilmente succedere che questa rabbia, non compresa e non tollerata dai genitori, inneschi un corto circuito di contrapposizione e di scontro. Essere ascoltati e capiti, infatti, è il presupposto per non immobilizzarsi e chiudersi nella rabbia. Anche se non vuol dire sempre “essere accontentati”.
Ricevere e prendere
Il ricevere è, invece, un piacere che il bambino deve sentire. Nel ricevere non c’è una scelta della persona, ma si riceve quello che l’altro ci dà, godiamo quello che ci viene dato.
Ben diverso è il prendere, perché in questa Esperienza di Base c’è l’ottenere un qualcosa dall’altro senza dover chiedere. Allora si il bambino non deve chiedere, non deve aspettarsi un “sì” o un “no”. Ma, naturalmente, il prendere è sempre rispettando l’altro, sempre con affettuosità, con gioiosità, con tenerezza. E i bambini lo sanno far bene: quando prendono le mani dell’adulto e si fanno alzare in braccio, quando trascinano il genitore in un giocare simpatico con i loro corpi, quando prendono l’altro per un girotondo o una corsa veloce.
Essere assertivi
Essere assertivi permette di sostenere una idea, un punto di vista con successo. Ma non è voler avere ragione a tutti i costi. Un bambino che è assertivo in modo alterato, ancora una volta sta cercando l’assertività che non sente, che non gli è stata sostenuta e resa possibile, in modi impropri. Si mescolano le Esperienze di Base ancora una volta in un incancrenimento del capriccio, che finisce per avere un senso del tutto diverso da quello che dovrebbe avere se fosse un capriccio “sano”.
Opposizione
Quando si deve ricorrere all’opposizione? Quando l’altro vuole farci fare qualcosa che ci danneggia, che è ingiusto, che è negativo per noi o per gli altri. Dunque il bambino può opporsi a qualcosa che è negativo per lui, e questo è sano e normale. Ma se non c’è veramente il negativo, allora opporsi è un’alterazione diventa un pretesto per fare e dire altre cose. Si tratta ancora una volta una mescolanza di Esperienze di Base che non sono state aiutate e incoraggiate nel bambino separatamente, ognuna col proprio valore e il proprio significato.
Determinazione
Nella vita, un altro funzionamento importante è la determinazione. Voler andare a fondo, avere tenacia, raggiungere un obiettivo sono modalità molto importanti per un bambino e per l’adulto che diventerà.
Ma la determinazione non è accanimento, non è ostinazione. Lo diventano, specie nel capriccio, perché non ottenere la cosa che si vuole è diventato qualcosa di grave, che mina alle fondamenta la sicurezza del piccolo. Allora il capriccio diventa una lotta feroce: perdere sarebbe troppo doloroso e frustrante.
Come affrontare i capricci dei bambini: dalla parte del “bimbo capriccioso”
Essere dalla parte del bambino significa riconoscergli il diritto all’emozione, contenere il comportamento per proteggerlo e proteggere gli altri, accompagnarlo ad esprimere quel che “bolle in pentola”, trovare nuovi modi di comunicare la rabbia, usare la sua energia per creare. In questo modo si può evitare il rischio di essere a volte “domatori di leoni” tesi a reprimere o condizionare. La metafora potrebbe essere meglio quella di agire come un “prestigiatore” capace di tirare fuori ai bambini le parole, i pensieri, le sensazioni della rabbia, tenerli in mano senza spaventarsi e senza spaventarli. Inventare insieme i trucchi che servono per trasformarle in cose che possono farli e farci stare meglio.
Alla luce di quanto è stato detto, possiamo sostenere la concezione che gli atteggiamenti aggressivi dei bambini capricciosi siano direttamente correlati a come si pone attenzione all’espressione dei loro bisogni.
Una scarsa disponibilità all’ascolto, unita ad una difficoltà a mettere dei limiti chiari, mette in atto un circuito senza fine caratterizzato da continue richieste da parte dei bambini, sempre più superflue ed eccessive. A questo punto è fondamentale l’attenzione dei genitori che deve guardare oltre, per comprendere che dietro ad ogni richiesta materiale del bambino si trovano bisogni concreti ed emozioni vere.
Dopo decenni di ricerca scientifica sempre più improntata in senso psicoanalitico e neurobiologico, oggi è possibile affermare in modo attendibile che, affinché sia possibile parlare di salute, è necessario trovare, durante l’infanzia, protezione, calore, serenità e soprattutto soddisfazione dei propri bisogni fondamentali.
Se non c’è sostegno sufficiente e attenzione ai bisogni fondamentali viene ostacolato un sano sviluppo del nucleo profondo del Sé. Il rischio è che il bambino perda contatto con le proprie capacità vitali, i disagi e i malesseri. È proprio questo nucleo del Sé, indebolito e fragile, che si aggrapperà, per far fronte a questo stato di insicurezza, a immagini esteriori di forza e certezza. Tenderà di livellare queste carenze profonde rincorrendo false sicurezze nell’esercitare il potere sugli altri, nel raggiungere facili e banali successi, nel mostrare la violenza come unica arma a disposizione, nel voler dominare. Queste riflessioni rappresentano anche uno spunto per prevenire la propensione alla violenza, all’aggressione, alla distruttività nei futuri bambini e adolescenti.
Chiara Venturi, psicologa e psicoterapeuta. Riceve online e nel suo studio di Milano. Per fissare un appuntamento: info@chiaraventuri.it
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