Ti manca veramente il tuo ex o non vuoi stare solo?

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Dottoressa in psicologia, esperta e ricercatrice in psicoanalisi. Scrittrice e fondatore di Psicoadvisor

L’amore segna e guida l’esistenza fin dalla nascita, è presente nelle profondità della vita ed è per questo che le relazioni che costruiamo e manteniamo nel tempo risultano essere per noi significative e rimangono all’interno della nostra storia personale, per sempre. Quelle relazioni, anche se lontane nel tempo, anche quando finiscono, influenzano la percezione che abbiamo di noi stessi, delle dinamiche relazionali e del mondo. Proprio per il suo significato vitale, quando l’amore finisce vengono a mancare temporaneamente dei riferimenti afferenti al tempo presente e futuro.

Non è facile riuscire a maturare la fine di un rapporto di coppia, specialmente quando l’investimento affettivo e l’intimità emotiva sono stati intensi. Nonostante le credenze comuni, il tempo, da solo, non cura tutte le ferite. Elaborare la fine di una relazione sentimentale, infatti, non è solo questione di tempo: il dolore necessita di essere vissuto, consolato, accettato e poi lasciato andare. La fine di una storia è una perdita a tutti gli effetti e non va mai banalizzata: la rottura infatti non è solo nel legame ma provoca una discontinuità dentro di noi, con chi eravamo prima.

Il dolore della perdita è prepotente e ci colpisce a tanti livelli: possiamo patire la mancanza, la paura del futuro, l’angoscia dell’incertezza, la rabbia della fine e  persino il senso di colpa. Ma non ci siamo solo noi con le nostre emozioni: cambiano o spariscono alcuni pezzi della nostra vita. Cambiamenti nel modo in cui vediamo noi stessi, gli altri e l’amore, ma anche variazioni nelle abitudini, frequentazioni, progetti che davamo per consolidati. Manca l’intimità e la quotidianità con una persona che consideravamo parte integrante della nostra vita, di noi.

Le fasi del dolore

Le modalità attraverso cui risorgiamo dalle ceneri, ovvero affrontiamo una separazione sentimentale, deriva principalmente dalla lettura e dall’interpretazione che diamo della relazione stessa e dal significato che ha acquisito per noi. Le fasi del lutto sono generalmente cinque: negazione, rabbia, elaborazione, depressione e accettazione. La prima è caratterizzata dalla negazione dell’accaduto: ancora innamorati, non accettiamo l’abbandono, nascondiamo anche e soprattutto a noi stessi la fine della relazione. Ci aggrappiamo alle macerie.

Si passa poi alla seconda fase, quella della rabbia, anch’essa di centrale importanza, propedeutica alla fase dell’elaborazione.  Ci aiuta, infatti, a diminuire il peso dell’idealizzazione del partner per ricollocarlo in una posizione orizzontale e più simmetrica rispetto a noi. In questa fase iniziano a emergere i problemi che hanno causato la rottura e si impara ad accettare ed elaborare la fine di un amore.

A volte qualcosa va storto… e il dolore ristagna

Quando si ristagna nei sentimenti negativi, si rimane ancorati al passato. Rimpianti e sensi di colpa si fanno sempre più insistenti e si continua a rimuginare su ciò che è stato. “Se non avessi fatto…”; “Se non avessi detto…”. Sentiamo di aver perso la fonte della felicità e del futuro e di aver fatto tutto con le nostre mani.

Ci troviamo a chiederci se le cose sarebbero potute andare diversamente se avessimo fatto qualcosa di diverso nel passato, se fossimo stati più presenti, se avessimo ascoltato segnali di insoddisfazione del partner, se avessimo agito in modo più attento ai bisogni dell’altro. Si prova un senso di colpa verso il proprio diritto alla felicità e nei confronti della vita che sentiamo come rovinata. Il rischio nel momento in cui il rimpianto è stato, in qualche modo ossessivo, è quello di voler riconquistare ad ogni costo l’ex amore. I ricordi di quello che è stato tendono a farci vedere solo gli aspetti positivi della relazione così che la mancanza dell’amato diventa insopportabile.

Ed è l’errore più grande che si possa commettere perché non ci consente di portarci alle spalle il passato, non ci consente di guardare la storia anche con i problemi che generava, le incompatibilità che hanno scaturito la fine della relazione. In questi frangenti dovremmo sempre ricordare che si rimpiange ciò che si era: con il passare del tempo si cambia e tornare insieme potrebbe solo peggiorare la nostra felicità.

Di fronte all’affermazione “se mi fossi comportato diversamente forse la storia non sarebbe finita”, prova a pensare “quella relazione era probabilmente destinata a finire o non a rendermi felice; ostinandomi avrei rischiato di sprecare numerosi anni della mia vita”. In questo caso, modificare il tipo di ragionamento aiuta ad avere una risposta emotiva positiva: senso di sollievo e di gratitudine prendono il posto dello sconforto e del senso di perdita.

Spesso alla base del rimpianto vi è la paura di restare soli

Piuttosto che piangere e soffrire talvolta si preferisce negare l’evidenza evitando così di elaborare il rimpianto. Il rimpianto non è solo rimuginare su quanto fatto o non fatto, è anche vivere nell’aspettativa di quello che sarebbe potuto essere e che, invece, non è stato.

Se non abbiamo superato ciò che proviamo per il nostro ex, probabilmente ha meno a che fare con l’amore e più a che fare con i propri problemi interni. Non andare ‘oltre’ il proprio ex è semplicemente un altro modo per dire che nel profondo, non abbiamo ancora accettato la rottura.

Il dopo…

La parte più difficile che segue la fine di una relazione riguarda il trovarsi di nuovo a proprio agio nell’essere single. Si tratta di una fase in cui occorre ridefinire molte delle proprie abitudini di vita, modificandone alcune o semplicemente abituandosi a conservarle ma senza poterle più condividere con una persona.

Il dominio affettivo è ovviamente il più colpito durante una separazione! Il tuo partner non fa più parte della tua vita e tu ti ritrovi da solo ad affrontare la quotidianità e la sua quota di avventure. Dopo una rottura sentimentale, non puoi confidarti con la persona che ha condiviso la tua vita e questo può essere difficile. Potresti anche trovarti in una situazione in cui senti che nessuno ti spinge o ti motiva ad affrontare le piccole sfide della vita.

Andare oltre il passato

La fine di una relazione è difficile da affrontare perché il dolore della chiusura è di per se difficile da gestire. Certamente affrontare la fine di una relazione non è semplice: psicologicamente, ma anche fisicamente, è richiesto un grande impegno a superare le difficoltà successive e a lottare contro i sensi di colpa, i rimpianti e la rabbia. Ciò che conta è darsi del tempo e assumersi la responsabilità di come sono andate le cose! Le relazioni che intrecciamo nella nostra vita, anche quelle che finiscono male, sono comunque una fonte di insegnamento: dobbiamo imparare ad affrontare le rotture e il dolore che ne consegue anche se, per ogni fine, il dolore si presenterà in maniera diversa.

Una rottura amorosa può toccare corde profonde. Questo può essere fonte di grande dolore, per cui concediti una convalescenza emotiva. Ma se a mesi di distanza fai fatica a trovare una ragione a ciò che è accaduto, sappi che ti stai ancora aggrappando al passato, alle macerie. Facendolo, ti perdi l’occasione migliore della tua vita: viverti te stesso! Ecco un paradosso, potrai capire se ti manca davvero il tuo partner solo quando riuscirai a stare pienamente bene con te stesso. Quindi lavora su questo fronte. Spesso proiettiamo nel partner l’ultimo baluardo di speranza per la nostra felicità, partendo dal presupposto che, da soli, siamo «senza speranza». Niente di più sbagliato!

Possiamo assumerci la responsabilità della nostra felicità, del nostro benessere e lavorare quotidianamente per questo. Quando saremo pronti, in pieno stato di consapevole benessere, allora potremmo valutare attentamente, allora sì che potremmo capire se quella persona faceva per noi o se è stato, in qualche modo, solo un’illusione. Ammetterlo non significa rinnegare un amore, bei ricordi o il tempo trascorso insieme, ammetterlo significa solo essere pronti ad andare avanti con la consapevolezza di avere “in carico se stessi” o meglio, di avere in carico “la responsabilità della propria felicità”, perché essa non può dipendere dagli altri.

Al contrario, se dopo aver raggiunto uno stato di benessere e appagamento personale, si ritiene ancora di essere legati al proprio ex, a questo punto, con piena tranquillità, si potrà tentare una riconquista. Quel benessere e senso di appagamento, ti daranno la possibilità di accettare serenamente un eventuale rifiuto. Amerai abbastanza te stesso da capire che non puoi investire in chi non ti vuole.

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Nella nostra vita abbiamo una grande possibilità: quella di guardarci per ciò che siamo e che possiamo essere! Non di certo persone “senza la speranza” di vivere in pieno appagamento anche da sole! Abbiamo la possibilità di liberarci da zavorre emotive e dai condizionamenti delle relazioni passate, per farlo ci mancano solo gli strumenti giusti. Nel mio libro «D’Amore ci si ammala, d’Amore si guarisce» ho provato a raccogliere e mettere a disposizione, tutti quegli strumenti psicologici indispensabile per garantirci la rinascita che meritiamo! Lo consiglio caldamente, da lettore a lettore. Se hai voglia di rivendicare il tuo valore, è il libro giusto per te! Puoi trovare il libro in qualsiasi libreria d’Italia o su Amazon, a questo indirizzo Ecco! Io, il libro che tanto cercavi l’ho scritto. Il resto sta a te ❤

A cura di Ana Maria Sepe, psicologo e fondatrice della rivista Psicoasvisor
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