Ti fa soffrire ma non riesci a lasciarlo? Queste 5 verità ti apriranno gli occhi

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

Ci sono relazioni che non curano, ma consumano. Relazioni in cui ti svegli al mattino già stanco, svuotato, come se l’amore ti drenasse l’energia invece di restituirtela. Eppure resti. Raccogli briciole, giustifichi l’ingiustificabile, confondi l’abitudine con l’amore e ti racconti che forse domani andrà meglio. Che cambierà. Che capirà.

Ma quando amare diventa un atto di resistenza, quando l’unico modo per essere accettati è smettere di essere sé stessi, allora forse non stai più amando. Stai sopravvivendo.
E la domanda più dolorosa arriva silenziosa: “Perché non riesco a lasciarlo, anche se mi fa soffrire?”

Ricorda queste 5 cose se hai paura di chiudere una relazione che fa soffrire

Non si tratta solo di volontà. Né di mancanza di autostima. Spesso è qualcosa di molto più profondo, che affonda le radici in vecchie ferite, paure arcaiche e legami affettivi irrisolti. Restare, anche quando si soffre, a volte è un gesto antico: è il tentativo del bambino che sei stato di essere finalmente visto, accolto, riconosciuto.

In questo articolo non troverai giudizi, ma verità che possono aiutarti a vedere con più chiarezza. E forse, passo dopo passo, a ritrovare il coraggio di scegliere te stesso.

1. L’amore non dovrebbe farti sentire inadeguato

Se dentro una relazione cominci a dubitare del tuo valore, se ti senti spesso “sbagliato”, se cerchi costantemente approvazione o temi il conflitto perché potresti “perderlo”, allora non è amore: è dipendenza emotiva travestita.

In molti casi, ciò che chiamiamo amore è in realtà il bisogno disperato di essere scelti. Ma quando questo bisogno è più forte della tua dignità, quando ti spinge ad accettare parole che feriscono o gesti che svalutano, allora devi fermarti e chiederti: “Che parte di me sto cercando di salvare, attraverso questo amore?”

Chi ha vissuto da piccolo un amore condizionato – legato all’essere bravo, accomodante, invisibile – tende a replicare lo stesso schema: si ama solo se si corrisponde a ciò che l’altro vuole. Ma questo non è amore: è performance affettiva. L’amore vero ti fa sentire libero, non giudicato. Ti fa sentire abbastanza, anche nei tuoi giorni peggiori. E soprattutto, non ti costringe a dubitare continuamente del tuo valore.

2. Resti perché il dolore ti è familiare (non perché lui ti ama)

Molte persone restano in relazioni tossiche non perché l’altro sia davvero indispensabile, ma perché quel dolore è familiare. È qualcosa che il cervello riconosce. E ciò che riconosce, tende a replicarlo. Non perché lo desideri, ma perché la familiarità è più rassicurante dell’ignoto.

La mente, per istinto di sopravvivenza, si attacca a ciò che conosce. Anche se ti fa male. Anche se ti spegne. Perciò ti racconti che è normale litigare ogni giorno, che è normale sentirsi soli in due, che è normale dover implorare attenzioni. Ma normale non significa sano.

Quello che forse non sai è che il tuo cervello sta cercando di riscrivere un copione antico: quello in cui non eri abbastanza per essere amato senza condizioni. E stai tentando, attraverso questa relazione, di vincere una battaglia che non riguarda l’oggi, ma il passato.

Lasciarlo andare non significa fallire. Significa interrompere il ciclo. E smettere di cercare in un partner adulto ciò che solo un’infanzia riparata avrebbe potuto darti.

3. L’idea di perderlo ti terrorizza più di ciò che realmente vivi

Una delle trappole più potenti è l’attaccamento ansioso. Quando ami qualcuno che ti fa soffrire, non ami solo lui: ami anche l’idea di ciò che potrebbe essere. Di quello che ha mostrato a tratti. Di quei momenti – pochi ma intensi – in cui ti ha fatto sentire al centro del suo mondo.

Il cervello si attacca a quei frammenti. E li ingigantisce. Così, anche se oggi sei ignorato, criticato, svalutato o manipolato, continui a restare ancorato alla speranza che torni la persona che era all’inizio. Ma spesso quella persona non esiste più. O non è mai esistita davvero.

La paura di restare soli, di non essere amati da nessun altro, o di non “trovare di meglio”, è una paura arcaica: affonda le radici nel timore primario dell’abbandono. Per questo ti aggrappi. Per questo resti. Perché la perdita immaginata ti sembra più spaventosa della realtà che già stai vivendo.

Eppure, lasciare chi ti fa soffrire non è una condanna alla solitudine. È un atto di salvezza. Un gesto di fedeltà verso te stesso.

4. Non puoi guarire dentro lo stesso ambiente che ti ferisce

Spesso si resta con chi fa male con l’illusione che, amando abbastanza, si possa cambiare la persona. Che basti avere più pazienza, più dolcezza, più comprensione. Che si possa “curare” chi fa del male perché a sua volta ha sofferto.

Ma questa è una trappola dell’empatia mal diretta. Non sei tu a dover riparare le ferite dell’altro. E, soprattutto, non sei obbligato a restare in un luogo che ti distrugge per dimostrare quanto sei forte.

Anzi, la vera forza sta nel dire: “Ti comprendo, ma non posso più perdermi per salvarti”. Guarire significa anche cambiare ambiente. Circondarsi di relazioni che non ti obblighino a difenderti o a trattenere il respiro. Stare in luoghi dove la tua sensibilità non è un difetto, ma un linguaggio.

5. Amare davvero significa anche saper andare via

Nella nostra cultura si è costruita l’idea che l’amore vero sopporti tutto. Che se lasci andare, sei egoista o codardo. Che amare significhi rimanere, resistere, sacrificarsi. Ma non è così.

Amare davvero qualcuno, a volte, significa riconoscere che non puoi renderlo felice. E che, nella tua presenza, forse c’è più danno che nutrimento. Amare se stessi, invece, significa riconoscere che hai il diritto di andartene anche se ami ancora, perché l’amore non è sufficiente quando manca il rispetto, l’ascolto, la reciprocità.

Il vero coraggio non è restare a tutti i costi. Il vero coraggio è dire: “Mi scelgo. Anche se fa male. Anche se tremo. Anche se non so cosa succederà dopo.” Ed è proprio da lì che si inizia a guarire.

Lasciare andare è un atto d’amore verso di te

Se stai leggendo queste parole, forse sei in quel punto esatto in cui sai che dovresti lasciarlo andare… ma non riesci. E questo è comprensibile. Non sei debole. Non sei stupido. Sei umano. E probabilmente stai portando sulle spalle molto più di quanto chiunque possa vedere.

Ma voglio dirti una cosa: non sei nato per rincorrere chi ti fa sentire sbagliato. Non sei nato per mendicare amore. Non sei nato per restare dove ogni giorno ti spegni un po’. Se il cuore ti sussurra che è tempo di andartene, ascoltalo.
Forse non lo farai oggi. Ma ogni verità che riesci a vedere, ti prepara a quel momento. E quando lo farai, quando deciderai di scegliere te stesso, non sarà una fine. Sarà l’inizio della parte più vera della tua vita.

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